Nomina “illegittima” e “illogica”. Così viene definita dal Consiglio di Stato la nomina a procuratore di Roma di Michele Prestipino. Nomina decisa dal Csm a maggioranza 14 mesi fa. I giudici amministrativi lo scrivono nella sentenza che dà ragione al procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, escluso inopinatamente dalla corsa a capo dei pm romani. Il Consiglio di Stato ha così respinto sia il ricorso di Prestipino sia del Csm, accusato, di fatto, di essersi mosso con criteri politici. Il Consiglio di Stato conferma quanto detto già dal Tar del Lazio, che la Quinta commissione del Csm, a cui spetta di proporre le nomine al plenum (sovrano) ha escluso dalla corsa Viola senza alcuna motivazione. Sarebbe già un giudizio durissimo,  ma il Consiglio di Stato ci va giù ancora più duro e spiega che il Csm ha illegittimamente “devalutato” Viola per far passare avanti Prestipino. I giudici ribadiscono che è illegittimo preferire un candidato anche perché appartiene all’ufficio in cui deve essere nominato il procuratore, proprio come nel caso di Prestipino, che era procuratore aggiunto di Roma. Quindi, per il Cds è la valorizzazione del radicamento territoriale che è pure illegittima, tanto è vero, ricorda, che il tipo di concorso è nazionale. Insomma, a leggere la sentenza del Consiglio di Stato, il Csm ne esce con le ossa rotte sotto il profilo della giustizia formale e sostanziale. Ma ci sono anche alcuni dettagli dalla sentenza che fan capire come il Consiglio di Stato ritenga che il Csm sia uscito fuori dal seminato. Cominciamo dall’esclusione di Viola da parte della Quinta commissione, che non l’ha più scelto tra i candidati votabili dal plenum, mentre prima dello scandalo Palamara, che ha azzerato tutto, era stato il più votato. “La Commissione – scrivono i giudici – ben può proporre più di un nominativo all’esame del Plenum e tanto più se si ricorda che il Csm non è organo politico ma di alta amministrazione di rilievo costituzionale” che è tenuto a produrre “atti amministrativi sottoposti al principio di legalità dell’ azione amministrativa. Tutto ciò vale – è scritto nella sentenza – a maggior ragione nel caso in esame, dove il nome del dott. Viola, non più riproposto era proprio quello del candidato che aveva ottenuto pochi mesi prima, in seno alla Commissione, il maggior numero di voti favorevoli in virtù del particolare curriculum professionale”. Perchè Viola è dunque sparito dai radar di un Csm che lo aveva considerato largamente meritevole di diventare capo dell’Ufficio inquirente romano?
Perchè la scelta del Csm di “devalutazione” del curriculum di Viola, già procuratore di Trapani, rispetto a quello di Prestipino, mai procuratore ma “solo” aggiunto”? Ecco la spiegazione del Consiglio di Stato: il Csm “si contraddice” dato che Trapani, come lo stesso Csm riconosce, è una realtà piccola ma assai “complessa” per l’alta densità mafiosa; si contraddice, inoltre, anche quando preferisce Prestipino procuratore reggente per pochi mesi rispetto a Viola che, aveva lamentato il Csm, era Pg di Firenze da 3 anni e non aveva quindi completato il primo quadriennio. Il Csm così “cade in una contraddizione logica che si spinge fino alla manifesta irragionevolezza”. Di fronte a questa sentenza si dicono “estremamente soddisfatti” i difensori del Pg Viola, gli avvocati Giuseppe Impiduglia e Girolamo Rubino.