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Cronache

Il Tar: fate sbarcare i minori dalla Open Arms. Salvini firma un altro divieto. Conte chiede alla Trenta di far scortare i migranti in porto da navi da guerra

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Matteo Salvini vuole usare anche i migranti della Open Arms per farsi propaganda. Questa volta però la sua gestione del caso Open Arms ha fatto infuriare il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che l’ha definito “irresponsabile”.
Lui,  Salvini, va avanti dritto e decide di alzare il livello dello scontro con Conte. È evidente che punta a far perdere le staffe al premier. “Conte mi ha scritto per lo sbarco di alcune centinaia di immigrati a bordo di una nave di una Ong che però è straniera, in acque straniere. Gli risponderò garbatamente, non si capisce perché debbano sbarcare in Italia”. L’intento è chiaro e lo sarà ancora di più nella campagna Twitter e Facebook che inizia subito dopo: si sta preparando un nuovo governo che vuole far sbarcare i migranti, ma “io non mollo”. Oramai Salvini è fuori controllo.
Conte è a Genova per la commemorazione del ponte Morandi, ma fa subito sapere di essere “indignato” per questo atteggiamento. “Il governo ha sempre tutelato i minori”, è il suo ragionamento, “e non si capisce perché Salvini voglia dare vita a un braccio di ferro”.
La lettera scritta dal premier, si fa notare da palazzo Chigi, non chiede di far sbarcare tutti i migranti, ma invita il ministero dell’Interno “ad attivare tutte le misure necessarie a tutelare i minori sulla base delle norme in vigore”. Come dire: Salvini smetta di fare propaganda elettorale e faccia il ministro, rispetti le sentenze del Tribunale e le leggi italiane. Niente di nuovo.  Lo scorso gennaio, nel caso dei 49 migranti bloccati a Malta a bordo di Sea Wacht e Sea Eyes, fu proprio Conte a dire di essere pronto “a mandare un aereo per riprenderli”. E comunque i migranti in Italia alla fine sono quasi sempre sbarcati, per via delle pressioni, delle ribellioni alla Carola o di altre ragioni, ma sono sbarcati. Difficile accusare Conte di aver cambiato linea.

Stavolta però è diverso. C’è la crisi di governo. Il leader leghista appare bloccato nella road map che aveva immaginato e lo spot contro il premier capita a proposito. Ma per Conte si tratta di propaganda. È “una narrazione a fini politici” segno di una “irresponsabilità” da parte del suo ministro che non esita a strumentalizzare le condizioni dei minori.
Tra i due il gelo è quindi totale. A Genova ieri mattina si sono a malapena guardati in viso. La vicenda chiama ancora una volta in causa il nodo della permanenza di Salvini al Viminale. Un leader politico che ha deciso di sfiduciare il governo di cui è azionista fondamentale, può garantire una gestione istituzionale del proprio dicastero? Nel caso in questione sembrerebbe di no e comunque il governo non potrebbe essere più diviso di così visto che contemporaneamente la minitra della Difesa, Elisabetta Trenta, ha fatto inviare due navi della Marina in modo da essere pronti ad un eventuale trasferimento.
Le mosse di Salvini in realtà sembrano poco lucide, almeno a sentire sia gli ambienti politici, che quelli istituzionali. Conte, invece, ci tiene a far sapere di sentirsi sereno, che il fatto di aver scelto un percorso lineare e trasparente gli dà tranquillità. La stessa che ostenterà il 20 agosto, quando esporrà le proprie comunicazioni al Senato.
Dopo il suo discorso si deciderà il modo in cui il governo dovrà finire.
Escluse le mozioni di sfiducia, i parlamentari avranno a disposizione lo strumento della risoluzione. Il M5S presenterà la sua, ma sarà Conte a dire se vorrà apporre la fiducia o meno su quel testo. Se non lo facesse, anche quel voto potrebbe dare vita a nuovi scenari. Quello attuale, comunque, racconta di una chiusura totale tra i due contendenti di questa crisi. Chi la spunterà? Conte non  ha dubbi: la legge, non la propaganda. E la legge dice che c’è una sentenza da rispettare, la tutela dei minori e l’umanità. L’ordine di Salvini di firmare un nuovo ordine di divieto di sbarco dei migranti in Italia sarà più o meno carta straccia. Perché il premier Conte assumerà la responsabilità dello sbarco. Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta non ha firmato il divieto all’ingresso nelle acque territoriali per la Open Arms come chiesto  Salvini, anzi  ha ordinato alle navi della Marina Militare di scortare verso il nostro Paese l’imbarcazione spagnola. Domanda, che cosa farà la polizia di Stato una volta che i militari italiani entreranno nel porto di Lampedusa? Nulla, aiuteranno i militari a far sbarcare i minori e chi ha necessità di cure. Certo Salvini no sta agevolando un clima sereno e di buoni rapporti tra istituzioni.

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Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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