Come rivedere il Superbonus, che fare con le scadenze delle cartelle, quali tra le centinaia di emendamenti dei partiti fare rientrare nei fondi a disposizione: a meno di due settimane dalla fine dell’anno, e dall’esercizio provvisorio, la manovra e’ bloccata a Palazzo Madama dove i senatori non hanno ancora espresso nemmeno un voto. Una situazione quantomeno anomala che lascia gioco facile a Giorgia Meloni che torna a denunciare che “il Parlamento ancora una volta fara’ il passacarte”. Governo e maggioranza a dire il vero sono al lavoro da giorni, tra riunioni in Senato e al Mef, per trovare un punto di caduta tra le richieste dei gruppi: si accumulano “ritardi su ritardi per poi fare tutto in fretta”, osserva sconsolato un senatore in una pausa degli incontri, che nel pomeriggio di oggi si sono concentrati sul faldone degli emendamenti segnalati per fare una ulteriore scrematura, in attesa dei pareri della Ragioneria. Proprio il sovraccarico degli uffici di via XX settembre – concentrati sul decreto Recovery, approvato nella notte in commissione alla Camera – e’ stato portato da ultimo tra le motivazioni dei continui slittamenti: nemmeno gli emendamenti del governo, attesi oramai da una settimana, sono stati depositati, anche se l’intesa sul fisco e sulle bollette e’ blindata da tempo e ha innescato l’ira dei sindacati scesi in piazza con lo sciopero generale. Sul taglio delle tasse sono intanto circolate le simulazioni ufficiali che raccontano vantaggi “per il ceto medio e i redditi bassi”, sottolinea il viceministro al Mef Laura Castelli, facendo esempi dalla famiglia monoreddito a 10mila euro e due figli che avra’ un vantaggio da 1.188 euro, l’11,9%, combinando anche gli effetti al taglio dei contributi per il 2022 e dell’assegno unico che sostituira’ dal prossimo anno tutti gli aiuti alla famiglia. Un contributo che andrebbe tarato meglio sui figli disabili, chiede la commissione Affari sociali della Camera nel parere sul nuovo strumento che deve essere pronto per l’inizio di gennaio, quando l’Inps aprira’ alle domande. In attesa del pacchetto del governo, intanto i partiti hanno raggiunto alcune intese di massima su grandi temi condivisi, come i 200 milioni in piu’ in arrivo per la scuola, o la diluizione ancora piu’ lunga dei tempi dei pagamenti per le cartelle in arrivo a partire da gennaio, che dovrebbe passare da 5 a 6 mesi. Ancora da chiudere definitivamente, invece, la partita del Superbonus: da giorni i partiti hanno presentato una proposta al Mef che fa saltare il tetto Isee per le villette, insieme a una serie di altri ritocchi, sui quali pero’ ancora non e’ arrivata una risposta definitiva del governo. Nel pacchetto potrebbe rientrare – ma dipendera’ da come andra’ a finire sull’Isee – anche un rialzo del bonus mobili: la soglia delle spese detraibili potrebbe salire da 5mila a 10mila euro. Intanto i tempi per chiudere il primo passaggio della legge di Bilancio in Senato si fanno inevitabilmente piu’ lunghi, con la commissione che non iniziera’ a votare prima di sabato e che difficilmente riuscira’ a dare mandato al relatore prima di lunedi’. Il passaggio in Aula dovrebbe comunque arrivare entro il 23 in modo da arrivare al via libera finale alla Camera tra Natale e Capodanno. Chiusa la manovra la maggioranza rischiera’ subito di dividersi di nuovo perche’ a gennaio sara’ la volta del secondo step della riforma del fisco, cioe’ della delega fiscale. Gia’ in discussione generale si e’ assistito a un ricompattamento del centrodestra con Lega, Fdi e Fi schierati contro la revisione delle regole del catasto. Che si riproporra’ negli emendamenti, fissati per il 10 gennaio, e nel voto, previsto al momento per il 18 gennaio. Il centrodestra chiede lo stralcio della misura. Il centrosinistra la difende. Non un buon viatico per quella ricerca di “ampia convergenza” sul nome del prossimo presidente della Repubblica, che dovra’ avvenire quasi in contemporanea.