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I “Navigator” della Campania mettono in mora De Luca: rispetti i nostri diritti altrimenti ci faremo rispettare con l’arma del diritto

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Quella che vi proponiamo con molto piacere (oltre che per dovere) è la lettera garbata, educata, piena di dignità e forza che i cosiddetti Navigator che hanno vinto le selezioni per la Campania hanno inviato al presidente della Giunta della Regione Campania Vincenzo de Luca. Con questa lettera i Navigator spiegano a De Luca che loro hanno due strade, quella della protesta è quella del diritto, per vedersi riconosciuti i loro diritti, per ora calpestati dalle paturnie di un presidente di Giunta eletto dai campani e in scadenza (è a fine mandato) che per fare polemica politica con il ministro del Lavoro Luigi Di Maio colpisce trasversalmente (brutto termine, molto in voga in altri contesti ma non ce ne viene uno migliore) dei giovani che vogliono (hanno diritto) lavorare in un posto che si sono aggiudicati con un concorso bandito dallo Stato. Insomma non sono clientes di Di Maio, non sono grillini ma semplicemente cittadini che in questo momento vengono calpestati nei loro diritti. De Luca avrà pane per i suoi denti con questi giovani professionisti che immaginiamo hanno le idee politiche più diverse ma sono accomunati da una sola esigenza: il rispetto dello Stato di diritto.

E dunque i Navigator, ormai riuniti in una sorta di coordinamento, hanno spedito la lettera e hanno informato che lunedì prossimo, 29 luglio, a partire dalle 10 saranno nei pressi di Palazzo Santa Lucia per manifestare contro la mancata firma di De Luca. Che loro vivono come un abuso.

Ecco la Lettera.

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Al Presidente della Regione Campania

Egregio dott. Vincenzo De Luca,

alla luce delle Sue recenti dichiarazioni sul tema navigator, riteniamo opportuno precisare quanto segue.

Anpal Servizi S.p.A. ha indetto un regolare concorso volto all’individuazione, per la regione Campania, di 471 figure professionali al fine di garantire il godimento dei livelli essenziali delle prestazioni stabilite dalla l. 28 marzo 2019 n. 26.

In particolare il “navigator”, fungerà da supporto ai CPI per la gestione delle politiche attive riguardanti i percettori del reddito di cittadinanza.

È noto che ad oggi i CPI non sono in grado di offrire le prestazioni richieste proprio relativamente alle politiche attive: in Campania infatti essi contano solo 500 dipendenti, i quali dovrebbero far fronte, oltre al lavoro a cui normalmente sono preposti, alle 168.398 domande di reddito di cittadinanza finora accolte.

Si impone dunque un loro potenziamento, specie ora che le decine di migliaia di percettori del Reddito di Cittadinanza dovranno avere risposte. Del resto è questa la ragione che ha indotto tutte le altre regioni del Paese a confermare il supporto dei navigator definendo con la convenzione solo le modalità di cooperazione con gli altri enti territoriali.

Il bando di partecipazione al concorso per navigator ha previsto l’assunzione dei vincitori con contratto a tempo determinato per la durata di 21 mesi. Si tratta di un co.co.co. (contratto di collaborazione coordinata e continuativa) tipologia contrattuale perfettamente legale per Anpal Servizi SpA, nostro datore di lavoro. Lei dovrebbe semplicemente ratificare un’autorizzazione affinché dei professionisti, assunti e pagati da Anpal Servizi SpA, possano operare sul territorio regionale.

Quanto alla Sua critica al doppio lavoro, Le ricordiamo che, nel rispetto del principio di legalità e in base alla tipologia contrattuale in essere, si tratta di una pratica del tutto legittima.

Appare inoltre incomprensibile la sua scelta di non firmare la convenzione, specie se posta a raffronto con l’azione dei governatori di altre regioni d’Italia che l’hanno già ratificata illo tempore, dando ai vincitori la possibilità di passare alle successive fasi di contrattualizzazione e formazione, senza pesi sul cuore.

Le ricordiamo che nelle precedenti conferenze Stato-Regioni la Campania ha siglato tutti gli accordi. Se non lo avesse fatto, i 471 posti per navigator non ci sarebbero stati e noi avremmo, seppur con amarezza, concorso per altre regioni.

Le chiediamo, pertanto, di cambiare idea, ricordandole che “la misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario”.
Cordialmente,
Napoli, 26.7.2019

Firmato
I vincitori della selezione navigator della Campania

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Quindicenne si impicca: sorella, non si è ammazzata

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“Mia sorella non si è ammazzata. Era troppo intelligente. E non si sarebbe mai fatta trovare in quel modo dai miei che amava”: la sorella smentisce che la 15enne trovata impiccata alla corda dell’altalena due giorni fa a Piazza Armeria (En), si sia tolta la vita. Intervistata dal giornalista di Ore 14, la trasmissione in onda dal lunedì al venerdì su Rai due, la giovane che vive al nord e che è arrivata ieri in Sicilia dopo la tragica notizia, tra le lacrime nega che la adolescente fosse depressa. Sul fatto la Procura di Enna ha aperto un’indagine per istigazione al suicidio. Tra le ipotesi anche quella del suicidio come reazione disperata a un video intimo che la vedeva protagonista che sarebbe stato diffuso o di cui sarebbe stata minacciata la diffusione.

“So di foto fatte a mia sorella e mandate, ma non di immagini fatte da lei. Non si vergognava dei miei e sapeva come affrontare le cose. Non si è ammazzata”, commenta. “Era bravissima a scuola, aveva tutti otto. Se fosse stata depressa il suo rendimento sarebbe calato”, dice la donna. La 15enne il giorno della sua morte aveva avuto una violenta lite a scuola con una coetanea. “Stava per dirne i motivi a mia madre, poi è arrivato mio padre e si è interrotta”, racconta aggiungendo: “le ragazzine la odiavano”.

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Venerdì nero per bus e metro, sciopero di 24 ore

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In arrivo un venerdì nero per chi dovrà spostarsi in città con i mezzi pubblici domani. Scatterà ad inizio servizio, alle 5.30, lo sciopero nazionale di 24 ore di bus, metro e tram, con prestazioni ridotte nelle fasce di garanzia, ossia con l’utilizzo solo del 30% del personale viaggiante. Era dal 2005 che non si programmava uno sciopero senza fasce di garanzia.

Dalle 10.30 è prevista anche una manifestazione davanti al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture a Porta Pia a cui parteciperanno i leader della Cgil, Maurizio Landini, e della Uil, Pierpaolo Bombardieri. Sullo sciopero “abbiamo chiesto buonsenso e che vengano garantite alcune fasce protette per chi deve andare a fare una visita medica, in ufficio, ad accudire un disabile”, ha detto il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.

“Il diritto allo sciopero, per carità di Dio, è sacrosanto” ma “nel settore dei trasporti ultimamente sono molto più frequenti che non in passato”, ha sottolineato il ministro. Lo stop è stato proclamato dalla Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna “per il rinnovo del contratto nazionale, per la carenza di risorse, per la mancanza di politiche di programmazione, per la riforma del settore e per la salute e sicurezza sul lavoro”.

Sono assicurati i “servizi assolutamente indispensabili” per la generalità degli utenti come collegamenti con porti e aeroporti nonché quelli specializzati di “particolare rilevanza sociale” quali trasporto dei disabili e scuola bus per materne e elementari, spiegano i sindacati. In vista dell’agitazione il Garante degli scioperi era sceso in campo chiarendo che anche in assenza di fasce di garanzia, devono essere comunque “garantiti servizi minimi” di trasporto.

Le fasce orarie sono decise a livello locale e così, ad esempio, a Milano saranno garantite le metro e alcune linee di superficie solo da inizio servizio alle 8:45 e dalle 15 alle 18; a Roma garantite sia le linee A e B della metro sia alcune linee di superficie da inizio servizio fino alle 8:30 e dalle 17 alle 20; a Napoliservizio limitato di bus nelle fasce oraria dalle 6.30 fino alle 9.30 e dalle 17 fino alle 20. È coinvolto nello sciopero anche il personale di Ferrovie del Sud Est, dalla mezzanotte alle 23:59.

Quello di domani sarà il decimo sciopero nazionale nel trasporto pubblico locale indetto da inizio anno dai sindacati di categoria, “praticamente uno al mese”, mentre se si analizzano le proteste indette a livello locale dalle varie sigle sindacali del comparto che hanno incrociato le braccia da un minimo di 4 ore a un massimo di 24 ore, il numero di scioperi da gennaio a oggi sale a 44, con “una media di più di 4 serrate al mese”, denuncia il Codacons.

“L’assenza di fasce di garanzia rende lo sciopero di domani abnorme, coinvolgendo un numero enorme di utenti”, afferma il presidente Carlo Rienzi. “Non contestiamo le ragioni dei lavoratori ma le modalità di attuazione della protesta appaiono più che mai eccessive, perché incideranno direttamente sulla libertà di circolazione dei cittadini, diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione, di fatto limitando o impedendo gli spostamenti”, spiega il presidente del Codacons. “Il continuo ricorso allo strumento dello sciopero da parte dei sindacati finisce per rendere i cittadini ostaggi delle organizzazioni dei lavoratori”, sottolinea Rienzi.

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Ucciso e mutilato, ergastolo agli assassini di Mahmoud

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Sono stati condannati all’ergastolo Kamel Abdelwahab, detto Tito, e ad Abdelwahab Ahmed Gamal Kamel, detto Bob, accusati di avere ucciso il loro dipendente Mahmoud Abdallah. L’egiziano di 19 anni era stato trovato senza testa e mani la scorsa estate al largo di Santa Margherita Ligure (Genova). La corte d’assise, presieduta dal giudice Massimo Cusatti, ha accolto le richieste della pm Daniela Pischetola che aveva chiesto anche l’isolamento diurno per 18 mesi. I due (difesi, rispettivamente, dagli avvocati Salvatore Calandra, Fabio Di Salvo e Massimiliano Germinni) sono accusati di omicidio volontario aggravato, occultamento e vilipendio di cadavere. Tito aveva dato la colpa a Bob.

Aveva però ammesso che avevano agito perché il ragazzo, che lavorava per loro nella barberia di Sestri Ponente a Genova, li voleva denunciare per lo sfruttamento lavorativo a cui era sottoposto e per i mancati pagamenti. Prima che la corte entrasse in camera di consiglio, i due imputati hanno fatto spontanee dichiarazioni dicendosi entrambi dispiaciuti per quando successo. “Io sono in Italia da tanti anni, non ho mai avuto problemi. Io sono come Mahmoud, siamo ragazzi, la mia vita è distrutta, con luì non ho mai avuto un bisticcio”, ha detto Tito.

“Ho sempre detto la verità, tutta la verità. Io sono venuto in Italia per lavorare. Sono stato in comunità, ho sempre lavorato finché ho avuto i miei documenti, pure in carcere continuo a lavorare. Mi dispiace molto per la famiglia di Mahmoud. Signor giudice io a lei non ho mai detto bugie, non ho mai incontrato in vita mia un criminale come Tito. Mai i miei occhi hanno visto un criminale come Tito”, ha detto Bob. I carabinieri avevano scoperto che la mattina del 23 luglio, poche ore prima di essere ucciso, Mahmoud aveva ricevuto diverse telefonate da Aly e Bob. In una di queste, il titolare aveva detto alla vittima di andare a Sestri, dove gli avrebbero dato i soldi che gli spettavano come liquidazione visto che voleva andare a lavorare per un barbiere concorrente. Nell’appartamento dormitorio, secondo l’accusa, i due lo avrebbero invece ucciso con un coltello e poi fatto a pezzi con una mannaia comprati poche ore prima in un negozio. Avrebbero poi messo il corpo in un trolley e lo avrebbero portato a Santa Margherita dove avrebbero buttato in mare la testa e le mani per non farlo riconoscere. Il fratello della vittima ha pianto uscendo dall’aula mentre i due imputati sono rimasti impassibili. I legali hanno annunciato che faranno ricorso in appello.

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