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Il Tar della Campania ha accolto il ricorso dell’Eintracht contro il divieto per i tifosi tedeschi a Napoli

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La quinta sezione del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania ha accolto il ricorso presentato dall’Eintracht Francoforte contro la decisione con la quale è stato disposto il “divieto di vendita dei tagliandi ai residenti in Germania per tutti i settori dello stadio” negando la trasferta ai tifosi della squadra tedesca per la partita di Champions League in programma mercoledì prossimo, allo stadio Maradona, contro il Napoli.
Nel divieto di vendita dei biglietti  deciso dalla prefettura di Napoli per il Tar il “pericolo per la sicurezza pubblica resta solo genericamente prospettato” e la misura viene considerata “non proporzionata” perché esiste “la possibilità di contenere il paventato rischio con misure alternative e meno invasive”. In pratica quello ipotizzato è  un “divieto, generalizzato, a tutti i cittadini tedeschi, senza ipotizzare neppure la possibilità di concentrare l’inibitoria su più immediate e identificate fonti di pericolo”.

Inoltre secondo il Tribunale Amministrativo Regionale della Campania gli elementi alla base del diniego non sono stati sufficientemente motivati: gli incidenti che si sono verificati durante la partita di andata a Francoforte sono stati “prontamente individuati e bloccati con l’intervento tempestivo delle forze dell’ordine e l’individuazione dei responsabili” e “del tutto irrilevante è, con evidenza, la questione della tifoseria dell’Atalanta, che sarebbe stata presente a Francoforte e gemellata con la squadra tedesca e che si teme possa intervenire anche a Napoli”.

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Esteri

Attacco con i droni nel cuore di Mosca, l’ira di Putin

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In attesa della controffensiva ucraina, tra Mosca e Kiev si scatena la guerra dei droni, e per la prima volta anche la capitale russa viene investita in pieno. Almeno otto velivoli senza pilota sono stati lanciati nelle prime ore di oggi verso la città, e tre hanno colpito grandi torri residenziali in quello che le autorità russe hanno definito un attacco “terroristico” di Kiev. Gli ucraini smentiscono, come fatto per altri episodi precedenti. Ma allo stesso tempo si dichiarano “lieti di guardare e prevedere un aumento del numero di attacchi”, come ha detto il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak.

Le autorità di Kiev denunciano intanto la terza notte di pesanti attacchi contro la capitale ucraina, con un bilancio di almeno un morto e 13 feriti. Secondo le stesse fonti, circa 20 droni iraniani Shahed-136 sono stati lanciati contro la città. Quasi tutti sono stati abbattuti, ma i frammenti di uno dei velivoli sono caduti su un edificio nel distretto di Holosiivskyi provocando un incendio. Quanto agli attacchi su Mosca il ministero della Difesa ha affermato che cinque dei droni utilizzati – che non si sa dove siano stati lanciati – sono stati distrutti dai sistemi contraerei Pantsir. Altri tre hanno deviato dalla loro traiettoria dopo essere stati intercettati dai sistemi di difesa elettronica e sono precipitati su grandi edifici residenziali nel sud-ovest di Mosca: uno sulla Leninsky Prospekt, uno sulla Via Profsoyuznaya e un terzo sulla Via Atlasova, nel sobborgo di Nuova Mosca, fuori dalla grande tangenziale della capitale.

Il sindaco, Serghei Sobyanin, ha parlato di due feriti lievi, mentre una delle torri residenziali, quella sulla Profsoyuznaya, è stata evacuata. Alcuni canali Telegram danno notizia di un numero molto superiore di droni, mentre fonti della testata indipendente Novaya Gazeta affermano che due velivoli sono stati abbattuti nell’area di Rublyovka, ad ovest della città, dove sorgono le ville dell’elite politico-economica, non lontano dalla residenza del presidente Vladimr Putin, a Novo Ogaryovo. Continuano intanto anche gli attacchi ucraini sulla regione russa di Belgorod, dove oggi il governatore ha denunciato un bombardamento che avrebbe provocato morti e feriti tra i cittadini ospitati presso centri di raccolta dopo essere stati evacuati dalle loro case. Il 3 maggio scorso due droni erano esplosi sopra il Cremlino.

Anche in quel caso Kiev aveva negato ogni responsabilità, ma qualche giorno fa fonti d’intelligence americane hanno detto al New York Times che dietro all’operazione c’erano proprio i servizi segreti ucraini. E ieri il capo dei servizi segreti militari ucraini, Kirill Budanov, aveva parlato degli ultimi raid russi su Kiev per lanciare un avvertimento: “Se ne pentiranno molto presto, la nostra risposta non si farà aspettare”, aveva detto. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, gli attacchi contro Mosca sono stati una rappresaglia per un bombardamento compiuto domenica dai russi su un “centro decisionale” a Kiev. Putin ha identificato tale centro come il quartier generale dei servizi d’intelligence militari ucraini, che a suo dire sarebbe stato colpito “due o tre giorni fa”. Un’affermazione di cui non è possibile avere alcun riscontro da parte ucraina. Obiettivo di Kiev, ha detto Putin, è sì “terrorizzare i russi”, ma soprattutto “provocare una risposta della Russia”.

“Vedremo cosa fare a questo proposito”, ha aggiunto il presidente. Da parte loro gli Stati Uniti – a differenza di Londra – hanno dichiarato di non sostenere gli attacchi all’interno della Russia. “Ci siamo concentrati sul fornire all’Ucraina le attrezzature e l’addestramento di cui ha bisogno per riconquistare il proprio territorio sovrano”, ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato. Ma Mosca non ci crede e accusa gli Stati Uniti e tutta la Nato di “ipocrisia”, riservandosi “il diritto di adottare le misure più severe in risposta agli attacchi terroristici di Kiev”, ha avvertito il ministero degli Esteri. Quel che è certo è che gli attacchi hanno avuto un forte impatto emotivo sui moscoviti e sui russi in generale, provocando nuovi affondi contro i vertici militari dai critici schierati su posizioni oltranziste. “Perché lasciate che questi droni arrivino a Mosca?”, ha chiesto il capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, rivolgendosi ai vertici della difesa con l’epiteto di “sporchi bastardi”. Mentre il comandante ceceno Ramzan Kadyrov ha chiesto nuovamente di introdurre la legge marziale.

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Cultura

Con l’ascensore sulla vetta del Colosseo

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 La vista mozzafiato dell’arena del Colosseo dall’alto della galleria intermedia posta tra il II e III ordine dell’anfiteatro sarà accessibile a tutti senza doversi inerpicare lungo 100 ripidi gradini. È infatti attivo uno spettacolare ascensore panoramico, in vetro e metallo, autoportante e solamente appoggiato alle mura antiche, che aumenta l’offerta di percorsi di visita del sito monumentale per le persone con difficoltà motorie. Godere appieno della bellezza del monumento più famoso al mondo sarà un’esperienza senza barriere architettoniche ma anche una scelta ricca di suggestioni: l’ascensore si potrà prenotare tutti i giorni della settimana tra le 7.30 e le 9.00 del mattino. Il nuovo impianto è stato inaugurato oggi alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, con una performance speciale dell’Orchestra Italiana del Cinema che si è esibita sulle note del premio Oscar Hans Zimmer.

Proprio all’Orchestra Italiana del Cinema, in sinergia con il ParCo, si deve infatti la realizzazione dell’opera: in occasione della proiezione nell’arena dell’Anfiteatro Flavio del film Il Gladiatore, di Ridley Scott, alla presenza di Russell Crowe e con le musiche di Hans Zimmer eseguite dal vivo, Marco Patrignani, presidente dell’Orchestra, si era preso nel 2018 l’impegno di sponsorizzare il nuovo ascensore. Anche il Parco archeologico del Colosseo, sin dalla sua istituzione, ha inserito nella sua mission il tema dell’accessibilità fisica, culturale e cognitiva, adoperandosi per accogliere tutto il pubblico con adeguati sussidi alla visita, dalla segnaletica, mappe tattili, guide di facile lettura, e ovviamente con percorsi in grado di superare i dislivelli. “Da oggi il Colosseo è ancora di più patrimonio dell’umanità” ha commentato Sangiuliano che plaude all’obiettivo rendere la cultura sempre più “autenticamente inclusiva”.

“Sarà ora possibile, per tutti i visitatori, godere di uno sguardo di grande suggestione sui cieli di Roma” ha sottolineato anche la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo. L’ascensore, “è come se fosse stato costruito con la forza delle emozioni e dei sogni, che sembrano eterei e sono invece potentissimi” ha notato il presidente dell’Orchestra, Patrignani.

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Economia

Ecco le regole per gli affitti brevi, multe agli abusivi

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Un codice identificativo nazionale (Cin) assegnato dal ministero del Turismo a ogni immobile ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, l’obbligo di segnalare l’inizio dell’attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale, con multe fino a 10mila euro, e nei centri storici delle città metropolitane durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche che non può essere inferiore a due notti, “fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli”.

Sono alcune delle novità del ddl sugli affitti brevi su cui è al lavoro il Governo, come si legge da una bozza che circola in queste ore. Il provvedimento, che la ministra Daniela Santanchè durante la recente assemblea di Federalberghi aveva promesso entro giugno, ha l’obiettivo “di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”.

E riguarda colui che detiene legittimamente l’immobile ma anche i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o ancora i soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare. Variegate le reazioni dei soggetti coinvolti. Airbnb dà il benvenuto all’armonizzazione nazionale dei codici di registrazione anche “se permangono dei dubbi su alcune limitazioni che potrebbero andare a colpire la piccola proprietà privata, anche alla luce della proposta di regolamento Ue in materia, sulle quali restiamo in attesa di poter fornire il nostro contributo al tavolo di lavoro”.

Le 13 associazioni di categoria (Confedilizia, Fiaip, Prolocatur, Confassociazioni RE, PMI, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e F.A.R.E) coinvolte dal ministro Daniela Santanchè “esprimono, invece, forte contrarietà nei confronti dell’introduzione del divieto per il proprietario dell’immobile o per il suo gestore professionale di darlo in locazione per una sola notte, considerandola, a tutti gli effetti, una norma discriminatoria, liberticida e con profili di dubbia costituzionalità, che alimenterà forme di evasione fiscale e di illegalità varie. Il tutto, peraltro, con un arcobaleno di discipline in funzione del comune di ubicazione dell’immobile, che produrrà un caos indescrivibile”. Secondo Federalberghi “occorre anzitutto intervenire sul cosiddetto “minimum stay”.

Considerato che la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti, affermare che il soggiorno nelle locazioni turistiche non può essere inferiore a due notti suona come una presa in giro, in quanto significa che la nuova normativa si applicherà solo su a una minima parte dei flussi turistici. Ad esempio, saranno esclusi tutti i soggiorni per vacanza, a partire dai week end, per di più solo in una minoranza di comuni”. “Si confermano – lamentano i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet ed Uniat Aps – alcune scellerate decisioni assunte dai precedenti governi come la possibilità di non registrare all’Agenzia delle Entrate i contratti inferiori a trenta giorni, di non considerare attività commerciale quella svolta fino a 4 alloggi di proprietà locate a finalità turistica e, di conseguenza, la concessione di agevolazioni fiscali come la cedolare secca a questi proprietari, i cui redditi, in molti casi, sono ben più consistenti di un piccolo albergatore di periferia”.

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