Alessandro Esposito ed Immacolata Molino, i nonni materni della piccola Noemi, sono ancora provati dalla tragedia che il 3 maggio passato si è abbattuta sulla loro famiglia. Noemi, la loro amata nipotina, è fuori pericolo. La sua guarigione è un miracolo, ma arrivare ad oggi, attraversando dolori e paure anche di perdere quella bimba di 4 anni, non è stato facile.
Mentre parliamo con Alessandro Esposito ed Immacolata Molino nelle redazioni dei giornali piomba la notizia del bollettino medico diramato dalle autorità sanitarie: i medici dichiarano ufficialmente sciolta la prognosi e fuori pericolo Noemi.
Signor Esposito, che cose le viene in mente a caldo leggendo questa notizia?
Sono commosso, davvero! È una notizia meravigliosa. Sapere che Noemi è finalmente fuori pericolo ci riempie di gioia. È la notizia che aspettavo da giorni. La speranza di riceverla è senza dubbio ciò che mi ha fatto andare avanti durante tutti questi giorni così difficili.
Che cosa ha detto, se ha detto qualcosa in questi giorni, Noemi in ospedale?
Quando si è risvegliata ha chiesto della mamma. Poi ha domandato ai medici “cosa ci faccio qui?”. Ma solo una volta, all’inizio. A noi non l’ha chiesto più. Adesso che sta un po’ meglio parla poco. Anche perchè è ancora sotto effetto di sedativi. Ci vorrà del tempo, credo. Ancora non sappiamo quando verrà dimessa.
Si aspettava tutte queste manifestazioni di solidarietà?
Non in questo modo. Da Napoli, dall’Italia, persino dall’estero. Abbiamo ricevuto davvero tanto affetto, le persone ci sono state vicino in ogni modo. Proprio per questo motivo abbiamo scelto di parlare alla stampa nonostante siamo ancora molto provati: ci sentivamo in dovere di ringraziare la città, le istituzioni, l’ospedale, tutti. L’affetto che è arrivato in questi giorni è stato indescrivibile e ci sta dando una grande forza per andare avanti. Una cosa mi ha commosso in particolare. Gente che non era mai andata in chiesa, è venuta a dirmi che aveva iniziato ad andarci per pregare per Noemi.
Signora Immacolata, che cosa ricorda ancora di quel pomeriggio del tre maggio?
Stavo camminando con mio marito e la bambina. Volevamo prenderci un caffè. All’improvviso abbiamo sentito uno sparo. Mi sono girata e ho visto quell’uomo sparare nella nostra direzione. Istintivamente ho coperto mia nipote con il mio corpo. Il proiettile ha colpito prima me e poi ha raggiunto Noemi. Inizialmente non avevo capito che mia nipote fosse stata colpita. In realtà non mi ero accorta neanche del fatto che io fossi stata colpita. All’inizio non senti dolore, lo avverti solo dopo un po’. Quando ho saputo che era rimasta coinvolta mia nipote mi è crollato il mondo addosso. Per me lei è come una figlia. Sono stati giorni bui. Una sensazione inspiegabile.
Che cosa c’è di vero in quello che abbiamo letto in questo giorni e cioè che voi avete pensato di scappare da Napoli…
Nulla è vero. Resteremo nella nostra città. Sempre. Sono i cattivi che devono andare via, non noi. Io amo la mia città, con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni. Ma queste tragedie non devono più accadere. Non si può rischiare la vita mentre si fanno cose normali come andare a prendere un caffè o un gelato in un bar. Lo Stato deve farsi carico di questo problema, affinché non si verifichino più scene del genere. Le leggi devono cambiare e garantire sicurezza e giustizia, più di quanto non facciano ora. Ci vuole una maggiore presenza delle istituzioni, più sicurezza. Dalla giustizia mi aspetto la massima pena per chi ha sparato e quasi ucciso Noemi.
Quali saranno i primi passi da compiere per tornare alla normalità?
Una volta usciti dall’ospedale sarà complicato, soprattutto dal punto di vista psicologico. Vorrei tanto poter tornare alla mia normalità, per ora non sono ancora pronta. Io non potrò più lavorare, per seguire mia figlia e mia nipote, ma non solo per questo. Dal punto di vista psicologico sono a terra, ho paura di qualunque cosa. Camminare da sola per strada, ad esempio, mi terrorizza. Penso solo a Noemi. Dovremo seguire tutti un percorso di sostegno psicologico, anche e soprattuto per la bambina, per capire come e cosa raccontarle riguardo a tutto quello che le è successo. Crescendo capirà e avrà tante domande, dovremo essere pronti per quel momento.