I toni usati dal cosiddetto governatore della Campania (non esistono governatori in Italia benchè i media distribuisca questi titoli), Vincenzo De Luca, sono originali e coloriti, tanto che a furia di imitarlo, non sai mai se quello che hai di fronte è Maurizio Crozza o lui in persona. Il buon De Luca ultimamente si è scelto dei nemici: i 5stelle. Prima attacca un giorno sì e un giorno pure Luigi Di Maio. Ora il suo bersaglio è Beppe Grillo. A leggere quello che scrive o a sentire quello che dice, Beppe Grillo “è uno che ha i miliardi…ha introdotto nel dibattito pubblico della società italiana solo veleno. Hanno fatto passare l’ idea che la coerenza è un fatto negativo e che si potesse governare a prescindere da competenze e qualifiche professionali. Del resto ha messo come vicepremier Luigi Di Maio. Il papà del giovanotto è un sant’uomo, penalizzato dalla natura per aver ottenuto quella discendenza”. Non solo, per De Luca “quelli al governo, soprattutto i due vicepremier, cioè i due gemelli, usano metodi pippaioli e i risultati sono pippeschi. Fanno tre o quattro tweet al giorno. Per farli, hai bisogno di ritrovarti in una riunione mattutina col gruppo di lavoro della comunicazione, i confratelli del Casalino. Poi devi aggiornarli e mandarli, e passa tutta la giornata. È la tossicodipendenza dei politici, che decidono consapevolmente di mettere in rete anche notizie false. Pure in Campania alcuni esponenti istituzionali fanno i mentitori, soprattutto chi non ha niente da fare nelle istituzioni e non muove un dito”.
De Luca si guarda sempre bene dall’attaccare frontalmente Matteo Salvini. Lo tiene sempre fuori dalla sua polemica più truce ed offensiva. Ogni tanto qualche calcetto, ma nulla di più. Anzi, quando c’è da riconoscere un qualcosa di buono al governo, c’è sempre Salvini da indicare come l’unico che fa quello che dice. Sui migranti e sulla sicurezza, ad esempio, Salvini e De Luca litigano per stabilire se e chi copia l’altro. Insomma non hanno ancora stabilito se Salvini è un deluchiano o se invece De Luca è un salviniano.
Comunque sia De Luca ormai gira per la Campania per parlare di milioni da dare a questo o quel comparto economico e assicura che c’è un complotto del governo contro la Regione Campania, una sorta di ritorsione per la sua opposizione ai grillini. E così ogni giorno si sceglie un ministro da mazzolare. Il ministro della Salute, la pentatastellata Giulia Grillo? “Chiedono che io smetta di essere il commissario alla sanità regionale ma sono proprio io che vogliono andarmene e sono le loro manchevolezze che non lo permettono. La verità è che dilaga l’ asineria. Non hanno ancora capito che dal 18 luglio dello scorso anno la Regione Campania ha formalizzato la richiesta di cancellazione del commissariamento” spiega De Luca che poi si spiega di aver risanato il bilancio sanitario in attivo da cinque anni, dimenticando che è opera di Stefano Caldoro, il suo predecessore di Fi. La sanità sarà uno dei temi al centro della campagna elettorale delle prossime elezioni regionali. La sanità in Campania è una vergogna senza fine. De Luca è già ricandidato (con o senza il parere del Pd) e se la vedrà con Mara Carfagna (pare) e Luigi De Magistris, che sta cercando di mettere insieme una lista con sinistra radicale e forze civiche ripetendo su scala regionale quello che ha fatto a Napoli, dove ha vinto le ultime due elezioni. Poi ci sono i 5stelle alla ricerca di un candidato.La sfide dunque sarà tra Carfagna, De Luca, de Magistris e i pentastellati.
L’intervista del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a Bloomberg ha colto di sorpresa la premier Giorgia Meloni, lasciando il governo e la maggioranza in uno stato di perplessità e tensione. Secondo fonti interne, Meloni non era al corrente del colloquio che Giorgetti aveva registrato e che è andato in onda mentre le Borse erano aperte. Il momento e i contenuti dell’intervista hanno suscitato particolare preoccupazione, soprattutto a causa del riferimento ai “sacrifici” che saranno richiesti alle grandi imprese nella prossima manovra economica, concetti delicati mentre il governo sta negoziando con il settore bancario.
Piazza Affari reagisce negativamente
La reazione di Piazza Affari all’intervista è stata immediata e negativa. Mentre Meloni accoglieva a Palazzo Chigi il presidente del Kirghizistan, Sadyr Japarov, il mercato ha interpretato le dichiarazioni di Giorgetti come una possibile introduzione di nuovi oneri fiscali, innescando agitazione tra i parlamentari della maggioranza.
La puntualizzazione del governo
Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha subito chiarito che “non c’è allo studio nessun aumento delle tasse per nessuno”, tentando di calmare le acque. Anche fonti del Ministero dell’Economia hanno ribadito il concetto, mentre fonti di Palazzo Chigi hanno definito una “forzatura” l’interpretazione delle parole di Giorgetti. Nonostante la collaborazione tra Meloni e Giorgetti, questo episodio ha sorpreso la premier, evidenziando una certa mancanza di coordinamento.
Il precedente storico: cautela a Borse aperte
L’intervista di Giorgetti ha riacceso il dibattito sulla comunicazione economica a Borse aperte. Nel 2011, Silvio Berlusconi ritardò un discorso alla Camera per attendere la chiusura degli scambi azionari, mentre Mario Montiraccomandò ai suoi ministri di evitare fughe di notizie in momenti delicati per i mercati. Una lezione non sempre seguita, come dimostrato anche nel 2019 quando Luigi Di Maio, allora ministro dello Sviluppo Economico, finì nella bufera per aver definito Atlantia “decotta” a mercati aperti.
Reazioni nella coalizione
All’interno della maggioranza, l’umore è stato riassunto da un esponente che ha sottolineato: “Di tasse non si dovrebbe parlare mai, né a Borse aperte né a Borse chiuse…”. Le parole di Giorgetti hanno così scatenato un nuovo dibattito sulla gestione della comunicazione economica e sull’importanza di una maggiore cautela nei rapporti con i mercati finanziari.
(Nella foto in evidenza dell’archivio di Imagoeconomica la premier Meloni e il ministro Giorgetti)
In un importante discorso tenuto al Quirinale, il Presidente della Repubblica ha accolto i rappresentanti delle principali agenzie di stampa, sottolineando l’importanza cruciale della libertà di stampa e del pluralismo dell’informazione nel garantire la qualità democratica delle nostre società. L’incontro è stato organizzato in collaborazione con l’ANSA e ha visto la partecipazione del Sottosegretario Barachini, del Presidente Fries e di Giulio Anselmi.
Il ruolo centrale dell’informazione nella democrazia
Durante il suo intervento, il Presidente ha evidenziato come l’informazione libera, indipendente e plurale sia un diritto fondamentale dei cittadini e un antidoto contro i fenomeni manipolativi, come le fake news. Il riferimento alla Dichiarazione europea sui diritti e i principi digitali del 2023 ha ribadito l’importanza di garantire che i valori democratici e i diritti fondamentali siano alla base delle trasformazioni digitali, evitando che l’accelerazione tecnologica comprometta i diritti umani.
La sfida delle nuove tecnologie nell’informazione
Con l’avvento della digitalizzazione e dell’Intelligenza Artificiale, il panorama dell’informazione è cambiato radicalmente, portando alla ribalta nuovi protagonisti globali che spesso operano al di fuori delle normative nazionali. Il Presidente ha messo in guardia contro l’uso spregiudicato di queste tecnologie e ha invitato a tutelare l’integrità del settore dell’informazione, per evitare che i poteri pubblici limitino gli spazi di libertà anziché sostenerli.
Il ruolo degli editori e dei giornalisti
Il Presidente ha anche elogiato il lavoro di giornalisti ed editori, sottolineando che la sostenibilità economica delle imprese editoriali è essa stessa una garanzia di libertà. Ha ricordato che ogni anno, in tutto il mondo, molti giornalisti perdono la vita per raccontare la verità, non solo nei teatri di guerra ma anche in situazioni di conflitto interno e sociale.
Lotta contro la disinformazione e le fake news
Un altro punto centrale del discorso ha riguardato l’attuale conflitto in Ucraina e l’uso delle fake news come arma ibrida per manipolare le opinioni pubbliche. Il Presidente ha richiamato la responsabilità delle agenzie di stampa nel restituire la verità e combattere la propaganda, un compito fondamentale per mantenere una società informata e democratica.
Conclusione: l’importanza della verità nell’informazione
Il Presidente ha concluso ringraziando i presenti per il loro impegno e per il lavoro prezioso che rappresentano nella difesa della democrazia. Ha ribadito che senza un’informazione genuina non è possibile formare un’opinione libera e consapevole, invitando le istituzioni, i giornalisti e i cittadini a concorrere insieme alla tutela della libertà di stampa.
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C’è il Medio Oriente in fiamme, il sentiment anti-israeliano si diffonde accrescendo le radicalizzazioni tra i giovani, l’anniversario del 7 ottobre è vicino ed il rischio di una ripresa del terrorismo jihadista valutato come probabile. Il G7 Interni a Mirabella Eclano avviene quindi in “un momento molto difficile” ed i ministri dei Grandi sono consapevoli della necessità di fare fronte comune contro la minaccia. L’allerta è alta sul rischio attentati.
Al tema dei riflessi della guerre in Ucraina e della situazione mediorientale sulla sicurezza dell’Occidente è stata dedicata la prima sessione dei lavori della due giorni irpina. “I due conflitti – ha spiegato il titolare del Viminale Matteo Piantedosi – stanno contribuendo a generare una polarizzazione nelle nostre società incrementando il rischio che alcuni soggetti aderiscano a delle ideologie violente arrivando a commettere atti terroristici nei nostri territori. Non possiamo farci trovare impreparati e dobbiamo affinare le capacità di prevenire”. Condivide l’allarme il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, presente anche lui al tavolo del vertice, insieme al direttore dell’Interpol, Jurgen Stock.
“Ci sono – ha rilevato – due tipi di minacce cui siamo particolarmente esposti: il terrorismo jihadista e le interferenze di Paesi esteri. Ciò si lega direttamente alla guerra in Ucraina e agli eventi in Medio Oriente. Noi siamo in elevata allerta, questo non è ‘business as usual’, non è un periodo ordinario. Stiamo così mettendo a fattor comune le informazioni in tempo reale, ancora di più in vista di lunedì, anniversario del 7 ottobre: ci dobbiamo concentrare. Serve poi il cessate il fuoco a Gaza, il resto viene da sé”. Ha quindi ricordato che in Europa quest’anno sono stati gestiti al meglio due eventi molto temuti dagli apparati di sicurezza: le Olimpiadi di Parigi e gli Europei di calcio in Germania.
“Ci sono anche buone notizie”, ha aggiunto. I ministri dei 7 Grandi hanno convenuto sull’importanza di mettere in campo una strategia comune per prevenire azioni violente. Innescate dai processi di radicalizzazione che coinvolgono tantissimi giovani per il quali l’opposizione ad Israele rappresenta una chiamata alle armi che può anche trasformarsi in minacce concrete. E’ già avvenuto in passato. La propaganda on line è diventata martellante e può essere molto persuasiva su soggetti fragili e non integrati. E’ stato quindi deciso di rafforzare lo scambio di informazioni per intercettare il prima possibile eventuali minacce. Naturalmente arrivare ad un cessate il fuoco a Gaza è decisivo per raffreddare le tensioni.
E’ per questo che l’impegno dei 7 è anche rivolto ad esplorare ogni strada per arrivare una soluzione diplomatica, come ribadito ieri dai capi di Stato nella riunione d’urgenza del summit convocata dalla premier Giorgia Meloni L’altra minaccia che i Paesi ‘like-minded’ si trovano ad affrontare è quella della disinformazione e le interferenze straniere. “E’ un gioco – ha osservato Schinas – che va avanti da tempo. Gli Stati che attaccano la Ue non si fermeranno ma noi ci difenderemo, stiamo migliorando ed abbiamo la capacità anche di contrattaccare”.
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