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Cronache

Il vizietto di Morisi, il fustigatore dei costumi altrui per conto di Salvini sniffava cocaina e faceva festini hard

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Luca Morisi, fino a sentenza della Cassazione, è persona perbene. Fatta questa premessa che è di forma e di sostanza perchè il garantismo non è a fasi alterne ma è sempre valido, passiamo ora all’inchiesta che vede coinvolti quello che fino a ieri ero lo spin doctor di Matteo Salvini e l’uomo propaganda della Lega. Ogni slogan, ogni meme, ogni frase su drogati, prostituzione, immigrazione portavano la sua firma sui social netowork. Talvolta erano davvero slogan pesanti, di pancia, che diventavano virali. Ora il povero Morisi si ritrova invischiato in una inchiesta assieme a due rumeni, in una storia di droga, forse sesso, festini e chissà cos’altro. Ne uscirà indenne? Non ha commesso alcun reato? Sono state solo debolezze? Speriamo non ne abbia a patire a vita Morisi per i suoi errori. In ogni caso messi nel frullatore mediatico (Morisi ne capisce di queste cose), le questioni che lo riguardano diventano macigni. Anche se talvolta sono poca roba. Ora c’è un ragazzo rumeno che lo chiama in ccausa. “Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro l’ho avuta da lui”. Così al quotidiano la Repubblica il ventenne romeno coinvolto nella vicenda che vede indagato per cessione di stupefacente l’ex social media manager della Lega, Morisi. “Eravamo in tre nella cascina – racconta il giovane, che sarebbe rientrato ora in patria -con me anche un mio amico connazionale, siamo stati contattati via web. Sono un modello ma per necessità faccio anche l’escort. Il compenso era di 4mila euro per una giornata. A un certo punto mi sono sentito molto male a causa delle sostanze assunte, sono scappato dall’abitazione e ho chiamato i carabinieri”. Vero? Falso? Morisi potrà raccontare la sua verità ai magistrati e dovrà contare sul giudizio sereno dei giudici di Verona. Certo da quel che leggiamo su Repubblica, il guardiano della moralità social di Salvini e della Lega, il fustigatore dei costumi altrui, si ritrova in una inchiesta dove è lui il protagonista (vero o presunto) come drogato (si faceva di cocaina e ne aveva per uso personale, per sua ammissione), presunto spacciatore (lo accusano altri di cessione di droga), avrebbe fatto festini a casa con un modello rumeno. Festini hard tra maschi. Insomma, peggior nemesi non poteva esserci per lui,

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Ucraina: Polonia, favoriremo rimpatrio uomini in età militare

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Varsavia aiuterà Kiev a riportare in Ucraina i suoi uomini in età militare, in seguito alle nuove modifiche alle leggi sui passaporti e sul servizio consolare per gli uomini ucraini che vivono all’estero: lo ha detto il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz. “Penso che molti polacchi siano indignati vedendo giovani ucraini negli alberghi e nei caffè, sentendo quanti sforzi dobbiamo fare per aiutare” Kiev, ha detto ieri Kosiniak-Kamysz ai media di polacchi. Il ministro ha sottolineato anche che Varsavia si era già offerta di aiutare l’Ucraina a identificare i rifugiati che vivono in Polonia e che sono sotto obbligo militare. La Polonia ospita circa un milione di ucraini fuggiti dalla guerra totale della Russia. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha dichiarato che le nuove misure di Kiev intendono “ripristinare atteggiamenti equi nei confronti degli uomini in età di leva in Ucraina e all’estero”.

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Ticket Venezia: 80mila prenotati oggi, uno su 10 non paga

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Nel primo giorno di sperimentazione del ticket d’ingresso a Venezia sono oltre 80mila le persone che hanno registrato la loro presenza in città oggi, 25 aprile. Solo 7mila però, uno su dieci, secondo i dati aggiornati a ieri pomeriggio’, hanno pagato il voucher di 5 euro per accedere al centro storico. Tutti gli altri accessi sono di persone esenti alla tassa (cittadini veneti, i lavoratori, gli studenti e altre categorie), tenuti a registrarsi sulla piattaforma on line ma non a pagare. Tra questi, 30.300 sono gli ospiti delle strutture ricettive, 9.450 sono i veneti, potenziali vacanzieri ‘di giornata’.

 

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Choc a Nola: marito violento, giovane ‘liberata’ dai carabinieri grazie all’intervento della suocera

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Dopo anni di soprusi e maltrattamenti, la storia di terrore vissuta da una giovane donna di Nola ha finalmente trovato un epilogo in tribunale. Un giovane di 21 anni, con un passato turbolento segnato da dipendenza da droga e violenze, è stato arrestato e accusato di sequestro di persona, maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Le aggressioni brutali, compresa una tentata strangolazione e attacchi pericolosi anche ai passanti nel centro antico di Nola, finiranno con il suo arresto.

La Procura di Nola, con l’ausilio dei carabinieri, ha condotto un’indagine lampo che ha portato alla luce gli abusi subiti dalla donna per anni. La vittima, che aveva sopportato in silenzio gli attacchi del compagno, ha trovato la forza di parlare solo dopo l’intervento della madre dell’aggressore, che l’ha convinta a cercare aiuto e cure mediche.

Durante l’ultima aggressione, la donna ha subito gravi danni all’orecchio e all’occhio, oltre a numerose altre ferite. In ospedale, il personale ha allertato le autorità, innescando una serie di eventi che hanno portato all’arresto del giovane. Nonostante il profondo legame affettivo che la legava al suo aguzzino, il quale chiudeva la porta di casa a chiave per impedirle di scappare, la donna ha finalmente deciso di rompere il silenzio.

Il Gip del Tribunale di Nola, Teresa Valentino, ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere presentata dalla Procura, segnando un decisivo punto di svolta nel caso. La giovane donna ha espresso il desiderio di vedere giustizia fatta: «Chiedo che venga punito per quello che mi ha fatto», ha dichiarato, evidenziando il lungo calvario e la paura che ha vissuto, temendo anche per la sicurezza della sua famiglia.

Questa vicenda sottolinea la tragica realtà della violenza domestica e l’importanza di supportare le vittime nel trovare la forza di parlare e denunciare i loro aggressori. L’arresto del giovane non solo mette fine a un ciclo di violenza, ma serve anche come monito sulle conseguenze legali che attendono coloro che sceglieranno di perpetrare tali crimini.

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