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Il ministro Bussetti ribadisce: non usare cellulari in classe. Ma niente guerre, sono utili anche per la didattica

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“Eliminare i cellulari dalle classi va bene, ma non dimentichiamo che questi strumenti possono essere utili per la didattica, in particolare quella innovativa, nella quale si usano i device”. Lo ha ribadito il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ritornando sul tema aperto dalle proposte di legge presentate alla Camera sul tema dell’educazione civica e della regolamentazione dei telefonini a scuola. Bussetti ha detto che “con la legge andiamo avanti. Poi all’interno della stessa legge prevederemo un regolamento che permetta alle scuole di utilizzare gli strumenti per una didattica innovativa. Siamo di fronte all’autonomia scolastica su questo tema. Si sta rinnovando la didattica, che prevede anche l’uso di questi strumenti; ma per utilizzarli per questo. non per altri fini”. “Noi partiamo dall’educazione civica – ha ribadito – all’intero ci sono varie aree, dall’educazione alla salute al quella dell’educazione stradale, proprio per abituare i ragazzi alle buone pratiche. Ma dobbiamo ricordare che abbiamo di fronte ragazzi nuovi, che nascono digitali, per loro e’ una cosa normalissima l’uso di questi strumenti. Ma devono capire che esistono utilizzi sbagliati, come il cyberbullismo”.
Anche per il garante dell’Infanzia e adolescenza del Lazio, Jacopo Mazzetti, “i cellulari devono rimanere nelle cartelle. E’ meglio che gli studenti restino concentrati durante le lezioni, che non li usino per fare filmati. Inoltre i ragazzi devono imparare a vivere nel mondo reale e non in quello virtuale. Poi, non dimentichiamoci l’aspetto legato alla salute: secondo gli studi piu’ recenti questi strumenti possono essere nocivi, quindi e’ importante utilizzarli il meno possibile”. Intanto a Roma una scuola si propone come “cellular free”: lo ha deciso dopo una lunga sperimentazione, l’Istituto Massimo. Tutti gli alunni, dalle elementari ai Licei Classico Internazionale e Liceo Scientifico Internazionale, devono consegnare all’ingresso ogni mattina ai bidelli tutti i telefoni cellulari personali che vengono posti all’interno di un contenitore trasparente e riconsegnati all’uscita. Per il Padre Giovanni La Manna, direttore generale dell’Istituto, “la priorita’ e’ il bene maggiore dei ragazzi, loro hanno la possibilita’ di trasformare questo mondo, di renderlo giusto, di dare le giuste priorita’, quindi la persona al primo posto. I nostri ragazzi sono persone e ci sforziamo di crescere con loro in giustizia e attenzione al prossimo”. “Il divieto e’ stato introdotto per offrire agli studenti dell’Istituto Massimo una opportunita’, per creare uno spazio libero per farli crescere e ragionare liberamente, senza la pressione generata da tutte le App che devono ‘monetizzare’ i loro servizi apparentemente offerti gratuitamente. Uno spazio in cui ci sia ancora posto per relazioni interpersonali non mediate per forza dalla tecnologia”, conclude il direttore.

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Il giallo della scomparsa di Valentina Greco in Tunisia, ritrovata in casa viva

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E’ stata ritrovata e sta bene Valentina Greco, la 42enne cagliaritana che era sparita da 10 giorni in Tunisia. L’ultima telefonata la sera del 9 luglio, con la madre. Poi più nulla. La donna risiedeva da alcuni anni a Sidi Bou Said, in Tunisia. A dare notizia del ritrovamento della donna è stata la Farnesina, e la famiglia è stata informata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Secondo quanto si apprende da fonti qualificate la donna è stata ritrovata dalla polizia all’interno della sua casa a Tunisi. La 42enne, sempre secondo le stesse fonti, sembra si stesse nascondendo. Sono quindi al momento da chiarire i motivi del suo comportamento. “Vogliamo capire bene cosa sia successo, quindi no comment”, afferma Alessio Greco, fratello della 42enne di Cagliari.

La madre di Valentina, Roberta Murru, non ha nascosto la sua gioia: “Sono felicissima – ha detto – ci ho appena parlato. La gendarmeria l’ha trovata in casa, era priva di sensi: è stata portata subito in ospedale. Ci siamo sentite: non so altro, so solo che sta bene. Non poteva aver lasciato i gatti a casa da soli, lo sentivo. Era un particolare fondamentale”. La mamma si sta preparando per raggiungere al Valentina: “Stiamo preparando tutto per andare subito da lei”.

La vicenda mostra contorni da chiarire e le indagini, con ogni probabilità, cercheranno anche di verificare se ci sia un nesso con l’impegno di Valentina come attivista dei diritti umani, con particolare attenzione ai diritti delle donne. Le ricerche delle autorità locali, in collegamento con i carabinieri di Cagliari che avevano raccolta la denuncia di scomparsa da parte della famiglia, hanno portato i frutti sperati. Del caso si è occupata anche la Farnesina, che segue le vicende degli italiani all’estero. La polizia tunisina aveva già effettuato un sopralluogo nell’appartamento della donna, risultato in ordine, anche se mancherebbero computer e telefono cellulare. La famiglia ha passato giorni di ansia.

Il padre Giovanni Greco e la madre Roberta Murru gestiscono un’edicola in via Is Mirrionis a Cagliari, a pochi metri dall’ospedale Santissima Trinità. Hanno deciso di non abbassare la saracinesca, continuano a recarsi al lavoro nella speranza di ricevere, al più presto, notizie confortanti dalla Tunisia, che ora sono finalmente arrivate. “Il 9 luglio Valentina mi ha detto, mamma ci sono problemi con la linea, abbi pazienza due giorni e sistemo la questione – raccontava la madre -. Non dormiamo la notte, non mangiamo.

Io per due giorni sono stata tranquilla, poi quando non rispondeva più e mi hanno chiamato anche le amiche che non riuscivano a mettersi in contatto, abbiamo tentato di contattarla in tutti i modi, sia tramite WhatsApp che tramite il numero arabo. Il cellulare risulta spento, ho mandato una mail per vedere se magari aveva problemi col telefono ma non ha risposto neanche alla mail”. La famiglia è stata in ansia sia per i problemi di salute di Valentina sia per quanto raccontato dalle amiche. Di recente la donna avrebbe ricevuto delle pesanti avances da un uomo del posto. Avances che lei ha rifiutato. Ora temono il peggio.

“L’uomo respinto da mia sorella – afferma Alessio Greco, 44 anni – lavora nella zona dove abita Valentina. Non posso dire altro, ci sono delle indagini in corso, ma vorrei sicuramente saperne molto di più. La pista dell’Islam? Mia sorella è affascinata dalla cultura del posto, ma non ha mai detto o fatto capire di essere affascinata dalla religione. Tra l’altro è molto attenta ai diritti delle donne, non pensiamo a una misteriosa conversione. Ma non escludiamo nulla”.

“Valentina – raccontava la madre – anni fa quando viveva a Roma ha avuto un’embolia polmonare abbastanza grave, è stata salvata per miracolo ma da allora prende dei farmaci anticoagulanti. Non può fare a meno di questi farmaci, e i medici ci dissero che rischia un’emorragia interna se avesse preso qualche colpo, per cui il primo pensiero è stato che magari ha avuto un incidente”. “Voglio cercarla personalmente in tutti gli ospedali della zona – rincarava il fratello Alessio – potrebbe essersi sentita male, magari senza documenti, ed essere ricoverata”. Ora il peggio è passato ma la famiglia vuole sia fatta piena luce su questi 10 giorni in cui Valentina è scomparsa.

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‘Morte a 5 mesi è innaturale’, i funerali del piccolo Michael

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“La natura a volte può compiere il male. La morte, specie se riguarda un bimbo di cinque mesi, è qualcosa di innaturale. Ma c’è anche la consapevolezza che Michael sia già in paradiso e che contempli il volto del signore”: lo ha detto don Luca Fanfarillo, parroco della chiesa della Madonna del Rosario, nella frazione di Mole Bisleti ad Alatri, durante i funerali del piccolo Michael, il bimbo di 5 mesi morto nel sonno in un resort di Carovigno in provincia di Brindisi, dove i genitori erano in vacanza. Il parroco ha ricordato come solo qualche settimana fa il piccolo Michael durante il battesimo gli prese la mano: “ora – ha proseguito – è un piccolo angelo che prende la mano di ognuno di noi e che ci accompagnerà nel nostro cammino, che sarà sempre con noi”.

L’altro giorno c’è stata l’autopsia sulla salma del bambino, servirà per stabilire le cause del decesso. Secondo una prima ricostruzione, Michael dormiva nel lettone con i genitori, lui commerciante ambulante e lei operaia in una fabbrica del frusinate, protetto da due cuscini. Intorno alle 3.30 il padre si è accorto che il piccolo era immobile e cianotico. Scattati i soccorsi, gli operatori del 118 hanno tentato disperatamente di rianimarlo prima sul posto, poi durante il trasporto all’ospedale “Perrino” di Brindisi, dove però il neonato è arrivato privo di vita.

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Taranto, sparatoria a rione Tamburi: morti Carmelo Nigro e Pietro Caforio

Conflitto a fuoco a Taranto: morti Carmelo Nigro e Pietro Caforio. Michele Caforio confessa l’omicidio, si attende la convalida del fermo.

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Sale a due vittime il bilancio del violento conflitto a fuoco avvenuto la sera del 16 luglio in via Machiavelli, nel rione Tamburi di Taranto. Dopo la morte del 45enne Carmelo Nigro, deceduto poco dopo l’arrivo in ospedale, questa mattina è stato dichiarato clinicamente morto anche Pietro Caforio, 34 anni, gravemente ferito nella sparatoria.

La ricostruzione: scontro tra clan per il controllo del traffico di droga

Secondo le prime risultanze investigative, il movente della sparatoria sarebbe legato a contrasti per il controllo delle piazze di spaccio nella città vecchia di Taranto. La scena che si è consumata in via Machiavelli ha visto l’esplosione di diversi colpi d’arma da fuoco. A farne le spese sono stati quattro uomini: oltre ai due deceduti, è rimasto gravemente ferito Michael Nigro, 20 anni, figlio di Carmelo, attualmente ancora in ospedale. Vincenzo Fago, 65 anni, ha invece riportato una ferita non grave alla gamba sinistra.

Michele Caforio interrogato in carcere: “Ho ucciso Carmelo Nigro”

Nella giornata di oggi, Michele Caforio, 37 anni, fratello di Pietro, è stato interrogato in carcere dal gip Giovanni Caroli. Caforio era stato fermato nei giorni scorsi con l’accusa di omicidio di Carmelo Nigro, tentato omicidio di Michael Nigro, con l’aggravante del metodo mafioso, e per porto e detenzione illegale di arma da fuoco.

Difeso dagli avvocati Franz Pesare e Pasquale Blasi, l’indagato ha ammesso le proprie responsabilità, confermando quanto già emerso dalle intercettazioni ambientali in cui aveva confessato l’omicidio. Secondo la sua versione, avrebbe reagito dopo che Carmelo Nigro aveva sparato a suo fratello Pietro, colpendolo alla testa e al torace.

Attesa per la convalida del fermo

Al termine dell’interrogatorio, si attende ora la decisione del gip sulla convalida del fermo. Con ogni probabilità verrà disposta l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 37enne.

Il decesso di Pietro Caforio: confermato dai medici

L’Asl di Taranto ha comunicato che Pietro Caforio, ricoverato in rianimazione, è stato dichiarato clinicamente deceduto alle 8.15 di questa mattina. Come previsto dalla legge, sono state avviate le sei ore di osservazione e, al termine, il collegio medico ha certificato il decesso.

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