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Il “Sistema Romeo” con suite, spa e hotel corrompeva funzionari pubblici, i pm chiedono di processare 54 indagati

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Regali costosi. Assunzioni e consulenze. Cene e soggiorni in alberghi di lusso con accesso alla spa, nelle isole del Golfo e anche nelle suite dell’hotel Romeo. La procura di Napoli lo chiama “sistema Romeo” e sarebbe, secondo gli inquirenti,  un sistema attraverso il quale l’imprenditore Alfredo Romeo sarebbe riuscito ad ottenere importanti vantaggi da funzionari pubblici. I pubblici ministeri Celeste Carrano, Francesco Raffaele e Henry John Woodcock hanno chiesto 55 rinvii a giudizio, per diverse ipotesi di reato (tra le quali figura anche l’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione) nei confronti di 54 persone e della società Romeo Gestioni Spa. Per gli inquirenti napoletani i partecipanti a questo  “sistema Romeo”  commettevano reati contro la pubblica amministrazione (corruzione in concorso, turbata libertà degli incanti, falso ideologico aggravato, favoreggiamento) per aggiudicarsi e farsi assegnare appalti per i servizi di pulizia negli edifici e nelle strutture pubbliche e per la gestione di patrimoni immobiliari delle pubbliche amministrazioni. In cambio – ipotizzano sempre i pm dell’ufficio inquirente di Napoli – c’erano tangenti e altre utilità. Tra coloro per i quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, oltre all’imprenditore Alfredo Romeo, a suo figlio Diego, e al suo collaboratore Ivan Russo, figurano anche l’ex parlamentare Italo Bocchino, l’ex presidente della Regione Campania Stefano Caldoro (a cui si contesta il traffico di influenze) e l’attuale direttore dell’Asl Napoli 1 Ciro Verdoliva (a cui viene contestato, tra l’altro, il favoreggiamento). Italo Bocchino e Alfredo Romeo, sempre secondo i pm titolari dell’inchiesta, sarebbero promotori e organizzatori dell’associazione a delinquere. Bocchino, in particolare, avrebbe avuto il compito di pianificarne e gestirne l’attività illecita. Le accuse contestate vengono definite dall’ex deputato, “frutto di errori di valutazione da parte della Procura, che dal 2015 ad oggi non ha mai ritenuto di interrogarmi per avere un chiarimento”. Della lunga lista di coloro per i quali è stato chiesto il giudizio, però, fanno parte anche dirigenti del Comune di Napoli (uno avrebbe ‘cucito’ un bando di gara su misura per la Romeo Gestioni da 800mila euro), un medico, direttore esecutivo di un contratto di appalto per le pulizie nell’ospedale Cardarelli, dirigenti della Romeo Gestioni che collaboravano con i funzionari pubblici, un agente della Polizia Municipale che avrebbe elevato contravvenzioni in cambio di voucher per accedere alla spa dell’hotel Romeo, intermediari di presunte transazioni corruttive e anche un funzionario della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Roma che avrebbe, sempre secondo gli inquirenti, omesso di menzionare, nell’ambito di una ristrutturazione di un noto palazzo della capitale che nel sito era presente un “reticolato” di epoca romana emerso durante gli scavi. Vestigia poi classificate come opere probabilmente risalenti al ‘700. Un grosso favore, in sostanza, in cambio di soggiorni per sè e per la figlia a Napoli, e per sè e per un’amica a Ischia, rispettivamente del valore di 640 euro (per un giorno) e 5183 euro (per una settimana). Infine chiesto il giudizio anche per due carabinieri del Nas, Vincenzo Romano e Sergio Di Stasio. Ai militari viene contestata la rivelazione di segreto d’ufficio in concorso con l’ex direttore dell’ufficio economato del Cardarelli Ciro Verdoliva. L’udienza preliminare davanti al gup di Napoli Simona Cangiano è stata fissata per il 6 dicembre.

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Vive 17 anni da fantasma, mai a scuola o dal medico

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Nata in Italia ma passata da un laboratorio clandestino all’altro senza mai interagire con le istituzioni e restando, incredibilmente, come una sorta di fantasma dal punto di vista anagrafico. E’ la storia di una bambina cinese, oggi maggiorenne, che è passata dal Veneto alla Lombardia sempre all’ombra della madre. Unico dato certo: l’atto di nascita registrato a Rovigo.

Dopo quell’unico documento cartaceo si susseguono 17 anni da fantasma per lo Stato italiano. Fino a quando non è stata trovata dalla Polizia locale di un paese in provincia di Brescia, un anno fa, durante un blitz delle forze dell’ordine in uno scantinato trasformato in laboratorio tessile. E fino a quel giorno la ragazza non avrebbe mai avuto una vita fuori dagli spazi illegali delle sartorie clandestine. Mai andata dal medico, mai iscritta a scuola e mai finita, anche solo per degli esami, in ospedale.

Il laboratorio tessile clandestino dove è stata trovata sarebbe stata l’ultima tappa del girovagare della madre nell’Italia del nord. La donna sempre piegata sulle macchine da cucire mentre la bambina sarebbe cresciuta e diventata adolescente nella clandestinità e nel silenzio più totale. La giovane farebbe parte di un nucleo familiare inizialmente composto da madre, padre, da lei e da un fratello. Poi le strade si sarebbero divise: i maschi con i maschi e le femmine con le femmine. In questo percorso la madre sceglie, per lavorare, i laboratori di calze gestiti da connazionali. Negli stessi spazi donne e uomini cinesi lavorano, mangiano, dormono, vivono. Un anno fa, in primavera, quando le forze dell’ordine entrano in uno scantinato dell’hinterland di Brescia, trovano brandine in fila, una dietro l’altra, e poi tavoli da lavoro.

Ogni postazione una luce, perché il lavoro non ha orario. Di giorno e di notte. E la ragazza al centro della storia che arriva dal nord Italia è cresciuta in questi contesti. Ma sicuramente non è la sola ad essere diventata adulta nell’ombra, senza che nessuno, a parte i genitori e i lavoratori instancabili dei laboratori clandestini, sapessero dell’esistenza. Proprio per fare luce sul lavoro sommerso la Procura della Repubblica di Brescia da un anno sta lavorando per ricostruire gli spostamenti e le storie delle vite di quegli operai cinesi trovati nell’operazione congiunta di Polizia locale e Guardia di Finanza che ha portato alla scoperta.

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Mercato: Juve idea Kelly per la difesa, Milan su Walker, al Napoli piace anche Camacho ma…

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Ultime settimane di calciomercato con il dopo-Kvara a Napoli e la ricerca di un difensore centrale per Thiago Motta alla Juventus a catalizzare le attenzioni di procuratori e tifosi. Il Napoli, rassicurato anche dalla vittoria con l’Atalanta, dopo aver ceduto il georgiano al Paris Saint Germain non intende fare passi avventati per sostituirlo: “Che giocatore mi aspetto? Lascio la decisione al club. Se dovessero chiedermi un parere, dirò il mio pensiero. Comunque non si parla di giocatori di prospettiva. Se le cose vengono fatte, vanno fatte bene! Altrimenti rimango con i ragazzi che ho”, ha spiegato Antonio Conte. Il ds Manna è così alla ricerca di un giocatore già pronto.

Piace CAMACHO ma il Manchester United non scende dalla valutazione di 70 milioni di sterline che De Laurentiis non ha alcuna intenzione di investire. “Non dobbiamo farci prendere dalla frenesia”, ha detto Manna. Sul taccuino del ds c’è anche KARIM ADEYEMI del Borussia Dortmund, appena rientrato da un infortunio che ha limitato il suo inizio di stagione. In casa Juventus si studia un difensore da affiancare al portoghese ALBERTO COSTA, appena prelevato dal Vitoria Guaimaraes: ai nomi di ARAUJO e TOMORI si aggiunge quello dell’inglese LLOYD KELLY.

Il difensore, classe 1998 di origine giamaicana, è di proprietà del Newcastle che lo valuta intorno ai 25 milioni di euro. In ascesa anche le quotazioni di Kevin DANSO del Lens: il difensore l’estate scorsa era stato preso dalla Roma ma l’accordo era saltato all’ultimo momento dopo le visite mediche. Quanto a Tomori, invece, l’arrivo di Conceicao sulla panchina del Milan sembra aver ridotto le possibilità di un suo trasferimento. A sciogliere l’impasse potrebbe essere l’acquisto da parte dei rossoneri di KYLE WALKER. Il difensore inglese potrebbe lasciare il Manchester City ed occupare l’ultimo slot da extracomunitario che finora era stato riservato per RASHFORD. La Roma ha quasi chiuso per la cessione del portiere Mathew RYAN al Lens per 800mila euro. A Trigoria potrebbe arrivare GOLLINI a fare da vice a Svilar. Il Como, intanto, ha sciolto le riserve: dopo un mese di prova agli ordini di coach Fabregas, il centrocampista inglese DELE ALLI firma un contratto di 1 anno e mezzo con i lariani. L’ex Tottenham, 28 anni, proverà a rilanciare la propria carriera in riva al lago.

Caldo l’asse Torino-Firenze sul quale si prospetta uno scambio SANABRIA-KOUAME’ che il dt granata Vagnati non smentisce: “Se ne parla, il mercato è ancora lungo. Vediamo cosa accadrà nei prossimi giorni. La perdita di Zapata non è stata semplice da digerire. In questo momento non è facile trovare chi può sostituirlo dal punto di vista tecnico e del valore. Con il mister abbiamo parlato anche di una possibile diversa situazione tattica”.

I viola potrebbe perdere anche un altro giocatore: il difensore 20enne MICHAEL KAYODE potrebbe andare in Premier League. Promettono di intervenire sul mercato Cagliari e Venezia dove è in uscita CANDELA. IL patron dei sardi, Tommaso Giulini, ha svelato le strategie del club: “Dovremo fare ancora qualcosa, un giocatore con caratteristiche offensive. Non sappiamo chi, al momento. Intanto è stato un ottimo innesto Caprile”. Chiede rinforzi l’allenatore dei lagunari Eusebio Di Francesco: “Stiamo lavorando con il direttore Antonelli, vogliamo metter giocatori nel reparto arretrato dove è rimasto solo Idzes. Serve qualcosa in quella zona, abbiamo perso anche Sverko”.

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Veterinario morto in casa, ipotesi azzannato da suoi 5 alani

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Patrizio Donati, un veterinario di 72 anni, è stato trovato morto nel pomeriggio di domenica nel giardino della sua abitazione di Cerro Maggiore (Milano). L’uomo aveva profonde ferite al collo e alla testa compatibili con dei morsi di animale. A dare l’allarme è stata la moglie che rincasando ha trovato il coniuge esanime. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che il 72enne sia stato aggredito e sbranato dai suoi cinque alani. Non è escluso che il veterinario possa aver accusato un malore prima di essere azzannato dai cani, ma secondo una prima valutazione (che dovrà però essere confermato dall’autopsia) il decesso potrebbe essere imputabile alle ferite inferte dagli alani. I carabinieri della compagnia di Legnano (Milano) sono al lavoro per ricostruire l’accaduto. La ricostruzione è particolarmente complessa perché non ci sono testimoni dell’accaduto. Sul posto anche i veterinari di Ats. Secondo le prime informazioni i cani si sarebbero mai mostrati aggressivi in precedenza.

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