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Cronache

Il Papa a sorpresa da Francesco: riprendiamo il cammino

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Prima al ‘suo’ santuario poi sulla tomba di Francesco, per “riprendere” quel cammino avviato dal suo predecessore, così come annunciato a tutti i cardinali nell’incontro della mattina. La prima visita fuori dalle mura vaticane di Leone XIV (con Papa Francesco, nella foto di Imagoeconomica) si snoda tra Genazzano e Santa Maria Maggiore, nel solco della preghiera alla Madonna e dell’omaggio a Bergoglio, in un viaggio a sorpresa che dai Castelli romani l’ha portato fino al cuore di Roma. Ad accoglierlo la festa dei fedeli, al ritmo cadenzato di ‘viva il Papa’ in una sorta di prova generale in vista del primo Regina Caeli di domani a piazza San Pietro e della cerimonia di domenica 18 maggio, quando ci sarà l’insediamento ufficiale.

Durante le due ore di incontro privato con i porporati nell’aula nuova del sinodo, Robert Francis Prevost ha di fatto tracciato quelle che saranno le linee del suo pontificato: nel segno della continuità con Bergoglio, come aveva già fatto capire nel discorso dalla Loggia delle Benedizioni, ma pronto anche ad affrontare le nuove sfide come l’intelligenza artificiale, così come fece Leone XIII – a cui evidentemente si ispira – con la rivoluzione industriale.

“La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità” ha detto definendosi “umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo”. Umiltà e devozione, valori agostiniani ed elementi cardine del suo ministero ed impressi anche nel suo stemma papale, con il motto dedicato proprio a Sant’Agostino e il giglio mariano: ‘In Illo Uno Umum’ in latino, ‘nell’unico Cristo siamo uno’. Chiusi gli impegni “istituzionali”, Prevost si è preso il suo primo bagno di folla. Prima ha deciso di visitare a sorpresa il santuario della Madre del Buon Consiglio di Genazzano, piccolo borgo di poco più di cinquemila anime che osserva Roma dall’alto dello sperone di tufo su cui è edificato.

Un luogo simbolico, custodito dagli agostiniani come lui, dove da sempre si riunisce in preghiera ogni volta che riceve una nomina importante. L’ha fatto da presbitero e ha continuato a farlo da vescovo e da cardinale. Lo scorso anno, il 25 aprile, era stato lui a celebrare la messa in occasione della Festa della “Venuta” della Madre del Buon Consiglio. Una visita privata che, inevitabilmente, si è trasformata in un momento di festa per tutto il paese. “La gente mormora – racconta una signora -, avevo saputo che stava arrivando e mi sono precipitata qui. Sono stata la prima a salutarlo, ma non sono riuscita a dire niente”. Lungo la strada, a bordo del van nero, Leone XIV ha salutato i passanti con la mano, trovando anche il tempo di benedire un bambino direttamente dal finestrino del mezzo.

“Ho voluto tanto venire qui in questi primi giorni del nuovo ministero che la Chiesa mi ha consegnato, per portare avanti questa missione come successore di Pietro”, le sue parole durante la visita, prima di tornare sul sagrato e salutare i tantissimi fedeli, affacciati anche su finestre e balconi. “Avete un dono così grande, quello della presenza della Madonna, ma vuol dire che avete anche una grande responsabilità, come quella di una mamma con i propri figli, dovete essere anche fedeli”, il suo invito. Risalito sul van, Leone XIV manda gli ultimi saluti dal finestrino e l’auto riprende il viaggio verso il Vaticano.

Ma prima di rientrare nelle mura leonine il convoglio si ferma per l’ultima – quanto mai significativa – tappa a sorpresa. La basilica di Santa Maria Maggiore, proprio come fece Bergoglio quando lasciò il Gemelli dopo il ricovero. Un omaggio alla tomba del suo predecessore, con la rosa bianca tanto cara a Francesco, e alla Salus Populi Romani. A quell’icona di fronte la quale Francesco adorava ritirarsi in preghiera prima e dopo ogni viaggio. Un simbolico passaggio di testimone sotto lo sguardo della Madonna.

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Cronache

La piccola orsa trovata in Molise ha completato lo svezzamento

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L’orsetta Nina, trovata a maggio da sola nei pressi di Pizzone (Isernia) è stata trasferita in un ambiente più simile alle condizioni naturali in cui dovrà vivere una volta libera. Lo ha reso noto il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con un post sui canali social. “Nina era stata trovata nei pressi di Pizzone (Isernia) all’inizio di maggio – si legge nel post – allevata con l’obiettivo di essere reintrodotta in natura non appena le condizioni lo permetteranno. Sabato scorso, i tecnici del Parco, biologi e veterinari, hanno provveduto a trasferire Nina in una nuova struttura.

L’orsetta ha completato con successo lo svezzamento, seguendo il protocollo sviluppato con il supporto di esperti internazionali, sia europei sia nordamericani. Ora può vivere in un ambiente più adatto alle sue esigenze attuali, molto più simile a ciò che incontrerà una volta tornata libera. Si tratta di un ampio recinto immerso nella natura, dove potrà continuare a crescere e prendere peso”. Nel post si ricorda anche che il nome dato all’orsetta “è stato selezionato dopo il concorso lanciato in occasione della seconda edizione della giornata dedicata all’orsa Amarena. Abbiamo deciso di accogliere la proposta degli studenti dell’Istituto Comprensivo “Gesuè” di San Felice a Cancello (Caserta), che hanno suggerito proprio il nome Nina”.

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Cronache

Omicidio Giulia Tramontano, legali di Impagnatiello: nessun agguato, fu un errore dettato dal narcisismo

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Non un agguato pianificato, ma un delitto “maldestro”, frutto di “errori” e di una personalità narcisistica incapace di sopportare il crollo della propria immagine. È questa la linea della difesa di Alessandro Impagnatiello, l’ex barista dell’Armani Café condannato all’ergastolo per l’omicidio della compagna Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, assassinata a Senago il 27 maggio 2023.

Mercoledì si apre il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Milano. L’avvocata Giulia Geradini, che difende l’imputato, chiederà di riformare la sentenza di primo grado, sostenendo che l’omicidio non fu premeditato ma la conseguenza tragica di una relazione doppia che Impagnatiello “avrebbe voluto interrompere”, ma che non è riuscito a gestire, sopraffatto dalla necessità di preservare un’immagine pubblica costruita con cura.

Le richieste della difesa: escludere le aggravanti

La difesa punta a escludere le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, non riconosciute dal gip Angela Laura Minerva già nella convalida del fermo, e chiederà il riconoscimento delle attenuanti generiche. Se accolte, queste richieste potrebbero ridurre la condanna a 30 anni.

Secondo l’avvocata, non ci sarebbe “alcuna prova” di un omicidio studiato nei dettagli: la dinamica sarebbe invece “grossolana e maldestra”, come dimostrerebbe il modo in cui Impagnatiello ha cercato di disfarsi del cadavere — bruciandolo con alcol e benzina — e di simulare la scomparsa della 29enne per quattro giorni, spostandone il corpo tra il box, la cantina e l’auto prima di abbandonarlo in un’intercapedine.

L’accusa: 37 coltellate e un corpo dato alle fiamme

La ricostruzione fatta dalla Corte in primo grado parla di 37 coltellate inferte tra le 19.05 e le 19.30 del 27 maggio. Un gesto di violenza estrema, seguito dal tentativo di cancellare ogni traccia, mentre il corpo della giovane, scopertasi poco prima tradita da una collega del compagno, veniva occultato per giorni.

A sostenere l’accusa in aula sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, che si opporrà alla richiesta della difesa e chiederà la conferma dell’ergastolo.

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Cronache

Attentati a commissariato e caserma CC per vendetta, un arresto

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Arrestato il presunto autore degli attentati incendiari avvenuti a febbraio scorso nelle sedi della compagnia carabinieri di Castel Gandolfo e del commissariato di polizia di Albano Laziale, vicino Roma. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati, del ROS, e gli agenti della Digos di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Velletri su richiesta della Procura, nei confronti di un 34enne di origine egiziana, regolare sul territorio nazionale e con precedenti di polizia. E’ accusato di strage politica, ovvero commessa allo scopo di attentare alla sicurezza dello Stato. Il movente sarebbe legato a un rancore profondo e persistente nei confronti delle forze dell’ordine locali, maturato nell’ambito di vicende personali.

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