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Cronache

Il capo della polizia Gabrielli: La moto d’acqua? Voglio capire se è stato leso il diritto cronaca

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Più che la vicenda in sè, quello che va chiarito nella storia del figlio di Matteo Salvini in sella ad un acquascooter della Polizia e’ se ci siano stati atteggiamenti da parte di qualche appartenente ad un corpo dello Stato che abbiano leso il diritto d’informazione di chi lo stava documentando. Ad una settimana dal giretto in mare a Milano Marittima, che lo stesso ministro ha definito subito un “errore”, e’ direttamente il capo della Polizia Franco Gabrielli a indicare quali siano gli aspetti sui quali intende fare chiarezza prima possibile. A “preoccuparlo”, dunque, non e’ la passeggiata a bordo della moto ad acqua. O meglio: “questa – dice – mi interessa il giusto e tutto sommato non e’ degna di particolare attenzione”. Perche’ “mi sembra onestamente che la vicenda sia stata un po’ amplificata, vi potrei portare decine di immagini di nostri mezzi che vengono utilizzati dai ragazzini”. Piuttosto quello che “preoccupa” Gabrielli e’ se sia stato leso il diritto di cronaca; e’ capire se a Valerio Lo Muzio, il videomaker di ‘Repubblica’ che ha girato il video, siano state rivolte davvero delle minacce e se gli sia stato intimato di smettere di riprendere, come lo stesso giornalista ha denunciato. Proprio su input di Gabrielli la questura di Ravenna ha subito avviato una serie di verifiche e tutti i poliziotti coinvolti, tra l’altro, sarebbero gia’ stati identificati, anche se l’istruttoria non e’ ancora chiusa. Anche perche’ mancava proprio il racconto del protagonista della vicenda, Lo Muzio, che e’ stato sentito oggi in questura come persona informata sui fatti.

Valerio Lo Muzio. Il video reporter di Repubblica bloccato mentre riprendeva la polizia che portava a fare un giro il figlio del ministro Salvini

“Sono stato sentito – ha spiegato il cronista, che ha confermato la sua versione – per raccontare quello che e’ successo quel giorno in spiaggia. Hanno cercato di farmi abbandonare la telecamera e non so ancora chi fossero quelle persone”. Per questo, ha aggiunto, “vorrei che i colleghi facessero loro le mie domande: chi erano quelle persone? A che titolo mi hanno fermato? che cosa non volevano che fosse ripreso?”. Proprio quello che ha chiesto Gabrielli. “C’e’ solo una cosa che mi interessa approfondire e che deve essere posta al centro – dice infatti il capo della Polizia – ed e’ se c’e’ stata una limitazione al diritto di informazione e di cronaca. Questo mi preoccupa di piu’, quando c’e’ una limitazione al diritto di cronaca, quando si impedisce ad un giornalista di fare il suo lavoro”. Un problema che pero’ secondo Salvini non esiste. “Non vedo rischi per la liberta’ di stampa in Italia onestamente. Se ci sono delle indagini, aspettiamole, ma che lascino fuori i bambini e se la prendano con me”, ha ribadito il ministro sottolineando che “tanti altri bambini salgono sulle moto della polizia, sui mezzi dei vigili del fuoco o dei carabinieri” e dunque se ci sono violazioni “aprite un dossier in Procura”.

Franco Gabrielli. Il capo polizia spiega i meccanismi dei concessione e revoca delle scorte ed esige rispetto per chi decide

Gabrielli non ha chiarito per il momento se chi e’ intervenuto facesse parte o meno della scorta del ministro. “Su questo si stanno facendo accertamenti – ha spiegato – e faremo tutte le azioni necessarie sia sotto il profilo penale sia sotto quello disciplinare”. Perche’, ha concluso “se ci sono state delle minacce, degli atteggiamenti che hanno esorbitato da quella che e’ l’azione ordinaria, ci sono anche profili penali”. “Gabrielli vuole un approfondimento? Non e’ difficile, basta sentire le parole di Valerio e guardare le registrazioni del video”, ha detto il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti mentre a Lo Muzio e’ arrivata la solidarieta’ dei Cdr di numerose testate, estesa anche a Giorgio Mottola di ‘Report’, protagonista di un altro battibecco con Salvini, ma questa volta sull’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega.

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Cronache

Minaccia di aggredire il sindaco per le ganasce, indagini

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In un video, diventato virale su Tik Tok, insulta pesantemente il sindaco di Catania, Enrico Trantino, e poi lo minaccia: ‘la prima volta che ti vedo ti apro la testa con colpi di casco, non ho paura né dei carabinieri, né della polizia…”. Protagonista un catanese che contestava le ganasce che erano state messe alla sua auto, e a quelle di altre vetture, posteggiate irregolarmente in via Santa Sofia, strada d’accesso al Policlinico universitario, dove è accaduto che, per i parcheggi in doppia fila, siano rimaste bloccate le ambulanze dirette al pronto soccorso. Il video è stato condiviso da un migliaio di utenti.

Sula vicenda Trantino presenterà una querela alla polizia postale. Oggi il sindaco di Catania ha parlato dell’argomento in una parte di un post pubblicato su Facebook: “ieri – scrive Trantino – è circolato un video con pesanti minacce nei miei confronti, in conseguenza delle ganasce apposte innanzi Policlinico. Non spiegherò che la situazione è notevolmente migliorata da quando abbiamo iniziato quest’azione di contrasto alla sosta selvaggia che spesso impediva alle ambulanze di giungere più tempestivamente. Quel che mi ha dato da pensare – conclude sulle minacce il sindaco di Catania – è il rischio di circuiti emulativi e il fatto che spesso contenuti simili giungono ai miei familiari, con comprensibili preoccupazioni che conseguono. Se solo ci concentrassimo meno sulla tastiera e pensassimo che ci sono vite vere di gente come noi dietro ogni nome, forse saremmo meno veementi”.

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Cronache

Pianura, arrestato 40enne ai domiciliari per maltrattamenti: minacce e richieste di soldi ai familiari

A Pianura un 40enne ai domiciliari ha aggredito i genitori per ottenere soldi. Arrestato dai Carabinieri, dovrà rispondere di lesioni, maltrattamenti e tentata estorsione.

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Prima del piatto di pasta lanciato contro la parete, c’era solo silenzio. Prima della macchia di vino sul pavimento e del posacenere frantumato, l’unico suono era quello delle auto in strada. È in quel silenzio apparente che si consuma l’ennesimo atto di violenza domestica, questa volta nel cuore del quartiere Pianura, ai piedi della collina dei Camaldoli, a Napoli.

A rompere la quiete apparente, un 40enne agli arresti domiciliari, che convive con i genitori anziani e la sorella. Le richieste di soldi sono diventate una routine fatta di urla, minacce e oggetti scagliati. Soldi per il bingo, per le scommesse, per capricci quotidiani. Il denaro non basta mai, la pensione dei genitori è troppo esigua. Anche la sorella contribuisce, spesso costretta. Fino a quando, in quel giorno come tanti, arriva un “no”.

La furia cieca per un rifiuto

Il rifiuto scatena la furia del 40enne. Il piatto di pasta viene scagliato contro il muro, seguito da un bicchiere di vino e una ceneriera. Poi sbatte una sedia sull’armadio e colpisce la lavatrice, mentre un pezzo di legno finisce sulla televisione. L’uomo afferra anche un paio di forbici, le mette in tasca e si allontana. I genitori, terrorizzati, fuggono e si rivolgono ai Carabinieri della stazione di Pianura.

Mesi di vessazioni

Ai militari raccontano mesi di soprusi e maltrattamenti. Gli episodi si ripetono: dalla richiesta di 350 euro al calcio alla madre, fino alla bottiglia di vetro scagliata contro i familiari. I Carabinieri intervengono e lo arrestano. Per l’uomo si aprono ora le porte del carcere, con le accuse di lesioni personali, tentata estorsione e maltrattamenti in famiglia.

Una storia come tante

Quella di Pianura è una storia purtroppo frequente, spesso silenziosa, nascosta dietro finestre chiuse e parole soffocate. Solo l’intervento tempestivo dei familiari e delle forze dell’ordine ha interrotto un ciclo di violenza che sembrava destinato a ripetersi all’infinito.

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Cronache

Terremoto ai Campi Flegrei: scossa 4.0 alle 9:13, ma pesa attesa e incertezza prima della conferma della magnitudo

Una scossa di magnitudo 4.0 ha colpito i Campi Flegrei alle 9:13. L’INGV ha comunicato l’intensità solo dopo 40 minuti. Paura tra i cittadini.

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Dalle 9:13, quando la scossa ha fatto tremare la terra nei Campi Flegrei, sono trascorsi più di 40 minuti prima che l’INGV e l’Osservatorio Vesuviano comunicassero con certezza l’intensità del sisma. Alle 9:55 è arrivata la conferma ufficiale: magnitudo 4.0.

Un tempo che ha destato domande e preoccupazioni, specie in un territorio sensibile come quello flegreo. La prima comunicazione si è limitata a segnalare la scossa senza indicarne la magnitudo. Ma perché questo ritardo?

Bradisismo e difficoltà di calcolo

Una possibile spiegazione è legata alla particolarità del fenomeno bradisismico, che interessa da anni l’area flegrea. Le scosse, infatti, sono molto superficiali, e la presenza della camera magmatica sotterranea rende più complesse le analisi dei dati sismici. La difficoltà nel determinare con precisione l’epicentro e la profondità, unita al rapido movimento del suolo, può aver rallentato l’elaborazione automatica e la validazione da parte dei sismologi.

Paura diffusa tra i cittadini

In strada e nelle case, la sensazione è stata quella di una delle scosse più forti di sempre, sia per intensità che per durata. In tanti hanno raccontato un movimento lungo, “quasi eterno”, con oscillazioni particolarmente violente. Tuttavia, si tratta di percezioni soggettive, utili per comprendere l’impatto emotivo ma non sempre corrispondenti alla scala scientifica.

Il dato ufficiale è chiaro: magnitudo 4.0, dunque inferiore ad altri eventi recenti nella zona, come i sismi di magnitudo 4.2, 4.4 e 4.6 registrati nei mesi passati.

Tensione crescente

Questo episodio conferma il clima di tensione e preoccupazione crescente tra i residenti dell’area flegrea, che da mesi vivono un’intensa fase di bradisismo attivo. La richiesta di informazioni tempestive e trasparenti da parte degli enti scientifici è più che legittima, soprattutto per evitare il diffondersi di ansia e allarmismi ingiustificati.

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