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Politica

Gregoretti, voto finale in Senato: sì al processo a Salvini

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Con 152 voti il Senato da il via libera al processo per Matteo Salvini sul caso Gregoretti. Tanti i senatori che hanno bocciato l’ordine del giorno di Forza Italia e Fratelli d’Italia, che fino all’ultimo hanno provato a salvare l’ex ministro dall’accusa di sequestro per i 131 migranti bloccati a luglio per 4 giorni sulla nave militare, prima di poter sbarcare ad Augusta. Invano. Si chiude cosi’ una partita con un finale gia’ scritto. Lo sa bene il leader della Lega. Parla in Aula un po’ a fatica e riconosce che contro di lui i “numeri della maggioranza sono evidenti” ma tiene il punto: “Ho fatto il mio dovere. La difesa dei confini nazionali e’ un sacro dovere”. E rilancia: “Se ci deve essere un processo, che ci sia”. Alza le mani il ‘capitano’ pronto ad affrontare il tribunale e chiede ai suoi parlamentari di non opporsi. Loro eseguono “per rispetto”: non partecipano al voto ed escono dall’Aula. L’esito definitivo arriva in serata: l’ordine del giorno si ferma a 76 ‘si”, ma non bastano. Serve la maggioranza assoluta dei senatori ossia 160. Numeri che il centrodestra non ha a Palazzo Madama (sulla carta sono in tutto 139). La maggioranza invece si compatta sull’ordine del giorno e in 152 lo respingono (si aggiungono due delle Autonomie). Dunque, senza nessun soccorso rosso (che non c’e’ stato nemmeno da Italia viva, come qualcuno sospettava), il caso Gregoretti finisce all’opposto di quello della Diciotti, stoppato un anno fa dal ‘no’ al processo, complice il sostegno del M5s allora alleato di Salvini. A proposito di ex alleati, l’ex vicepremier comincia l”arringa’ attaccando il governo assente. “Se c’e’ qualcuno che scappa oggi non e’ la Lega, ma tra i banchi del governo”. Gli scranni in effetti sono deserti ma alcuni sottosegretari sono seduti tra i colleghi di partito. La presidente Casellati puntualizza: “Non era prevista la presenza del governo”. Salvini va avanti, insiste che la sua e’ stata difesa della patria, altro che sequestro di persona. E annuncia che disobbedira’ ai consigli dell’avvocato fidato Giulia Bongiorno. Lei che e’ pure senatrice, ci prova anche pubblicamente: “Salvini non si faccia processare” e ancora piu’ accorato e’ l’appello all’Aula: “Siate liberi, coraggiosi e forti”, votando no al processo perche’ “non siamo azzeccagarbugli”. Il leghista non cambia idea: “Lei ha ragione ma sono testone e stufo di impegnare quest’aula con il caso Diciotti, Gregoretti, Open arms e chissa’ quanti altri ne arriveranno”. Profetico, da Milano spunta la chiusura delle indagini sulla diffamazione nei suoi confronti dopo la querela di Carola Rackete, comandante della Sea Watch3. “E’ surreale”, osserva poi e finge ironia: “I processi li mettiamo in serie. Una speronatrice di motovedette militari italiane ha poco da insegnarmi”. Resta sulle sue anche dopo il voto: “Lo sapevo, ma sono tranquillo e orgoglioso di quello che ho fatto. Lo rifaro’ appena torno al governo”. Ma aggiunge: “In tribunale rivendichero’ quello che ho fatto, non da solo” dicendo che non teme di non potersi ricandidare, in caso di processo. In Aula perde la pazienza solo sui figli. “Mi spiace per loro, non per me” raccontando che il figlio gli ha mandato un messaggio con un ‘Forza papa’”. Alcuni senatori allora protestano vociando, altri lo criticano apertamente: “Io i miei figli non li tiro in ballo per questioni di politica – attacca il capogruppo M5s Gianluca Perilli – La verita’ e’ che Salvini cerca l’ombrello del presidente del Consiglio”. L’affondo piu’ duro e’ del leader dei 5 Stelle: “Salvini e’ da mesi in stato confusionale”, dice Vito Crimi che ricorda: “Prima dice di volersi far processare, poi non vuole piu’, poi vuole di nuovo. Ha cambiato idea talmente tante volte che e’ impossibile capire come la pensi veramente”. Intanto Salvini deve affrontare subito un’altra battaglia, questa volta all’interno del suo campo. Appena chiusa la vicenda Gregoretti e’ Fratelli d’Italia ad alazare la voce sulle regionali: “non rompa l’unita’ del centrodestra”, minaccia il capogruppo Lollobrigida. Serve aria nuova, e’ l’immediata replica che trapela dalla Lega.

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Arriva la legge italiana sull’Ia, sconti ai ricercatori

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L’Intelligenza artificiale rivoluzionerà la vita di tutti e il governo italiano vara la prima legge che comincia a mettere dei paletti per evitare che lo sviluppo della tecnologia più attesa, e allo stesso tempo più temuta, vada fuori controllo. Dall’ingresso dell’Ia nei settori della giustizia e della sanità, all’accentramento della regia a Palazzo Chigi, il provvedimento declina il regolamento europeo AI Act lasciando l’uomo al centro di ogni processo decisionale. E per attrarre gli esperti, estende le agevolazioni fiscali per i rimpatriati anche a chi ha lavorato sull’Ia all’estero. Inoltre, introduce un nuovo reato: reclusione da 1 a 5 anni per chi crea danno con Ia.

Il sottosegretario per l’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, ha spiegato che il ddl definisce chi elabora la strategia (Palazzo Chigi), chi monitora e vigila (l’Agenzia per l’Italia digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale che diventano Autorità nazionali per l’intelligenza artificiale) e chi notifica e sanziona. “Crediamo che sia un prodotto di buona qualità”, ha detto Butti, “realizzato con la collaborazione di tutti” gli interessati, ministeri compresi. Tanto che, in conferenza stampa, è il ministro della Giustizia Carlo Nordio a spiegare la stretta sul codice penale che si aggiorna alla nuova tecnologia: “L’aspetto penale può essere devastante perché può creare una realtà che non è più virtuale ma reale” e allora “per questo interviene la norma penale”. E l’uso dell’Ia per alcuni reati diventa un aggravante.

Come annunciato dalla premier Giorgia Meloni già il mese scorso, l’Italia punta allo sviluppo dell’Ia con un miliardo di euro grazie all’impegno di Cdp, e in particolare di Cdp Venture Capital. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha spiegato che “si affronta anche il tema dell’impatto dell’Ia nel mondo delle imprese soprattutto tenendo conto che abbiamo oltre 4 milioni di Pmi che devono essere messe nelle condizioni di usare appieno queste tecnologie”. Il provvedimento, ha detto Urso, “indirizza un miliardo di euro del fondo innovazione al venture capital gestito da Cdp da un lato per facilitare la nascita di start up e di far crescere start up esistenti che operano nell’Ia, e dall’altro per consentire la nascita di un campione nazionale cone fanno altri paesi Ue”. Il ddl, suddiviso in 25 articoli, affida la regia sul tema a Palazzo Chigi.

Oltre a una serie di norme a tutela del diritto d’autore, altre sono pensate per guidare la diffusione dell’Ia nel mondo del lavoro, ricordando che “è al servizio della persona ed è impiegata per migliorare le condizioni di lavoro”, anche se ha come obiettivo “accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone”. Viene poi disciplinata la sua introduzione nei diversi settori, ad esempio per semplificare e organizzare il lavoro giudiziario, precisando che il magistrato ha sempre la decisione finale “sull’interpretazione della legge, sulla valutazione dei fatti e delle prove e sulla adozione di ogni provvedimento”. Stesso ragionamento per sanità e pubblica amministrazione: l’Ia farà da “supporto” nei processi di prevenzione, diagnosi, cura e scelta terapeutica, lasciando al professionista sanitario ogni decisione, così come nella Pa.

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Riforma Giustizia a metà maggio, le ipotesi dal vertice

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Concorsi in magistratura separati, due Csm con aumento del numero dei membri laici e il sorteggio dei togati, oltre a una modifica per la discrezionalità dell’azione penale. Sono in via di definizione le varie ipotesi sul tavolo della nuova riforma costituzionale della Giustizia, ovvero quella che prevede la separazione delle carriere dei magistrati. Dopo il vertice tecnico delle ultime ore in via Arenula, viene confermata l’intenzione (e la possibilità) del governo di presentare il provvedimento entro la prima metà di maggio, così come annunciato dal ministro Nordio. Nulla è ancora chiuso e il confronto sulle varie proposte resta aperto: non ci sarebbe quindi nulla di progettuale e sarebbero ancora in corso valutazioni.

Ma alcuni capisaldi già ci sono. Del resto meno di un mese fa il Guardasigilli aveva già sottolineato che la separazione delle carriere – la quale prevede distinti percorsi tra i magistrati giudicanti e quelli requirenti – sarà “consustanziale alla riforma del Consiglio della magistratura, quindi due Csm separati”. Ed essendo costituzionale, il provvedimento avrà un iter più lungo. Tra le ipotesi, ci sono la previsione di concorsi di accesso separati per i magistrati e dei due distinti Consigli superiori della magistratura (quella giudicante e quella requirente). Sempre secondo le valutazioni in campo, vi è l’aumento del numero dei membri laici dei Consigli, almeno un quarto nominati dal Parlamento, oltre al sorteggio dei togati.

E solo qualche giorno fa Nordio aveva auspicato che, “se domani dovessimo arrivare a una riforma costituzionale, fosse inserito il ruolo fondamentale che hanno gli avvocati”. Ancora aperto il dibattito sulla presidenza dei due Csm: anche se resta prevalente l’ipotesi che resti il presidente della Repubblica a presiederli, non si può ancora escludere l’eventualità che la scelta ricada sul primo presidente della Corte di Cassazione e sul procuratore generale presso la Corte, entrambi rispettivamente per i due distinti Consigli. Una ulteriore riflessione potrebbe essere dedicata all’esercizio dell’azione penale e alla sua discrezionalità. Il proposito potrebbe essere quello di riformare l’articolo 112 della Costituzione, in cui è attualmente prevista l’ ‘obbligatorietà’ dell’azione penale, introducendone invece la ‘discrezionalità’, la quale in questo senso attuerebbe pienamente il sistema accusatorio. E le priorità di questo esercizio potrebbero ad esempio essere stabilite per legge.

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In Basilicata Bardi vince col 56,6%, Fdi primo partito col 17,3% mentre al Pd va il 13,8%

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Il candidato del centrodestra Vito Bardi è stato confermato governatore della Basilicata con il 56,63% dei voti, secondo i risultati definitivi dello scrutinio delle elezioni regionali. Piero Marrese del centrosinistra ha ottenuto il 42,16% dei consensi. Al terzo candidato Eustachio Follia è andato l’1,21%.  Fratelli d’Italia risulta il partito più votato, con il 17,39%.  Segue il Partito democratico col 13,87%.  Nella coalizione di centrodestra Forza Italia ottiene il 13,01% dei voti, mentre la Lega si ferma al 7,81% dei consensi seguita da Azione con il 7,51%. Nel centrosinistra il Movimento 5 stelle ottiene il 7,66%, dietro a Basilicata casa comune (11,18%).

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