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In Francia stretta sugli influencer con multe e carcere

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La Francia fa quadrato nei confronti degli influencer. Nonostante le attuali spaccature politiche sulla contestata riforma delle pensioni di Emmanuel Macron, i deputati d’Oltralpe hanno votato oggi in modo assolutamente unanime per un testo di legge che punta a regolamentare le controverse pratiche commerciali dei cosiddetti ‘influencer’ attivi sui social e a porre fine alla “legge della giungla”. Al termine di una seduta all’Assemblea Nazionale di Parigi, i 49 deputati presenti in aula oggi hanno votato compatti in spirito bipartisan a favore di una stretta.

Partenariati remunerati non espliciti con marchi o griffe di moda, l’elusione fiscale che spesso l’accompagna, truffe… un insieme di pratiche che subiranno un giro di vite. Il disegno di legge intende regolamentare una volte per tutte il settore, attribuendo un quadro legale chiaro per le cosiddette ‘celebrità di internet’ e affini. La bozza di legge approvata oggi in prima lettura vieterà alcune pratiche ormai diffusissime sul web nonostante i gravi rischi che essere comportano.

A cominciare della chirurgia estetica anche tra giovani e giovanissimi, la cui promozione da parte degli influencer, quando la legge verrà approvata, potrà comportare fino a sei mesi di carcere e 300.000 euro di multa. Stretta in arrivo anche sulla promozione di investimenti finanziari a rischio, in particolare nel settore digitale o delle criptomonete e del gioco d’azzardo. Ma la Francia intende anche inquadrare e definire meglio una nuova professione nata con i social, il cosiddetto ‘agente degli influencer’, incaricato di mettere in relazione questi ultimi con marchi commerciali o altro.

La bozza di legge punta anche ad un migliore inquadramento di chi opera dall’estero, come a Dubai. Chi crea contenuti fuori dai confini dell’Unione europea, della Svizzera o dello spazio economico europeo dovrà sottoscrivere un’assicurazione civile nell’Ue, per indennizzare le vittime potenziali del suo operato sul web. Dopo il via libera dell’Assemblea Nazionale, il testo passa al vaglio del Senato.

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Le traversie normative del passaggio generazionale nelle società

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Stanno emergendo in questi anni alcuni problemi nel passaggio generazionale all’interno delle società, diversi a seconda dei ruoli e della coincidenza in alcuni casi di dipendente e di componente del consiglio di amministrazione, ad esempio. Problemi che potrebbero avere in alcuni casi ripercussioni non indifferenti, anche a livello pensionistico. E’ questa transizione anagrafica che sarà affrontata da vari punti di vista, domani, nel corso del convegno “Passaggio generazionale: profili lavoristici, previdenziali e societari”, organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi con il patrocinio di vari enti e realtà in qualche modo coinvolti nella vicenda: Inail, Inps, Regione Friuli Venezia Giulia, Assocamerestero, Camera di commercio.

Ad approfondire il tema saranno esperti, appunto, del mondo del lavoro, della previdenza e del diritto societario, tra i quali il commercialista Gian Piero Gogliettino, il presidente della Camera di commercio Venezia Giulia Antonio Paoletti, il segretario generale della Uil Fvg, Matteo Zorn. Al termine del dibattito, saranno tirate le conclusioni dal presidente della XI Commissione della Camera, Walter Rizzetto e dal Governatore del Fvg Massimiliano Fedriga. A seguire, sarà presentato il libro “Non diamoci del tu” del Presidente della Fondazione, Giuseppe Benedetto, al quale parteciperanno, tra gli altri, lo stesso autore, il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove; l’incontro sarà moderato dalla direttrice del Piccolo, Roberta Giani.

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Procuratore Palermo Maurizio De Lucia: la mafia è tornata su droga e appalti

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 L’anniversario della strage di Capaci quest’anno “è una ricorrenza diversa, proprio perché oggi tutti i colpevoli accertati delle bombe del ’92 e del ’93 sono in carcere o deceduti. Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro lo Stato ha finalmente un debito in meno da pagare con i propri martiri”. Così, al Corriere della Sera, il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia. “Molto resta da fare – aggiunge – per chiarire le zone d’ombra. Chi ha indicato i luoghi delle stragi del 1993, o le vere ragioni dell’accelerazione su Borsellino”. Interventi esterni a Cosa Nostra “sono ipotesi – risponde – Di certo Cosa nostra è anche un insieme di intelligenze che nel tempo li hanno aiutati, e dunque non è irragionevole pensare ad altri soggetti che hanno svolto un ruolo di consulenza”. “Matteo Messina Denaro – dice ancora il magistrato – rappresenta il passato stragista, ma aveva già avviato la nuova fase degli affari e dei traffici necessari a fare impresa. Ora che è uscito di scena quell’indirizzo resta. Tornare a occuparsi di traffico di stupefacenti e di appalti” sui quali “c’è la grande occasione del Pnrr che si cerca di sfruttare con imprese mafiose e attraverso i subappalti”. Rispetto alle indagini attorno a Messina Denaro “bisogna distinguere tra chi l’ha aiutato e chi s’è solo girato dall’altra parte”. Ma, distingue, “nella borghesia mafiosa rientra non solo chi conosce i mafiosi, ma pure chi con loro cerca un dialogo e fa favori per averne altri”, e “questa è una realtà che ha anche aspetti penali, reato di concorso esterno in associazione mafiosa”.

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Uccide l’amico a forbiciate a Milano e si getta dal palazzo

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Ha ucciso un uomo nel suo appartamento popolare alla periferia di Milano e poi si è ammazzato buttandosi dal settimo piano del suo palazzo. E’ questa la ricostruzione dei Carabinieri che ipotizzano l’omicidio-suicidio per quanto accaduto in uno stabile di via Cogne dove sono stati ritrovati due cadaveri rispettivamente in un’abitazione e in strada. Il primo corpo è stato rinvenuto nel cortile interno del palazzo in via Cogne 4, con evidenti traumi da precipitazione. La vittima, Claudio Giannuario, aveva 51 anni e nell’appartamento dove viveva i Carabinieri, entrati dopo l’intervento dei Vigili del fuoco che hanno sfondato la porta, hanno scoperto il secondo cadavere: un uomo, senza documenti, colpito, secondo i primi accertamenti medico-legali, con un’arma da taglio che si reputa possano essere un paio di forbici poi trovate poco distante. L’abitazione è risultata regolarmente chiusa e le chiavi della porta sono state trovate nel giubbotto del 51enne, e quindi per gli investigatori dell’Arma “si è trattato di un omicidio-suicidio e non ci sono elementi che facciano ipotizzare il coinvolgimento di altre persone”.

Il cadavere nell’abitazione del suicida, situata al primo piano del palazzo, un complesso di edilizia popolare, era a terra, in camera da letto. Presentava fendenti al collo e al petto: lesioni profonde, una delle quali sferrata forse con la forbice aperta come indicherebbero due lesioni parallele. Forbici poi recuperate al piano terra dello stabile. Secondo il medico legale, però, il corpo si trovava lì da alcune ore, quindi l’omicidio potrebbe essere maturato in qualsiasi momento e non “al culmine di una lite” come si ipotizzava sulle prime. L’ipotesi, infatti, si era fatta strada per via del trambusto che i vicini avevano riferito ma che poi, dopo gli accertamenti, è risultata una condizione abbastanza abituale in quell’appartamento, trovato in condizioni igienico sanitarie molto compromesse. La vittima, secondo quanto spiegato, era l’assegnatario dell’alloggio, viveva solo, anche se spesso ospitava amici, era un attivista politico dell’area antagonista, e aveva qualche precedente per spaccio e rapine. Sul suo corpo sono stati trovate anche lesioni che non c’entrano con la caduta, piccoli tagli paralleli sugli avambracci che farebbero pensare a un tentativo di suicidio interrotto dalla decisione di salire al settimo piano e gettarsi nel vuoto. Le indagini proseguono per arrivare all’identificazione del secondo deceduto, forse di origine nordafricana, per il quale si attende l’esito degli esami dattiloscopici.

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