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Economia

Imprese stremate, da vetro a carta tagli alla produzione

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Gli ordini e le commesse non mancano ma i costi per produrre a causa dell’aumento delle bollette sono esplosi: in diversi settori industriali a partire dalla siderurgia, la metallurgia e la carta, le aziende sono costrette a ridurre la produzione, almeno temporaneamente, in attesa di capire quali saranno gli interventi a livello europeo e nazionale. I sindacati sottolineano che di fronte a una situazione straordinaria ci vuole un intervento straordinario e chiedono al Governo di attivare la cig su modello Covid, ovvero senza i tetti temporali previsti per la cassa ordinaria e straordinaria e senza il contributo addizionale previsto normalmente per le aziende che riducono la produzione. Tra le prime aziende a sollevare il problema quest’estate c’e’ Acciaierie di Sicilia, ferma tutto agosto con contratti di solidarieta’ e ferie che ha messo in agitazione i circa 500 lavoratori occupati. Un rinvio dell’apertura dopo la pausa estiva e’ stato deciso dall’Ast di Terni (riaprira’ il 4) e dalle Acciaierie di Cogne, tutte comunque obbligate alla navigazione a vista. Le decisioni, spiegano alla Uilm, comunque devono tenere conto dei contratti stipulati e in molti casi e’ necessario comunque produrre per evadere gli ordini e non pagare le penali anche se i costi sono fuori controllo. All’ex Ilva di Taranto, sostiene l’Usb, sono stati spenti i climatizzatori delle palazzine mentre all’ Ico, una cartiera, si e’ annunciata la chiusura dello stabilimento di di Alanno (Pescara) a causa dell’aumento dei costi per produrre la carta assorbente mettendo a rischio il futuro di 35 famiglie. Slitta la riapertura dell’impianto di Potenza del gruppo siderurgico Pittini che dovrebbe avvenire il 6 settembre invece del primo. Per la Ivv, storica azienda di produzione del vetro a San Giovanni Valdarno (Arezzo), il cda potrebbe deliberare la sospensione degli impianti di produzione a causa dell’aumento dei costi energetici a partire da meta’ settembre e fino al 31 dicembre. “Chiediamo misure straordinarie – afferma la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti – ci vuole la cassa su modello di quella Covid, fuori dal contatore ordinario e senza pagamento del supplemento normalmente a carico dell’azienda. Ma bisogna pensare anche a un’integrazione per i lavoratori, gia’ penalizzati dalla riduzione del potere d’acquisto con un’inflazione che corre”. “Ci vogliono misure straordinarie o si rischia il disastro – afferma il segretario confederale Cisl Giulio Romani, bisogna agire sulla normativa alla base del prezzo dell’energia”. Le aziende della siderurgia – sottolinea il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia – stanno lavorando con difficolta’, qualcuno ha prolungato le ferie, alcune aziende hanno chiesto la cassa integrazione, soprattutto le piccole e medie”. Dalla Fiom con il segretario nazionale Gianni Venturi spiegano che le aziende energivore si confrontano con concorrenti con il costo dell’energia molto piu’ basso come quelle di Spagna e Francia e rischiano di perdere commesse a favore delle imprese straniere che possono fare prezzi piu’ bassi. “L’eccessivo costo energetico che in alcune realta’ e’ triplicato – afferma il numero uno della Uilm, Rocco Palombella – rischia di provocare fermate di interi settori, non solo di quelli energivori ma anche di quelli manifatturieri. Registriamo gia’ riduzione di produzione, fermate di impianti e uso di cig soprattutto nella siderurgia che e’ il settore maggiormente colpito. Noi non staremo fermi come categoria, non lasceremo soli i lavoratori. Cosi’ come abbiamo fatto durante la pandemia, quando abbiamo individuato i protocolli aziendali, adesso dobbiamo essere come sempre pronti a individuare soluzioni sia con la parte datoriale che con il Governo per evitare il disastro sociale annunciato”.

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Confedilizia: dal 2012 Imu una patrimoniale da 270 miliardi

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Lunedì prossimo, 18 dicembre (cadendo il 16 di sabato), scade il termine per il versamento della seconda rata dell’Imu, la patrimoniale sugli immobili da 22 miliardi di euro l’anno. Lo ricorda la Confedilizia, sottolineando in una nota come “dal 2012, anno della sua istituzione da parte del Governo Monti, questa imposta abbia pesato su individui, famiglie e imprese per ben 270 miliardi di euro (se fosse rimasta l’Ici, nello stesso periodo di tempo si sarebbero pagati 160 miliardi in meno)”. Il versamento – segnala la Confederazione della proprietà edilizia – deve essere eseguito a saldo dell’imposta dovuta per l’intero anno, con eventuale conguaglio sulla prima rata corrisposta, sulla base, di norma, delle delibere pubblicate alla data del 28 ottobre 2023 nel sito Internet delle Finanze.

La scadenza – aggiunge Confedlizia – presenta quest’anno un’importante novità, contenuta nell’ultima legge di bilancio: dal 2023, infatti, sono esentati dal pagamento dell’Imu gli immobili non utilizzabili né disponibili, per i quali sia stata presentata denuncia all’autorità giudiziaria in relazione ai reati di cui agli articoli 614, secondo comma, o 633 del codice penale (rispettivamente “violazione di domicilio” e “Invasione di terreni o edifici”) o per la cui occupazione abusiva sia stata presentata denuncia o iniziata azione giudiziaria penale.

“L’Imu è una patrimoniale e, come tutte le patrimoniali, è progressivamente espropriativa del bene colpito: non bisogna farci l’abitudine”, ha commentato il presidente della Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. “L’eliminazione dell’imposta per gli immobili occupati abusivamente a seguito di reati – ha aggiunto – è l’affermazione di un principio di civiltà. Ma ora l’esenzione va estesa a ogni ipotesi di occupazione senza titolo dell’immobile, come in caso di locazione. E poi deve iniziare un’opera di graduale riduzione del carico di questo macigno fiscale che grava sul risparmio degli italiani”.

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In vendita le proprietà di Berlusconi, ma non Arcore

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Sono in vendita le proprietà immobiliari di Silvio Berlusconi, o almeno parte di esse. Con però un punto fermo: non si tocca villa San Martino ad Arcore, la storica residenza in Brianza che Silvio Berlusconi aveva scelto come quartiere generale della sua vita, e non solo, visto che nella cappella si trova l’urna con le sue ceneri. E’ stata la figlia primogenita Marina, presidente di Fininvest, a spiegare nell’intervista pubblicata nel libro di Bruno Vespa ‘Il rancore e la speranza’ che villa San Martino deve restare “il punto di incontro della nostra famiglia”. “Nostro padre – ha detto – amava la vita, la luce, il viavai delle persone.

Villa San Martino deve rimanere così, viva: vogliamo che resti la sede di riunioni di lavoro, oltre che, naturalmente, il punto di incontro della nostra famiglia. È quello che lui avrebbe desiderato”. Ma a parte l’affetto, ora resta da mettere ordine complessivo nell’eredità, in particolare nell’enorme patrimonio immobiliare costruito negli anni dall’ex premier che ha iniziato la sua fortuna proprio nel settore immobiliare, fra l’altro con la costruzione di Milano 2. Secondo Il Sole 24 ore, che oggi ha anticipato le notizie sulla vendita, la stima è di circa 7 o 800 milioni di valore. E l’ipotesi che si fa è quella che gli immobili siano venduti per poi dividere il ricavato fra i cinque figli, in base alla percentuale di eredità, piuttosto che dividere prima gli edifici e i terreni.

Al momento, a quanto si apprende, è stato già dato il mandato di vendita per diversi cespiti come villa Gernetto, grande villa neoclassica con parco vicino a Lesmo in Brianza, dove il Cavaliere voleva aprire la sua università del libero pensiero, che è di proprietà di Fininvest. Si parla di Villa Certosa, buen ritiro del cavaliere in Costa Smeralda, dove ospitò fra gli altri Tony Blair quando era primo ministro britannico. Una proprietà vasta che avrebbe una stima fra i 250 e 300 milioni di euro. In questo caso la proprietà è di Idra (una delle immobiliari che fanno riferimento alla holding Dolcedrago, che ha in pancia la maggior parte degli edifici). Sempre a Idra fanno riferimento Arcore e villa Grande sull’Appia antica a Roma, a Essebi Real Estate villa La Lampara a Cannes.

Di Fininvest direttamente è la proprietà, oltre che di Villa Gernetto, del palazzo di via Paleocapa a Milano dove si trova la sede della società e dei terreni di Costa Turchese, vicino a Olbia. Ci sono poi proprietà che erano direttamente di Silvio Berlusconi, come Villa Campari a Lesa, sul lago Maggiore, quelle di Antigua, villa Due Palme a Lampedusa, e oltre cento appartamenti a Milano. Ma in vendita sarebbero anche le due barche principali di Silvio Berlusconi Morning Glory e Sweet Dragon.

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Xi ammette, ‘fase critica per la nostra economia’

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La ripresa economica della Cina “è, al momento, ancora in una fase critica”, nel mezzo della stagnazione dell’attività interna e dei problemi legati alla grave crisi immobiliare. Potrebbe essere un passaggio della nota di martedì con cui Moody’s ha tagliato l’outlook del Dragone da stabile a negativo, ma è invece solo uno dei giudizi dell’intervento tenuto dal presidente Xi Jinping nel corso della riunione tematica “sul lavoro economico” del Politburo, il massimo organo decisionale del Partito comunista e quindi del Paese. Xi, nel resoconto fornito dal network statale Cctv, ha ammesso le difficoltà della congiuntura, all’indomani del summit di Pechino tra Cina e Ue, e ha solleciato le misure adeguate e opportune per rilanciare l’economia dato che “la situazione di sviluppo che il Paese deve affrontare è complessa, con crescenti fattori avversi nell’ambiente politico ed economico internazionale”.

Giovedì, nelle oltre tre ore e mezza spese con la presidente del Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, Xi ha anche sollevato il tema della bocciatura di Moody’s, segnalandolo come conferma del fatto che l’Occidente “non riesca a capire” la seconda economia del pianeta, in base a una ricostruzione dell’incontro del South China Morning Post. Incontro che, rispetto al passato, non è stato “un dialogo tra sordi” dato che, tracciando le linee rosse della relazione bilaterale, i leader Ue hanno avvertito che il mercato europeo non rimarrà aperto per sempre se le politiche di Pechino non subiranno cambiamenti per ribilanciare un deficit commerciale “insostenibile”, schizzato nel 2022 a quasi 400 miliardi di euro. In altri termini, con Xi che vorrebbe l’Ue nel ruolo di “partner primario”, anche Pechino è preoccupata per i vorticosi venti contrari economici e punta ad evitare una vera e propria guerra commerciale con il blocco dei 27. Detto questo, però, il leader cinese, durante il Politburo, ha anche rimarcato la necessità di “concentrarsi sull’accelerazione della costruzione di un sistema industriale moderno, sull’espansione della domanda interna e sulla prevenzione e il disinnesco dei rischi”, oltre che a rafforzare “l’autosufficienza” nei settori chiave della scienza e della tecnologia e ad “accelerare la costruzione di nuovi assetti di sviluppo”.

La Cina ha avuto un Pil a +4,9% nel terzo trimestre, poco sopra il target governativo di “circa il 5%” per l’interno 2023, che è tra i più bassi degli ultimi anni. Il Paese non riesce a trovare lo slancio nella fase post-Covid a causa di consumi e produzione stagnanti, mentre l’export è in difficoltà: a novembre è salito di appena lo 0,5%, per la prima volta in sette mesi. Il settore immobiliare è caduto in una crisi profonda, con alcuni dei più grandi costruttori del Paese sommersi dai debiti, già insolventi e a rischio liquidazione. L’attenzione degli osservatori è quindi rivolta agli eventuali indizi legati all’agenda di politica economica della Cina per il prossimo anno: l’incontro tematico del Politburo è di solito un preludio alla Conferenza annuale sul lavoro economico centrale, l’appuntamento a porte chiuse della leadership comunista dedicato alla definizione dell’agenda economica del 2024, atteso intorno a metà dicembre.

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