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In Aula alla Camera la prima deputata che allatta bebè

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Camicia bianca e sguardo ridente. La deputata del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello fa il suo ingresso nell’Aula di Montecitorio con un marsupio bordeaux, da cui spunta un piccolissimo berretto nero. É il copricapo di suo figlio. Per il Parlamento italiano è un giorno storico. Per la prima volta, nell’Emiciclo della Camera entra una parlamentare con il suo bebè in grembo. Sportiello prende posto in uno scranno nella parte alta dell’Aula e partecipa regolarmente alla votazione finale sul dl Pa. Poi, con naturalezza, comincia ad allattare il suo bimbo, tra gli applausi dei colleghi. “Oggi si compie un passo importante, soprattutto perché rappresenta un precedente e un messaggio per il Paese e per tutte le donne”, commenta poco dopo la protagonista di questa prima assoluta.

Non è un caso che sia proprio la deputata pentastellata a scrivere questa pagina di storia. Sportiello, infatti, aveva depositato un ordine del giorno all’ultimo bilancio interno di Montecitorio “sulle modalità di partecipazione delle deputate madri ai lavori parlamentari”. Sulla base di quel documento, a novembre la Giunta per il Regolamento ammise una deroga alla norma in base alla quale “nessuna persona estranea alla Camera può sotto alcun pretesto introdursi nell’Aula dove siedono i suoi membri”. Da oggi, dunque, il Parlamento italiano è un po’ più vicino a quello di Strasburgo, dove l’ingresso alle neomamme con figli è consentito già da tempo.

La foto dell’allattamento nell’emiciclo europeo di Licia Ronzulli, oggi capogruppo al Senato di Forza Italia, risale addirittura al 2010. Al risultato raggiunto oggi a Montecitorio si è arrivati per tappe. Nel 2006, vicino alla tribuna stampa, venne allestita una prima saletta dedicata alla cura dei figli delle deputate. Più tardi, venne introdotta anche una nursery. Oggi, fa il suo primo ingresso in Aula una deputata con bebè in braccio. E potrà continuare a farlo, a norma di regolamento, fino al compimento del primo anno di età del figlio. All’evento riserva un’accoglienza speciale anche il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé, che presiede la seduta. “É stato finalmente trovato il modo di consentire a quest’Aula di lavorare in perfetto e assoluto silenzio, dal momento che da questa seduta fa il suo esordio in Aula un piccolo, piccolissimo figlio”, scherza il deputato di Forza Italia. Che poi fa gli auguri a mamma e piccolo.

Nel corso della seduta, Sportiello viene raggiunta dal padre del bambino, anche lui un deputato pentastellato, Riccardo Ricciardi. E insieme ricevono auguri e congratulazioni dei colleghi. Si celebra come un giorno di festa. O meglio, come la vittoria di una prima battaglia. “Se le massime istituzioni italiane permettono alle lavoratrici di allattare sul posto di lavoro, a nessuna donna, qualsiasi sia la sua professione, potrà più essere negato questo diritto”, dice Sportiello.

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De Luca, in questi anni lavoro immane come nessuno in Italia

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“In questi anni abbiamo fatto un lavoro immane. In alcuni settori, siamo partiti da zero. Nel settore dell’ambiente, ci siamo liberati dell’onta dell’emergenza rifiuti. Abbiamo bonificato le discariche. Stiamo smaltendo le ecoballe che erano lì da decenni grazie ai nuovi impianti di Giugliano e Caivano. Entro l’anno sarà eliminata la sanzione europea che abbiamo dovuto pagare per l’emergenza rifiuti”. Lo scrive sui social il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, a due giorni dai duri attacchi rivolti al Pd nell’ultima giornata della Festa dell’Unità di Napoli.

“E poi la cultura. Le politiche sociali. Abbiamo aiutato la povera gente. Finanziamo l’apertura pomeridiana e serale di oltre 450 istituti scolastici. Col piano per il lavoro abbiamo dato un posto a tempo indeterminato a 3mila giovani. Si può fare sempre meglio, sempre di più, ma bisogna essere veramente dei farabutti per non avere rispetto per questo lavoro che non ha fatto nessuno in Italia”, conclude De Luca.

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Ustica: Amato ascoltato in audizione dal Copasir

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L’ex premier Giuliano è stato ascoltato oggi dal Copasir. L’audizione è durata due ore. Al centro della convocazione il caso Ustica, dopo l’intervista di un mese fa in cui Amato aveva accreditato la pista francese per l’abbattimento del Dc9.

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Meloni “basita” da Catania, scontro con la magistratura

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E’ di nuovo scontro aperto fra Palazzo Chigi e i magistrati. Questa volta Giorgia Meloni affida ai social, anziché alle “fonti” anonime che tante critiche hanno sollevato a inizio estate, la sua irritazione davanti alla sentenza di Catania con cui la giudice Iolanda Apostolico non ha convalidato il trattenimento di tre tunisini ritenendo le nuove regole, appena varate dal governo, in contrasto con la normativa europea. Ma di fronte alle parole della premier, “basita” per la sentenza dalle motivazioni “incredibili”, prima l’Anm e poi 10 togati del Csm si schierano a difesa della collega, finita nel mirino anche di tutto il centrodestra che vuole portare il caso in Parlamento.

Mentre le opposizioni condannano l’ennesimo “scontro istituzionale”, oramai, secondo i Dem, “anticamera dell’eversione”. Accanto alla giudice si schiera fin da subito l’Associazione nazionale magistrati di Catania (cui si affianca anche l’Anm di Milano), che definisce Apostolico “persona perbene” e osserva che “il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità”. Mentre la stessa giudice si chiama fuori dalle “polemiche” perché la questione è giuridica, e “impugnabile” e non deve essere trasformata in una “questione personale”. Si tratta di una “grave delegittimazione professionale” fanno intanto quadrato i consiglieri del Csm che hanno avviato una raccolta di firme a tutela della giudice di Catania, che secondo la premier si è “scagliata” contro un provvedimento del governo “democraticamente eletto”. Non si ferma lì, Meloni, che torna a puntare il dito contro quel “pezzo di Italia”, non meglio identificato, che “fa tutto il possibile per favorire l’immigrazione illegale. E non parlo solo della sinistra ideologizzata e del circuito che ha i propri ricchi interessi nell’accoglienza”.

Senza contare gli “altri Stati” che “lavorano nella direzione diametralmente opposta” a quella del governo italiano, impegnato a fronteggiare gli sbarchi illegali. La premier, che finora non si era espressa sulla vicenda, scrive su tutti i suoi social di primo mattino. Mentre a Pozzallo il Cpr si sta svuotando proprio in conseguenza di quella sentenza. E ad alimentare la reazione muscolare di governo e maggioranza – mentre al ministero dell’Interno stanno studiando gli estremi per il ricorso in Cassazione – contribuisce anche la ricostruzione del Giornale di alcuni post contro Matteo Salvinicondivisi sulla bacheca Fb della giudice che avrebbe poi cancellato il suo profilo. Una chiusura “a orologeria”, attacca la responsabile migranti di Fdi Sara Kelany, preannunciando una iniziativa (ancora si sta valutando tra gli strumenti a disposizione dei parlamentari se procedere con una interrogazione, una interpellanza urgente o altro) per capire “se siano stati travalicati i limiti” fissati dalla Costituzione che “impone che ogni processo si svolga di fronte ad un giudice terzo ed imparziale”.

La Lega annuncia intanto una “interrogazione al ministro della Giustizia” Carlo Nordio, “alla luce di quanto letto sui giornali”. “Meloni la smetta di alimentare lo scontro istituzionale che danneggia il Paese”, risponde a caldo Elly Schlein, additando il governo di cercare “un nemico al giorno per nascondere le proprie responsabilità”. E le sue parole, le fa eco il capogruppo al Senato Francesco Boccia, “fanno il paio con quelle di Salvini di ieri che dice interverremo sulla magistratura. Questo è l’anticamera dell’eversione”. E’ “così, scagliandosi contro migranti e giudici, che Polonia e Ungheria si sono poste fuori dallo Stato di diritto”, incalzano anche da +Europa, mentre Giuseppe Conte sottolinea i “bluff” della premier che di fatto ha “fallito” sulle politiche migratorie.

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