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Grillo vede Di Maio, una lunga chiacchierata per riportare il MoVimento 5 Stelle al centro dell’agenda politica

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Beppe Grillo è il padre fondatore del Movimento. E come tutti i papà c’è sempre. C’è quando i figli sono in difficoltà, quando hanno bisogno di qualche consiglio o più semplicemente qualche incoraggiamento. Luigi Di Maio ha importanti responsabilità politiche e di governo, le esercita certamente in piena autonomia, ma non si priva mai dei consigli di Beppe Grillo ed ovviamente tiene sempre nella massima considerazione le sue critiche. Anche quelle più aspre. Di sicuro tra i due c’è affetto, amicizia, condivisione di sentimenti, valori di fondo del Movimento e programmi. In questi primi mesi non è stato facile Governare e non lo è stato anche avendo accanto un alleato scomodo come la Lega di Matteo Salvini.  Luigi Di Maio ha privilegiato governabilità, responsabilità istituzionali ed ha tenuto la barra dritta rispetto al suo alleato/avversario leghista movimentista e sempre sintonizzato sulla pancia del Paese. Su questo rapporto e su questo momento Luigi Di Maio ha discusso a lungo con Beppe Grillo a Roma. Un lungo faccia a faccia tra il garante e il capo politico dei Cinque Stelle. L’occasione gli auguri di Natale anche. Di Maio ha donato a “Beppe” la statuina del presepe che lo raffigura comprata a Napoli in via San Gregorio Armeno.

L’incontro. Luigi Di Maio ha portato a Beppe Grillo in regalo una statuetta a sua immagine e somiglianza

La linea dei Cinque Stelle da qui ai prossimi mesi sarà un po’ più movimentista. Prima di Natale potrebbe esserci a Roma una festa per l’approvazione della legge Anticorruzione. E per delineare la sfida per le prossime elezioni Europee. I toni dipenderanno anche dall’accordo (o meno) che ci sarà, se ci sarà, con la Commissione Ue. Con Jean Claude Junker, Moscovici e soci sta parlando solo il premier Giuseppe Conte. Anche questo è un modo per separare le responsabilità di Governo con la politica.

In Europa  il Movimento, con la regia di Luigi Di Maio, sta lavorando alla formazione di un nuovo gruppo politico di area moderata. Dentro ci saranno partiti “nuovi”, all’esordio nello scenario politico dell’Unione. Di Maio ha già tenuto incontri riservati tra Roma e Bruxelles, la trattativa è in fase avanzata. E proprio di questo e del nuovo metodo per selezionare i candidati (un metodo che i Cinque Stelle definiscono “ibrido” e che – secondo alcune ipotesi – potrebbe aprire le porte non solo agli attivisti storici ma a personalità pescate dalla società civile) hanno parlato nel loro incontro i due volti del Movimento.
L’idea di Di Maio è quella di allargare il campo e tentare di giocare un ruolo da protagonisti anche in Europa, con un gruppo che possa essere dirimente nei nuovi equilibri post-voto. Un Gruppo capace di scardinare la storica alternanza e dittatura” di Popolari e Socialisti. L’alleanza con la Lega? Solo in Italia, solo per il governo al momento.

Grillo ha sempre usato  in questi mesi l’arma dell’ironia ogniqualvolta ha affrontato il capitolo Lega e Salvini. Le prove più evidenti i video estivi sulla spiaggia di Bibbiena con alcuni suoi amici di colore con le finte telefonate al leader leghista in chiave anti-immigrati, le battute sugli anti-concezionali e il classico “vaffa” ai cronisti ogniqualvolta gli chiedono di commentare cose dette da Salvini.
In realtà Grillo e Di Maio, in queste due ore circa di chiacchierata tra padre e figlio del Movimento hanno anche discusso delle vicende interne al Movimento. Di Matteo Dall’ Osso, il deputato arrivato dai meet up passato con Forza Italia. Uno strappo  vissuto male da Grillo che ha ironizzato sul cambio di casacca del parlamentare. Ironia non tanto su Dall’Osso quanto sull’ex Cavaliere e vicende analoghe che hanno visto protagonista Silvio Berlusconi. La storia della compravendita dei senatori per far cadere il Governo Prodi nel 2013. “Offro il doppio di qualunque cifra possa offrire Berlusconi (The Muppet) per l’acquisto dei parlamentari in saldo” ha scritto Grillo. “Beppe sappia che il presidente Berlusconi non mi ha dato nulla, solo rispetto e libertà” è stata la risposta di Dal’Osso. “In tutti questi mesi l’unica cosa che è riuscito a dire sulla disabilità è stata l’infelice battuta sulla sindrome di Asperger”, l’ha attaccato l’ex Cinque Stelle.

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Lillo si racconta tra successi, bugie e risate: “Sono un sognatore, non un egoista”

In un’intervista al Corriere della Sera, Lillo parla del suo nuovo film, del successo di Posaman, del rapporto con Greg e del dolore per il taglio nella “Grande Bellezza”.

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È ironico, vanesio, bugiardo “il giusto”, ma soprattutto sincero nel dichiararsi un eterno sognatore. Lillo (foto Imagoeconomica in evidenza), protagonista del nuovo film Tutta colpa del rock (in uscita al cinema il 28 agosto), racconta al Corriere della Sera il suo personaggio – un padre assente che finisce in carcere e forma una band – e riflette sulle sue verità private e professionali.

“Bugie? A volte aiutano. Ma non sono egoista”

Lillo si descrive senza filtri: «Il giusto, non esistono persone che non dicono bugie. A volte una bugia aiuta», ammette. Ma nega di essere egoista: «Sono un sognatore che sogna troppo, dovrei restare più coi piedi per terra».

Dai palchi con Greg alla popolarità di Posaman

Ripercorrendo la carriera, Lillo ricorda gli esordi con Greg e la band Latte & i suoi Derivati. «Una volta arrivammo in un locale e c’era una fila che girava intorno al palazzo. Pensai: dev’esserci un evento importante… invece erano lì per noi».

Poi arriva la popolarità planetaria con LOL e il personaggio di Posaman: «Il supereroe delle pose ha colpito perché infantile, diretto, si rifà a una comicità ancestrale. Comunica all’inconscio: tutti ci mettiamo in posa. È andato oltre le mie intenzioni».

Con Greg è una coppia “non di fatto, ma di amanti”

Lillo chiarisce: «Io e Greg abbiamo sempre avuto percorsi paralleli: lui più nella musica, io nel cinema. Non è mai esistita gelosia. Siamo più amanti che una coppia di fatto».

L’amicizia con Corrado Guzzanti: tra B-Movie e videogame

Tra i momenti privati, c’è l’amicizia con Corrado Guzzanti: «Passiamo serate nerd tra giochi da tavolo e B-Movie girati malissimo. Ma ogni tanto spunta anche qualche chiacchierata matura».

So’ Lillo, La grande bellezza e l’Oscar mancato

Il tormentone So’ Lillo? «Non si costruisce a tavolino. Lo trova il pubblico». E sulla Grande Bellezza: «Ero il protagonista. Ma in montaggio mi hanno tagliato così tanto che alla fine è diventato un film su Servillo. Ci sono rimasto male».

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Economia

Leonardo Maria Del Vecchio: “Costruire, non ereditare”. La visione dell’erede di Luxottica

Leonardo Maria Del Vecchio racconta il progetto LMDV Capital: investimenti industriali, crescita strategica e il ruolo attivo nel rilancio di Ray-Ban e altri brand italiani.

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Dopo tre anni intensi di acquisizioni e oltre 375 milioni di euro investiti, Leonardo Maria Del Vecchio, 30 anni, presidente di Ray-Ban, fondatore di LMDV Capital e azionista di Delfin, riflette su una fase imprenditoriale in piena espansione. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, sottolinea: «È stata una stagione di forte crescita. Ora sento l’esigenza di definire con maggiore chiarezza la visione e la strategia del nostro progetto».

Un portafoglio che vale un miliardo

Del Vecchio spiega che secondo una delle principali società di revisione, il valore degli asset detenuti da LMDV si attesta attorno al miliardo di euro. La leva finanziaria è contenuta e il debito bancario copre una quota limitata degli asset. Tra gli investimenti rivalutati figurano un palazzo in via Turati, Palazzo Smeraldo e una proprietà in via Monte Napoleone, a copertura dell’intera esposizione bancaria stimata in circa 150 milioni.

Credibilità costruita sul campo

Il nome Del Vecchio ha certamente un peso, ma Leonardo tiene a precisare: «Non ho chiesto credito sulla base del cognome. Ho ottenuto fiducia grazie a quello che ho fatto». Il suo ruolo attuale in Ray-Ban e nel gruppo EssilorLuxottica, sottolinea, non è stato ereditato ma assegnato dopo la morte del padre, in virtù dei risultati concreti ottenuti.

Dialogo aperto in Delfin

In vista dell’assemblea degli azionisti di Delfin del 31 luglio, Del Vecchio si dice ottimista: «Le posizioni più estreme si stanno ammorbidendo. Se non sarà a luglio, troveremo un’intesa a breve».

Una strategia di sinergie tra settori

Il gruppo investe in logica industriale, non speculativa. Acqua e Terme Fiuggi, Leone Film Group, ristoranti come Vesta e Twiga: ogni asset è pensato per generare valore e sinergie tra hospitality, entertainment e immobiliare. «Non cederemo mai i nostri brand a chi ne disperde il valore».

Crescita verticale e identità forte

Del Vecchio racconta l’evoluzione di Twiga, passato da 20 a 70 milioni di fatturato in 18 mesi, e la valorizzazione della Leone Film, che punta a diventare anche agenzia musicale e contenitore culturale. «La nostra è una crescita rapida ma strutturata».

Innovazione e sostenibilità con Esa NanoTech

L’ultimo investimento è in Esa NanoTech, azienda con un processo brevettato per produrre grafene da plastica riciclata. «Un’attività che sostiene l’economia circolare», afferma Del Vecchio, evidenziando l’impegno per una crescita sostenibile e tecnologicamente avanzata.

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Cultura

Valentina Alferj ricorda Andrea Camilleri: “Mi manca il suo senso civile, le parole erano pietre”

L’ex assistente di Camilleri, Valentina Alferj, racconta il loro legame umano e professionale, dal metodo di scrittura condiviso fino al ruolo civile della parola.

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Valentina Alferj, per sedici anni accanto ad Andrea Camilleri (foto Imagoeconomica), oggi guida una sua agenzia letteraria. È reduce dalla prima edizione del Festival di Teatro della Biennale di Venezia, realizzata insieme a Willem Dafoe. In una lunga intervista al Corriere della Sera, racconta il suo legame con il grande scrittore siciliano.

L’ultimo saluto e una promessa di vita

«Lo salutai al telefono il giorno prima che perdesse conoscenza. Ero a Ischia, rientravo a Napoli in barca. Mi disse: sarà un viaggio bellissimo». Un saluto che Valentina ha trasformato in un impegno a celebrare ogni giorno l’esperienza condivisa con lui.

Una bottega di scrittura condivisa

Alferj incontrò Camilleri nel 2003 al Festival di Massenzio. Fu lui a cercarla il giorno dopo: «Hai degli occhi intelligenti, mi piacerebbe lavorare con te». Da allora, un rapporto professionale e umano che si è trasformato in una vera e propria “bottega” letteraria. Dopo la perdita della vista, Camilleri le chiese di scrivere con lui, dettando i romanzi. «Facevo da tubo catodico tra lui e la pagina bianca», racconta Alferj.

Il metodo Camilleri: rigore e musicalità

Ogni libro di Montalbano obbediva a una “gabbia narrativa”: numero fisso di capitoli, righe per pagina, ritmo preciso. Anche da cieco, Camilleri chiedeva: “Siamo a riga 15, vero?” La padronanza del ritmo narrativo era totale. Il vigatese, lingua in progress, era appreso da Valentina “leggendo e ascoltando”, per comprenderne evoluzioni e sonorità.

I personaggi di Camilleri erano reali

«I romanzi non nascevano da invenzione, ma da occasioni reali. Mio figlio Andrea e mia figlia Gilda, i problemi scolastici, la mia migliore amica: tutto diventava racconto». Camilleri trasformava ogni aneddoto quotidiano in letteratura.

L’eredità morale di un autore civile

Ciò che più le manca non è solo l’amico, ma la sua “responsabilità civile”. «Negli anni di pandemia e di guerre mi sono spesso chiesta cosa avrebbe detto lui». Per Camilleri, nato nel 1925, la parola “pace” aveva un valore assoluto. «Le parole erano pietre – afferma Alferj – le costruiva con il corpo, la voce, il silenzio. Non si poteva non ascoltarlo».

L’incontro con Willem Dafoe e la Biennale

L’incontro con Willem Dafoe, voluto da Pietrangelo Buttafuoco, l’ha portata a collaborare con la Biennale Teatro. «Dafoe sapeva dei miei trascorsi teatrali. E uno dei momenti più belli è stato il “Pinocchio” di Davide Iodice, anche lui allievo di Camilleri all’Accademia».

Il passaggio del testimone

Dalla bottega con Camilleri, alla creazione della sua agenzia letteraria, oggi con Lorenza Ventrone e Carmela Fabbricatore. «Mi ha insegnato che la peculiarità umana delle persone con cui lavoriamo è più importante di qualsiasi successo».

Alla fine, tutto torna a lui: «Vedo il disegno che i puntini compongono. E in quel disegno, intravedo il sorriso di Andrea Camilleri».

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