Il lander privato Athena della compagnia texana Intuitive Machines ha toccato il suolo lunare, ma i tecnici stanno ancora valutando dati e immagini inviati a Terra per capire l’esatta condizione del veicolo, considerate alcune anomalie riscontrate nella durata dell’accensione dei motori durante la discesa. Al momento sembra che il lander riesca comunque a produrre energia. Maggiori informazioni verranno fornite durante una conferenza stampa prevista per le 22,00 ora italiana.
Dopo i 15 minuti previsti per la discesa verso il suolo lunare, dalla sala di controllo della missione non è arrivato l’atteso annuncio della riuscita dell’allunaggio. I dati inviati a Terra dal lander indicavano infatti un’accensione dei motori più prolungata del previsto. Questa anomalia ha messo subito in allerta i tecnici, che hanno iniziato a valutare freneticamente dati e immagini della discesa per cercare di capire la condizione di Athena. Dopo diversi minuti di attesa, Tim Crain della Intuitive Machines ha detto “siamo sulla superficie”, ma non è stato possibile confermare la perfetta riuscita dell’allunaggio. Una volta constatato che i motori fossero spenti, sono stati disattivati gli elementi del lander che non servivano più ed è stato confermato che il veicolo produce energia.
Per capire se Athena si è posato sul suolo lunare con il giusto orientamento bisognerà attendere l’arrivo di nuove immagini. Nel frattempo la diretta video dalla sala di controllo è stata interrotta. C’è grande attesa per conoscere l’esito di questo allunaggio nella regione di Mons Muton, a circa 160 chilometri dal polo sud: si tratta dell’atterraggio più vicino al polo mai tentato finora, nonché il terzo allunaggio di un lander privato, il secondo di questa settimana. Restano anche da capire le condizioni dei carichi scientifici a bordo di Athena, soprattutto il rover esplorativo Mapp, il robot ‘cavalletta’ Grace, il modulo Prime-1 formato da una trivella e uno spettrometro e il Lunar Surface Communications System di Nokia per la connettività cellulare 4G/Lte.
La navetta Crew Dragon Freedom si è sganciata dalla Stazione Spaziale per iniziare il viaggio verso Terra. A bordo gli astronauti della Nasa Suni Williams e Butch Wilmore, arrivati sulla Iss a giugno 2024 con la Starliner della Boeing e rimasti bloccati per 9 mesi per i problemi tecnici della navetta. Con loro il comandante Nick Hague della Nasa e Aleksandr Gorbunov dell’agenzia spaziale russa Roscosmos. L’ammaraggio, previsto alle 22,57 italiane al largo delle coste della Florida, segnerà la conclusione della missione Crew 9 partita a settembre con 2 astronauti anzichè 4 per consentire il rientro di Williams e Wilmore.
Con la navetta Crew Dragon agganciata nelle scorse ore alla Stazione spaziale internazionale, sono arrivati in orbita due nuovi esperimenti finanziati dall’Agenzia spaziale italiana: Iris, che monitorerà in tempo reale le radiazioni ricevute dagli astronauti, e Drain Brain 2.0, per la misurazione non invasiva di importanti parametri cardiovascolari. “I risultati contribuiranno ad aumentare la conoscenza dell’ambiente radiativo in cui operano gli astronauti e forniranno indicazioni sull’adattamento del sistema cardiovascolare in condizioni di microgravità”, spiega Barbara Negri, responsabile Ufficio Volo Umano e Sperimentazione dell’Asi.
“L’ambiente ostile, la lunga durata del viaggio e le radiazioni cosmiche sono fra i principali ostacoli che gli astronauti dovranno affrontare per voli di lunga durata verso la Luna o Marte”. L’esperimento Iris, realizzato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare – Ttlab insieme all’Università di Bologna, ha come obiettivo quello di monitorare in tempo reale la quantità di radiazioni ionizzanti ricevute durante le attività quotidiane dagli astronauti. Prevede l’utilizzo di dosimetri personali attivi, ovvero sensori realizzati con materiali innovativi che rileveranno e trasmetteranno in tempo reale alla centrale operativa la dose di radiazioni ricevuta da chi li indossa, permettendo di attivare un allarme immediato in caso di sovraesposizione.
L’esperimento Drain Brain 2.0, realizzato in collaborazione con l’Università di Ferrara, prevede che gli astronauti indossino uno strumento progettato per rilevare e monitorare in modo non invasivo alcuni importanti parametri per la salute cardiovascolare. Nello specifico, saranno rilevati i segnali di flusso nella vena giugulare e nell’arteria carotide, i vasi principali del cosiddetto asse cuore-cervello. Oltre a valutare l’adattamento fisico degli astronauti all’ambiente spaziale, questo studio potrà avere importanti ricadute anche per l’assistenza sanitaria a distanza delle persone con scompenso cardiaco.
La Stazione Spaziale Internazionale è di nuovo affollatissima: sono in 11 a bordo, dopo l’arrivo dei quattro astronauti della missione Crew 10 con la navetta Crew Dragon Endurance, accolti con un grande entusiasmo. La loro presenza permette infatti di organizzare finalmente il rientro a Terra di Sunita Williams e Butch Wilmore, i due astronauti della navetta Starliner arrivati a bordo nel giugno 2024 dopo un viaggio avventuroso e rimasti bloccati per nove mesi.
La Nasa prevede che potranno tornare a Terra non prima del 19 marzo, Dopo due rinvii, la navetta Crew Dragon Endurance è stata lanciata con un Falcon 9 nella notte fra il 15 e il 16 marzo. A bordo l’astronauta Anne McClain, al comando, della Nasa come il pilota Nichole Ayers, con loro l’astronauta Takuya Onishi dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa e il cosmonauta Kirill Peskov dell’agenzia spaziale russa Roscosmos. Dopo un viaggio di 28 ore la navetta di SpaceX si è agganciata al modulo Harmony della Stazione Spaziale. Quando si è aperto il portello, i quattro astronauti sono stati accolti dall’equipaggio della Expedition 72, del quale oltre a Sunita Williams e Butch Wilmore fanno parte Nick Hague, Don Petitt, anche loro della Nasa, e i cosmonauti Aleksandr Gorbunov, Ivan Vagner e Alexey Ovchinin della Roscomos.
Quest’ultimo è l’attuale comandante della Stazione Spaziale Internazionale, dopo il passaggio di consegne avvenuto con Suni Williams nei giorni scorsi. A bordo ci sono quindi sei americani, quattro russi e un giapponese. Con l’arrivo della Crew 10 si può dare il via libera ai preparativi per il ritorno di Williams e Wilmore. I due rientreranno a Terra con i colleghi Nick Hague della Nasa e Aleksandr Gorbunov della Roscosmos, che erano arrivati sulla Stazione Spaziale Internazionale a fine settembre con la missione Crew-9. Hague e Gorbunov erano partiti soltanto in due in modo da lasciare gli altri due posti a bordo per i due della Starliner nel viaggio di ritorno. A metà febbraio la Nasa aveva annunciato di voler anticipare il rientro dei due astronauti rivedendo il calendario dei voli in modo da anticipare la missione Crew 10 facendo volare la navetta Crew Dragon Endurance invece di quella inizialmente prevista, che avrebbe richiesto tempi più lunghi. Un’operazione frutto di una “flessibilità operativa” resa possibile “dalla partnership incredibile tra Nasa e SpaceX e l’agilità che SpaceX continua a dimostrare”, aveva detto allora Steve Stich della Nasa.
Non sono mancati nemmeno polemiche e sospetti sulle condizioni di salute di Williams e Wilmore, esplosi a partire dal 24 settembre scorso, quando la Nasa ha pubblicato sul suo blog e sui social una foto di Sunita Williams con il volto che appariva più scavato e spigoloso del solito. Voci allarmistiche sulle condizioni di salute dell’astronata hanno cominciato a correre sulla rete, alimentate anche in seguito al breve ricovero di uno dei membri della missione Crew 8. Nessuna di queste vocì è mai stata confermata e Williams, una veterana dello spazio non nuova nemmeno a missioni di lunga durata, ha avuto in questi mesi dalla Iss un’intensa attività di collegamenti e conferenze, soprattutto con scuole, nonchè il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale.