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Harvard fa causa alla Casa Bianca: 150 università americane denunciano l’ingerenza dell’amministrazione Trump

In gioco l’autonomia accademica. “Non accetteremo pressioni ideologiche”.

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Con un’iniziativa senza precedenti, oltre 150 università e college statunitensi, tra cui Princeton, Yale, Brown e Cornell, hanno firmato una lettera congiunta per denunciare l’ingerenza politica dell’amministrazione Trump e difendere l’indipendenza dell’istruzione superiore. Il gesto arriva dopo che Harvard ha avviato una causa legale contro la Casa Bianca, accusandola di voler esercitare un controllo ideologico su corsi, assunzioni e gestione disciplinare.

Il caso Harvard: fondi congelati e minacce sui visti

La scintilla che ha innescato lo scontro risale al 14 aprile, quando Harvard ha respinto le richieste della Casa Bianca che miravano a influenzare scelte accademiche e organizzative dell’ateneo, nel contesto della creazione di una task force contro l’antisemitismo. In risposta, l’amministrazione Trump ha congelato 2,2 miliardi di dollari in fondi federali, minacciando inoltre la revoca della fiscalità agevolata e dei visti per studenti stranieri.

Harvard ha reagito depositando una causa al tribunale distrettuale del Massachusetts, sostenendo che si tratti di un «abuso di potere» e di una violazione del Primo emendamento. Il presidente dell’università Alan Garber ha parlato di attacco diretto all’autonomia accademica: «Il governo vuole decidere chi possiamo assumere e cosa possiamo insegnare».

Le conseguenze: a rischio la ricerca scientifica

Il congelamento dei fondi rischia di bloccare progetti vitali di ricerca in corso presso Harvard, tra cui studi su tumori infantili, Alzheimer, Parkinson, malattie autoimmuni e ferite da guerra. «Le conseguenze saranno gravi e durature», ha aggiunto Garber.

Il sostegno delle università americane

La risposta del mondo accademico è stata immediata. In 170 presidenti e rettori hanno firmato una dichiarazione di solidarietà, denunciando l’uso politico dei fondi pubblici:

«Siamo aperti a riforme costruttive, ma respingiamo ogni pressione indebita su ciò che insegniamo, su chi assumiamo e su come formiamo i nostri studenti».

Tra le firme, però, non figura la Columbia University, che ha accettato alcune richieste della Casa Bianca per salvaguardare circa 400 milioni di finanziamenti federali.

La replica dura della Casa Bianca

Nessun passo indietro da parte di Washington. Il portavoce della Casa Bianca, Harrison Fields, ha accusato Harvard di aver «perso il privilegio» dei fondi pubblici:

«Il treno dell’assistenza federale a istituzioni come Harvard, che arricchiscono i loro burocrati con le tasse delle famiglie americane in difficoltà, sta per fermarsi».

L’ombra del dibattito sull’antisemitismo

Dietro lo scontro si celerebbe anche il tema delle proteste pro-Palestina nei campus, che secondo Trump avrebbero favorito forme di antisemitismo. Accuse che Harvard respinge, sottolineando di aver avviato iniziative concrete contro ogni forma di odio.

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‘Negoziati a metà giugno in Vaticano’. Ma Mosca frena

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Potrebbero tenersi a metà giugno i nuovi negoziati diretti tra russi ed ucraini in Vaticano. Questo, almeno, stando alle anticipazioni del Wall Street Journal. Ma la stessa testata riferisce che Donald Trump, dopo aver parlato lunedì al telefono con Putin, avrebbe riferito ai leader europei come il presidente russo non intenda ancora mettere fine alle ostilità: “É convinto che stia vincendo”, sarebbero state le parole del presidente americano. E diversi segnali nelle ultime ore mostrano che effettivamente le forze russe stanno aumentando la pressione sul terreno, facendo ritenere ad alcuni osservatori che sia cominciata la prevista “offensiva d’estate”.

Intanto il Cremlino frena: “Non ci sono ancora accordi specifici sui prossimi incontri, questo è ancora da definire”, ha commentato il portavoce Dimtry Peskov. Nel giorno in cui il generale Andrei Mordvichev, decorato come Eroe della Russia per i successi ottenuti nel conflitto, ha assunto l’incarico di nuovo comandante delle forze di terra, Putin ha annunciato che i soldati russi stanno creando una “fascia di sicurezza” lungo la frontiera con l’Ucraina. Un’operazione che, da quello che sembra di capire, dovrebbe comportare l’occupazione di una zona in territorio ucraino per mettere fine ai continui raid, specie con i droni, compiuti dalle forze di Kiev sulle regioni frontaliere russe. Anche nelle ultime ore le autorità locali hanno segnalato un civile ucciso nella regione di Bryansk e uno in quella di Kursk.

I feriti sarebbero in totale 17. Il sito russo di opposizione Meduza scrive intanto che le forze di Mosca “hanno ottenuto i loro primi importanti successi nell’offensiva d’estate” nell’est dell’Ucraina, sfondando le difese ucraine lungo l’autostrada Pokrovsk-Konstantinovka, nella regione di Donetsk, con il probabile obiettivo di puntare a nord verso le città di Kramatorsk e Slovyansk. Per quanto riguarda i tavoli negoziali, l’unico risultato concreto finora raggiunto, nell’incontro tra delegazioni russa e ucraina il 16 maggio a Istanbul, è stato l’accordo per uno scambio di prigionieri, mille per parte. Kiev e Mosca hanno reso noto di avere ricevuto le liste dei soldati di cui il nemico chiede la liberazione.

Il Wall Street Journal scrive nel frattempo di aver saputo che anche il segretario di Stato Usa Marco Rubio dovrebbe presenziare ad un nuovo incontro tra le parti a metà giugno in Vaticano. Nel frattempo da Roma Giorgia Meloni, dopo un faccia a faccia con la premier danese Mette Frederiksen, ha reso noto di aver sentito Trump ancora una volta nelle ultime ore, dopo i “contatti costanti con diversi leader a livello europeo e americano”. Secondo la premier, “al di là di date e luoghi, la priorità a cui arrivare è che ci siano negoziati seri, in cui gli interlocutori vogliano tutti manifestare la disponibilità e la voglia di fare passi avanti.

Questo è il centro del lavoro che dobbiamo fare adesso, per arrivare a un cessate il fuoco e un accordo di pace complessivo, che non può prescindere da garanzie sicurezza per l’Ucraina”. Intanto nella riunione dei ministri delle Finanze del G7 in Canada, il titolare del dicastero tedesco, Lars Klingbeil, ha assicurato che anche gli Usa hanno confermato di volere continuare ad aiutare Kiev. “È diventato chiaro che all’interno del formato G7 il sostegno continuerà senza modifiche”, ha affermato Klingbeil, dopo che in precedenza, secondo Politico, Washington aveva manifestato resistenze ad inserire nella dichiarazione finale l’impegno a un “ulteriore sostegno” all’Ucraina ed erano riluttanti a definire “illegale” l’invasione russa. In serata Giancarlo Giorgetti ha confermato che nel comunicato finale sarà sottolineata una “posizione comune per il sostegno all’Ucraina”: quindi, ha sottolineato, una “vittoria italiana”, col nostro Paese che ha lavorato in questa direzione.

Nel sostegno a Kiev ci sarà l’impegno “affinché chiunque abbia fatto affari o favorito la Russia non entri nella ricostruzione dell’Ucraina”, ha spiegato il titolare dell’Economia. Le schermaglie diplomatiche dunque continuano in contemporanea con i bombardamenti reciproci tra Mosca e Kiev. Nella notte tra mercoledì e giovedì le forze russe hanno attaccato l’Ucraina con un missile balistico Iskander-M (che secondo Mosca avrebbe colpito un sistema di difesa americano Patriot nella regione di Dnepropetrovsk) e 128 droni, di cui 112 sono stati intercettati. Il ministero della Difesa di Mosca afferma invece che 105 velivoli senza pilota ucraini sono stati neutralizzati su varie regioni della Russia, di cui 35 su quella della capitale. Gli allarmi hanno provocato le chiusure temporanee dei quattro aeroporti internazionali di Mosca: Sheremetyevo, Domodedovo, Vnukovo e Zhukosvky. Oltre 160 voli hanno subito ritardi.

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Flop al varo della nave da guerra, ira di Kim Jong-un

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Un flop clamoroso nell’industria della difesa nordcoreana, il principale vanto di Kim Jong-un, ha provocato una prevedibile sfuriata del dittatore. Il “grave incidente”, secondo quanto hanno riportato i media di regime, si è verificato durante la cerimonia di varo di una nave da guerra, un cacciatorpediniere da 5mila tonnellate. In particolare l’agenzia di stampa Kcna ha riferito che “alcune sezioni del fondo si sono frantumate”, compromettendo “l’equilibrio della nave”. Proprio Kim ha assistito all’intera fallimentare manovra.

Ed ha parlato di un “atto criminale causato da totale negligenza” che “non poteva essere tollerato”, perché “ha gravemente danneggiato la dignità e l’orgoglio della nostra nazione in un istante”. Quindi, ha ordinato di riparare la nave prima di una riunione chiave del partito a giugno e ha disposto di mettere all’indice coloro che erano stati coinvolti nella progettazione della nave. Appena poche settimane fa, la Corea del Nord aveva inaugurato un altro cacciatorpediniere, il Choe Hyon, che secondo il regime è in grado di trasportare oltre 70 missili e “le armi più potenti”.

Un mezzo sviluppato, secondo Seul, con l’aiuto della Russia, probabilmente in cambio delle migliaia di soldati nordcoreani inviati nel Kursk per aiutare Mosca contro Kiev. Salutando il varo del nuova nave da guerra, il dittatore aveva parlato di una “svolta” nella modernizzazione delle forze navali del Paese.

Lo sviluppo bellico in Corea del Nord è in cima alle priorità di Kim, che ciclicamente autorizza test di missili balistici: una corsa agli armamenti che, secondo gli analisti, il leader nordcoreano vuole sfruttare come merce di scambio per contrattare un alleggerimento delle sanzioni e dell’isolamento internazionale. Proprio nel giorno del varo flop del cacciatorpediniere, l’esercito sudcoreano ha denunciato il lancio da parte di Pyongyang di “diversi missili da crociera non identificati verso il Mar Cinese Orientale”.

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Anp, 29 bimbi e anziani morti per fame a Gaza in 2 giorni

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Il ministro della Salute palestinese Majed Abu Ramadan ha dichiarato che negli ultimi giorni a Gaza 29 bambini e anziani sono morti di fame e che molte altre migliaia di persone sono a rischio. “Negli ultimi due giorni abbiamo perso 29 bambini”, ha detto ai giornalisti il ;;ministro della Salute palestinese, descrivendoli come “morti per fame”. Reuters, che riporta la notizia sul sito, riferisce che in seguito ha chiarito che il totale includeva sia gli anziani che i bambini.

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