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Cronache

Il Csm rassicura alcuni pm e politici finti moralisti: Maresca è libero di candidarsi, anche a sindaco di Napoli

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“Ai sensi dell’art. 51 della Costituzione, tutti i cittadini possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive. Tale diritto, di primario rilievo in un ordinamento a base democratica, spetta anche ai magistrati, per i quali il Costituente ha previsto unicamente la possibilità che, con legge primaria, siano poste ‘limitazioni al diritto di iscriversi ai partiti politici’. Non vi è poi una norma — si legge ancora nella delibera — che precluda ai magistrati di candidarsi per competizioni di natura amministrativa all’interno del circondario o del distretto nel quale esercitino le proprie funzioni”. “Catello Maresca ha pieno diritto di candidarsi per competizioni elettorali amministrative in Campania e nella provincia di Napoli, ivi comprese quelle relative al sindaco della città di Napoli. Non risulta poi che Maresca si sia reso autore di condotte tali da far ritenere concreto ed attuale un significativo appannamento della sua indipendenza ed imparzialità quale magistrato in servizio”. E ancora: “Maresca non ha mai dichiarato pubblicamente di essere candidato né ha mai svolto tipica e manifesta attività da campagna elettorale. È vero che risulterebbe aver intrattenuto contatti con personalità politiche, locali e nazionali, anche e proprio per valutare una sua possibile candidatura come sindaco di Napoli; tuttavia tali contatti di per sé non possono acquisire rilievo in quanto prodromici alla presentazione di una legittima candidatura”. Con questa motivazione la prima commissione del Consiglio superiore della magistratura ha chiesto al plenum di archiviare le accuse nei confronti di Catello Maresca. È questa la risposta, l’ennesima, alle insinuazioni, alle polemiche inutili, alle offese sul filo della querela (quasi mai superata) di qualche ex magistrato politicizzato in pensione o qualche attuale magistrato di sinistra che da sempre fa incetta di incarichi in ministeri e commissioni parlamentari senza aver quasi mai svolto le funzioni di inquirente, che avevano(ed hanno) paura di una possibile candidatura di Maresca a sindaco di Napoli. La prima Commissione del Csm prova così a rassicurare alcuni magistrati politicizzati che provano ad infangare la figura di magistrato integerrimo di Maresca. Una reputazione, quella di Maresca, costruita con arresti di mafiosi, sequestri di beni per centinaia di milioni di euro di mafiosi. Nelle prossime ore sarà dunque archiviata la pratica relativa all’ipotesi di candidatura a sindaco di Maresca perchè “ha pieno diritto di candidarsi per competizioni elettorali amministrative in Campania e nella provincia di Napoli, ivi comprese quelle relative al sindaco della città di Napoli”. E perchè “non risulta poi che Maresca si sia reso autore di condotte tali da far ritenere concreto ed attuale un significativo appannamento della sua indipendenza ed imparzialità quale magistrato in servizio”. Tutto finito? Tutto chiarito? Nel plenum non mancheranno certe le polemiche di qualche magistrato politicizzato. Due settimane, tale Giuseppe Cascini, un magistrato di una corrente politica dell’Anm, aveva sollecitato la necessità di approfondire la questione contestando al Csm un “atteggiamento ondivago sui rapporti fra politica e magistratura”. Chi è Giuseppe Cascini? Per farsi una idea, basta andare sul motore di ricerca Google e scrivere queste tue parole: “Giuseppe Cascini”. A Cascini, oggi consigliere togato di sinistra del Csm, rispose  Nino Di Matteo, il magistrato antimafia a Palermo eletto come indipendente al Csm, che aveva invece invitato a distinguere il caso Maresca, la cui candidatura è un’ipotesi “di cui si parla solo in articoli di stampa”, da altre vicende di magistrati vicini alla politica.

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Cronache

Gianfranco Marcello è il nuovo direttore del carcere di Secondigliano

Gianfranco Marcello, già direttore degli istituti di Benevento e Ariano Irpino, è il nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. L’USPP gli augura buon lavoro e chiede collaborazione per affrontare le criticità del personale di polizia penitenziaria.

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Gianfranco Marcello, già al vertice delle case circondariali di Benevento e Ariano Irpino, è stato nominato nuovo direttore del carcere di Napoli Secondigliano. Figura di lunga esperienza nell’amministrazione penitenziaria, Marcello si è distinto nel corso della carriera per competenze operative e attenzione costante ai temi della sicurezza.

Gli auguri e le richieste dell’USPP

L’USPP ha accolto la nomina con un messaggio di benvenuto, augurando al nuovo direttore «i più sinceri auguri» e auspicando una collaborazione proficua con la polizia penitenziaria e le organizzazioni sindacali.
Il sindacato ha sottolineato l’importanza di affrontare «con la massima trasparenza» le problematiche che riguardano il personale, convinto che solo «un confronto sereno e costruttivo» possa garantire condizioni di lavoro adeguate e la tutela della dignità professionale degli agenti.

Le priorità in uno degli istituti più complessi d’Italia

Con la direzione di Secondigliano, Marcello assume la guida di uno degli istituti penitenziari più grandi e complessi del Paese, un carcere dove le sfide legate alla sicurezza, alla gestione interna e alle condizioni del personale richiedono equilibrio, fermezza e capacità di coordinamento.
Le aspettative sono alte, ma l’esperienza maturata negli anni rappresenta una solida premessa per affrontare questo nuovo incarico.

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Cronache

Camorra 2.0 nel Nolano: l’ingegnere del clan imponeva consulenze e controllava le compravendite

L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

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L’indagine nel Nolano rivela un nuovo sistema di estorsioni “2.0”: un ingegnere del clan imponeva consulenze e progetti nelle compravendite immobiliari. Emersa anche una rete criminale sul gioco online.

Suggerimento immagine (corpo 3)

Foto dell’ingresso del Tribunale di Napoli o immagine generica delle forze dell’ordine durante un’operazione, senza volti riconoscibili.


Camorra 2.0 nel Nolano, l’ingegnere del clan imponeva consulenze obbligate

Dal ‘porta a porta’ al metodo professionale

Niente più estorsioni tradizionali, ma un sistema “sofisticato”, che si infiltra nell’economia attraverso professionisti. È quanto emerso dall’indagine sulla camorra nel Nolano: un giovane ingegnere, rampollo del clan, utilizzava il proprio studio tecnico per imporre consulenze e progetti nelle compravendite e nelle pratiche edilizie.
«Un metodo aggiornato di estorsione», ha spiegato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. Non richieste esplicite di denaro, ma l’obbligo di ingaggiare lo studio del clan per qualsiasi operazione immobiliare.

Pressioni anche sulla Curia di Nola

Il sistema era così radicato da coinvolgere anche la Curia di Nola. Quando l’ente ecclesiastico decise di vendere un terreno, fu costretto a subire la pressione dell’ingegnere legato al clan Russo.
Un controllo capillare, silenzioso e costante, che permetteva all’organizzazione di orientare affari e transazioni sul territorio.

L’alleanza criminale tra Russo e Licciardi

Il procuratore aggiunto Sergio Ferrigno ha sottolineato come l’indagine abbia rivelato una collaborazione strategica tra i Russo del Nolano e i Licciardi, parte dell’Alleanza di Secondigliano.
L’asse criminale si concretizzava soprattutto nel settore del gioco d’azzardo. I due clan gestivano piattaforme online, reti di agenti e centri scommesse clandestini. Chi non pagava la quota dovuta veniva minacciato.

Scommesse online e struttura capillare

Secondo gli investigatori, il sistema era ormai industriale: siti dedicati, raccolta delle giocate fuori dai circuiti legali, gestione dei profitti e redistribuzione interna. Un giro d’affari enorme, controllato dai vertici clanici e protetto da una rete di intermediari.

Indagini su Caf e pratiche dei migranti

L’inchiesta non è chiusa. Restano accesi i fari su un Centro di Assistenza Fiscale e sulle pratiche relative ai migranti, che potrebbero nascondere ulteriori infiltrazioni criminali.

Un territorio che non denuncia

«L’agro Nolano è solo apparentemente tranquillo», ha detto il maggiore Andrea Coratza, comandante del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna.
«La realtà è che nessuno denuncia».
Un silenzio che permette alla camorra di radicarsi, evolversi e controllare interi settori dell’economia locale.

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Cronache

Camorra a Nola, minacce al dirigente comunale: l’inchiesta svela il controllo del clan Russo

Nell’indagine che ha portato a 44 arresti nel Nolano emerge la minaccia a un dirigente comunale: il clan Russo controllava pratiche edilizie, affari immobiliari e gioco d’azzardo.

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Nell’indagine che ha portato a 44 misure cautelari nel Nolano compare anche una frase minacciosa rivolta da un ex consigliere comunale al direttore tecnico del Comune di Nola: «Stai attenta a quello che fai». L’uomo, oggi ai domiciliari, secondo gli investigatori parlava «per conto del clan Russo» e chiedeva alla dirigente di chiudere un occhio su alcune pratiche edilizie di interesse del gruppo criminale.
La donna, un ingegnere, è stata l’unica a sporgere denuncia durante le attività investigative, come precisato dai carabinieri.

Il quadro ricostruito dagli investigatori

Per il generale Biagio Storniolo, comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, l’indagine mostra «la chiara lettura di una camorra che opera controllando tutte le attività sul territorio». Un sistema criminale che non si limita all’intimidazione, ma che «si evolve e cresce, infiltrandosi nell’imprenditoria, nel tessuto economico e nel settore immobiliare, dalle compravendite al gioco d’azzardo».

Un’organizzazione che agisce con metodi raffinati

Il tenente colonnello Paolo Leoncini, comandante dei Carabinieri di Castello di Cisterna, ha evidenziato come il clan operasse «con metodi raffinati», dimostrando «grandi capacità organizzative», e come anche le indagini si siano avvalse di avanzate tecnologie informatiche per ricostruire il sistema di potere e le pressioni sugli uffici pubblici.

Un territorio sotto pressione

L’inchiesta conferma l’obiettivo del clan Russo: condizionare pratiche, affari e attività economiche, insinuandosi nella macchina amministrativa e utilizzando intimidazioni mirate per garantirsi controllo e profitti.

Ovviamente siamo nel campo delle accuse e gli indagati hanno diritto ad essere considerati, in questo stato del procedimento, non presunti colpevoli ma ancora innocenti fino a sentenza definitiva.

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