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Cronache

Gratteri: “L’intelligenza artificiale sarà il trampolino per le indagini del futuro, ma serve un’Europa federale”

Il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri lancia l’allarme sull’uso dell’intelligenza artificiale nelle indagini e sulla fragilità digitale italiana: “Servono migliaia di esperti e un’Europa federale”.

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Tra sfide e opportunità, ma anche non pochi rischi, l’intelligenza artificiale rappresenta per Nicola Gratteri “il trampolino di lancio per le investigazioni del futuro”. Il procuratore capo di Napoli ha lanciato un appello durante la presentazione del libro Intelligence di Mario Caligiuri, professore dell’Università della Calabria e presidente della Società italiana di Intelligence, in un incontro moderato dal direttore de Il Mattino Roberto Napoletano.

“Serve un’Europa federale per essere competitivi”

Secondo Gratteri, la chiave per affrontare la sfida tecnologica è la coesione europea. «L’Europa deve ritrovare compattezza e comunione di intenti, ma serve un vero Stato federale. Da soli non ce la facciamo. Fino a pochi anni fa Francia e Germania venivano a scuola da noi per imparare le tecniche investigative più avanzate, oggi non è più così».

“Coinvolgere i nativi digitali per difendere lo Stato”

Il capo della Procura partenopea ha evidenziato il bisogno urgente di rafforzare la sicurezza informatica e di coinvolgere le nuove generazioni: «Dobbiamo rivolgerci ai nativi digitali, ai ragazzi appassionati di informatica. Le forze dell’ordine stanno iniziando a formare personale specializzato, ma sono ancora poche decine di persone: ne servono migliaia. Gli attacchi hacker continuano a colpire con troppa facilità — è stato violato perfino il dominio del Ministero della Giustizia — segno della nostra fragilità».

“L’intelligence deve uscire da Consip”

Gratteri ha poi criticato i limiti strutturali e burocratici che rallentano la modernizzazione della macchina investigativa: «L’intelligence deve uscire da Consip. Non possiamo lavorare con avanzi di magazzino per risparmiare. Servono tecnologie all’avanguardia e risorse adeguate. Dopo Olivetti abbiamo perso le nostre eccellenze, e oggi l’Europa è poco attrezzata: le banche dati sono negli Stati Uniti e l’AI è controllata da tre aziende nel mondo».

L’intelligence come strumento sociale

Nel dibattito, al quale hanno partecipato rappresentanti delle forze dell’ordine e studenti di scuole napoletane, si è sottolineato come l’intelligence non sia solo uno strumento militare o investigativo, ma anche una necessità sociale.
«Aiuta i cittadini a difendersi dalla disinformazione e le imprese a competere in un mondo globalizzato — ha ricordato Caligiuri —. Educazione e sicurezza nazionale sono collegate: nel tempo dell’intelligenza artificiale, la democrazia è in affanno. L’uomo deve restare al centro o non sapremo più distinguere il vero dal falso».

Il caso Sandokan e il tema della verità

Solo due giorni prima, nella sua trasmissione Lezioni di Mafie su La7, Gratteri aveva affrontato un altro tema cruciale: la mancata collaborazione di Francesco Schiavone, detto Sandokan, boss dei Casalesi. «Volevamo capire cosa è davvero accaduto in provincia di Caserta, chi sversava rifiuti tossici e avvelenava il territorio. Ma chi chiede protezione deve dire tutta la verità. Non si può tacere su nomi e responsabilità».

Un richiamo che unisce due fronti per il procuratore: verità e innovazione, come uniche strade per difendere la democrazia dalle mafie e dalle nuove minacce digitali.

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Cronache

Falsi miracoli di Trevignano, rinviata a giudizio la “veggente” Gisella Cardia: in scena apparizioni e donazioni per oltre 300mila euro

Gisella Cardia e il marito Giovanni rinviati a giudizio per truffa: avrebbero inscenato apparizioni e miracoli della Madonna di Trevignano per ottenere donazioni dai fedeli, per un totale di oltre 300mila euro.

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La cosiddetta “veggente” di Trevignano, Gisella Cardia, e suo marito Giovanni andranno a processo con l’accusa di concorso in truffa.
Secondo la Procura di Civitavecchia, avrebbero inscenato apparizioni e miracoli falsi per convincere i fedeli a donare somme di denaro destinate al presunto culto della Madonna di Trevignano, nella zona del lago di Bracciano.


Apparizioni e “miracoli” messi in scena per soldi

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la coppia avrebbe messo in scena trasudazioni da una statuetta della Madonna e da un quadro del Cristo, oltre ad annunciare cataclismi e sciagure come presunti segni divini.
Le manifestazioni attiravano centinaia di fedeli e avevano trasformato la loro abitazione e un terreno in un’area di pellegrinaggio mariano.

Dal 2018 al 2023, i due avrebbero raccolto oltre 300mila euro in donazioni, in parte versate all’Associazione Madonna di Trevignano e in parte direttamente ai coniugi. Le somme, secondo l’accusa, sarebbero state impiegate per l’acquisto di terreni, un box auto, una recinzione, un’auto da 40mila euro e lavori di abbellimento del sito di culto denominato Campo le Rose.


Le accuse della Procura e la difesa della “veggente”

Nel decreto di citazione a giudizio, il pm contesta alla coppia di aver indotto i fedeli a donare denaro “inscenando fenomeni soprannaturali” per ottenere un ingiusto profitto.

La difesa di Cardia, affidata all’avvocato Solange Marchignoli, ha definito il rinvio a giudizio “un passaggio necessario per chiarire ogni aspetto della vicenda”. La “veggente” si è detta sollevata, convinta che il processo sarà “l’occasione per far emergere la verità e chiudere definitivamente le speculazioni” che l’hanno coinvolta.


Dalla diocesi di Civita Castellana al Vaticano: fenomeni “non soprannaturali”

Già nel 2024, dopo le denunce di un ex sostenitore, Luigi Avella, era stata istituita una commissione ecclesiastica dalla diocesi di Civita Castellana per verificare la natura dei fenomeni.
La commissione aveva definito le presunte apparizioni “non soprannaturali”, invitando i fedeli a non partecipare ai raduni di preghiera.

Il caso aveva anche spinto il Vaticano a intervenire con una stretta contro le false apparizioni religiose usate per fini economici.


Il processo nel 2026

Il processo inizierà il 7 aprile 2026 davanti ai giudici del tribunale di Civitavecchia.
Nel frattempo, Gisella Cardia – sconfessata dalla sua diocesi – ha dichiarato di voler affrontare l’udienza “serenamente, in segno della verità”, mentre la giustizia si prepara a far luce sui presunti “miracoli” di Trevignano.

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Caivano, confermate in appello le condanne per gli abusi su due cuginette: 13 anni a Mosca, 8 anni e 8 mesi a Varriale

La Corte d’appello di Napoli ha confermato la condanna a 13 anni e 4 mesi per Pasquale Mosca e ridotto a 8 anni e 8 mesi quella di Giuseppe Varriale per le violenze sessuali su due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano nel 2023.

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La Corte d’appello di Napoli ha confermato la condanna a 13 anni e 4 mesi per Pasquale Mosca e ridotto a 8 anni e 8 mesi quella di Giuseppe Varriale per le violenze sessuali compiute su due cuginette di 10 e 12 anni a Caivano, in provincia di Napoli, nel 2023.

In primo grado, i due – oggi rispettivamente di 20 e 21 anni – erano stati condannati a 13 anni e 4 mesi e 12 anni e 5 mesi al termine di un processo con rito abbreviato davanti al gup Mariangela Guida del tribunale di Napoli Nord.


Le decisioni della Corte e le richieste della Procura

Nel giudizio di secondo grado, il sostituto procuratore generale di Napoli aveva chiesto la conferma della condanna per Mosca, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, mentre per Varriale aveva proposto un concordato, non accettato dal suo legale, Dario Carmine Procentese.

Durante la sua arringa, l’avvocato Cantelli ha sostenuto la parziale incapacità di intendere e volere del suo assistito, sottolineando l’inadeguatezza di Mosca nel comprendere la gravità dei reati commessi.

La Corte d’appello, riunitasi in camera di consiglio per quasi tre ore, ha poi confermato integralmente la pena per Mosca e ridotto quella per Varriale, ritenendo la sua partecipazione agli abusi di minore gravità.


Le reazioni delle famiglie delle vittime

Alla lettura della sentenza erano presenti gli avvocati delle famiglie delle vittime, Clara Niola e Giovanna Limpido, che rappresentano rispettivamente la madre e il padre della bambina più piccola.

I genitori, dopo la sentenza, hanno espresso sollievo e fiducia nella giustizia:
“Siamo soddisfatti per il verdetto: la nostra bambina e noi come famiglia possiamo tirare un altro sospiro di sollievo. Ringraziamo la magistratura penale per il lavoro svolto. È importante che i giovani comprendano le conseguenze delle proprie azioni e la certezza della pena di cui tanto si parla”, hanno dichiarato.


La vicenda di Caivano, che aveva profondamente scosso l’opinione pubblica per la brutalità dei fatti e la giovane età delle vittime, trova ora un primo punto fermo anche in appello, con la conferma delle responsabilità e delle pene a carico dei due imputati.

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Pubblico impiego, il 76% dei dipendenti ha più di 40 anni: le donne sono il 61%, ma guadagnano meno degli uomini

Secondo l’Osservatorio Inps, oltre il 76% dei lavoratori pubblici ha più di 40 anni. Le donne sono il 61%, ma il divario retributivo resta alto: 41.117 euro per gli uomini contro 31.679 per le donne.

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Il pubblico impiego italiano invecchia e resta segnato dal divario retributivo di genere. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Inps sui lavoratori pubblici, il 76,6% dei dipendenti ha un’età pari o superiore ai 40 anni, mentre solo una minoranza è sotto questa soglia.


Più donne negli uffici pubblici, ma meno giovani

Le donne rappresentano il 61% del totale dei lavoratori del settore pubblico, superando nettamente gli uomini in quasi tutte le fasce d’età.
Le eccezioni si trovano tra i giovanissimi: nella fascia fino a 19 anni i maschi sono il 67% e le femmine il 33%, mentre tra i 20 e i 24 anni la quota maschile scende al 58% e quella femminile sale al 42%.


Retribuzioni medie e divario di genere

Nel 2024 la retribuzione media annua nel pubblico impiego è stata pari a 35.350 euro, ma con forti differenze legate all’età e al genere.
Gli stipendi aumentano progressivamente fino ai 50 anni, quando tendono a stabilizzarsi.
Il divario retributivo di genere resta marcato: gli uomini percepiscono in media 41.117 euro l’anno, contro i 31.679 euro delle donne.


Un settore anziano e con forti disparità

Il quadro delineato dall’Inps conferma un settore pubblico caratterizzato da un’età media elevata, una scarsa presenza di giovani e una persistente disuguaglianza salariale.
Dati che rilanciano la necessità di favorire il ricambio generazionale nella pubblica amministrazione e di intervenire sul gender pay gap, ancora lontano dall’essere colmato.

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