Collegati con noi

Politica

Il Pd di Napoli lancia la sua campagna elettorale: 24 nomi per il Parlamento, polemiche su assenti

Pubblicato

del

Sono 24 i candidati che il Pd di Napoli invia a Roma per l’ok, 24 nomi da giocarsi tra Camera e Senato, tra proporzionale e sfide maggioritarie tra Napoli e provincia. Una lista che e’ stata consegnata oggi al commissario della Campania del Pd Francesco Boccia dopo all’approvazione unanime al termine della direzione di Napoli che ha riunito i dem al Teatro Piccolo di Fuorigrotta, in un sabato mattina con la citta’ mezza deserta dai napoletani e occupata dai turisti, mentre al Teatro il Pd lancia la campagna elettorale “casa per casa”, come dice uno dei partecipanti, ricordando la tradizione e andando oltre il web. In campo, da prim’attore con i big locali, il ministro della Cultura, Dario Franceschini. “E’ una partita in salita – spiega dal palco Antonio Marciano, membro della direzione nazionale, che torna a candidarsi – che parte in questa sala dove non vedo consiglieri comunali e regionali e non vedo molti uscenti”. Un riferimento anche a Raffaele Topo, Paolo Siani, parlamentari uscenti, ma anche all’ex segretario Luigi Cimmino e al consigliere regionale Massimiliano Manfredi, entrambi candidati. Assenze che il commissario Boccia sottolinea dicendo a margine “dico a tutti di vivere il Pd sempre: era meglio che ci fossero stati anche se la candidatura non si decide sulla presenza. Ma oggi abbiamo vissuto una bella discussione e consiglio a tutti del Pd di vivere queste cose 365 giorni l’anno”. Marciano sottolinea le linee della destra “da Salvini su Lampedusa, a Berlusconi sulle pensioni per le casalinghe e le spese dentistiche gratis per gli anziani. Noi lavoriamo sul contrasto al lavoro mal pagato e alla poverta’ ma aggiungiamo anche con quali risorse lo faremo. La battaglia elettorale c’e’ e bisogna combattere con il coraggio segno di autorevolezza e stile, oggi non entri nei libri di storia ma neanche nei titoli di coda del Corriere dei Piccoli”. Sul palco, dove assiste al dibattito anche Paolo Mancuso, assessore all’ambiente di Napoli e presidente del Pd partenopeo, sale la senatrice ricandidata Valeria Valente: “Il dovere dei parlamentari uscenti – sottolinea – e’ di dover essere qui oggi. Chi manca credo sia su altri impegni istituzionali. Ma ognuno di noi deve dare conto di quello che abbiamo fatto in questi anni, in stagioni complicate al Senato in cui pero’ il Pd ha sempre tenuto la barra dritta. Abbiamo lavorato con la scienza nella pandemia, abbiamo portato in Parlamento il si’ all’europeismo e alla fine, nonostante una minore rappresentanza, ci siamo caricati Paese. Ora il passo avanti ulteriore e’ che trasmettiamo al Sud e alle donne una possibilita’ di riscatto vero”. Un riscatto, spiega il candidato Leonardo Impegno, sostenuto dalla “speranza di vincere che arriva – dice – dalla spaccatura forte di Forza Italia che determina l’identita’ del nuovo centrodestra. Le uscite di Gelmini, Brunetta, Carfagna lasciano Forza Italia nelle mani di Salvini e Meloni, facciamo capire bene questo agli elettori”. Elettori che a Napoli hanno premiato lo scorso anno l’alleanza Pd-5S, eleggendo Manfredi sindaco al primo turno: “A Napoli – dice il candidato Leonardo Impegno – c’e’ stato il 70% di voti per Manfredi, da cui se togli il 10% del Movimento 5 Stelle, ti resta la dimostrazione che c’e’ un campo di centrosinistra, energie che possiamo intercettare per vincere le elezioni nella citta’ e in Regione”. Un’idea ambiziosa, per la quale serve una lotta, come spiega Venanzio Carpentieri, ex segretario di Napoli ed ex sindaco di Melito: “Tante campagne elettorali – dice – sono state affrontate come una salita impervia. Oggi il Pd deve avere la capacita’ di tirare fuori unghie e coraggio, con una identita’ piu’ netta e forte. Lo faremo, tutti insieme”.

Advertisement

In Evidenza

Canfora a giudizio per diffamazione aggravata: Meloni gli chiede 20mila euro

Pubblicato

del

Andrà a processo a Bari, con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti della premier Giorgia Meloni, che ha chiesto un risarcimento di 20mila euro, lo storico e filologo Luciano Canfora, 82 anni, professore emerito dell’università di Bari, intellettuale di sinistra e opinionista. La decisione è stata presa oggi pomeriggio dalla giudice Antonietta Guerra, che nel rinviarlo a giudizio ha ritenuto necessaria un’integrazione probatoria sulle parole pronunciate dal filologo in sede di dibattimento.

Il processo inizierà il 7 ottobre. Al suo arrivo in Tribunale, camminando appoggiato ad un bastone, Canfora è stato accolto dagli applausi di alcuni manifestanti. La vicenda risale all’11 aprile 2022 quando Meloni era leader di Fratelli d’Italia e parlamentare all’opposizione del governo Draghi.

Nel corso di un incontro con gli studenti del liceo scientifico ‘Enrico Fermi’ di Bari dedicato alla guerra in Ucraina, Canfora la definì “neonazista nell’anima”, “una poveretta”, “trattata come una mentecatta pericolosissima”. Partì subito la querela e la Procura di Bari, dopo aver chiesto la citazione diretta in giudizio del professore, oggi ne ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio.

La premier si è costituita parte civile chiedendo, tramite l’avvocato Luca Libra, anche un risarcimento danni da 20mila euro. Secondo il legale, infatti, con le sue parole Canfora avrebbe “leso l’onore, il decoro e la reputazione” di Meloni, “aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita”.

“La domanda risarcitoria – scrive ancora il legale – è motivata, anzitutto, dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all’onore e all’immagine” di Meloni. Di parere opposto il difensore dello storico, Michele Laforgia che aveva chiesto il proscioglimento del suo assistito “perché il fatto non sussiste, o perché non costituisce reato, o perché comunque non punibile per esercizio del diritto di critica politica”.

“La premier sarà sicuramente chiamata a deporre in aula”, ha annunciato inoltre, spiegando che, “sapevamo che, se avessimo dovuto approfondire il tema del ‘neonazismo nell’animo’ nel merito sarebbe stato necessario sentire la persona offesa dal reato”, “e forse acquisire” in dibattimento “una massa importante di documenti biografici, bibliografici, autobiografici”. “Resto convinto – ha aggiunto Laforgia – che un processo per un giudizio politico per diffamazione non si possa fare e non si debba fare, e che sia molto inopportuno farlo quando dall’altra parte ci sia un potere dello Stato”.

Canfora, professore di filologia greca e latina nell’università di Bari dal 1975, ha insegnato anche papirologia, letteratura latina, storia greca e romana. Autore di saggi di storia antica e contemporanea, per anni è stato iscritto al Partito comunista italiano e ha poi aderito a Rifondazione comunista.

Continua a leggere

Politica

Usigrai, via Ranucci e Sciarelli? I vertici non difendono la Rai

Pubblicato

del

“Indiscrezioni di stampa danno per imminente l’addio alla Rai anche di altri due volti importanti dell’azienda, Sigfrido Ranucci e Federica Sciarelli. Due professionisti che per Usigrai sarebbero una perdita ancor più dolorosa perché si tratta di giornalisti interni da sempre impegnati nella ricerca della verità attraverso inchieste che hanno fatto la storia dell’azienda”. A sottolinearlo, in una nota, è l’esecutivo dell’Usigrai.

“Peraltro, è notizia di questi giorni – aggiunge il sindacato – la decisione della Rai di cancellare le repliche di Report dal palinsesto estivo. Si rinuncia a un prodotto di qualità a costo zero pur di rimuovere Ranucci dal servizio pubblico. Ci chiediamo se il mandato di questo vertice – che il governo si appresta a riconfermare, almeno in parte – sia quello di distruggere la Rai. Si fanno investimenti fallimentari, si chiedono sacrifici ai dipendenti, si taglia il budget delle redazioni con ripercussioni inevitabili sulla qualità del prodotto e al contempo si perdono pezzi importanti dell’identità Rai, con gravi danni per gli ascolti e il bilancio. Una situazione inaccettabile sia per il tradimento della missione della Rai servizio pubblico, sia dal punto di vista sindacale per la progressiva riduzione del perimetro occupazionale che le scelte del vertice comportano”.

Continua a leggere

In Evidenza

Dl Pnrr: passa la fiducia alla Camera, 185 sì

Pubblicato

del

La Camera ha approvato la fiducia posta dal governo sul decreto Pnrr. I voti a favore sono stati 185, quelli contrari 115, 4 gli astenuti. . Il decreto dovrà avere il via libera definitivo dalla Camera e poi passerà all’esame del Senato.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto