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Green pass: Letta evoca l’obbligo per il vaccino

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All’indomani degli scontri e delle violenze messi in atto in varie citta’ dai gruppi ‘no green pass’, si accende il dibattito sulla possibilita’ di rendere obbligatoria la vaccinazione anti-Covid. Una eventualita’, questa, evocata dal segretario del Pd Enrico Letta ma sulla quale il governo frena: il ministro della Salute Roberto Speranza chiarisce, infatti, che si tratta di una strada che resta sempre possibile ma per ora si e’ scelta una strategia differente. Visto l’andamento della campagna di vaccinazione e le proiezioni dei numeri nelle prossime settimane, sottolineano fonti di governo, non ci sarebbero le condizioni per un intervento cosi’ “forte. Ad indicare la necessita’ dell’obbligo di immunizzazione e’ stato oggi proprio Enrico Letta: “Se non sara’ possibile gestire con buon senso l’obbligo di green pass, e la tensione che si e’ creata lascia intendere che questo buon senso non e’ sufficiente, allora forse – ha detto – bisognera’ finire all’extrema ratio dell’obbligo vaccinale, ho sempre pensato che si dovesse fare tutto il possibile per evitare di arrivare li’ in fondo pero’ effettivamente l’extrema ratio c’e'”. Su quest’ultimo punto, da parte sua, Speranza ha ricordato come l’immunizzazione sia gia’ obbligatoria per i sanitari e operatori delle Rsa. Ma “i numeri dell’epidemia in questo momento in Italia – ha rilevato – sono tra i piu’ bassi in Ue e c’e’ una capacita’ del paese di tenere la curva sotto controllo, quindi le scelte che abbiamo compiuto hanno portato dei risultati e l’obbligatorieta’ del vaccino e’ tra le possibilita’ ma in questo momento il governo ha scelto un’altra strategia. Tuttavia abbiamo un margine per valutare e vedere”. Intanto, e’ conto alla rovescia per l’obbligo di green pass che scattera’ dal 15 ottobre. Uno strumento che per il momento non subira’ modifiche ma che poi si potra’ eventualmente cambiare, afferma speranza, dicendosi anche certo del fatto che la maggioranza delle persone abbia colto che la carta verde e’ in realta’ “uno strumento di liberta’”. In attesa dunque del 15, che il ministro definisce un “passaggio importante”, procede sul territorio nazionale la somministrazione delle terze dosi di richiamo di vaccino anti-covid. Dopo trapiantati, over-80, residenti nelle rsa e sanitari, i richiami si estenderanno ora anche ai soggetti iperfragili ed a tutti gli over60. Ma speranza non esclude che successivamente si possa procedere con le terze dosi anche per gli under60. La terza dose, ha spiegato, “e’ un pezzo importante della strategia che abbiamo messo in campo: si parte subito, gia’ abbiamo quasi 300mila terze dosi somministrate. Le categorie indicate sono molte e alcuni non hanno ancora i 6 mesi trascorsi dal ciclo primario, quindi non saranno tutti vaccinati subito. Verificheremo ancora i dati in arrivo per capire – ha quindi annunciato – se dobbiamo andare sotto i 60 anni per le terze dosi, io penso che questo sia possibile ma vedremo”. Quanto alla situazione epidemiologica nel Paese, “non solo questa e’ favorevole ma continua a migliorare e la riapertura delle attivita’ lavorative, cosi’ come delle scuole – evidenzia il presidente del Consiglio superiore di sanita’ e coordinatore del Cts Franco Locatelli – al momento non ha impattato negativamente”. Ed anche il ministro della Salute sottolinea che “dobbiamo fare un passo alla volta consapevoli che non ne siamo fuori e dobbiamo continuare a studiare le varianti. Stiamo pero’ andando nella direzione giusta ma – avverte – dobbiamo tenere i piedi per terra”. La conferma nei numeri del bollettino quotidiano del ministero della Salute. Sono 2.278 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore contro i 2.748 di ieri. Sono invece 27 le vittime in un giorno, in calo rispetto alle 46 di ieri. In calo terapie intensive e ricoveri: 364 i pazienti in intensiva, 3 in meno rispetto a ieri ed i ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 2.651, rispetto a ieri 41 in meno. Stabile il tasso di positivita’, pari a 0,8%.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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