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Economia

I grandi investitori italiani puntano sulla Rainbow: 90 milioni per le Winx e il coniglietto Pinky

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Un’operazione da 90 milioni di euro per rilanciare la Rainbow, la casa di produzione italiana celebre per le Winx e il fumetto del coniglietto Pinky. Il progetto, che coinvolge 400 investitori, porterà l’acquisizione del 40% delle azionidella società fondata nel 1995 da Iginio Straffi a Loreto, nelle Marche.

Tra gli investitori figurano nomi di spicco come Dompè, Branca, Riello, Tadolini e Lucchini, coordinati da The Equity Club (Tec), la piattaforma di investimento promossa da Mediobanca.


L’obiettivo: crescita e nuovi mercati

L’investimento da 90 milioni sarà destinato a sostenere i piani di espansione di Rainbow, che includono:

  • Nuove produzioni originali.
  • Acquisto di licenze da sviluppare.
  • Acquisizione di concorrenti, con particolare interesse per il mercato europeo e nordamericano.

La recente acquisizione dei diritti di Pinky, il famoso coniglietto rosa di Massimo Mattioli, segna solo l’inizio di una strategia di fusione e acquisizione (m&a) che si estenderà tra Italia, Spagna, Gran Bretagna e Nord America, con un occhio alle società indipendenti attive nei giochi per smartphone.


Obiettivo: raddoppiare i ricavi entro il 2024

Rainbow punta a raddoppiare i ricavi rispetto agli attuali 115 milioni di euro, con l’obiettivo di raggiungere un margine operativo lordo del 42,5% entro la fine del 2024. Già oggi, il 70% del fatturato è generato sui mercati internazionali, che saranno centrali nei piani di crescita grazie al sostegno di Tec.


Un passato di partnership strategiche

Rainbow non è nuova a collaborazioni di alto profilo. Nel 2011, aveva ceduto una quota del 29% al gruppo americano Viacom, che ha supportato l’azienda in acquisizioni strategiche, come quella della Colorado Film, oggi responsabile del 30% del fatturato.

Tra le operazioni di rilievo ci sono state anche le acquisizioni di Moviement, San Isidro e Gavila, che hanno rafforzato la posizione della società nel settore dei film per TV e cartoni animati.


The Equity Club: un pilastro per il made in Italy

L’operazione su Rainbow è il secondo investimento di The Equity Club 2, dopo quello nel gruppo dei campeggi Club del Sole. Dal 2017, Tec ha promosso investimenti per circa 500 milioni di euro in aziende del made in Italy, come Jakala, La Bottega, Philogen, Lincotek, HSA, Regi, ART e Tatuus, coinvolgendo oltre 640 famiglie imprenditoriali italiane.


Un futuro luminoso per Rainbow

Con il supporto di Tec e dei nuovi investitori, Rainbow si prepara a scrivere un nuovo capitolo della sua storia, puntando sull’innovazione, sull’espansione internazionale e sul consolidamento del marchio come eccellenza italiana nel mondo dell’animazione e dell’intrattenimento.

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Via all’era Ita-Lufthansa, integrazione ‘in tempi brevi’

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Ita Airways è ora ufficialmente un membro del gruppo Lufthansa. Il Mef e i tedeschi hanno concluso oggi l’accordo con cui Lufthansa detiene ora una partecipazione del 41% in Ita Airways, mentre il consiglio di amministrazione si è riunito per il suo ‘primo giorno di scuola’. Una formalità: confermate le indicazioni fornite dall’assemblea degli azionisti Ita, Sandro Pappalardo ricoprirà la carica di presidente e Joerg Eberhart l’incarico di amministratore delegato. Questo significa che, come spiega Lufthansa, “l’Italia diventa un ulteriore mercato domestico” per il gruppo tedesco, l’aeroporto di Roma Fiumicino sarà “il sesto e più meridionale hub” Lufthansa mentre Milano Linate “avrà un ruolo di primo piano nel gruppo”.

Mentre per i clienti vuol dire che tra “poche settimane i frequent flyer di Ita Airways potranno accumulare punti e miglia sia nel programma Volare di Ita che in Miles & More”, e viceversa per i partecipanti a Miles & More. Quanto agli “altri vantaggi, come connessioni codeshare congiunte, utilizzo reciproco delle lounge e l’ingresso programmato in Star Alliance, seguiranno gradualmente”. Tra Lufthansa e il Mef sono già state concordate opzioni per l’acquisizione delle restanti quote di Ita Airways, che potranno essere esercitate già a partire da quest’anno. E, spiegano i tedeschi, c’è la “volontà di completare l’integrazione in tempi brevi”. Intanto, il prossimo appuntamento è il 23 gennaio, quando la nuova governance incontrerà i sindacati.

“Vogliamo conoscere le prospettive di sviluppo industriale”, spiega Fabrizio Cuscito di Filt Cgil, ma anche parlare di “aumento della flotta”, “recupero del personale Alitalia in cassa integrazione” e “stabilizzazione dei contratti a tempo determinato”. Di opinione simile Stefano De Carlo del sindacato Anpac: “ci aspettiamo di iniziare fin da subito a entrare nel merito dei temi aperti – dichiara – e l’ad dica che tipo di azienda intende costruire”. Dal primo febbraio arriverà anche il responsabile del processo di integrazione Ita-Lufthansa, Michael Trestl, che come Chief commercial officer ha lavorato per far ripartire la compagnia di bandiera austriaca dopo la crisi pandemica. Due giorni dopo ci sarà la conferenza stampa ufficiale del gruppo Lufthansa. Il resto, spiegano fonti informate, richiederà tempo e bisognerà pure fare test dei sistemi. Un calendario c’è, ma sono date approssimative, anche perché finora i rapporti tra Ita e Lufthansa sono avvenuti nel rispetto dei paletti dell’antitrust. Solo adesso si potrà discutere più concretamente dell’avvenire.

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La pizza napoletana: un simbolo di arte, economia e made in Italy

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Non è solo un’icona culturale e gastronomica, ma un motore economico di primaria importanza per Napoli, la Campania e l’intero Paese. La pizza napoletana, piatto simbolo per eccellenza, genera un fatturato che supera i 15 miliardi di euro in Italia, con ricadute significative sull’export agroalimentare e sulla promozione del made in Italy.

Numeri da record per la “rossa”

Secondo Coldiretti, la produzione annuale di 2,7 miliardi di pizze richiede:

  • 200 milioni di chili di farina;
  • 225 milioni di chili di mozzarella;
  • 30 milioni di chili di olio d’oliva;
  • 260 milioni di chili di salsa di pomodoro.

La pizza si conferma così ambasciatrice dei prodotti italiani, contribuendo a sostenere un export agroalimentare che nel 2024 ha raggiunto quota 70 miliardi di euro, con incrementi significativi per l’olio extravergine di oliva (+56%) e il pomodoro trasformato (+6%).

Riconoscimenti e impatto globale

Il riconoscimento nel 2017 dell’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani come patrimonio immateriale dell’Unesco ha consolidato la fama internazionale della pizza napoletana, stimolando occupazione, turismo e formazione. Le accademie dedicate, molto frequentate da giovani di tutto il mondo, da Giappone a Brasile, attirano sempre più appassionati verso Napoli, oggi considerata l’hub mondiale della cultura alimentare.

Come sottolinea Alfonso Pecoraro Scanio, presidente di Univerde, questo riconoscimento ha dato una spinta decisiva alla diffusione del marchio napoletano, trasformando la pizza in un’attrazione globale. Non è un caso che Napoli sia stata incoronata da Taste Atlas come la città dove si mangia meglio al mondo.

Un mercato mondiale in crescita

A livello globale, il mercato della pizza vale quasi 160 miliardi di euro. Gli Stati Uniti guidano il consumo con una media di 13 chili pro capite l’anno, seguiti dall’Italia con 7,8 chili. La passione per la pizza è universale, ma è l’Italia, e in particolare Napoli, a detenere il primato nella qualità e autenticità.

Le sfide del made in Italy

Nonostante il successo, il settore deve affrontare la concorrenza sleale dei prodotti contraffatti. Il fenomeno dell’Italian sounding genera un giro d’affari di oltre 120 miliardi di euro, con il rischio di danneggiare la reputazione dei prodotti autentici. Nel 2023, l’Italia ha importato 85 milioni di chili di pomodoro cinese, un problema denunciato da Coldiretti e Anicav, che evidenziano i pericoli per il settore agroalimentare nazionale.

Un simbolo di cultura e tradizione

La pizza napoletana Stg (Specialità tradizionale garantita) è tutelata per legge, garantendo l’uso esclusivo di ingredienti italiani certificati come la mozzarella di bufala campana Dop, l’olio extravergine di oliva e il basilico fresco. Tuttavia, interpretazioni fantasiose all’estero, come le pizze all’ananas o alla carne di canguro, rischiano di danneggiare l’immagine di un prodotto che rappresenta la migliore tradizione italiana.

La pizza napoletana non è solo un cibo, ma un patrimonio culturale ed economico che incarna l’essenza del made in Italy. La sfida per il futuro è proteggere la sua autenticità, garantendo che ogni morso racconti la storia, la tradizione e la qualità inimitabile di Napoli e della Campania.

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Economia

Inter e Milan: il nuovo stadio di San Siro prende forma

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Entro fine febbraio, Inter e Milan presenteranno al Comune di Milano il nuovo piano economico-finanziario per l’area di San Siro, rispettando la scadenza fissata dal sindaco Giuseppe Sala. I due club lavorano a un progetto ambizioso, che prevede la costruzione di un nuovo stadio e il rilancio dell’intera area circostante.

Il progetto e il finanziamento

Il costo stimato dell’operazione oscilla tra 1 e 1,5 miliardi di euro. Per finanziare il progetto, Inter e Milan hanno avviato contatti con grandi istituti bancari italiani e internazionali, tra cui Jp Morgan, Bank of America e Banco Bpm, sponsor storico del Milan. L’idea è di coinvolgere anche altri partner finanziari nei prossimi mesi.

Lo schema del progetto prevede:

  • Acquisto dell’area di San Siro e delle zone limitrofe, valutate complessivamente 197 milioni di euro.
  • Parziale abbattimento del secondo anello del Meazza, che diventerebbe un museo dedicato alla storia delle due squadre.
  • Costruzione di un nuovo stadio nelle attuali aree di parcheggio, con servizi di lusso e spazi di hospitality che potrebbero garantire un significativo aumento degli introiti.

I ricavi da stadio, secondo le prime stime, passerebbero da 80 a oltre 130 milioni di euro a stagione per ciascun club, rendendo il progetto finanziariamente sostenibile e offrendo garanzie solide ai creditori.

Le sfide amministrative

Se il finanziamento sembra essere un nodo risolvibile, le maggiori incertezze riguardano le procedure burocratiche e il rischio di ricorsi da parte di comitati e associazioni locali. Il timore è che i tempi si allunghino ulteriormente, mettendo in difficoltà i piani dei club.

Il piano B del Milan

Nel caso in cui l’operazione San Siro si rivelasse troppo complicata, il Milan ha già un’alternativa: un terreno di 256 mila metri quadrati a San Donato, acquistato per 40 milioni di euro. Questa soluzione, tuttavia, non coinvolgerebbe l’Inter, che non sembra disposta a giocare fuori Milano.

Un progetto strategico per il futuro

Un nuovo stadio di proprietà rappresenta una priorità per entrambi i club, non solo per incrementare i ricavi ma anche per aumentare il valore delle società sul mercato. Per gli azionisti RedBird (Milan) e Oaktree (Inter), il successo di questa operazione sarebbe un passo decisivo verso un rafforzamento strategico.

Il sindaco Sala ha sottolineato l’intenzione del Comune di concludere la cessione dell’area entro l’estate. Le prossime settimane saranno decisive per determinare il futuro di San Siro e per capire se il progetto comune tra Inter e Milan potrà diventare realtà.

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