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Il terrorista Cesare Battisti condannato in Italia per quattro omicidi è di nuovo latitante, il Brasile però ora vuole arrestarlo e mandarlo in Italia

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Ora che c’è l’ordine di arresto disposto dal Supremo Tribunale Federale brasiliano nei confronti di Cesare Battisti,  l’estradizione per l’ex terrorista dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, condannato per quattro omicidi, due commessi materialmente, due in concorso è vicina. Battisti è stato condannato in Italia per l’assassinio del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978; quello del gioielliere Pierluigi Torreggiani e del commerciante Lino Sabbadin, che militava del Msi, uccisi entrambi da gruppi dei Pac il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre; e quello dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Battisti si è sempre dichiarato innocente. Nato a Cisterna di Latina il 18 dicembre 1954, la sua è  segnata da mille peripezie, fughe, colpi di scena. E richieste di estradizione partite da Roma e andate in fumo. Nei primi anni ’70 abbandona la scuola e inizia la carriera criminale. Nel 1972 il primo arresto per una rapina a Frascati e due anni dopo per rapina con sequestro di persona a Sabaudia. Nel ’76 si trasferisce a Milano e partecipa a varie e azioni criminali. Viene arrestato di nuovo, sempre per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac. In questi anni partecipa alle azioni del gruppo eversivo, che gli costeranno un’altra volta la libertà. Nell’ambito del processo per l’omicidio Torreggiani viene condannato nel ’79 a 13 anni e 5 mesi: detenuto nel carcere di Frosinone, nel 1981 evade grazie a un assalto dei terroristi.

La giustizia va comunque avanti e nell’85 lo condanna in contumacia all’ergastolo per vari reati legati alla lotta armata e per i quattro omicidi, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La fuga, nel frattempo, lo aveva portato prima in Messico dove rimane circa una decina d’anni, e poi in Francia nel 1990. L’anno successivo parte dall’Italia la prima richiesta di estradizione, ma Parigi dichiara non estradabile Battisti, che nel frattempo Oltralpe ha intrapreso anche una carriera come scrittore di noir. Sono anni in cui la Francia, con lo scudo della ‘dottrina Mitterand’, si mostra molto morbida con terroristi latitanti. La seconda richiesta per estradarlo è nel 2004: Battisti viene arrestato il 10 febbraio a Parigi sempre su richiesta delle autorità italiane. Ma in Francia si scatena una campagna in suo favore sostenuta dagli intellettuali della gauche e il 3 marzo Battisti vene scarcerato. Il 30 giugno successivo dopo l’udienza per l’estradizione, la corte d’appello francese dà il via libera: Battisti ricorre e perde. La cosa sembra fatta, ma il 14 agosto è l’ultima volta in cui lui si presenta a firmare in commissariato, come previsto dalle misure nei suoi confronti, poi si rende irreperibile. Scatta quindi un mandato di arresto. E il 23 ottobre il primo ministro francese firma il decreto di estradizione in assenza del condannato, latitante. Lui nel frattempo e’ fuggito in Brasile: il 18 marzo 2007 viene arrestato a Copacabana con la cooperazione dell’antiterrorismo italiano. Parte la terza richiesta di estradizione. Ma il Brasile gli riconosce lo status di rifugiato politico. E nel novembre 2009 il Supremo Tribunal Federal, pur a favore dell’estradizione, lascia la decisione finale all’allora presidente Lula, che il 31 dicembre 2010 annuncia il suo ‘no’. Battisti esce dal carcere. Il 3 marzo di cinque anni dopo una sentenza decreta la sua espulsione dal Brasile per via di storia di documenti falsi con cui, a suo tempo, era entrato nel paese dalla Francia e riprende quota l’ipotesi di un rientro in Italia. Ma l’espulsione viene annullata e tutto si ferma di nuovo. Fino al tentativo di fuga in Bolivia e al nuovo arresto il 4 ottobre 2017. Parte la macchina dei ricorsi e 3 giorni dopo Battisti è di nuovo in libertà. “Non stavo fuggendo, mandarmi in Italia è illegale, se mi estradano mi consegnano alla morte”, dichiara lui che nel frattempo rilascia interviste. La decisione dell’alta corte brasiliana era attesa e il verdetto delle ultime ore e’ un mandato di arresto. Ma il vero cambio di passo lo ha fatto la politica con l’arrivo di Bolsonaro, eletto presidente, che da subito si è espresso a favore della riconsegna all’Italia di Battisti. “É un ergastolano che si gode la vita, renderò merito a Bolsonaro se aiuterà l’Italia ad avere giustizia”, twitta Salvini. “Saremo soddisfatti solo quando sarà in Italia”, dice il guardasigilli Bonafede. Lui nel frattempo sarebbe di nuovo irreperibile. “E’ da novembre che non lo vediamo”, ha detto un vicino di casa all’inviata della TV Globo.

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Sempio, Stasi e Marco Poggi dai pm: si svelano le accuse

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Gli interrogatori da parte dei magistrati di Pavia potrebbero aprire uno spiraglio e quanto meno consentire di capire dove puntano le nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 da una persona che conosceva bene e che, certificano le sentenze per cui il fidanzato Alberto Stasi sta finendo di espiare 16 anni di carcere, l’ha aggredita alle spalle, improvvisamente, senza lasciarle il tempo di difendersi. Ed è proprio questa ricostruzione che l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Stefano Civardi e dalle pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano (che si sono incontrati) sta mettendo in discussione, nella convinzione che il delitto sia stato commesso non da una ma da più persone, tra cui, Andrea Sempio, l’amico del fratello della 26enne assassinata. Una ipotesi fondata non solo, ritiene la Procura, su telefonate sospette, alibi difficili da riscontrare e presunte tracce di Dna che porterebbero al nuovo indagato, ma probabilmente su altri elementi raccolti da inquirenti e investigatori che hanno impresso una accelerata alle attività.

Mercoledì scorso, oltre a una serie di perquisizioni, è stato dragato un canale a Tromello, non molto lontano da Garlasco, per cercare – su indicazione di un testimone – vicino alla casa dove viveva la nonna delle cugine di Chiara, le gemelle Paola e Stefania Cappa, l’arma di un delitto commesso 18 anni fa. Una roggia di paese dove, come è stato riferito, sarebbero stati trovati, tra l’altro, un martello da muratore e altri oggetti che dovrebbero essere analizzati. Ma a far supporre che i pubblici ministeri abbiano in mano nuovi indizi a cui stanno cercando i riscontri sono le tre convocazioni di domani pomeriggio, dalle quali si potrebbero intuire alcuni argomenti su cui i pubblici ministeri stanno lavorando. Convocazioni separate ma in contemporanea, per evitare eventuali fughe di notizie come si è già verificato in questi mesi, e in cui i magistrati potrebbero svelare le ‘carte’. Davanti a Civardi e De Stefano ci sarà Sempio. Non è escluso che si avvalga della facoltà di non rispondere o risponda solo a qualche domanda che si presume riguardi, accanto a forse nuovi temi, quelli già affrontati: lo scontrino del parcheggio di Vigevano che riporta la data del giorno del delitto e un orario sovrapponibile a quello dell’aggressione, i rapporti con Chiara, una eventuale colluttazione con lei (è la ricostruzione degli investigatori), il motivo di quelle tre chiamate al telefono fisso di casa Poggi nei giorni precedenti il delitto a cui di già il 37enne, nelle altre due indagini archiviate, ha dato una spiegazione dicendo che era per cercare Marco.

Spiegazione a cui i pubblici ministeri non credono perché, a loro avviso, sapeva che era in montagna con i genitori. Il sospetto è che dietro quegli squilli di pochi secondi ci sarebbe dell’altro e non invece la verità. Negli uffici della procura guidata da Fabio Napoleone ci sarà anche Stasi, sentito come testimone assistito. “Alberto è sereno e a disposizione dell’autorità giudiziaria, risponderà”, ha ripetuto oggi l’avvocatessa Giada Bocellari, che lo difende assieme ad Antonio De Rensis. Lui potrebbe dare qualche delucidazioni sul giro di amici del fratello di Chiara, se e con quale frequenza si ritrovavano nella villetta di via Pascoli e in che rapporti erano con la sua allora fidanzata. E infine, Marco Poggi. Lui verrà sentito di nuovo, questa volta a Venezia, perché è li vicino che vive e lavora. Ancora una volta dovrà riavvolgere la sua vita indietro alla sua adolescenza e a quel lunedì nero che, faticosamente, ha cercato di dimenticare.

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Incidente camion-scuolabus nel Comasco, morta insegnante

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È di un morto e tre feriti – due dei quali di 7 anni – il bilancio dell’incidente avvenuto alle 16.30 lungo l’autostrada Pedemontana lombarda a Lomazzo, nel Comasco, dove un pullman sul quale viaggiava un gruppo di alunni della scuola primaria di Cazzago Brabbia – che fa parte dell’istituto comprensivo di Azzate (Varese) – ha tamponato il camion che lo precedeva all’interno di un tunnel. La vittima è una delle due maestre che si trovavano a bordo, 43 anni, residente a Sesto Calende. La donna, arrivata da poco nella scuola, sedeva sul sedile anteriore del mezzo, accanto all’autista, 60 anni, ricoverato in codice giallo all’Ospedale di Circolo di Varese. Rimasta incastrata nelle lamiere del mezzo, è stata liberata dai vigili del fuoco quando ormai non c’era più nulla da fare.

In codice giallo sono stati ricoverati due dei 27 bambini che si trovavano a bordo, trasportati l’uno all’ospedale Sant’Anna di COMO l’altro, in eliambulanza, al San Gerardo di Monza. L’autostrada è rimasta a lungo chiusa al traffico, con uscita obbligatoria a Lazzate (Varese) in direzione dell’A8. Massiccio lo spiegamento di mezzi di soccorso: sono intervenute squadre di vigili del fuoco da COMO, Busto Arsizio, Lomazzo e Monza, due automediche, due autoinfermieristiche, otto ambulanze, tre furgoni Areu per il supporto logistico. I bambini rimasti illesi, molti dei quali parecchio spaventati, sono stati fatti scendere dal pullman prima di essere a loro volta accompagnati tutti in ospedale per accertamenti. In serata hanno potuto ricongiungersi ai loro genitori, accorsi da Cazzago. Per quanto riguarda la dinamica, stanti i primi accertamenti eseguiti dalla Polizia tradale di Busto Arsizio, si sarebbe trattato di un tamponamento, dovuto o a un momento di distrazione, a un malore o a un colpo di sonno dell’autista. Due i pullman che la scuola aveva noleggiato per la gita scolastica in programma oggi. Su quello coinvolto nell’incidente viaggiavano una classe prima e una classe quarta elementare. Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha detto che “la tragedia avvenuta sull’Autostrada Pedemontana provoca sgomento in tutti noi. Esprimo il mio più profondo cordoglio alla famiglia della docente morta nell’incidente e seguo con apprensione la situazione dei feriti e dei bambini coinvolti”. Mentre il ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti ha espresso ‘commozione e dolore’ per l’incidente ‘che ha coinvolto la scolaresca del Plesso Pascoli di Cazzago Brabbia, la mia scuola da bambino. Una tragedia per il nostro piccolo paese dove ci conosciamo tutti. Esprimo le mie condoglianze alla famiglia della maestra deceduta e sono vicino a tutte le maestre e alle famiglie dei piccoli scolari’. Sempre questo pomeriggio, a Torino, un altro autobus che trasportava una scolaresca è rimasto coinvolto in un incidente stradale tra corso San Maurizio e via Montebello. Sul pullman, finito a sbattere contro gli alberi che costeggiano il viale, danneggiando 7 macchine, viaggiavano una cinquantina di ragazzi tra i 12 e i 13 anni provenienti di Avignone (Francia). Cinque i feriti. A riportare le contusioni più gravi è stato l’autista.

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La febbre di Napoli, anche in 400 mila in fila on line

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Ci sarebbero voluti dieci stadi per soddisfare il boom di richieste di biglietti di tifosi del Napoli per la gara con il Cagliari che potrebbe assegnare il quarto scudetto agli azzurri. C’erano quasi 400 mila persone in fila on line per cercare di acquistare un biglietto. Le ricevitorie fisiche sono state prese d’assalto. Di sicuro alle 20.45 di venerdì prossimo al Maradona non ci sarà nemmeno un sediolino libero. In città si respira un’aria di attesa. Le bandiere, come peraltro ha invitato Conte, vengono tenute nascoste. Quelle col numero 4 non si vedono proprio. Qualcuno è rimasto un po’ deluso perchè sperava di festeggiare già ieri sera ma comunque, anche se il Napoli avesse vinto a Parma non avrebbe potuto matematicamente cucirsi lo scudetto visto che la Lazio ha pareggiato con l’Inter.

Solo una sconfitta dei nerazzurri con la contemporanea vittoria del Napoli avrebbe definitivamente emesso il verdetto. Le uniche soddisfazioni le ha regalate un giocatore di un’altra squadra, Pedro, i cui due gol sono stati accolti in città con dei boati. Ricordando che il tecnico dei laziali, Baroni, fu decisiva per la vittoria con un suo gol dello scudetto del Napoli. Conte assegna un ruolo determinante ai tifosi. “Quello che mi sento di dire ai napoletani – ha detto ieri sera – è di rimanere concentrati e sul pezzo. Non tiriamo fuori bandiere con numeri a caso. I ragazzi hanno bisogno di essere spinti verso un traguardo storico. Da gennaio in poi abbiamo fatto qualcosa di straordinario, gestendo sempre situazioni di emergenza. Oggi vederci in testa alla classifica ci deve dare grande orgoglio, perché abbiamo dovuto superare tante difficoltà.

Dobbiamo fare quest’ultimo passo insieme con i tifosi. Se dovesse accadere, allora sì che dobbiamo celebrarlo come Dio comanda”. Una forte spinta ai tifosi azzurri che stanno rispondendo in massa cercando di trovare un posto in una serata che si annuncia come uno dei momenti topici della storia del club azzurro. Conte è apparso una furia in campo tanto da essere espluso e da dover saltare la partita più importante dell’anno a causa della squalifica. “Abbiamo l’osso in bocca, non va mollato”. E pretende la massima concentrazione in vista della gara con una squadra come il Cagliari già salva ma che non ha nessuna intenzione di partecipare alla festa. Lo stesso allenatore dei sardi, Nicola, nel dopopartita di ieri, ha annunciato che l’obiettivo è di venire a Napoli a fare una partita aggressiva.

Il giorno dopo lo 0-0 a Parma lascia del lavoro da fare al tecnico soprattutto per il cervello e le gambe di Lukaku e compagni, che sono sbattuti contro i pali e le traverse al Tardini e non sono riusciti a vincere per la seconda volta di seguito. Ma sanno anche di avere l’opportunità di festeggiare con i napoletani, come ha cominciato a fare McTominay stanotte quando ha lasciato Capodichino con la sua auto, aprendo il finestrino e facendo un grande sorriso ai tifosi che lo salutavano scattando foto. L’emozione è pronta ad esplodere, l’ultimo tocco è dei giocatori del Napoli che diano vita alla festa finale.

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