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Il baby dinosauro Ciro trovato a Pietraroja potrebbe avere dei fratelli, si tornerà a scavare nel Sannio a caccia di nuovi resti

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Il baby dinosauro Ciro potrebbe avere dei fratelli e forse nel luogo in cui e’ stato scoperto potrebbero esserci dei resti di pesci, quelli di cui si nutriva e che erano stati scoperti nel suo stomaco nel 2011. Ne sono convinti i ricercatori che da anni stanno studiando il sito di Pietraroja (Benevento) e che hanno in programma di chiedere alla Soprintendenza il permesso per riprendere gli scavi. Proseguire le ricerche e valorizzare il sito sono fra gli obiettivi del Comitato di gestione dell’Ente Geopaleontologico, ha detto uno dei paleontologi che hanno studiato di più Ciro, Cristiano Dal Sasso, del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Dal Sasso fa parte del comitato scientifico dell’ente, presentato oggi alla presenza del ministro per l’Ambiente, Sergio Costa. Dopo l’incontro, il ministro ha detto alla stampa che a Pietraroja potrebbe “esserci dell’altro e, forse, e’ il caso di andare oltre, anche perche’ puo’ diventare un luogo particolare a livello planetario”.

Noto da almeno 200 anni, il sito e’ uno dei giacimenti di fossili del Cretaceo fra i piu’ ricchi a livello mondiale e i ricercatori sono sicuri che contenga dell’altro perche’ gli scavi non sono stati completati e quelli condotti finora hanno riguardato “solo una parte degli strati del pendio della montagna, costituita da rocce che contengono fossili”. Fra i tesori da scoprire, non si escludono altri fossili di dinosauro: “trovarli e’ un’eventualita’ remota ma non impossibile – ha rilevato Dal Sasso – perche’ Ciro non era certamente solo nell’area, doveva avere dei genitori e dei fratelli nati dalla stessa covata”. I paleontologi si aspettano di trovare anche resti di pesci e crostacei perche’ 110 milioni di anni fa il sito era una laguna e perche’ resti di organismi marini sono gia’ stati scoperti nell’area. Tra gli animali che vivevano sulla terraferma, oltre a Ciro, nel sito sono stati scoperti resti di lucertole e di un coccodrillo nano, trasportati nella laguna da tempeste o da una corrente di piena, come era accaduto al cucciolo di dinosauro, morto circa dieci giorni dopo la nascita. Ciro, il cui nome scientifico e’ Scipionix Samniticus, e’ stato trovato nel 1980 ed e’ stato il primo dinosauro con gli organi interni ben conservati mai scoperto. Anche i fossili di pesci trovati nel sito si distinguono per lo stato di conservazione straordinaria. Questo perche’, ha osservato Dal Sasso, la laguna aveva “acque calme e un’insolazione molto forte, che facevano formare velocemente i cristalli di calcite che segnano l’inizio del processo di fossilizzazione, senza dare il tempo agli organismi di decomporsi”.

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Nuovo blitz a Venezia, Canal Grande si colora di verde

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Un nuovo blitz è stato compiuto a Venezia dagli attivisti del clima, questa volta da parte del gruppo ‘Extinction Rebellion’, che hanno fatto finire in Canal Grande della fluoresceina – una sostanza innocua – colorando le acque di verde. Negli stessi istanti alcuni di loro si sono calati con corde e imbragatura dal ponte di Rialto esponendo uno striscione con la scritta “Cop28: mentre il governo parla noi appesi a un filo”. Solo due giorni fa erano stati i giovani di Ultima Generazione a prendere di mira la Basilica di San Marco con un lancio di fango liquido misto a cioccolato.

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Cop28, l’Italia bocciata sulla lotta al climate change

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Italia bocciata nella lotta ai cambiamenti climatici, e lo indica il tonfo nella classifica delle perfomance dei principali Paesi del pianeta: scende dal 29/o al 44/o posto, perdendo ben 15 posizioni. Un risultato dovuto soprattutto al rallentamento della riduzione delle emissioni di gas serra (37/o posto della specifica classifica) e per una politica climatica nazionale (al 58/o posto) fortemente inadeguata a fronteggiare l’emergenza. Lo dice il rapporto annuale di Germanwatch, Can (la più grande rete al mondo con oltre 1.900 Ong in più di 130 paesi che lavorano per combattere la crisi climatica) e NewClimate Institute, realizzato per l’Italia in collaborazione con Legambiente e presentato alla Cop28 in corso a Dubai. La Conferenza dei 197 Paesi più l’Unione europea sui cambiamenti climatici è al giro di boa. Comincia la seconda settimana di negoziati in cui i ministri devono trattare per raggiungere il maggiore consenso sugli impegni contro il riscaldamento globale e dunque su una bozza di accordo che possa avere il via libera entro il termine dei lavori, il 12 dicembre.

E questo è l’auspicio del presidente della Conferenza, Sultan Al Jaber, che si è detto ottimista sul successo di questa Cop “che ha già fatto la storia, è già accaduto qualcosa di straordinario”, guardando ai risultati finanziari ottenuti nella prima settimana, con impegni per miliardi di dollari fra sostegno dei Paesi vulnerabili e impegni in vari settori. Per questo ha sollecitato le parti a realizzare un ‘accordo storico’. Al Jaber ha presentato un testo di 27 pagine, una sorta di scaletta ragionata, che contiene tutte le richieste finora avanzate dalle parti. In sostanza, “c’è il futuro di tutto l’accordo di Parigi”, ha commentato Jacopo Bencini, esperto del think tank Italian Climate Network, precisando che ci sono 143 fra opzioni e sotto-opzioni per sondare il terreno con i vari ministri in incontri bilaterali e capire quale ampiezza di consenso si può raggiungere sull’accordo finale. Il ventaglio completo dei temi e le tante opzioni indicano che tutto è in campo e le trattative sono assolutamente aperte. Tornando alla classifica di Germanwatch, in coda ci sono i Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili come Emirati Arabi Uniti (65/o), che stanno ospitando la Cop28, Iran (66/o) e Arabia Saudita (67/o).

La Cina, maggiore responsabile delle emissioni globali, è stabile al 51/o posto e gli Usa (secondo emettitore di gas serra) perdono 5 posizioni e scendono al 57/o posto. Nel rapporto si prende in considerazione la performance climatica di 63 Paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano oltre il 90% delle emissioni globali. Non sono state attribuite neanche quest’anno le prime tre posizioni “in quanto nessuno dei Paesi ha raggiunto la performance necessaria per contribuire a fronteggiare l’emergenza climatica e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5 gradi. In testa alla graduatoria con il quarto posto la Danimarca, grazie soprattutto alla significativa riduzione delle emissioni climalteranti e allo sviluppo delle rinnovabili, seguita da Estonia (5) e Filippine (6) che rafforzano la loro azione climatica nonostante le difficoltà economiche. Alla Cop28, spiega Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente, “è cruciale raggiungere un accordo ambizioso che preveda di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile, raddoppiare l’efficienza energetica ed avviare da subito il phasing-out delle fonti fossili. Solo così sarà possibile una drastica riduzione entro il 2030 di carbone, gas e petrolio, mantenendo vivo l’obiettivo di 1,5 gradi” .

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Cop28, negoziato difficile sulle azioni per il clima

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La Cop28 di Dubai chiude oggi la sua prima settimana, con alcuni successi, come il fondo “loss & damage” e l’impegno a triplicare le rinnovabili al 2030. Domani, venerdì, la conferenza osserva il giorno di riposo islamico. Da sabato si riprende a trattare, e si entra nell’ultima settimana, quella decisiva. Il negoziato è ancora in alto mare sui due tavoli più importanti: il Global Stocktake e l’Obiettivo globale sull’adattamento. Il Global Stocktake deve fare il bilancio delle azioni adottate finora dagli stati per la mitigazione dell’effetto serra, e indicare quelle da adottare per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Ma le posizioni fra i quasi 200 paesi sono ancora lontanissime. La bozza di lavoro al momento è un cumulo di proposte alternative e incompatibili fra loro.

ùL’Unione europea e molti piccoli paesi vorrebbero che fosse inserito l’abbandono dei combustibili fossili. Ma i grandi come Usa e Cina, e i produttori come Emirati, Arabia Saudita e Russia, non ne vogliono sapere. L’Obiettivo globale sull’adattamento deve dare ai paesi del mondo i target da raggiungere per adattarsi al cambiamento climatico. Ma i paesi in via di sviluppo chiedono più aiuti ai paesi ricchi. Questi a loro volta vogliono garanzie prima di aprire il portafoglio. Oggi papa Francesco è tornato a parlare della Cop28, auspicando che la Conferenza “possa costituire uno storico passo in avanti”.

Le associazioni cattoliche per la giustizia sociale, Caritas International e Cisde, hanno chiesto ai decisori della Cop di “eliminare in modo inequivocabile i combustibili fossili”. Da Dubai, le suore dell’Uisg, l’Unione internazionale delle superiori generali, hanno lanciato un appello perché “le voci di chi è colpito in prima linea dal cambiamento climatico siano al centro del dibattito globale”. La Cop28 si è aperta il 30 novembre con un successo per la presidenza emiratina. E’ stato istituito il Fondo per i ristori delle perdite e i danni del cambiamento climatico nei paesi più poveri. Al momento ci sono impegni di versamenti al Fondo per 700 milioni di dollari.

L’Italia partecipa per 100 milioni: un contributo consistente, come Germania ed Emirati. Altro risultato significativo della Cop è stato l’accordo fra 123 paesi per triplicare le fonti rinnovabili al 2030, fino a 11.000 Gw, e per raddoppiare per la stessa data l’aumento annuale dell’efficienza energetica, dal 2% a oltre il 4%. Hanno firmato fra gli altri Usa, Italia e i principali paesi europei, ma non Cina e Russia. Una ventina di paesi, tra cui Stati Uniti, Francia e Regno Unito, hanno stretto un patto per triplicare entro il 2050 la produzione di energia atomica.

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