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Politica

Il Governo vuole riformare il Csm, Bonafede porta l’allarme al Colle

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Divisi su quasi tutto, Lega e cinquestelle ritrovano l’unita’ nell’invocare la riforma del Csm dopo lo bufera esplosa a palazzo dei Marescialli per la nomina del nuovo procuratore di Roma. A parlare della necessita’ di un “intervento urgente” e’ in primo luogo il Guardasigilli Alfonso Bonafede che in serata si e’ recato al Colle per un colloquio di circa mezz’ora con il capo dello Stato. Al presidente Mattarella il ministro della Giustizia, fanno sapere da via Arenula, “in un momento molto delicato legato alle vicende che hanno investito il Csm, ha sentito il bisogno di rappresentare la sua preoccupazione”. Bonafede ha inoltre parlato “dell’importanza di una reazione, di un piano di riforme, su cui le istituzioni siano compatte”. Massimo riserbo al Quirinale. Sulla stessa linea del Guardasigilli il suo collega dell’Interno Matteo Salvini, che – prima del colloquio tra Bonafede e il capo dello Stato – si e’ detto “sicuro” che anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella “dira’ o fara’ qualcosa” sulla vicenda “visto che e’ il supremo garante” dell’organo di autogoverno della magistratura. Come si interverra’, pero’, non e’ ancora definito. L’idea di base e’ quella di rivedere il sistema elettorale del Consiglio, come tra l’altro gia’ scritto nel contratto di governo. “Il Csm – si legge nel capitolo dedicato alla Giustizia – deve operare in maniera quanto piu’ indipendente da influenze politiche di potere interne o esterne. Sara’ pertanto opportuno operare una revisione del sistema di elezione, sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati, tale da rimuovere le attuali logiche spartitorie e correntizie in seno all’organo di autogoverno della magistratura”. Un input che non si tradurra’ nel vietare le correnti: “il diritto dei magistrati di associarsi non puo’ essere messo in discussione” dice infatti il ministro della Giustizia che pero’ ribadisce la necessita’ di cambiare poiche’ “il sistema attuale ha dimostrato di non stare in piedi”. Bonafede parla di introdurre criteri “obiettivi e che premino il merito”, concetto che compare anche sul blog 5S dove si sottolinea che la vicenda “ha scoperchiato un vaso di Pandora in cui la cosa piu’ evidente e’ come il merito dei singoli magistrati viene affogato nelle logiche spartitorie politico-correntizie”.

Secondo i deputati cinquestelle in commissione Giustizia della Camera si “iniziera’ presto a lavorare” alla riforma. E anche la Lega, probabilmente gia’ martedi’ in un incontro tra il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone e il ministro della P.A Giulia Bongiorno, tornera’ a riprendere in mano il pacchetto giustizia dopo la pausa dovuta alle elezioni europee e ballottaggi. Perche’ sul tavolo non c’e’ solo la riforma del Csm ma anche quella del processo penale, che e’ il vero nodo centrale di tutta la questione, soprattutto in vista dell’entrata in vigore il 1 gennaio 2020 del blocco della prescrizione dopo il primo grado. La stessa Bongiorno ha ribadito nelle settimane scorse che la Lega non arretrera’ di un millimetro e la riforma della prescrizione non puo’ entrare in vigore se prima non si velocizzano i processi”, ammettendo che l’accordo tra le due anime del governo ancora non c’e’. Ma e’ questo un punto su cui lo stesso Salvini non ha alcuna intenzione di mollare al punto che le due riforme devono ‘viaggiare’ di pari passo: “Al Csm potrebbe esserci un problema grave, la situazione e’ preoccupante. E’ urgente una riforma dei criteri di nomina ed elezione del Csm e la riforma dell’ordinamento giudiziario”. Intanto sara’ depositata domani in Procura a Perugia la memoria difensiva di Luca Palamara, l’ex membro del Csm ed ex presidente dell’Anm indagato per corruzione: un documento di circa 70 pagine che conterra’, dice la difesa del pm, le ricevute dei viaggi e chiarira’ vari aspetti, compresi quello della ristrutturazione della casa e l’acquisto di un anello. “”Il mio assistito – spiega il suo avvocato Mariano Buratti – intende difendersi quanto prima da tutte queste accuse, perche’ ritiene di essere stato messo alla berlina”.

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Politica

Ursula ai sovranisti: amici di Putin, non cediamo

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Chi aspettava il primo vero scontro in Aula tra Ursula von der Leyen e l’opposizione dall’inizio di questa legislatura, non è rimasto deluso: a Strasburgo, in una Plenaria insolitamente affollata di lunedì, la presidente della Commissione ha sferrato un attacco diretto a chi ha firmato la mozione per sfiduciarla. “Il testo è stato firmato dagli amici di Putin. Sono movimenti alimentati da cospirazioni e complottismi, che vogliono polarizzare le nostre società inondandole di disinformazione”, ha scandito von der Leyen rievocando il triste ricordo delle bare che sfilavano a Bergamo durante le prime settimane del Covid e puntualizzando che la corsa ai vaccini di Bruxelles fu messa in atto “in tandem” con le 27 capitali Ue. La mozione di sfiducia, firmata da Gheorghe Piperea, europarlamentare dell’estrema destra di Aur che siede tra i banchi dei Conservatori, è partita proprio dallo Pfizergate, per poi allargarsi e trasformarsi in un generale j’accuse.

E neanche la risposta della presidente della Commissione si è limitata al caso dei messaggi che si sarebbe scambiata con il ceo di Pfizer nei convulsi giorni dell’approvvigionamento dei vaccini. “Quello che ha detto l’onorevole Piperea è eclatante, segue il manuale degli estremisti. C’è in corso una caccia alle streghe, ma non cederemo e lavoreremo sempre per l’unità europea”, ha sottolineato von der Leyen che, al suo fianco, aveva la stragrande maggioranza dei commissari. “Lei, presidente, ha agito da sola, fuori dal quadro democratico. L’Europa è governata all’oscuro dei popoli”, ha replicato Fabrice Leggeri a nome dei Patrioti. Il gruppo in cui milita la Lega voterà in blocco la sfiducia alla presidente della Commissione. Ma sarà il solo. Il voto che si terrà giovedì segnerà invece una plastica spaccatura tra i Conservatori. Le delegazioni romena e polacca – ovvero Aur e il Pis di Mateusz Morawiecki – voteranno la sfiducia. Le restanti delegazioni, inclusa quella di Fratelli d’Italia, non hanno ancora comunicato ufficialmente cosa faranno. Il co-presidente Nicola Procaccini, tuttavia, ha sottolineato in Aula che non sosterrà la sfiducia. Ha parlato a titolo personale ma, di fatto, ha anticipato la posizione degli eurodeputati italiani.

E il presidente del Ppe Manfred Weber, che sulla spaccatura di Ecr conta da tempo, non a caso è intervenuto a gamba tesa in Aula: “So che l’AfD tedesca e l’Aur rumena sono burattini di Putin. Ma perché il PiS polacco si unisce ora a questa alleanza filo-russa?”. Giovedì la sfiducia non passerà. Neanche la Sinistra, ad eccezione del M5s, voterà a favore. “Non siamo né con con von der Leyen né con l’estrema destra”, hanno spiegato da The Left. Verdi, Renew e Socialisti non si uniranno, chiaramente, all’iniziativa dei sovranisti. Ma per tutti e tre i gruppi la Plenaria di luglio deve essere uno spartiacque dove von der Leyen è chiamata comunicare “un cambio di passo” su dossier come la Coesione o le politiche sociali. Fonti socialisti hanno spiegato di valutare l’astensione. “Il nostro sostegno non è garantito, ci aspettiamo segnali nelle prossime 48 ore”, hanno sottolineato. Nel mirino c’è anche Weber. “Quanto sta accadendo segna il fallimento della linea ambigua del Ppe, che strizza l’occhio di continuo alla destra”, ha detto il capodelegazione del Pd Nicola Zingaretti.

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Esteri

Elisabetta Belloni lascia il gabinetto di von der Leyen: l’addio confermato da Bruxelles

La Commissione Europea conferma l’uscita di Elisabetta Belloni dal gabinetto della presidente Ursula von der Leyen, dove ricopriva il ruolo di consigliere diplomatico.

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Possiamo confermare che Elisabetta Belloni lascia il gabinetto della presidente Ursula von der Leyen”. Così un portavoce della Commissione Europea ha ufficializzato l’uscita di Belloni, ex direttrice del Dis, dal team ristretto della presidente.

Una consulenza diplomatica di altissimo profilo

Belloni, nominata consigliere diplomatico (Chief Diplomatic Adviser) alla fine di gennaio 2025, aveva riportato in Europa la sua vasta esperienza nella diplomazia e nei servizi di sicurezza italiani. La sua presenza era stata accolta con favore, vista la sensibilità strategica nel contesto geopolitico contemporaneo.

Conferma e tempistiche

L’uscita, inizialmente segnalata da Repubblica e per prima riportata da ANSA, è stata confermata ufficialmente oggi da Bruxelles. Stando a quanto riportato, la diplomatica lascerà l’incarico dopo l’estate, con rientro in Italia previsto a settembre.

Motivazioni e scenari futuri

Secondo quanto emerge, l’addio sarebbe motivato da ragioni personali e non legate a tensioni istituzionali. Non sono al momento state fornite precise indicazioni sui suoi futuri incarichi, anche se fonti parlano di possibili coinvolgimenti nei vertici europei con Cina e Giappone.

Il momento politico

La notizia arriva in un periodo cruciale per la Commissione, alle prese con l’avvio del secondo mandato di von der Leyen e la composizione del nuovo gabinetto. L’uscita di una figura di rilievo come Belloni acquista quindi un particolare rilievo politico-strategico.

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Politica

Commissione parlamentare su periferie a Caivano e Scampia

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Al via la missione esterna della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie: una delegazione di parlamentari, guidata dal presidente Alessandro Battilocchio (Forza Italia) è da stamattina nel territorio di Caivano e nel pomeriggio si recherà a Scampia. Tra gli appuntamenti previsti: alle ore 10,45 al centro sportivo “Pino Daniele”, alle 11,30 a Parco Verde (nuova ludoteca, scuola “Collodi” e Polo Millegiorni di “Save the Children”) e alle 12,45 presso la Chiesa di San Paolo Apostolo, con un incontro con don Maurizio Patriciello.

Nel pomeriggio, dopo una visita al nuovo Polo Universitario di Caivano, la Commissione parlamentare si recherà alle ore 15,45 a Scampia al complesso “Le Vele”. Previsti anche incontri alla Stazione dei Carabinieri e al Commissariato di Polizia di Scampia. In serata, alle 18, incontro con la comunità del Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Grumo Nevano.

“Stiamo seguendo con particolare attenzione Caivano, poiché da qui è partito un modus operandi che, considerando le specificità delle varie situazioni, si sta già replicando in altre aree periferiche del Paese. Qui, con un’azione efficace e celere, il cambiamento è oggettivamente in corso”, ha commentato Alessandro Battilocchio (Forza Italia), presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sullo stato di sicurezza e degrado delle città e delle loro periferie al suo arrivo stamattina a Caivano.

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