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Il decreto sicurezza bis diventa legge, fiducia al Senato con 160 sì

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Il governo supera la prova del decreto sicurezza bis: con 160 si’, il provvedimento di Salvini diventa legge. La pattuglia di senatori M5s dissidenti all’ultimo si assottiglia: in cinque escono dall’Aula, gli altri votano per non far cadere l’esecutivo. Danno una mano pure Fdi che si astiene e Fi che e’ in Aula ma non partecipa al voto. “Oggi bado ai fatti”, esulta Matteo Salvini, incassando il risultato, che e’ un voto sotto la maggioranza assoluta. Ma il leader leghista, che ringrazia anche la “beata vergine Maria”, non depone le armi: sposta lo scontro sul terreno della Tav e della mozione M5s per il no che sara’ votata mercoledi’. Non si ammettono “forse”, dice: il M5s – accusa – con il no sfiducera’ il premier Giuseppe Conte. Nessun contraccolpo sul governo, la mozione “impegna le Camere”, ribatte Danilo Toninelli. Ma il leader leghista sbuffa: “Sono stanco di no e insulti”. La crisi, per ora, non c’e’. E’ in un clima sospeso che il Senato vive un lunedi’ che si annunciava di fuoco. Il decreto arriva in Aula senza relatore, senza che la commissione abbia votato un solo emendamento. Il clima e’ distratto. Quando all’ora di pranzo inizia il dibattito, l’emiciclo e’ deserto. Un sussulto solo quando il ministro Fraccaro annuncia la fiducia: applausi di scherno e grida di “vergogna” si levano dal Pd, i leghisti rispondono con applausi canzonatori. Il clima si surriscalda sui social prima che in Aula: “La disumanita’ non puo’ diventare legge”, e’ lo slogan virale lanciato da Libera e rilanciato con foto di cartelloni, fogli ma anche scritte sulla sabbia. Sit-in si tengono davanti alla Camera e al Senato. I Dem indossano una t-shirt con la scritta “Non sprechiamo l’umanita’”. Risuonano, nel dibattito, le parole di Pietro Grasso: “Il decreto traduce in norme i tweet di Salvini! Il governo sta trasformando il Parlamento in un’aula sorda e grigia, in quel bivacco di manipoli evocato in un periodo di cui alcuni, anche qui dentro, provano nostalgia”, attacca l’ex presidente del Senato. Sul fatto che il decreto verra’ approvato non ci sono mai molti dubbi. Ma c’e’ anche, da subito, la convinzione che i gialloverdi non raggiungeranno quota 161, la maggioranza assoluta. Si stimano tra i 156 e i 159 voti: alla fine andra’ meglio, 160. Rischi non ce ne sono anche perche’ Fdi si astiene e FI, dopo una riunione di gruppo, decide di restare in Aula, per non apparire una stampella del governo, ma di far sfilare i senatori sotto i banchi della presidenza dicendo “non partecipo al voto” (un aiuto solo a meta’). “Grazie agli schiavi Cinque stelle l’Italia e’ piu’ insicura”, dichiara Nicola Zingaretti, sottolineando che alla fine i ribelli pentastellati non affondano il colpo. In cinque non votano: Virginia La Mura, Matteo Mantero, Michela Montevecchi, Lello Ciampolillo, Elena Fattori. Assenti per problemi di salute Bogo Deledda (M5s) e Umberto Bossi (Lega), il leghista Massimo Candura e’ in viaggio di nozze. Ma fino all’ultimo i dissidenti Cinque stelle mantengono il riserbo e tra transatlantico, emiciclo e social, hanno gli occhi puntati addosso. Sono i No-Tav piu’ strenui e coloro che si oppongono al testo del decretosalviniano per le norme sugli sbarchi e sulle manifestazioni. La Mura afferma che il dl “va contro qualsiasi principio umanitario”. Mantero scrive su Facebook: “E’ ora di mettere un limite alla strafottenza e ai diktat della Lega”. Ma c’e’ chi cede alle ragioni di governo, come Mattia Crucioli, che conferma i “dubbi” ma pure “la fiducia”. E il No Tav Alberto Airola, che cita Rino Formica per spiegare il suo si’: “La politica e’ sangue e merda. Non e’ il caso di far cadere il governo su questo”. Gianni Marilotti dice che “forse solo il 20% dei senatori M5s approva il decreto ma il no porterebbe al voto”. Toninelli invita Salvini a ricordare che governa “con il M5s non con Berlusconi”. Ma il vicepremier fa spallucce: “Oggi e’ 5 agosto, il compleanno della Vergine Maria e mi fa piacere che ci sia questo bel regalo all’Italia”. Salvini ironizza sul caso Savoini (“Con i soldi ho comprato un gelato a mio figlio”) e si prepara a ricevere al Viminale le parti sociali, presente Armando Siri (anche Conte critico’). Mercoledi’ mattina, mentre i senatori voteranno sulla Tav, partira’ per un tour di cinque giorni in sette regioni del centro-Sud, tra spiagge e mercati del pesce. Che la vita del governo resti in bilico, e’ un dato di fatto: “Il clima non e’ da vacanze”. Ma i piu’ confidano di superare ferragosto.

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Premier League, spesi già oltre un miliardo: nuovo record di mercato

I club inglesi hanno già superato il miliardo di euro speso nel mercato estivo: dieci trasferimenti oltre i 45 milioni e la Premier si conferma la regina d’Europa.

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La Premier League frantuma ogni record di spesa: a più di sei settimane dalla chiusura ufficiale del mercato, i club inglesi hanno già superato il miliardo di euro in investimenti, segnando un nuovo primato nella storia del calcio europeo. Nessun altro campionato riesce a tenere il passo: i 20 club inglesi hanno speso più dei 60 club di Italia, Spagna e Germania messi insieme.

La corsa agli acquisti: Liverpool, Chelsea e Arsenal guidano la classifica

L’estate 2025 ha visto una strategia chiara: muoversi in anticipo, rafforzare le rose in vista del Mondiale per Club e evitare i colpi dell’ultimo minuto. Il Liverpool campione d’Inghilterra ha messo a segno il colpo più costoso del mercato, acquistando Florian Wirtz dal Bayer Leverkusen per 125 milioni di euro, cifra che potrebbe superare ogni precedente record se verranno raggiunti tutti i bonus previsti.

A ruota segue il Chelsea, che ha già speso 243 milioni per giovani come Estevao, Jamie Gittens, Joao Pedro e Liam Delap, accumulando un disavanzo di bilancio vicino ai 150 milioni. Il Liverpool ne ha investiti 213 milioni, mentre Manchester City e Manchester United si attestano su 145 milioni ciascuno. I Citizens hanno puntato su Rayan Cherki, Rayan Ait-Nouri e Tijjani Reijnders, mentre i Red Devils hanno chiuso il secondo affare più costoso con l’acquisto di Matheus Cunha, ex Wolverhampton, per 70 milioni.

Premier regina d’Europa: la forza dei diritti tv e della macchina commerciale

Dietro a questo strapotere economico c’è un sistema virtuoso, fondato su marketing globale, stadi di proprietà, tournée internazionali, ma soprattutto su diritti televisivi faraonici: ogni club della Premier incassa circa 150 milioni di euro l’anno solo per la trasmissione delle partite. È così che anche squadre di media classifica o in lotta per la salvezza, come il Sunderland, possono permettersi acquisti da oltre 30 milioni, come il giovane Habib Diarra dallo Strasburgo.

Il mercato interno e l’Europa come bacino di caccia

Se da un lato i club inglesi si scambiano giocatori per sostenere i ritmi vertiginosi della competizione interna, dall’altro alimentano l’intero mercato europeo: la Premier è ormai il primo finanziatore del calcio continentale, garantendo liquidità a società spagnole, tedesche, portoghesi e francesi.

Corsa al record assoluto

Nel 2023 si era toccata la cifra monstre di 2,72 miliardi di euro in una sola sessione. Con questi ritmi, il nuovo record sembra già a portata. La chiusura del mercato prevista per fine agosto sarà l’atto finale di un’estate in cui la Premier League si è confermata il campionato più ricco, potente e disinibito d’Europa.

(Immagine in evidenza realizzata con sistemi di Intelligenza artificiale)

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Urbanistica e fuga di notizie, la Camera penale di Milano: “Processo mediatico inaccettabile”

La Camera penale di Milano critica duramente la gestione dell’inchiesta urbanistica: “Indagati informati dai giornali, presunzione d’innocenza violata, equilibrio procedurale stravolto”.

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La Camera penale di Milano lancia un duro atto d’accusa contro la gestione dell’inchiesta sull’urbanistica, al centro dell’attenzione pubblica nelle ultime ore. In una nota ufficiale, i penalisti milanesi parlano senza mezzi termini di “ennesimo corto circuito”, in cui i media vengono informati prima degli indagati, violando le regole basilari previste dal codice di procedura penale.

Secondo quanto riportato nella nota, l’indagato – in questo caso il sindaco di Milano – avrebbe scoperto la propria iscrizione nel registro degli indagati leggendo i giornali, senza aver ricevuto alcun atto formale da parte della magistratura.

Le critiche alla gestione mediatica: “Violate regole e garanzie”

La denuncia della Camera penale è netta: ogni volta che una vicenda giudiziaria “per contenuto o per soggetti coinvolti” ha potenziale mediatico, si assiste alla diffusione incontrollata di informazioni, persino ignote agli stessi indagati. Non solo: si parla di atti processuali pubblicati dai media prima ancora che le parti abbiano la possibilità di prenderne visione.

Nel mirino dei penalisti anche la cosiddetta “lotteria dei nomi”: con il numero degli indagati già noto alla stampa, si moltiplicano le indiscrezioni su chi possa essere coinvolto, amplificando la pressione mediatica e politica.

“Presunzione d’innocenza travolta, danni per persone e aziende”

Il cuore della critica è il ribaltamento delle garanzie costituzionali. Secondo la Camera penale, in questa fase “delicatissima” del procedimento, in cui si decide della libertà degli individui, la fuga di notizie e la celebrazione del processo mediatico minano profondamente la presunzione di innocenza.

Una dinamica che – si legge ancora – travolge le vite delle persone, interferisce nelle scelte politico-amministrative e può compromettere il futuro di intere aziende coinvolte indirettamente. Per i penalisti milanesi, serve un ritorno al rispetto delle regole, alla tutela del diritto di difesa e alla centralità del processo penale come unico luogo in cui accertare responsabilità.

(Immagine in evidenza generata con sistemi di Intelligenza artificiale)

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Morto Sergio Campana, storico presidente dell’Assocalciatori

È morto a 91 anni Sergio Campana, ex calciatore e fondatore dell’Assocalciatori. Per 43 anni ha guidato il sindacato dei calciatori italiani. Era ricoverato a Bassano del Grappa.

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Si è spento nella notte a 91 anni Sergio Campana (Foto Imagoeconomica), storico presidente e fondatore dell’Associazione Italiana Calciatori. Era ricoverato da alcune settimane in una casa di cura a Bassano del Grappa, la sua città natale, dove è deceduto alle 3.45.

Una vita tra calcio, legge e diritti dei giocatori

Campana, nato il 1º agosto 1934, è stato calciatore professionista in Serie A con Lanerossi Vicenza e Bologna, nel ruolo di centravanti. Laureato in giurisprudenza e avvocato dal 1967, chiuse la carriera da atleta per fondare, l’anno successivo, l’AIC insieme a Gianni Rivera e Sandro Mazzola.

La sua attività sindacale durò dal 1968 al 2011, un’epoca in cui i calciatori conquistarono tutele e diritti prima inimmaginabili. Storico il primo sciopero del 1974, quando i giocatori scesero in campo con 10 minuti di ritardo per difendere Francesco Scala, punito per aver rifiutato un trasferimento.

Il cordoglio del mondo del calcio

Numerosi i messaggi di cordoglio. Franco Carraro, ex presidente FIGC, lo ha ricordato così: «Sergio Campana è una delle persone che ho più stimato. Con rigore ha tutelato la dignità umana e gli interessi dei calciatori. Il suo lungo mandato ha coinciso con i grandi successi del calcio italiano».

Anche il presidente FIGC Gabriele Gravina ha sottolineato l’eredità lasciata da Campana: «Ha dato dignità formale ai calciatori e contribuito allo sviluppo complessivo del nostro calcio. Il suo impegno ha portato al riconoscimento di diritti che oggi diamo per scontati, ma che sono frutto della sua visione politica».

Riconoscimenti e memoria

Nel 2018 Campana è stato inserito nella Hall of Fame del Calcio Italiano nella categoria “Dirigente italiano”. In quell’occasione, con emozione, dichiarò: «Mai avremmo pensato, nel lontano 3 luglio 1968 a Milano, di ritrovarci mezzo secolo dopo. È stato un lungo ed entusiasmante cammino».

Sergio Campana lascia un segno indelebile nel mondo del calcio italiano, avvocato dei calciatori prima ancora che figura istituzionale: uno dei pochi capaci di portare i valori dello sport dentro le aule del diritto, con coerenza e umanità.

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