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Cronache

Il terrorista Battisti ha presentato ricorso contro un “ergastolo illegittimo”

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E’ illegittima la mancata commutazione dell’ergastolo in 30 anni di reclusione per Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Pac arrestato a gennaio in Bolivia e consegnato all’Italia per espiare una condanna per 4 omicidi commessi 40 anni fa dopo 37 anni di latitanza: nei suo confronti va applicata la procedura di estradizione dal Brasile che si e’ conclusa e perfezionata dal 14 dicembre 2018 e che prevede che la pena da espiare non sia il carcere a vita. E’ quel che sostiene in sintesi l’avv. Davide Steccanella, nel ricorso presentato in Cassazione per chiedere di annullare la decisione con cui, qualche settimana fa, la Corte d’Assise d’Appello di Milano, nell’ambito di un incidente di esecuzione e in linea con il pg Antonio Lamanna, ha rigettato l’istanza del legale, confermando che l’ex Pac dovra’ scontare l’ergastolo anche se, a tempo debito e dopo un concreto percorso di rieducazione, potra’ godere dei benefici penitenziari. Nelle 31 pagine del ricorso, l’avvocato ha sostenuto che, al di la’ di quanto accaduto in Bolivia, paese da cui Battisti e’ stato espulso lo scorso 13 gennaio senza il rispetto delle norme internazionali (Patto sui diritti civili e politici) e senza le adeguate garanzie, e’ “del tutto illegittima la mancata applicazione degli accordi estradizionali espressamente assunti dallo Stato italiano” con l’impegno sottoscritto dal Governo – allora era ministro della Giustizia Andrea Orlando – il 6 ottobre 2017 e il conseguente provvedimento presidenziale conclusivo del 14 dicembre 2018 quando a il paese sudamericano era guidato ancora da Michel Temer. Quindi, si legge nell’atto depositato oggi, la procedura di estradizione con il Brasile andava rispettata con anche la commutazione della pena dall’ergastolo (non contemplato nell’ordinamento brasiliano) a 30 anni. Invece, secondo il ricorso, e’ stato violato il “principio di buona fede internazionale” sancito dalla legge del 1974 che ha ratificato la Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati. In piu’, si evidenzia nell’atto, una volta perfezionata la procedura di estradizione “il soggetto assume la qualifica giuridica di estradato a tutti gli effetti, status giuridico che non viene certamente meno a seconda del luogo ove venga successivamente fermato” e che , nel caso di Battisti, “non risultava affatto incompatibile con un successivo allontanamento da parte di altro Stato (Bolivia)” dove e’ stato fermato lo scorso 12 gennaio e consegnato la mattina dopo alla polizia italiana per essere poi trasferito a Ciampino e infine in carcere in Sardegna.

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Cronache

Maxi tamponamento in galleria a Napoli, tre feriti

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Spaventoso incidente per fortuna senza gravi conseguenze la notte scorsa nella Galleria Vittoria a Napoli: erano le 3.30 circa quando sulle auto incolonnate nel traffico diretto da piazza Vittoria a via Acton è andata a schiantarsi una Fiat Panda di colore rosso che sopraggiungeva a velocità sostenuta. Quattro in totale le auto coinvolte nel tamponamento multiplo. Tre i feriti, tutti in modo lieve: si tratta del conducente di 22 anni della Panda e del passeggero al suo fianco, oltre al conducente di una delle auto tamponate. La Fiat Panda dopo aver tamponato la prima auto, una Fiat Punto, si è sollevata da terra arrampicandosi in buona parte oltre il new jersey che delimita la corsie.

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Cronache

Don Patriciello a Saviano: falso che modello Caivano ha fallito

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“Roberto Saviano scrive che ‘gli omicidi dimostrano il fallimento completo del modello Caivano’. Falso. Caro Roberto, sono passati quasi 20 anni da quando – sconosciuto giornalista – venisti al ‘Parco Verde’ per scrivere dell’omicidio di un nostro ragazzo di 15 anni. Quel racconto finì nel tuo libro Gomorra. Da allora – lo sai bene – ti ho invitato tante volte a ritornare. A dare voce alle nostre voci. Non lo hai mai fatto. Non sei mai venuto”.

Invita ad “andare al di là degli slogan e degli stereotipi” don Maurizio Patriciello, il parroco del Parco verde di Caivano, rivolgendosi allo scrittore dopo l’omicidio del giovane Arcangelo Correra. “In questi 20 anni – aggiunge Patriciello – le cose sono andate di male in peggio. Non poteva che essere così. Lasciato a se stesso il degrado peggiora; l’ammalato si aggrava e muore. Ho chiesto aiuto a tutti. I colori politici non mi hanno mai impressionato. Sono un prete. Un uomo libero. I rischi di essere frainteso e deriso ci sono. Pazienza. Il presidente del Consiglio dei ministri della nostra Repubblica, l’ anno scorso, ha accolto il mio invito. È venuta. È ritornata. Quel che è accaduto a Caivano è sotto gli occhi di tutti. Di tutte le persone oneste che vogliono vedere. Certo, è poca cosa rispetto al gran lavoro che dovrà essere fatto. I miracoli li fa Dio. La bacchetta magica ce l’ha la fata. Nessuno ha mai creduto che in un solo anno, un luogo dove, parola di Vincenzo De Luca, ‘lo Stato non c’è. Punto’, sarebbe diventato il paradiso terrestre. Si sta lavorando. Con fatica”.

“Avrai saputo – prosegue il sacerdote, rivolto a Saviano – che ‘Parco Verde’ non è più una delle più grandi piazze di spaccio d’ Europa. Qualcosa si muove. Giorgia Meloni ha risposto al mio appello. Un merito che altri, prima di lei, non hanno voluto o potuto prendersi. La verità è limpida come l’acqua di sorgente. Se vuoi bene al tuo popolo, non remare contro. Si perde solamente tempo. Lascia che lo facciano i politici di professione. Noi, preti, giornalisti, scrittori, intellettuali, dobbiamo essere capaci di stare al di sopra delle parti. Essere coscienza critica. Sempre con le mani pulite. Viceversa, non saremmo credibili. No, Roberto – conclude il sacerdote – gli ultimi omicidi non dimostrano affatto il completo fallimento del modello Caivano, ma sono il frutto avvelenato e velenoso di decenni di disattenzione verso il dramma della camorra, della terra dei fuochi, delle problematiche giovanili, delle nostre bistrattate periferie. Ti auguro ogni bene. E ti invito ancora una volta a ritornare al “Parco Verde”. Dio ti benedica”.

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Morte del 18enne Correra, fermato Renato Benedetto Caiafa per detenzione e uso di arma clandestina

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Su delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, la Polizia di Stato ha eseguito un decreto di fermo nei confronti di Renato Benedetto Caiafa, gravemente indiziato dei reati di porto e detenzione di arma clandestina e ricettazione. Il fermo è stato disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli in relazione alla tragica morte di un giovane di 18 anni, avvenuta nelle prime ore della giornata di ieri in Piazza Sedil Capuano, nella zona di Vicaria.

La dinamica dell’incidente e l’intervento della Squadra Mobile

Secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra Mobile di Napoli, l’indagato si trovava in Piazza Sedil Capuano con alcuni amici e, mentre maneggiava un’arma da fuoco, ha ferito mortalmente il giovane colpendolo al capo. La vittima è stata immediatamente trasportata presso l’Ospedale dei Pellegrini, ma è deceduta poco dopo a causa della gravità delle ferite riportate.

Il ritrovamento dell’arma del delitto e lo stato delle indagini

A seguito delle attività investigative, è stata rinvenuta anche l’arma del delitto, una pistola Beretta calibro 9×21, che sarebbe stata utilizzata nel tragico evento. Le indagini sono tuttora in corso per chiarire ulteriormente la dinamica dell’omicidio e verificare eventuali responsabilità aggiuntive.

Provvedimento di fermo e presunzione di innocenza

Il decreto di fermo è un provvedimento precautelare, disposto nell’ambito delle indagini preliminari. Si tratta di una misura soggetta a impugnazione e il destinatario è, al momento, una persona sottoposta a indagine, che gode della presunzione di innocenza fino a eventuale sentenza definitiva.

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