Kiev torna a denunciare la deportazione dei suoi bambini in Russia o nei territori occupati e fornisce nuove drammatiche cifre: sarebbero quasi 4.400 i minori rimasti soli che i russi hanno portato via dagli orfanotrofi. A renderlo noto è la vicepremier e ministra ucraina per la Reintegrazione dei territori occupati, Irina Vereshchuk, che parla di almeno 4.390 sottrazioni illegali e annuncia che l’Ucraina sta raccogliendo le prove da sottoporre alla Corte penale internazionale (Cpi). Dopo l’emissione del mandato di arresto per Putin si ripone grande speranza nella stretta collaborazione con la Corte dell’Aja, confermata dall’imminente apertura nella capitale ucraina di un ufficio della Cpi – annunciata dal procuratore generale ucraino – per una sempre maggiore cooperazione sui casi di deportazione. Resta intanto alta la tensione per le operazioni militari che nelle scorse ore si sono nuovamente avvicinate alla capitale, in un attacco che ha visto l’impiego di 15 droni kamikaze Shahed-136, di cui 14 sono stati distrutti dalle forze di Kiev, stando al resoconto dello Stato Maggiore delle Forze Armate.
Nel complesso i russi hanno lanciato 24 raid aerei, 12 attacchi missilistici e 55 attacchi con sistemi di razzi a lancio multiplo, fa sapere. Nessun ferito, ma i frammenti dei droni distrutti dalla contraerea che sono precipitati sul quartiere di Sviatoshynsky, nell’ovest della città, hanno colpito un edificio adibito ad uso commerciale e provocato incendi. Mentre il presidente Zelensky ha fatto visita alle truppe ucraine a Sumy, la battaglia continua a infuriare nell’est: la città di Avdiivka, nel Donetsk, “sta per essere cancellata dalla faccia della Terra” sotto l’intensificarsi dei bombardamenti russi, ha dichiarato Vitaliy Barabash, capo dell’amministrazione militare della città. E si sta trasformando in una Bakhmut: dista soltanto 90 chilometri dalla città simbolo del braccio di ferro fra Kiev e Mosca ed è adesso bersaglio continuo dei bombardamenti mentre, secondo l’Istituto per lo studio della guerra (Isw), la leadership militare russa ha probabilmente già schierato i mercenari della brigata Wagner per consolidare i limitati progressi registrati di recente nella zona.
I combattimenti si sono intensificati anche intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, ha riferito poi il capo dell’Aiea, Rafael Grossi, ritenendo però che un accordo per la sicurezza dell’impianto sia “vicino”. Dopo aver incontrato lunedì Zelensky proprio a Zaporizhzhia, Grossi ha fatto sapere che “molto probabilmente” andrà in Russia nei prossimi giorni. Ciò che invece ancora non si intravede all’orizzonte è una apertura diplomatica che faccia anche pensare a possibili colloqui. Le posizioni restano granitiche e in queste ore il ministro ucraino degli Esteri, Dmytro Kuleba, ricorda che “la pace ad ogni costo è un’illusione”. Parlando ad un evento virtuale in vista della preparazione del secondo Summit for Democracy voluto dal presidente Usa Joe Biden, ha ribadito che “nessun’altra nazione vuole la pace più dell’Ucraina. Ma la pace ad ogni costo è un’illusione. Il popolo ucraino accetterà la pace solo se garantirà la cessazione completa dell’aggressione russa, il completo ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino e il ripristino dell’integrità territoriale del nostro stato all’interno dei confini riconosciuti a livello internazionale”, è tornato a sottolineare Kuleba.