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Il cancro camorra che sporca Avellino, indagato anche il segretario della Lega irpina Sabino Morano

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Tra gli indagati nella inchiesta Partenio 2.o c’è anche il segretario provinciale della Lega, l’imprenditore Sabino Morano. Lui è tra le 17 persone indagate in stato di libertà  nell’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato in cella con le accuse di associazione camorristica  23 persone tra Avellino, Mercogliano e Monteforte, del “Nuovo Clan Partenio”. L’abitazione dell’imprenditore è stata perquisita dalle forze dell’Ordine. Nello scorso mese di agosto, per motivi che sono ancora oggetto di indagine dei carabinieri, alcune auto in uso a Morano, vennero incendiate nei pressi del suo domicilio avellinese. Nei suoi confronti vennero anche disposte alcune misure di tutela personale. Il timore è che potesse subire del male da chi gli aveva incendiato le auto. Secondo i magistrati dell’antimafia di Napoli, Morano e gli altri indagati sono considerati “ricollegabili, anche per interposta persona, al gruppo delinquenziale”. Nei loro confronti è stato emesso un sequestro preventivo-probatorio anche per turbata libertà degli incanti, trasferimento fraudolento di valori e riciclaggio. Tra le perquisizioni effettuate anche quella presso lo studio di un avvocato avellinese. Ma, come siamo solite dire, anche in questo caso siamo nella fase preliminare delle indagini e le persone indagate sono da ritenere innocenti fino a quando non saranno condannate, se saranno  condannate.

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Processi per direttissima per minori armati: la svolta del Tribunale per i Minorenni di Napoli

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Un cambio di passo significativo nella gestione della devianza giovanile arriva dal Tribunale per i Minorenni di Napoli. La presidente Paola Brunese, alla guida dell’ufficio dei Colli Aminei da due anni, ha introdotto i processi per direttissima per i giovani sorpresi con armi, come i coltelli, con l’obiettivo di garantire sentenze rapide e incisive.

Un nuovo collegio per affrontare l’emergenza

È stato istituito un collegio speciale, presieduto dalla stessa Brunese, per gestire i casi di possesso illecito di armi da parte di minori. Questa struttura consentirà di abbreviare i tempi della giustizia, eliminando lungaggini e ritardi che spesso rendono inefficaci le sentenze. La presidente Brunese ha spiegato: «La giustizia, per essere efficace, deve essere anche rapida».

Negli ultimi anni, le forze dell’ordine hanno sequestrato un numero crescente di coltelli nelle tasche dei ragazzi, soprattutto durante la movida cittadina e i fine settimana. Nonostante le denunce e i procedimenti avviati, la deterrenza non è stata sufficiente a contrastare il fenomeno. Ora, con i processi per direttissima, si punta a una svolta concreta.

Un modello più rapido ed efficace

La base normativa per questa innovazione risale a una legge del 1992, che oggi viene reinterpretata per consentire una maggiore rapidità nel processo penale minorile. In questo modo, nel giro di poche settimane, i minori sorpresi con armi potranno ricevere una sentenza definitiva, creando un precedente importante per contrastare il fenomeno.

L’obiettivo è duplice: sensibilizzare i giovani coinvolti e fornire alle famiglie una risposta chiara e tempestiva da parte delle istituzioni.

Contrasto e prevenzione: più scuola, meno armi

Questa misura non si limita ai soli processi, ma si inserisce in una strategia più ampia di prevenzione e contrasto della devianza giovanile. Da due anni è operativa una piattaforma telematica, sviluppata in collaborazione con il prefetto Michele di Bari e il direttore scolastico regionale, per monitorare in tempo reale l’evasione scolastica.

Invece di attendere la fine dell’anno scolastico, si interviene subito sulle assenze prolungate, cercando di arginare il fenomeno dell’abbandono dei banchi di scuola. Il messaggio è chiaro: meno coltelli e più educazione per offrire un futuro migliore ai giovani.

Napoli come modello nazionale

Con questa iniziativa, Napoli si propone come modello per affrontare la diffusione delle armi tra i giovani nelle aree metropolitane. La giustizia minorile si rinnova, abbandonando le vecchie lentezze burocratiche e puntando su risposte rapide ed efficaci per proteggere le nuove generazioni.

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Morto Franco Piperno, fu tra fondatori di Potere operaio

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É morto a Cosenza Franco Piperno (foto Imagoeconomica in evidenza), esponente storico della sinistra extraparlamentare e tra i fondatori di Potere operaio. Malato da tempo, era originario di Catanzaro ed aveva 82 anni. Era ricoverato in una struttura sanitaria della città. Piperno aveva insegnato all’Università della Calabria ed era stato anche assessore comunale a Cosenza all’epoca in cui era sindaco Giacomo Mancini, ex segretario nazionale del Psi. Il nome di Piperno è legato ad alcune tra le vicende più note che hanno visto al centro la sinistra extraparlamentare. É stato anche autore di numerosi saggi politici.

Piperno é stato per due volte assessore comunale alla Cultura a Cosenza. Oltre che con Giacomo Mancini, infatti, ricoprì lo stesso incarico nella Giunta presieduta da Eva Catizone, anche lei molto legata a Mancini. Intenso é stato inoltre il percorso di Piperno in ambito universitario. Laureato in Fisica a Pisa, iniziò come ricercatore nella facoltà di Ingegneria dell’università La Sapienza di Roma per poi insegnare al Politecnico di Milano e all’Università dell’Aquila.

Dopo le collaborazioni con alcuni atenei stranieri, concluse la carriera all’Università della Calabria. É stato anche uno dei leader studenteschi del ’68 La sua successiva militanza politica lo ha portato ad essere vicino ad esponenti storici della sinistra extraparlamentare come Toni Negri ed Oreste Scalzone. Fu anche coinvolto in alcune inchieste giudiziarie tra cui quella denominata “7 aprile”, conclusasi con la sua condanna a due anni di reclusione per partecipazione ad associazione sovversiva. Condanna poi finita in prescrizione.

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Morte Luca Palmegiani, due filoni per indagini Procura L’Aquila

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La Procura della Repubblica dell’Aquila amplia il raggio delle indagini sulla morte di Luca Palmegiani, il 25enne di Latina, militante di Forza Italia, trasportato sabato scorso all’ospedale ‘San Salvatore’ del capoluogo abruzzese da Roccaraso, dove era stato soccorso dopo una caduta dal quarto piano dell’hotel “Suisse”.

Il pm Guido Cocco indaga su due fronti: l’istigazione al suicidio e l’omicidio colposo, ovvero sulla macchina dei soccorsi. La Procura, infatti, vuole accertare eventuali imperizie nella gestione sanitaria del paziente. Palmegiani era arrivato in Abruzzo insieme ad altri militanti del partito per prendere parte all’evento ‘Azzurri in vetta’, l’11 gennaio a Rivisondoli e il 12 a Roccaraso.

Si trovava nella sua stanza d’albergo quando, poco prima del gesto estremo, ha pubblicato sul suo profilo social un post che lasciava trasparire il suo stato d’animo e includeva parole d’addio.

Pochi istanti dopo, il giovane è precipitato dal quarto piano della struttura ricettiva. Soccorso, è stato trasportato da un’ambulanza del 118 prima all’ospedale della vicina Castel di Sangro (L’Aquila), poi all’Aquila dove è deceduto. Impossibile l’utilizzo dell’elisoccorso a causa del maltempo. Intanto nel pomeriggio il medico legale, Giuseppe Sciarra, ha effettuato l’esame autoptico, attraverso il quale è stato accertato il decesso per un politrauma fatale e un’emorragia diffusa.

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