Nessuno deve essere lasciato solo e nessuno va lasciato indietro. Questo è sacrosanto. Quello che non mi convince da sempre sono le misure di assistenzialismo diffuso. Così come non condivido la scelta di gestire le emergenze con misure generiche e senza alcun controllo preventivo e successivo che provi a capire se ne hanno beneficiato quelle categorie, quelle persone che ne avevano bisogno o per le quali erano state partorite. Perché il rischio – talvolta la certezza – che buona parte dei fondi stanziati e destinati ai più deboli vadano poi a finire in mani sbagliate è altissimo.

Procura della Repubblica
La problematica è ormai nota, se non altro perché gli interventi delle forze dell’ordine e della magistratura sono sempre più frequenti. E talvolta eclatanti. È di queste ore un eccellente lavoro di indagine della Guardia di Finanza che ha scovato 700 percettori illegali del “bonus spesa covid 19”. Senza entrare nel novero degli accertamenti, che certamente la nostra Finanza esegue in maniera scrupolosa, fa specie notare come una miriade di soggetti, spesso con redditi anche invidiabili, siano capaci di “imbrogliare”.

Nel settore dell’assistenza non si è ancora riusciti ad individuare criteri sicuri ed affidabili di individuazione delle vere necessità. Il meccanismo utilizzato è sbagliato e pericoloso.
È sbagliato perché così dimentichiamo e mortifichiamo chi soffre davvero. Distribuendo bonus e reddito di cittadinanza a chi non ne ha diritto, disperdiamo le risorse disponibili e riduciamo sensibilmente il valore dei contributi da distribuire ai veri bisognosi.
Ed è pericoloso perché un sistema che non funziona contribuisce ad alimentare la sfiducia nelle istituzioni e fa aumentare il malanimo che spesso sfocia nel malcontento diffuso e talvolta si trasforma in manifestazioni violente. Questa non è vera assistenza. Questo è solidarismo peloso e penoso che uccide la dignità umana e criminalizza la povertà. E mentre le persone che soffrono aumentano, i delinquenti truffaldini si ingrassano.
Bisognerebbe invece individuare percorsi precisi ed affidabili di emersione delle tante, purtroppo, situazioni critiche ed intervenire con decisione e precisione per accompagnare le persone bisognose a superare le situazioni di difficoltà.

Non assistenzialismo tout court, ma percorsi di assistenza, che abbiano l’obiettivo di ridare dignità alle persone e di creare opportunità lavorative. Sostegno economico efficace e mirato, non carità diffusa.
Il principio alla base delle misure di sostegno al reddito è sempre lo stesso, e cioè aiutare i più deboli. Il principio è sacrosanto, ma il meccanismo col quale si tende a perseguire questo obiettivo ne condiziona irrimediabilmente il risultato.
Se si danno soldi a chi lavora a nero, non si aiuta chi ne ha bisogno e non si favorisce l’occupazione regolare. Percorso errato e doppio danno.
Se si ragiona sulla decontribuzione e sulla riduzione del cuneo fiscale si creano le condizioni per il lavoro e lo sviluppo economico, soprattutto per le aree in crisi.
Non sono concetti astronomici. Si tratta di misure economiche basilari che prevedono un esonero più o meno incisivo dal versamento dei contributi complessivamente dovuti dai datori di lavoro privati.
Sostanzialmente si abbassa il costo del lavoro, dando più soldi ai lavoratori e meno tasse allo Stato. Misure liberali di sviluppo economico e di sostegno del lavoro.
Servono in definitiva misure immediate e temporanee a favore di chi ne ha effettivamente bisogno, ma al contempo misure strutturali di sostegno alle imprese affinché producano offerte di lavoro.
La Guardia di Finanza scopre a Napoli 700 furbetti del “Bonus spesa Covid”