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Economia

Guerra e incertezza azzoppano la crescita dell’industria

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Il clima di incertezza, la guerra in Ucraina e il continuo rialzo dei prezzi energetici, si abbattono sulle previsioni di crescita dell’industria italiana. In pochi mesi la stima del fatturato della manifattura si e’ ridotta di un terzo scendendo a +1,5% rispetto al +4,9% delle previsioni di ottobre 2021. L’anno scorso la manifattura italiana, dopo il forte calo provocato dalla pandemia, e’ riuscita a mettere a segno un rimbalzo, raggiungendo i livelli pre-covid. Il fatturato – secondo l’analisi dei settori industriali di Intesa Sanpaolo e Prometeia – ha segnato un +5,4% sul 2019, superando la soglia record di 1.000 miliardi. Ma la crescita ha iniziato a subire i primi rallentamenti per effetto del rincaro dei prezzi delle materie prime e dei costi dell’energia. A questo si e’ poi aggiunta la guerra in Ucraina che ha portato ad un calo della fiducia delle imprese e delle famiglie, con una prospettiva negativa sulla produzione e sui consumi. C’e’ un quadro ricco di “fortissime incertezze, e non solo legate alla guerra in Ucraina. Ci sono molte incertezze che conducono l’economia mondiale verso un tendenziale rallentamento, con rischi di recessione”, spiega Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo. Guardando ai singoli settori manifatturieri si registra un ridimensionamento piu’ consistente delle previsioni di crescita per i produttori di beni durevoli. Nelle ultime tre posizioni della classifica per il 2022 si posizionano, infatti, i produttori di mobili (con una stima di fatturato deflazionato stazionario sul 2021), elettrodomestici (-0,8%) e autoveicoli e moto (-0,9%). All’erosione del reddito disponibile dei consumatori si deve anche la significativa revisione al ribasso della crescita 2022 per il sistema Moda (+1,7%), largo consumo (+1,5%) e, in misura minore, alimentare e bevande (+0,3%), comparti che subiranno gli effetti dalla corsa dell’inflazione. Per contro, le prospettive restano positive, sebbene meno brillanti, per i settori che continueranno a ricevere impulsi dal Pnrr e dagli investimenti gia’ programmati per la transizione green e digitale: Prodotti e materiali da costruzione (+5%), meccanica (+3,8%), elettrotecnica (+3,2%) ed elettronica (+2,4%). Sostanzialmente stabile, infine, la farmaceutica (+1,3%). L’analisi di Intesa Sanpaolo e Prometeia guarda anche alle prospettive future. Se non ci saranno ulteriori escalation della guerra in Ucraina, il manifatturiero e’ atteso crescere del 2,6% medio annuo nel 2023-2026, una performance che segna un deciso cambio di passo rispetto al ventennio pre-Covid.

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Meloni, tavolo permanente sull’alluvione e rimborsi 100%

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Un tavolo “operativo permanente” per stabilire gli interventi necessari per fronteggiare i danni del maltempo, coordinato dal ministro Musumeci, e “indennizzi che siano il più possibile alti con l’obiettivo del 100%”, dopo una “ricognizione precisa dei territori”. Sono questi i risultati che emergono dall’incontro a Palazzo Chigi tra il governo, con la presidente Giorgia Meloni in prima fila, insieme ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, e i sindaci e presidenti di Regione e delle Province colpite dall’alluvione in Emilia-Romagna, Marche e Toscana. Rimane in stand by la nomina del commissario che per gli amministratori locali rappresenta invece una urgenza. Durante il vertice, però, alcuni partecipanti hanno notato attriti tra componenti dell’esecutivo. In particolare quando la premier ha annunciato il ruolo da “collettore” di Musumeci, a qualcuno è sembrato che sul punto altri ministri, tra cui Salvini, non fossero stati informati e per questo avrebbero dimostrato il loro disappunto.

“Nessuna scintilla tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni” ha replicato secco il Mit in una nota. “La riunione di oggi – prosegue il ministero – ha ribadito la compattezza dell’esecutivo e la totale collaborazione con gli amministratori emiliano-romagnoli”. E anche Palazzo Chigi conferma che non c’è stata tensione: il governo è coeso e il clima nella maggioranza sereno. L’obiettivo dell’esecutivo è lavorare e portare a casa risultato concreti. La cosa certa è che la convocazione dell’incontro prevedeva la partecipazione di Salvini e del sottosegretario Alfredo Mantovano, mentre non era prevista la premier che all’ultimo si è liberata e ha presieduto la riunione. “Questo è un tavolo operativo che serve per stabilire gli interventi necessari per fronteggiare i danni. Sarà un tavolo permanente che, in attesa della definizione della struttura commissariale, sarà coordinato dal ministro Musumeci”, le parole di Meloni.

“Più siamo precisi nella ricognizione dei territori, più quelle risorse andranno dove devono andare. Così come più si sarà capaci di distinguere quello che è il frutto dell’evento alluvionale dai problemi che erano preesistenti, più si avranno risorse per avvicinarsi a indennizzi che siano il più possibile alti con l’obiettivo del 100%”. Anche il dl maltempo, per la premier, può essere “oggetto di miglioramento e affinamento. Penso ad esempio alle zone e ai comuni che potrebbero essere stati esclusi in prima battuta sulla base delle indicazioni che arrivavano dai territori perché anche i territori non avevano contezza di quanto avvenuto”. Gli amministratori locali alla fine ringraziano l’esecutivo per l’impegno, ma rimangono con diversi dubbi. “Preoccupato” si dice il sindaco di Bologna Lepore.

“Non tocca a me stabilire chi debba essere” nominato commissario per la ricostruzione, ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, noi “abbiamo chiesto che decidano in tempi brevi. Decidano chi vogliono”. Anche le risorse sono un punto spinoso. “Non siamo riusciti ancora a fare il conto se nel decreto ci sono 2,2 o 1,6 miliardi, lo si vedrà anche perché in alcuni casi bisogna fare delle verifiche molto puntuali. Poi che siano 2,2 o 1,6, è comunque una quantità di risorse importanti, ma non basta”. Come lui il sindaco di Cesena Enzo Lattuca, “non c’è l’individuazione delle risorse e non ci è stato comunicato in che modo saranno erogate”, e il collega di Ravenna, Michele de Pascale: “E’ stata accolto la nostra richiesta di insediare un tavolo permanente per la ricostruzione, ora però occorre entrare nel concreto delle azioni da mettere in campo”.

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Coldiretti Campania: niente tagli al prezzo del latte alla stalla o sarà battaglia

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Non c’è alcun motivo per tagliare il prezzo del latte alla stalla e per questo la Coldiretti della Campania è pronta a dare battaglia: “I costi dell’energia non corrono più, ma c’è chi continua a minacciare tagli agli allevatori per l’acquisto del latte alla stalla. Scenderemo sul piede di guerra se qualcuno proverà a rinegoziare il prezzo del latte alla stalla, anche solo di un centesimo”. Il direttore di Coldiretti Campania, Salvatore Loffreda, avvisa così le industrie alimentari e i caseifici, degli allevatori di bovini da latte.

“Non c’è ad oggi alcuna giustificazione – sottolinea Loffreda – che possa indurre a modifiche unilaterali del prezzo del latte alla stalla da parte degli acquirenti. Se in altre regioni si svolgono trattative in tal senso, invito gli allevatori a tenere conto che i rapporti contrattuali vanno costruiti sul nostro territorio e non a mille chilometri di distanza. Se il prezzo al consumo non è variato e se i costi scendono, non ci sono elementi oggettivi per alcun taglio alla stalla. Pertanto invitiamo gli allevatori a non accettare prezzi inferiori a quelli concordati e soprattutto a pretendere la sottoscrizione di contratti di filiera con tutti i crismi”.

Salvatore Loffreda

Alla luce del vademecum pubblicato da Ismea sulla metodologia per il monitoraggio dei costi di produzione del latte bovino – precisa Coldiretti Campania – la vendita del latte alla stalla, come previsto dal decreto legislativo 198/2021 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera, deve essere disposta attraverso contratti informati a principi di trasparenza e correttezza, proporzionalità. Tra i requisiti essenziali c’è pertanto la forma scritta, oltre alla previsione di condizioni contrattuali con il divieto di scendere sotto ai costi di produzione.

Il costo totale di produzione di un litro di latte è la somma di due componenti: costi diretti e costi indiretti. I costi diretti sono calcolati mensilmente e comprendono: la manodopera, l’alimentazione degli animali, l’energia, le spese veterinarie, la manutenzione di macchine e attrezzature della stalla. I costi indiretti comprendono gli ammortamenti dei fabbricati, il fitto dei terreni, gli interessi sul capitale agrario (bestiame e scorte), le assicurazioni e altre spese amministrative.

Coldiretti Campania è al fianco degli allevatori nella contrattualistica, scrive in una nota, anche per garantire il giusto prezzo al di sopra dei costi di produzione, tutelando il reddito delle imprese. Per la Campania, in base ai dati di Ismea, il prezzo minimo del latte nel 2023 è sopra i 64/65 centesimi al litro.

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Nei primi 2 giorni il Btp Valore vola a 10,6 miliardi

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Il Btp Valore ha preso il volo a 5,195 miliardi di sottoscrizioni, segnando nuovo record per il secondo giorno dell’asta che, salvo un eventuale anticipo, si dovrebbe chiudere il prossimo venerdì 9 giugno. Sommati ai 5,45 miliardi della vigilia, nelle prime due giornate dedicate ai piccoli risparmiatori, l’emissione ha raggiunto un totale di oltre 10,6 miliardi. Nuovo record anche per i 185.820 contratti, che contribuiscono ad alzare l’asticella rispetto al 16/o Btp Italia del maggio del 2020. In quel caso le sottoscrizioni del secondo giorno furono di oltre 4,7 miliardi e i contratti 133.378. In ribasso invece la loro taglia media a 27.958 euro, la quarta più bassa registrata nel secondo giorno di un’emissione, segno di un allargamento della base dei piccoli investitori. Il Btp Valore ha toccato nuovi record anche considerando i dati complessivi dei primi due giorni. Con 370.966 contratti ha superato i 247.204 del 19/o Btp Italia dello scorso mese di marzo, mentre il controvalore risulta essere il più elevato mai registrato nelle prime due giornate di emissioni. Al secondo posto c’è il sesto Btp Italia emesso nell’aprile del 2014 con oltre 9,4 miliardi. Anche in questo caso, si è abbassata la media di ogni singolo contratto a 28.648 euro, confermandosi la 4/a più bassa di sempre in condizioni analoghe. Con questi numeri e dopo solo due giorni di asta, il Btp Valore si piazza già al secondo posto della classifica rispetto al totale finale degli altri titoli retail (Btp Futura e prima fase del Btp Italia) e rappresenta la seconda emissione più elevata di sempre, sia per contratti che per controvalore. Al di sopra c’è solo la 16° emissione del Btp Italia del maggio del 2020, che durante i 3 giorni della prima fase aveva raccolto quasi 14 miliardi. Una circostanza che ha fatto esultare la Lega, il partito di riferimento del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “Gli Italiani – si legge in una nota – credono nell’Italia, nel governo e nel futuro, avanti così!”. Ad andare avanti si prepara anche il Tesoro, che il prossimo 9 giugno, in concomitanza con l’attesa chiusura dell’asta del Btp Valore, offrirà in asta la prima tranche di Bot a un anno fino a un importo massimo di 6,5 miliardi di euro. Intanto il differenziale tra Btp e Bund tedeschi ha chiuso in rialzo a 137,4 punti, 0,4 in più rispetto alla vigilia, con il rendimento annuo in calo di 0,5 punti al 4,121%.

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