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Cronache

Hacker arrestato, a Gela la porta al server del ministero

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Una sequenza di comandi usati per aggiornare i computer grazie alla quale ha messo sotto scacco 56 delle 59 postazioni presenti negli uffici giudiziari di Gela, in provincia di Caltanissetta. Poi, sempre attraverso un account di super-administrator, ha esteso il suo controllo ai server del ministero della Giustizia dislocati a Napoli. Sono questi i cavalli di troia usati dall’hacker siciliano 24enne Carmelo Miano per assestare un duro colpo ai sistemi informativi del Ministero della Giustizia dai quali da operato furtivamente per carpire dati sensibili e coperti da segreto investigativo.

Il giovane ingegnere informatico, lo scorso 2 ottobre, è stato arrestato e messo in carcere dalla Polizia Postale al termine di indagini coordinate dai magistrati del pool reati informatici della Procura di Napoli (pm Onorati e Cozza, coordinatore Vincenzo Piscitelli). I reati contestati sono accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware e programmi software, commessi in concorso. Oltre che su Miano, infatti, l’attenzione della polizia giudiziaria si è anche focalizzata su altre sei persone, tra cui figurano il padre e un rappresentante delle forze dell’ordine con il quale si scambiavano info sulle cripto valute. Miano, detenuto a “Regina Coeli”, ha subito una serie di gravi atti di bullismo, a partire dal 2008, quando frequentava la terza elementare, ritenuti alla base di una sequela di problemi di salute che il suo legale, l’avvocato Gioacchino Genchi, ha voluto comunicare al gip di Napoli Enrico Campoli, per sostenerne la scarcerazione.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti “l’advanced and persistent threat”, ovvero l’attacco con minaccia persistente ai sistemi informatici del ministero è iniziato alle 11.15 del 6 giugno 2024: sfruttando una sequenza di comandi che viene eseguita all’avvio dai computer per effettuare aggiornamenti di vario tipo. In questa procedura è stata furtivamente aggiunta una sequenza di comandi grazie ai quali l’intruso è riuscito a catturare dati sensibili, coperti da segreto, che ha poi veicolato verso i server installati a Napoli. E lì li ha stoccati, prima di prelevarli, utilizzando la stessa tecnica usata a Gela, e condurli sulle sue unità di memorizzazione. Dopo il trasferimento i dati venivano preventivamente cancellati. Ma l’hacker ha lasciato una traccia, rilevata dagli esperti del Cnaipic del Servizio di Polizia Postale. Dagli identificativi dei computer presi di mira gli investigatori hanno dedotto la loro dislocazione e anche le utenze violate, un centinaio, di cui solo tre non risultavano essere di Gela. Tra quelle dalle quali l’hacker avrebbe carpito o tentato di carpire info figurano anche alcuni magistrati (di Gela, di Roma e di Napoli).

La quantità di dati trovata a Napoli, sebbene importante, per gli investigatori rappresenta solo una minima parte dei dati catturati dall’hacker che cancellava le informazioni dopo averle trasferite all’esterno del sistemi informativi del ministero. La scoperta dei particolari del metodo d’attacco utilizzato ha consentito di trovare importanti analogie con altri eventi simili che datano incursioni già nel gennaio del 2022. A seguito dalla scoperta del covo dell’hacker (da anni dipendente di una azienda informatica nipponica), nella zona della Garbatella (quartiere Ostiense) della Capitale, gli investigatori sono riusciti a installare una telecamera in quell’abitazione grazie alla quale hanno tenuto sotto controllo l’indagato e le sue attività al computer.

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Tragedia nella famiglia Ferrarini: muore Lia Ferrarini, erede del noto marchio di prosciutti

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La famiglia Ferrarini, storica dinastia reggiana nel settore alimentare, è in lutto per la tragica scomparsa di Lia Ferrarini, 56 anni, erede dell’azienda agricola di famiglia. Lia è stata trovata priva di vita nel pomeriggio di venerdì 8 novembre, mentre si trovava nella tenuta agricola di via Romesino a Botteghe di Albinea, in provincia di Reggio Emilia. La sua morte ha scosso profondamente la comunità locale e l’intero settore agroalimentare.

Un incidente ancora da chiarire

Il corpo di Lia Ferrarini è stato trovato da un addetto della tenuta, disteso nel cortile vicino alle stalle, con accanto un piccolo trattore che la Ferrarini utilizzava frequentemente. Sebbene nessuno abbia assistito all’incidente, le prime ipotesi indicano che potrebbe essere scivolata dal mezzo agricolo o essere rimasta impigliata, venendo trascinata a terra. Al momento del ritrovamento, il veicolo era spento, rendendo ancora più complessa la ricostruzione esatta dell’incidente. La Procura di Reggio Emilia, guidata dal sostituto procuratore Dario Chiari, ha disposto ulteriori accertamenti e un’autopsia che sarà condotta nei prossimi giorni all’Istituto di Medicina Legale di Modena.

Lia Ferrarini: un legame profondo con la terra

Lia Ferrarini era la più giovane dei cinque figli di Lauro Ferrarini, fondatore dell’azienda nota a livello mondiale per la produzione di prosciutti, Parmigiano Reggiano, aceto balsamico e altri prodotti tipici emiliani. A differenza dei fratelli Luca, Lucio, Licia e Lisa, Lia non era attivamente coinvolta nella gestione aziendale. Preferiva la tranquillità della campagna e si occupava della gestione delle aziende agricole di famiglia, vivendo tra la casa di famiglia a Puianello di Quattro Castella e la tenuta di Botteghe di Albinea.

Ferrarini: un marchio storico tra successi e sfide

Fondata da Lauro Ferrarini, l’azienda ha attraversato periodi difficili, in particolare nel 2018, quando la famiglia Ferrarini ha ceduto la sua partecipazione azionaria al gruppo Pini, una realtà valtellinese attiva nella macellazione e lavorazione delle carni, che ha acquisito l’80% delle quote nel 2023. Nonostante le difficoltà, lo scorso anno il gruppo Ferrarini ha registrato un fatturato di 150 milioni di euro, mantenendo il proprio prestigio nell’industria alimentare italiana e internazionale.

Il ricordo della comunità

Lia Ferrarini era amata e rispettata dai lavoratori e dai collaboratori, che la ricordano come una persona gentile e attenta ai bisogni di tutti. Le sue apparizioni pubbliche erano rare, ma la sua presenza costante accanto ai dipendenti l’aveva resa un punto di riferimento nella gestione quotidiana dell’azienda agricola. La comunità di Botteghe di Albinea e le maestranze della tenuta hanno espresso profonda gratitudine per la sua dedizione.

Salma in attesa di esequie

In seguito all’autopsia, la salma di Lia Ferrarini verrà riconsegnata alla famiglia, travolta dal dolore per questa improvvisa perdita. Le esequie saranno un momento di raccoglimento per la comunità reggiana, che omaggerà una figura amata per la sua passione per l’agricoltura e l’impegno per il territorio.

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Movida sotto controllo a Chiaia: controlli dei Carabinieri tra sanzioni, sequestri e denunce

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La movida di Chiaia è stata al centro di una vasta operazione dei Carabinieri della Compagnia Centro, che hanno intensificato i controlli nel quartiere dei “baretti” per garantire sicurezza e rispetto delle norme. L’operazione ha coinvolto decine di pattuglie, in collaborazione con il NIL, NAS, Nucleo Radiomobile partenopeo e personale dell’ASL Napoli 1, impegnati sin dalle prime ore della serata.

39 locali sotto la lente: sospensioni e sequestri

Ben 39 locali sono stati ispezionati e in 10 di questi l’attività è stata sospesa per violazioni delle norme. Più di 100 kg di prodotti sono stati sequestrati per mancanza di tracciabilità, e sono state emesse sanzioni per oltre 80mila euro. Le principali infrazioni riguardano il mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie e l’occupazione abusiva di suolo pubblico. L’obiettivo principale dei controlli era evitare la vendita di alcolici ai minori e garantire un ambiente sicuro.

Parcheggiatori abusivi e arresti

Durante l’operazione, otto parcheggiatori abusivi sono stati denunciati: nonostante fossero già stati sottoposti a Daspo urbano, sono stati sorpresi nuovamente a richiedere denaro agli automobilisti nella zona di San Pasquale. Un 20enne è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale. Senza patente, è stato fermato alla guida di uno scooter in via del Vasto, ma ha tentato la fuga, urtando un militare prima di schiantarsi contro alcune auto parcheggiate. Durante la perquisizione, è stata trovata una piccola quantità di hashish.

Denunce per possesso di armi e droga

I carabinieri hanno identificato 622 persone, perlopiù giovani. Tra questi, un 19enne è stato denunciato per possesso di un coltello a serramanico con simboli e scritte allusivi a eventi drammatici. Due minorenni di 17 anni sono stati denunciati per detenzione di droga a fini di spaccio, avendo nascosto dosi di marijuana negli indumenti intimi. Una giovane donna è stata sorpresa alla guida con un tasso alcolemico oltre il limite consentito, per la quale è scattata la denuncia.

Controlli stradali e sequestro di scooter

L’operazione ha incluso anche una serie di controlli alla circolazione stradale, che hanno portato al sequestro di 31 scooter e all’emissione di 121 contravvenzioni. Di queste, 46 sono state elevate a giovani conducenti sorpresi senza casco. Inoltre, 15 persone sono state denunciate per guida di scooter senza patente.

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Omicidio a Foligno: Diciassettenne accoltella a morte l’ex capocantiere Salvatore Postiglione

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L’alba di giovedì scorso ha segnato una tragica giornata per Foligno, dove un ragazzo di 17 anni, italiano di seconda generazione, si è recato in un parcheggio nella zona industriale, armato di coltello e guanti in lattice, per attendere l’arrivo del suo ex capocantiere, Salvatore Postiglione. All’arrivo dell’uomo, capo operaio della ditta Immobiliare Sette, è iniziata una violenta colluttazione che ha lasciato il 56enne senza vita.

La dinamica dell’aggressione

L’attacco è avvenuto alle sei del mattino, mentre gli operai si radunavano per partire verso i cantieri di Perugia e Nocera Umbra. Postiglione, originario di Napoli e dipendente della ditta campana gestita da Pietro Sette (suocero del calciatore del Napoli Leonardo Spinazzola), non ha avuto scampo. L’assalitore lo ha colpito con tredici coltellate prima di fuggire nella nebbia. Solo grazie a una donna che ha trovato il corpo e allertato le autorità si è potuta avviare l’indagine.

Indagini e rintracciamento del giovane

Le telecamere di sorveglianza nella zona si sono rivelate fondamentali per l’identificazione del sospetto. Le immagini hanno mostrato il diciassettenne in attesa di Postiglione e successivamente mentre si allontanava verso il centro storico di Foligno, dove le sue tracce sono sfumate. Una perquisizione condotta sabato sera ha portato al ritrovamento degli abiti insanguinati e del monopattino utilizzato per l’agguato. Il giovane non era però in casa, poiché era stato ricoverato in ospedale dopo un tentativo di autolesionismo.

Alla ricerca del movente

Il movente di questo omicidio resta oscuro, ma gli inquirenti stanno esaminando sia l’ambiente lavorativo che la vita privata del giovane. Il diciassettenne aveva lavorato per Immobiliare Sette da luglio fino allo scorso ottobre, periodo durante il quale, secondo le testimonianze, sarebbe diventato sempre più irrequieto. Al momento, gli investigatori stanno verificando dettagli relativi ai pagamenti e stipendi della ditta, non escludendo la possibilità di altre tensioni personali o motivi psicologici. Gli interrogatori e le prove raccolte potrebbero gettare luce su cosa abbia spinto il ragazzo a compiere un atto così violento.

L’omicidio di Salvatore Postiglione ha gettato un’ombra di tristezza e inquietudine su Foligno. Con la ricostruzione dell’accaduto e l’interrogatorio del giovane, le autorità sperano di chiarire le motivazioni dietro questo gesto estremo. La comunità attende risposte per comprendere e affrontare questa tragedia.

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