Curiosamente, e’ dall’Estremo Oriente russo, nella Vladivostok blindata per la tradizionale kermesse del forum economico, che Vladimir Putin schiude un pochino l’uscio a un sostanziale rammendo nei confronti dell’Occidente. Benche’, ovviamente, a modo suo. Partiamo dallo spinoso nodo ucraino, dal quale, a cascata, dipende il dossier sanzioni. Lo zar ha infatti dato per “imminente” un “vasto” scambio di prigionieri con Kiev capace di “far compiere buoni passi avanti verso la normalizzazione” dei rapporti. E cosi’ netto non lo era mai stato. Certo, il diavolo sta nei dettagli e bisogna vedere se la controparte ucraina, Volodymyr Zelensky, condividera’ tanto ottimismo. Ma il segnale e’ importante. Putin, dalla sessione plenaria del forum, dialogando con l’ospite d’onore, il premier indiano Narendra Modi, nonche’ il leader giapponese Shinzo Abe, quello mongolo Khaltmaagiin Battulga e quello malese Mahathir bin Mohamad, ha poi pero’ punzecchiato Donald Trump, sostenendo che al G20 di Osaka gli ha proposto di acquistare le ultimissime armi russe, incluso quelle “ipersoniche”, in modo da ovviare all’equilibrio strategico previsto dai trattati, visto che nessuno, nemmeno gli Usa, e’ in possesso di missili cosi’ avanzati. Una battuta, forse. Su un tema pero’ – quello degli accordi sull’antiproliferazione e il controllo degli armamenti – di norma affrontato con grande serieta’ da Putin.
Ma d’altra parte, se si deve trovare un filo conduttore al Putin-show di Vladivostok, forse e’ proprio quello dell’arguzia alternata all’uscita di sostanza. Come sul capitolo G8, ad esempio. Lo zar si e’ detto ben disposto a rientrare nel club dei grandi del pianeta, a patto che gli altri leader accettino di venire in Russia dato che proprio a Sochi si sarebbe dovuto tenere il summit del 2015, poi saltato in seguito alla crisi ucraina. “Ogni occasione di confronto e’ preziosa”, ha assicurato precisando pero’ che, al giorno d’oggi, nessuna organizzazione internazionale puo’ pensare di servire davvero a qualcosa se non prevede la partecipazione di India e Cina. “Tutti sanno che la leadership occidentale sta finendo, anche Macron lo ha detto pubblicamente”, ha aggiunto Putin. Cosa probabilmente anche vera ma ancor piu’ comoda da dire quando si stanno negoziando miliardi di dollari di contratti con le grandi potenze dell’Oriente, a pochi chilometri dai confini di Cina, Giappone e Corea del Sud. L’India, in tal senso, e’ una novita’. Modi ha annunciato una linea di credito da 1 miliardo di dollari per sostenere gli investimenti nell’Estremo Oriente russo – “sara’ la nostra piattaforma di lancio nella regione” – e firmato diverse intese sulla cooperazione energetica (con un occhio particolare al gas liquefatto estratto nell’Artico) e militare. Mosca sta vendendo a New Delhi gli S-400, spina nel fianco degli Usa, e nel corso del forum e’ emerso che il portafoglio ordini, tra mezzi e armamenti vari, ormai ha toccato i 14,5 miliardi di dollari. Insomma, Putin a Vladivostok ha intessuto come di consueto la sua tela multipolare a colpi di gas e grandi aperture agli investimenti. Con, appunto, una certa attenzione a quel che accade sul fronte occidentale: quando tutto sara’ pronto Mosca e Kiev annunceranno “insieme” gli accordi raggiunti. Ma se questo sara’ veramente l’inizio del disgelo, e’ ancora presto per dirlo.
Ilaria Salis continua a essere trattenuta in custodia in Ungheria: la richiesta dei suoi legali di passare ai domiciliari è stata respinta dal tribunale di Budapest. Questa decisione è stata accolta con delusione dalla famiglia e dagli amici di Ilaria, ma non è stata una sorpresa.
Il giudice Jozsef Sós ha motivato la sua decisione dichiarando che “le circostanze non sono cambiate” e che esiste ancora il rischio di fuga. Questa risposta ha suscitato critiche sia in Italia che all’estero, con molte voci che vedono in questa decisione un segno della forza del governo Orban e delle sue politiche restrittive.
Roberto Salis, il padre di Ilaria, ha commentato che questa decisione è stata “l’ennesima prova di forza del governo Orban”, esprimendo preoccupazione per la sicurezza e il trattamento della figlia in carcere. Ha anche sollevato il tema delle condizioni detentive, sottolineando che Ilaria è stata presentata in tribunale con manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie, una situazione umiliante e degradante.
In una lettera scritta a mano, Ilaria Salis ha autorizzato la stampa italiana a pubblicare le foto che la ritraggono in manette, evidenziando così la sua determinazione nel far conoscere la sua situazione e nell’affrontare pubblicamente le ingiustizie subite.
Ilaria non è sola in questa battaglia per la giustizia. Il suo caso ha attirato l’attenzione di molti, inclusi artisti e intellettuali italiani come Zerocalcare, che si è unito al gruppo di persone minacciate mentre erano in Ungheria per supportare Ilaria.
Tuttavia, la situazione resta difficile e la prossima udienza fissata per il 24 maggio sarà cruciale per determinare il futuro di Ilaria. La sua storia non è solo una questione di giustizia individuale, ma solleva anche interrogativi più ampi sul rispetto dei diritti umani e sulla tutela delle libertà fondamentali in Europa.
L’aereo militare russo precipitato oggi vicino alla costa di Sebastopoli, in Crimea, sarebbe stato abbattuto dallo stesso esercito russo dopo il decollo dall’aeroporto di Belbek. Lo scrivono i media ucraini che citano il canale Telegram Crimean Wind. “A Sebastopoli le truppe russe hanno abbattuto il loro stesso aereo che stava decollando dall’aeroporto di Belbek”, si legge nel messaggio social che, citando testimoni oculari, aggiunge che il pilota è riuscito a lanciarsi fuori dal velivolo prima dello schianto.
Una notizia tragica dalla Germania, un giovane di 19 anni ha compiuto un gesto terribile, uccidendo a coltellate il padre, la madre e il fratello, ferendo anche gravemente sua sorella.
La strage familiare ha avuto luogo martedì sera, intorno alle 21, in un appartamento a Hohentengen, un piccolo comune del Baden-Württemberg, al confine con la Svizzera. Il giovane si è arreso alle autorità senza opporre resistenza ed è stato incriminato per triplice omicidio doloso e tentato omicidio della sorella. Quest’ultima, sebbene gravemente ferita, è fuori pericolo di vita.
Le vittime, Erminio Congiu e Annalisa Prasciolu, genitori di 58 e 61 anni, sono decedute sul colpo, mentre il fratello, di 34 anni, è spirato in ospedale nonostante i tentativi di rianimazione. La famiglia proveniva dai comuni sardi di Silius e Ballao, nella provincia Sud Sardegna, e la madre tornava spesso sull’isola per visitare le sue sorelle.
Il Baden-Württemberg, con capoluogo Stoccarda, è una regione storica per l’emigrazione italiana, e la comunità italiana, compresa quella sarda, ha radici profonde in questa zona. Il giovane presunto responsabile dell’omicidio possiede la doppia cittadinanza, tedesca e italiana. Le autorità tedesche sono ancora caute nel fornire ipotesi sui motivi che hanno spinto il giovane ad agire in modo così violento: il movente è oggetto di indagine.
A Silius, dove risiedono molti parenti delle vittime, il sindaco Antonio Forci ha espresso il suo cordoglio per l’accaduto, definendo la vicenda “triste” e “scioccante”. È ancora presto per decidere dove saranno seppellite le vittime, ma è probabile che la comunità si stringa intorno alla figlia sopravvissuta e ai familiari in questo momento di profondo dolore.