Come è morta Anna Siena? Che cosa le è successo? Com’è possibile che una donna di 35 anni in perfetto stato di salute accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli in preda a dolori lancinanti addominali, alla schiena e alle gambe, tanto da non essere in grado di camminare, e senza alcuna indagine strumentale (ecografia, radiografia), venga dimessa e rispedita a casa con due diagnosi agli antipodi?
Come è possibile che una paziente nello stato in cui s’è presentata Anna Siena (urlava dal dolore, era piegata in due, sistemata su una sedia quasi per umana pietà da un infermiere) al pronto soccorso c’è rimasta oltre due ore in attesa per essere visitata? Com’è possibile che nessuno abbia capito la gravità della situazione? Com’è possibile che un medico l’abbia visitata velocemente al pronto soccorso e diagnosticato “una colica renale con probabile sabbiolina” prima di passarla ad una sua collega perché lui era indaffarato? E com’è possibile che questa sua collega pochi minuti dopo, sempre in maniera sommaria, veloce, senza alcun esame strumentale, come denunciano i familiari, abbia diagnosticato alla stessa donna, ad Anna Siena, una lombosciataglia e l’abbia dimessa con la prescrizione di farmaci antalgici (per lenire il dolore)?
Anna Siena. Morta tra dolori lancinanti dopo essere stata ricoverata e poi dimessa dal Vecchio Pellegrini sembra senza fare alcuna indagine strumentale
Era il 15 gennaio, mattina presto, quando Anna Siena è stata accompagnata dalla mamma in ospedale a bordo di un taxi. Al pronto soccorso Anna ci è rimasta per ore in attesa di essere visitata. Come è stata visitata l’abbiamo spiegato non in base alle nostre elucubrazioni mentali ma seguendo il filo logico della denuncia formale esposta dalla mamma di Anna alla polizia di Stato.
Perchè sulla morte di Anna Siena c’è una inchiesta della procura di Napoli. L’ipotesi di reato è quella di omicidio. Non c’è ancora nessun iscritto nel registro degli indagati, per ora. Lunedì mattina, tra poche ore, il magistrato inquirente che leggerà il primo rapporto della Polizia di Stato dovrà immediatamente nominare dei Ctu (Consulenti Tecnici d’Ufficio della procura) che saranno incaricati di eseguire l’autopsia sul corpo della donna che si trova presso l’obitorio. È un esame che verrà effettuato alla presenza dei Ctp (Consulenti Tecnici di Parte) ovvero dei consulenti nominati dai legali della famiglia Siena (che ha fatto denuncia) e quelli nominati dai legali degli indagati. Il magistrato individuerà sulla base del rapporto informativo della polizia chi sono gli indagati. Va da sé che saranno i medici che hanno curato la donna. Ovviamente, com’è giusto che sia e come è d’obbligo ribadire, chiunque sarà indagato dovrà nominare il consulente che parteciperà alla perizia necroscopica (l’autopsia), ma ciò non significa che automaticamente è colpevole di omicidio. Tutt’altro. L’avviso di garanzia, come sempre sosteniamo, è a garanzia dell’indagato. Il magistrato inquirente informa l’indagato che c’è un accertamento di legalità sul suo conto e che potrà finire con un proscioglimento senza alcun processo o con la formulazione di accuse precise che poi dovranno essere dimostrate in un giudizio davanti ad un giudice terzo.
Rosa Tommasecchia e Angelo Siena. I genitori della povera Anna
Dal racconto della mamma della vittima, però, emerge un particolare drammatico per la famiglia Siena. Quando Anna Siena il 15 gennaio viene rimandata a casa con due diagnosi “colica renale” e “lombosciatalgia”, viene curata con farmaci antalgici prescritti dalla dottoressa che l’ha dimessa “senza averla mai sottoposta ad alcun indagine strumentale” sostiene la mamma della vittima, la signora Rosa. Per due giorni Anna Siena rimane a letto. Non si muove. È pallida. Inappetente. Dopo due giorni di antidolorifici assunti come da prescrizione medica al pronto soccorso, la mattina del 18 gennaio, la povera Anna viene trovata a letto in condizoni pietose. “Era gonfia e ghiacciata all’addome e alle gambe” dice la mamma. Alle 5 con un taxi viene riportata all’ospedale Vecchio Pellegrini. È entrata subito in sala di rianimazione. “Alle 7,15 un medico è uscito dalla sala per dirmi che mia figlia era morta per cause a lui sconosciute”. Questa mamma, Rosa, che ha visto la figlia di 36 anni spegnersi in tre giorni, senza alcun apparente motivo, senza che in ospedale le facessero esami strumentali, si è rivolta alla magistratura. “Voglio giustizia, non cerco vendetta. Mia figlia stava bene. Era in ottima salute. Era felice. Non c’è più. E quello che è successo a lei non deve accadere a nessun altra persona. Nessun’altra mamma deve soffrire come sto soffrendo io” dice Rosa. È una mamma che sembra non abbia ancora del tutto realizzato l’entità della tragedia, non l’ha ovviamente potuta metabolizzare, sballottata com’è tra obitorio, polizia, avvocati. Difficile riuscire a spiegare a parole i sentimenti di questa donna, di questa famiglia perbene.
É indagato con un’ipotesi di reato di omicidio Giuseppe Sortino, il viceispettore della Polizia di Stato che ieri pomeriggio a Crotone ha ucciso un 44enne, Francesco Chimirri, dopo avere assistito ad un incidente stradale provocato dalla vittima che é poi fuggita. A renderlo noto, con una nota stampa, è stato il Procuratore della Repubblica, Giuseppe Capoccia. Nel comunicato della Procura si ricostruiscono le fasi che hanno preceduto e seguito l’omicidio di Chimirri, sposato e padre di quattro figli e che di professione faceva il pizzaiolo. La vittima, tra l’altro, era nota per il suo attivismo sui social, tanto da avere quasi 158 mila follower su Tik Tok.
Secondo la ricostruzione tutto ha origine da un incidente stradale a Isola Capo Rizzuto, comune limitrofo a Crotone, al quale aveva assistito Sortino. Incidente in cui era rimasto coinvolto Chimirri, il quale, anziché fermarsi per chiarire la dinamica del sinistro e le relative responsabilità, si era allontanato. É stato a questo punto che Sortino, sia pure in borghese e libero dal servizio, nel tentativo di porre Chimirri di fronte alle sue responsabilità, avrebbe inseguito la vettura condotta dal pizzaiolo, che viaggiava insieme ad un’altra persona, presumibilmente il padre, raggiungendolo a Crotone, nel quartiere “Campanaro” peraltro noto alle forze dell’ordine per essere luogo di residenza di numerosi pregiudicati. Una volta bloccate le auto, Sortino é sceso dalla sua vettura e, dopo essersi qualificato, ha chiesto delucidazioni a Chimirri su quanto era accaduto poco prima. Ne sono seguite “un’aggressione brutale”, secondo quanto riferito la Procura, ai danni del viceispettore, ed una “violenta colluttazione” al culmine della quale il poliziotto ha sparato tre colpi contro Chimirri, uno soltanto dei quali lo ha raggiunto, provocandone la morte.
Nelle concitate fasi successive, tra l’altro, il figlio di Chimirri, che aveva assistito insieme ad altri familiari, all’omicidio del padre, ha raccolto la pistola, caduta di mano al poliziotto finito in terra, ed ha tentato di sparare all’agente senza però riuscire nel suo intento. Soltanto l’arrivo dei carabinieri ha consentito di allentare la tensione e di riportare la situazione alla calma. Saranno adesso le indagini dei carabinieri a chiarire l’intera dinamica dei fatti. Lo stesso Procuratore Capoccia, tra l’altro, afferma che gli accertamenti che sono stati avviati “riguardano tutte le persone coinvolte, a vario titolo, nella vicenda”. Permangono stazionarie, intanto, le condizioni del viceispettore Sortino, che é stato ricoverato nell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Il poliziotto, che non é in pericolo di vita, ha riportato, a causa delle percosse subite nell’aggressione, gravi traumi al volto, tanto da rendere necessario un intervento chirurgico al quale sarà sottoposto a breve termine.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere il consigliere regionale Giovanni Zannini, presidente della Commissione Ambiente della Regione, indagato per corruzione e concussione, che oggi si è recato negli uffici della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) accompagnato dal suo avvocato difensore Angelo Raucci. Il legale ha depositato una memoria e, secondo quanto si è appreso, ha annunciato che il suo assistito intende rispondere dopo l’udienza del tribunale del Riesame di Santa Maria Capua Vetere chiamato a esprimersi sul sequestro del cellulare e dei supporti informatici notificatogli la scorsa settimana. Dell’inchiesta dei sostituti Gerardina Cozzolino e Giacomo Urbano (procuratore Pierpaolo Bruni) si è saputo la scorsa settimana in seguito alle perquisizioni effettuate dai carabinieri del Comando provinciale di Caserta (Reparto Territoriale di Aversa) a casa di Zannini a Mondragone e nei suoi uffici a Napoli.
All’esponente politico, che in Consiglio regionale fa parte del gruppo “De Luca Presidente”, vengono contestati due episodi di corruzione in relazione ai favori ricevuti da alcuni imprenditori – in particolare un viaggio in barca e due motorini – per il suo interessamento presso la Regione e un Comune del Casertano circa questioni che riguardavano gli operatori economici; c’è poi la concussione concernente le pressioni fatte da Zannini verso l’ex direttore sanitario dell’Asl di Caserta Enzo Iodice, che nel settembre 2023 decide di dimettersi per non sottostare alle richieste di Zannini di nominare persone a lui vicine in diversi ruoli dell’Asl, dai dipartimenti ai distretti sanitari. Per tale episodio, con Zannini è indagato anche il dirigente responsabile del settore Sanità della Regione Campania Antonio Postiglione. Gli altri indagati sono gli imprenditori Alfredo Campoli, Paolo e Luigi Griffo, Ciro Ferlotti e Giuseppe Ruggiero.
Temporali e piogge intense al centro-nord, con effetti pesanti per molti territori soprattutto per l’esondazione di fiumi e canali. In Liguria una allerta arancione per piogge intense si è subito tramutata in rossa nel Levante Ligure. Nella notte, poi, è esondato un rio a Genova, il Fegino, a cui sono seguiti allagamenti sparsi in tutta la città. Ma le precipitazioni intense hanno interessato anche altre regioni, tra cui la Lombardia – dove è esondato il Lambro – e la Toscana, soprattutto in Garfagnana ma non solo. Problemi anche in altre zone dell’Italia dal Friuli Venezia Giulia alla Tuscia. In Liguria sono aumentati i livelli dei torrenti, soprattutto nello Spezzino, monitorati costantemente dalla Protezione civile regionale. Chiuse a Genova le scuole di ogni ordine e grado.
A preoccupare sono le possibili conseguenze su un territorio già in difficoltà per la pioggia di queste ore, che hanno raggiunto oltre 300 millimetri in Valle Stura con una intensità vicina ai 100 millimetri all’ora che ha provocato smottamenti e allagamenti. “Avremo un’attenuazione dei fenomeni e una tregua, ma purtroppo sta già facendo capolino una nuova perturbazione”, ha spiegato Francesca Giannoni, direttrice del centro meteo Arpal. Lo schiaffo del maltempo ha colpito di nuovo anche la Lombardia: a Milano è esondato il fiume Lambro e per il Seveso si è corso ai ripari con l’attivazione, intorno alle 14.20, di una vasca che ha raccolto buona parte delle acque. Dalle prime ore del mattino, ha spiegato l’assessore alla sicurezza del capoluogo lombardo, Marco Granelli, sono caduti tra i 55 e i 60 millimetri di pioggia. I temporali hanno interessato anche la provincia di Varese, con una intensità tale da indurre gli organizzatori della gara ciclistica Tre Valli Varesine a optare per l’annullamento.
Piogge e temporali anche in Emilia Romagna, con una allerta arancione che sarà estesa anche a domani, quando sono attesi innalzamenti dei livelli idrometrici dei fiumi a valle nel settore centrale. Nell’Appennino centro-occidentale sono possibili frane, soprattutto nelle aree idrogeologiche più fragili. Forti precipitazioni anche nel centro-nord della Toscana, soprattutto a Minucciano (Lucca), in Garfagnana – dove sono caduti oltre 160 millimetri di pioggia – e a Comano (Massa Carrara). “Nelle prossime ore – ha avvertito il governatore Eugenio Giani – le precipitazioni a prevalente carattere di rovescio o temporale tenderanno a interessare il territorio con linee temporalesche, tra la costa livornese e l’entroterra fiorentino, l’Aretino, il Grossetano e il Senese”.
Danni anche in Umbria: nei pressi di Orvieto, in provincia di Terni, le strade sono diventate impercorribili per le grandi quantità di acqua, con problemi alle campagne, comprese le reti fognarie e i canali di scolo dei centri abitati. Problemi anche in Alto Adige: la Provincia di Bolzano ha deciso di installare barriere sul lungofiume come misura precauzionale, ma soltanto per motivi precauzionali, hanno assicurato i vigili del fuoco. Nei prossimi giorni si dovrà prestare attenzione anche al livello delle acque di falda a causa della piena dell’Isarco che durerà diversi giorni.