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Esteri

In Albania Edi Rama festeggia il terzo mandato

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Il Partito socialista del premier albanese Edi Rama festeggia la vittoria nelle politiche di domenica scorsa. Con ormai 74 seggi garantiti (su 140 di cui e’ composto il Parlamento) Rama e’ riuscito laddove nessuno prima di lui negli ultimi 30 anni di pluralismo politico, ottenendo un terzo mandato di governo consecutivo. “Un record storico”, come definito dallo stesso premier di fronte ad un’immensa folla di sostenitori nel centro di Tirana. Pochi istanti dopo, il Partito democratico, principale forza di opposizione, guidata da Lulzim Basha che ha ottenuto solo 59 seggi, ha rotto il silenzio ed ha denunciato “gravi irregolarita’”. “Queste elezioni non hanno nulla a che fare con la democrazia. Di fronte avevamo non un avversario politico, ma un regime che ha fatto di tutto per rovinare un’onesta gara elettorale”, ha dichiarato Basha. Il Pd si e’ rivolto alla Commissione elettorale centrale per avere la copia di tutti i materiali relativi al processo del voto e dello scrutinio, inclusi i filmati nei seggi e nei centri dove e’ avvenuto il conteggio. Decine di migliaia di schede sono state dichiarate non valide. “Una cifra superiore alla differenza di voti fra le parti”, ha evidenziato Basha, secondo il quale “i nostri sforzi per fare valere la democrazia in Albania non sono bastati”.

Il suo principale alleato in questa gara, il Movimento socialista per l’Integrazione (Lsi) guidata da Monika Kryemadhi, la consorte del presidente della Repubblica Ilir Meta, ha subito un crollo, scendendo al 6.8%, perdendo oltre la meta’ del proprio sostegno popolare e conservando solo 4 dei 19 seggi che si era garantito quattro anni fa. A sorpresa, il Partito socialdemocratico avra’ 3 seggi nel nuovo parlamento, e si e’ dichiarato pubblicamente disposto a collaborare con la maggioranza, aumentando a 14 seggi la forbice con l’opposizione. La dura posizione assunta da Basha e’ sembrata anche una secca risposta al premier Rama, il quale ha dedicato quasi la meta’ del suo discorso della vittoria alla promessa di voler voltare pagina nelle relazioni fra le forze politiche, tradizionalmente dominate dall’aggressivita’ e dagli scontri. “La nostra grande e profonda vittoria rende ancora maggiore l’obbligo di tendere ai democratici la mano di una sincera collaborazione senza limiti”, ha dichiarato il premier, invitando a lasciare alle spalle gli attriti politici, almeno per le grandi questioni di interesse nazionale. Basha da parte sua ha parlato di “una battaglia che sara’ portata fino in fondo”, ma nel frattempo deve fare i conti anche con alcuni dei suoi all’interno del partito.

Uno dei membri del direttivo, Fatbardh Kadilli, ha chiesto le sue immediate dimissioni “non solo perche’ abbiamo perso, ma perche’ il suo e’ un modello esaurito. Dobbiamo ammettere – ha aggiunto – di non aver avuto una proposta vincente per l’Albania. La nostra unica alternative era il capo del partito, ma ancora una volta si e’ rivelata insufficiente”. Annunciando la propria candidature per la presidenza del Pd, Kadilli ha chiesto alle strutture del partito di avviare “il prima possibile le procedure per indire la gara per la nuova leadership dei democratici”.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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