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Cronache

Il caso di Chiara Petrolini e dei bambini sepolti in giardino: tutte le ombre su una tragedia

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Chiara Petrolini, 21 anni, è al centro di un’inchiesta che ha sconvolto la piccola comunità di Traversetolo, accusata di aver ucciso i suoi due neonati appena partoriti e di averne occultato i cadaveri. Gli eventi risalgono al 12 maggio 2023 e al 7 agosto dello stesso anno, date in cui la giovane babysitter avrebbe messo fine alle vite dei figli, nascosti sotto la sua finestra. La vicenda, dai contorni tragici e controversi, ha sollevato numerosi interrogativi.

Le amiche e il silenzio del gruppo

Chiara e le sue amiche del cuore, unite anche sui social, sembravano inseparabili. Le tre ragazze condividevano tutto, tanto da avere persino una pagina Facebook comune. Tuttavia, nessuna di loro ha colto segni della gravidanza o del profondo malessere che Chiara stava vivendo. «Se ci fossimo accorte di qualcosa, l’avremmo aiutata», raccontano le amiche, scosse e sconvolte da quanto accaduto. La stessa cosa vale per il fidanzato, con cui Chiara continuava ad avere una vita apparentemente normale, usciva, beveva, parlava del ciclo mestruale come se nulla fosse.

L’accusa e l’ombra della perizia psichiatrica

Chiara è accusata di omicidio premeditato e soppressione di cadavere. Giovedì avrà la possibilità di esporre la sua versione dei fatti al giudice, anche se potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere, assistita dall’avvocato Nicola Tria. La difesa, nel frattempo, potrebbe richiedere una perizia psichiatrica per valutare lo stato mentale della giovane, cercando di gettare luce sui tanti punti oscuri di questa storia.

Il ruolo dei genitori e il movente

Secondo la Procura, i genitori di Chiara non erano a conoscenza delle gravidanze. In un’intercettazione, la madre chiede alla figlia, dopo il parto del 7 agosto, se l’emorragia dell’anno precedente fosse stata causata da un altro parto, un indizio che evidenzierebbe il completo disorientamento della famiglia. Il padre, invece, si accontenta della spiegazione di un ciclo abbondante e consegna i tappeti insanguinati alla moglie, che li lava senza fare ulteriori domande.

Ma qual è il movente che ha spinto Chiara a compiere questi atti? La giovane ha dichiarato di temere il giudizio dei genitori e del fidanzato, ma resta da capire se questo possa realmente spiegare la tragica scelta di togliere la vita ai suoi figli. Chiara viene descritta come una ragazza solare e sorridente, ma forse viveva un disagio interiore che nessuno è riuscito a percepire.

I misteri sui parti

Uno dei punti più oscuri riguarda le condizioni dei neonati al momento della nascita. Chiara sostiene che entrambi i bambini siano nati morti, ma gli esami indicano che il secondo figlio, nato il 7 agosto, era vivo e sarebbe morto per shock emorragico. Inoltre, i due corpi sono stati seppelliti in modo diverso: il secondo ben nascosto in giardino, mentre il primo solo superficialmente coperto con uno strato di terra. È possibile che Chiara volesse essere scoperta per mettere fine alle bugie?

Il viaggio negli USA e le ricerche online

Poco prima del secondo parto, Chiara si era recata in viaggio negli Stati Uniti con i genitori. Al suo ritorno, ha dichiarato di aver raccontato loro della gravidanza, ma resta da capire se davvero non fosse consapevole del mese di gestazione o se, come ipotizza la Procura, avesse già pianificato di sopprimere il figlio. Nel periodo precedente al parto, infatti, la ragazza ha effettuato diverse ricerche online legate al travaglio, un dettaglio che secondo gli inquirenti indicherebbe l’intenzione premeditata di mettere fine alla vita del neonato.

Un caso che scuote e interroga

La vicenda di Chiara Petrolini ha lasciato una ferita profonda nella comunità di Traversetolo e continua a sollevare domande inquietanti. Come è possibile che nessuno, nemmeno le persone a lei più vicine, si sia accorto del dramma che stava vivendo? Quali sono le vere motivazioni dietro questi terribili atti? E soprattutto, si poteva evitare questa tragedia? Mentre la giustizia cerca di fare chiarezza, il caso di Chiara Petrolini rimane un doloroso mistero che segnerà a lungo non solo la sua vita, ma quella di tutta la comunità.

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Cronache

Napoli, controlli nella movida di Chiaia: imprenditori denunciati e blitz contro i parcheggiatori abusivi

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Controlli serrati nella movida di Chiaia e nella zona dei baretti, dove i Carabinieri della Compagnia Napoli Centro hanno effettuato verifiche straordinarie su esercizi commerciali, automobilisti e parcheggiatori abusivi. L’operazione ha portato a due denunce per furto di energia elettrica, sei persone segnalate per possesso di droga e sei denunce a parcheggiatori abusivi.

Denunciati due imprenditori per furto di energia elettrica

Nel mirino dei controlli sono finiti due noti locali della zona, dove i Carabinieri, insieme ai tecnici dell’Enel, hanno scoperto manomissioni ai contatori elettrici per ridurre illegalmente i consumi registrati.

  • In un ristorante di Piazza Vittoria, il contatore era stato alterato per falsare la misurazione dei consumi con un errore del 72% rispetto alla reale energia utilizzata. Il personale dell’Enel ha immediatamente sostituito il contatore con uno nuovo.
  • Situazione analoga in un bar di via Nazario Sauro, dove la differenza tra i consumi effettivi e quelli registrati era del 67%. Anche in questo caso, il dispositivo è stato sostituito.

Per entrambi gli imprenditori è scattata la denuncia per furto di energia elettrica.

Blitz contro i parcheggiatori abusivi: sei denunce

Oltre ai controlli nei locali, i Carabinieri hanno intensificato la lotta ai parcheggiatori abusivi, un fenomeno sempre più diffuso nelle zone più frequentate della movida napoletana.

Sei persone sono state denunciate, poiché sorprese a gestire illegalmente la sosta delle auto in aree molto trafficate come Largo Vasto a Chiaia e via Imbriani, cercando di estorcere denaro agli automobilisti prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.

Movida sotto controllo: multe e sequestri

Durante la notte, i Carabinieri hanno effettuato una vasta operazione di controllo, con i seguenti risultati:

  • 138 giovani identificati
  • 39 veicoli controllati
  • 23 sanzioni per violazioni al Codice della Strada
  • 2 scooter sequestrati

Infine, sei giovani sono stati segnalati alla Prefettura per possesso di modiche quantità di droga.

L’operazione conferma l’impegno delle forze dell’ordine nel garantire sicurezza e legalità nelle aree della movida napoletana, contrastando fenomeni di illegalità diffusa che compromettono il decoro urbano e la sicurezza dei cittadini.

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Ambiente

Scarichi fognari minacciano la Gaiola: Marevivo e Greenpeace ricorrono al TAR contro il decreto del Ministero dell’Ambiente

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Un vero e proprio paradosso ambientale minaccia l’Area Marina Protetta della Gaiola. Il Piano di Riqualificazione Ambientale e Rigenerazione Urbana (PRARU) di Bagnoli-Coroglio, approvato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica con il Decreto n. 421 del 29 novembre 2024, rischia di trasformarsi in un disastro ecologico. Il progetto, che dovrebbe bonificare l’area, prevede invece l’ampliamento del collettore fognario e la realizzazione di nuovi scarichi di bypass, mettendo in pericolo l’ecosistema marino.

Per questo motivo, Marevivo e Greenpeace Italia hanno presentato un ricorso al TAR Campania, definendo il decreto “illegittimo” e potenzialmente dannoso per la Zona Speciale di Conservazione Europea Gaiola-Nisida.

Il rischio per l’area protetta: scarichi in pieno mare

Secondo il progetto, in caso di forti piogge, fino a 206 metri cubi al secondo di liquami e acque di dilavamento urbano potrebbero riversarsi direttamente sulle coste dell’Area Marina Protetta della Gaiola. Un impatto devastante non solo per il fragile ecosistema marino, ma anche per la salute dei cittadini e il turismo balneare della costa di Posillipo.

L’area tra Gaiola e Nisida è considerata una delle zone di maggior pregio naturalistico e culturale del Golfo di Napoli. Ospita scogliere, grotte, vasti banchi di coralligeno e praterie di Posidonia oceanica, habitat protetti dalla Direttiva Habitat e dalla Convenzione di Barcellona. Non a caso, rientra nella Rete Natura 2000 dell’Unione Europea, che tutela gli ambienti più fragili e le specie a rischio.

La denuncia di ambientalisti e scienziati: “Un pericoloso precedente”

A lanciare l’allarme è Maurizio Simeone, direttore dell’AMP Parco Sommerso di Gaiola, che da mesi denuncia il progetto:

“È assurdo che un Piano di Bonifica scelga come area di scarico proprio una delle più importanti Zone Speciali di Conservazione d’Europa. Se passa un simile scempio, rischiamo di creare un grave precedente per tutte le Aree Marine Protette italiane ed europee”, ha dichiarato Simeone, definendo il ricorso al TAR “un atto d’amore per il nostro mare”.

Dello stesso parere è Rosalba Giugni, presidente della Fondazione Marevivo, che ricorda l’impegno trentennale dell’associazione per proteggere la Gaiola:

“Abbiamo impiegato 13 anni per rendere quest’area un parco protetto. Non possiamo permettere che venga distrutta. Abbiamo scelto di opporci legalmente, senza urlare, ma convinti delle nostre ragioni”, ha dichiarato.

Anche il mondo della scienza e della cultura ha sposato la causa, mentre oltre 30.000 firme sono già state raccolte dalla petizione contro i nuovi scarichi.

Un colpo all’economia locale: rischio per turismo e mitilicoltura

Gli effetti del progetto non sarebbero solo ambientali e sanitari, ma anche economici. L’intero comparto del turismo balneare e della mitilicoltura sarebbe a rischio:

  • Lungo la costa di Posillipo si contano 9 lidi balneari e 6 accessi pubblici al mare, con un giro d’affari in forte crescita.
  • Il settore della mitilicoltura nella zona, rappresentato da Mytilus Campaniae e Società Cooperativa C. Salvatore, genera un fatturato di oltre 9 milioni di euro e dà lavoro a più di 250 persone.
  • Il progetto potrebbe compromettere la qualità delle acque e bloccare il riconoscimento della Bandiera Blu per la costa di Posillipo, penalizzando l’immagine turistica della città.

“Il nostro litorale è frequentato ogni giorno da oltre 50.000 persone tra bagnanti, imbarcazioni private e circoli nautici. Compromettere la qualità delle acque significa danneggiare l’intera economia locale”, avverte Mario Morra, responsabile del Sindacato Italiano Balneari di Napoli.

Un’azione legale con il supporto di molte realtà

A supportare il ricorso al TAR ci sono anche la Federazione UniVerde, la Federazione del Mare, Confcommercio-Imprese per l’Italia e numerose associazioni ambientaliste.

L’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, oggi presidente di UniVerde, ha definito il piano “un attacco senza precedenti alla biodiversità” e ha ricordato che la Costituzione Italiana ora tutela espressamente la protezione degli ecosistemi:

“Dichiarare di voler bonificare un’area e poi scaricare rifiuti in una zona protetta è un’assurdità. Il nuovo articolo 9 della Costituzione difende la biodiversità e gli ecosistemi: non possiamo permettere che venga violato”.

Anche Mario Mattioli, presidente della Federazione del Mare, ha espresso preoccupazione:

“Ogni giorno lavoriamo per la tutela dell’ambiente marino. Questo progetto va esattamente nella direzione opposta”.

La battaglia continua: la parola al TAR

Mentre l’opposizione cresce, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica finora ha ignorato le contestazioni di 88 associazioni, ricercatori e privati cittadini, oltre alla mozione contraria del Consiglio Regionale della Campania, votata all’unanimità.

Ora la speranza è affidata al Tribunale Amministrativo Regionale, che dovrà esaminare il ricorso e decidere se fermare un progetto che rischia di diventare un colpo mortale per il mare di Napoli.

“Confidiamo che la giustizia blocchi questa scelta assurda e dannosa. La protezione del nostro mare deve essere una priorità, non un ostacolo al profitto”, concludono gli ambientalisti.

La battaglia per la Gaiola è solo all’inizio, ma il messaggio è chiaro: la difesa del mare non è negoziabile.

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Cronache

Portici, arrestata donna che minaccia di dare fuoco alla caserma dei carabinieri

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Momenti di altissima tensione ieri davanti alla caserma dei Carabinieri di Portici, dove una donna di 57 anni ha minacciato di dare fuoco all’edificio brandendo una bottiglia di benzina e un coltello.

La situazione è precipitata quando la donna, già in evidente stato di agitazione, ha iniziato a gridare minacce, attirando l’attenzione dei militari di guardia. Un carabiniere, osservando le immagini delle telecamere di sicurezza, si è accorto della sua presenza e ha allertato i colleghi.

L’intervento del maresciallo: una trattativa ad alta tensione

Il maresciallo comandante della stazione è intervenuto immediatamente, seguito da altri militari. L’obiettivo era calmare la donna, ma ogni tentativo di dialogo sembrava inutile: continuava a minacciare di incendiare la caserma, impugnando un accendino vicino alla bottiglia di benzina.

In un crescendo di tensione, la donna ha anche tentato di colpire il maresciallo con il coltello, rendendo ancora più delicata la situazione. Ma il comandante, con grande sangue freddo, ha continuato a parlarle con calma, cercando di guadagnare la sua fiducia.

Approfittando di un attimo di distrazione, il maresciallo è riuscito a prenderle le mani con delicatezza e a sottrarle l’arma e l’accendino, evitando una tragedia.

Arrestata e in attesa di giudizio

La 57enne è stata immediatamente immobilizzata e arrestata dai carabinieri. Ora dovrà rispondere delle accuse di resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, tentato incendio e possesso ingiustificato di armi.

Attualmente si trova in attesa di giudizio, mentre le autorità stanno cercando di ricostruire le motivazioni del suo gesto e valutare eventuali problemi psichici o personali alla base dell’accaduto.

Grazie alla prontezza e alla professionalità dei carabinieri, un possibile dramma è stato evitato, confermando ancora una volta l’importanza della gestione razionale e strategica delle situazioni di crisi.

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