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Esteri

Il generale Camporini: disastro russo, la guerra può cambiare

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Un “disastro russo” che potrebbe cambiare le sorti della guerra. Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica e della Difesa, non ha dubbi ed e’ sicuro che la riconquista dei territori occupati da parte della resistenza ucraina avra’ pesanti ripercussioni sui vertici militari e politici russi. “In questo momento vorrei essere una mosca che si aggira nei corridoi del Cremlino per sapere cosa sta succedendo”, dice il generale commentando le recenti notizie che vedono Kiev tornare in possesso di alcune citta’ strategiche della regione di Kharkiv. “Quello che e’ successo in questi giorni – sottolinea – e’ merito dell’Ucraina che e’ riuscita a mettere in piedi un piano ardito e molto riservato che ha messo in evidenza l’inadeguatezza dei servizi di intelligence di Mosca”. “Kiev ha messo a segno un’azione mirabilmente concepita, grazie anche agli armamenti a lunga gittata – continua Camporini -. Un’operazione che ha colto di sorpresa i russi che si aspettavano una forte spinta a Kherson, dove sono isolati 10 mila loro soldati. Per questo hanno alleggerito le loro posizioni nella regione di Kharkiv trovandosi poi sorpresi dall’avanzata ucraina”. Secondo il generale ora si apre una fase strategicamente “molto interessante” del conflitto, con i russi che non potranno piu’ contare su numerosi collegamenti ferroviari. “Ora – spiega l’ex capo di Stato Maggiore – ci saranno problemi logistici per le truppe russe. L’avanzata di Kiev ha permesso di riprendere il controllo dei principali nodi ferroviari, che erano fondamentali per il rifornimento dei soldati di Mosca che quindi rischiano quantomeno di vedere compromessa la catena di alimentazione e di approvvigionamento degli armamenti”. Le prime conseguenze dell’avanzata ucraina – secondo Camporini – si avranno nello Stato Maggiore di Mosca. “Certo non e’ pensabile una rapida ascesa delle truppe di Kiev – aggiunge -, ma mi chiedo chi e’ che sia al comando in questo momento. Del ministro della Difesa si sono perse le tracce e anche di Gerasimov non si hanno piu’ notizie. Se a guidare le operazioni ci fosse Putin in persona sarebbe molto grave, perche’ vorrebbe dire che la Russia sarebbe di fronte ad un disastro”. Tra le varie incognite che si moltiplicano di ora in ora, c’e’ quella del raggiungimento, da parte di Mosca, di quegli obiettivi annunciati pubblicamente. “A questo punto – conclude Camporini – sorge spontanea una domanda. Quando dicevano che avrebbero conquistato tutto il Donbass entro il 15 settembre, di preciso a quale anno facevano riferimento? Questa sara’ una guerra lunga, che durera’ fino a quando le rispettive compagini governative riusciranno a mantenere il potere. In questo momento Putin non vuole arrendersi e vuole continuare, cosi’ come Zelensky che oggi puo’ contare sul rinforzo morale della riconquista del terreno. Bisogna vedere chi si stanca per primo. Poi pero’ non si riposera’, ma sara’ costretto a cedere il passo”.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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