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Gran Premio d’Austria di F1, sorpasso finale di Verstappen: beffato Leclerc. Ma la gara è sotto investigazione

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La Formula 1 prova a scrollarsi di dosso l’epiteto di Formula noia. Dopo 8 Gran premi dominati dalla Mercedes, il Gran premio d’Austria diventa un’escalation di colpi di scena, con un finale thrilling, fra sorpassi, rovesci e polemiche, come da tempo non accadeva. Finisce con la vittoria di Verstappen su Leclerc, ma anche con un’indagine della Fia sul sorpasso finale dell’olandese sul ferrarista, che prolunga la corsa sulla pista delle polemiche. La gara di Spielberg si preannunciava molto calda, per le alte temperature che l’avevano preceduta, finisce col diventare rovente, perche’ i due ventunenni Charles Leclerc e Max Verstappen – appaiati al via sulla prima fila – finiscono per giocarsi il successo negli ultimi giri. Il futuro e’ adesso, sembrano urlare. Se questo e’ l’inizio, saranno giochi d’artificio negli anni a venire, fra il monegasco e il pilota olandese. Il ferrarista e’ in testa fino a pochi giri dal termine, ma il ‘Tulipano’ della Red Bull lo attacca una prima volta, torna alla carica, poi s’infila all’interno e gli disegna una traiettoria a uscire, mentre la Ferrari cerca di rimanere aggrappata al primato, senza pero’ riuscirvi. Le due macchine si toccano e Verstappen perfeziona il sorpasso, ma l’azione finisce sotto investigazione dei commissari della Federazione Automobilistica Internazionale; adesso si attendono gli strascichi verso l’uno o l’altro senso. Leclerc, scattato dalla pole, e’ rimasto sempre in testa alla corsa, mentre l’olandesino e’ stato penalizzato da una partenza ad handicap, sbagliando i tempi. Spinto da una folla oceanica proveniente dall’Olanda, che ha invaso letteralmente le tribune del Red Bull Ring, ha recuperato, costruendosi con il piede a tavoletta sull’acceleratore l’opportunita’ di giocarsi il successo con Leclerc fino al contatto che lo ha portato in testa alla corsa, spedendolo invece sotto investigazione. “Aspettiamo fiduciosi – ha detto, a Sky Sport, il team principal della Ferrari, Mattia Binotto -: le regole parlano chiaro e la situazione mi sembra fin troppo chiara”. Resta il fatto che, vada come vada, la Ferrari resta sul podio e le ottime prestazioni dei piloti suggellano un week-end positivo: non solo Leclerc, ma anche Sebastian Vettel, scattato dal nono posto – dopo i problemi di ieri – e giunto quarto sul traguardo austriaco, nonostante un problema con le gomme al pit-stop, che lo costretto a perdere secondi preziosi. Le Mercedes hanno confermato che, con le temperature elevate, non riescono a volare: Bottas, pero’, e’ terzo, mentre Lewis Hamilton non ha brillato, prendendosi un week-end di pausa, come conferma il quinto posto finale. “Se mi chiedete se il sorpasso e’ stato effettuato correttamente, rispondo che non lo e’ stato”, ha tuonato Leclerc, in conferenza stampa. La sua ottima prova resta, la delusione pure. Almeno per ora.

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De Laurentiis indagato per il trasferimento di Manolas

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Dopo il caso Osimhen, la Procura di Roma contesta al patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis (nella foto Imagoeconomica in evidenza), un nuovo, presunto, episodio di falso in bilancio e questa volta legato alla compravendita, nell’estate del 2019, del difensore greco Kostas Manolas dalla Roma. I magistrati di piazzale Clodio hanno proceduto alla chiusura del filone di indagine, atto che di consuetudine precede la richiesta di rinvio a giudizio. I legali del patron azzurro, dal canto loro, annunciano che il loro assistito è pronto a farsi ascoltare dagli inquirenti “per chiarire l’intera vicenda”. L’affare Manolas risale alla sessione del mercato estivo di sei anni fa. Una trattativa tra i due club che si concretizzò con il pagamento di 36 milioni di euro, cifra pari alla clausola rescissoria, da parte del Napoli. Una operazione che consentì una plusvalenza per le casse del club giallorosso, allora guidato da James Pallotta, di oltre 31 milioni di euro.

L’affare Manolas era già citato nell’atto di conclusione delle indagini che i pm capitolini hanno notificato nel maggio scorso alla vecchia proprietà della Roma, tra cui anche Mauro Baldissoni e altri dirigenti, nell’ambito dell’indagine sulle plusvalenze in una serie di trattive per la compravendita di alcuni giocatori tra cui Defrel, Marchizza e Frattesi, Zaniolo, Santon e Nainggolan oltre a quelle di Cristante, Tumminello, Spinazzola e Luca Pellegrini. La nuova contestazione ad De Laurentiis arriva a distanza di dieci mesi dalla richiesta di rinvio a giudizio per irregolarità nell’operazione che nel 2020 portò in azzurro l’attaccante nigeriano Victor Osimhen nel 2020 dalla squadra francese del Lille. La lente degli inquirenti è stata posta sul trasferimento del bomber per una cifra che superava i 71 milioni di euro. Su questa aveva avviato accertamenti anche la giustizia sportiva. Nell’aprile del 2022 è arrivato, però, il proscioglimento nei confronti sia del club che dello stesso De Laurentiis.

Dal punto di vista penale il fascicolo è approdato a Roma nel giugno del 2022. Le indagini sono state affidate dal pm Lorenzo Del Giudice ai militari del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza che hanno proceduto anche ad una serie di perquisizioni sia nella sede della FilmAuro a Roma che a Castelvolturno, dove c’è il quartier generale del Napoli. L’obiettivo era acquisire le fatture e tutta la documentazione relativa alla compravendita di Osimhen e di altri 4 calciatori (il portiere Orestīs Karnezīs e i tre “azzurrini” Liguori, Manzi e Palmieri) questi ultimi inseriti nell’affare e valutati, impropriamente secondo la Gdf, venti milioni di euro. Il patron del club partenopeo, il 3 aprile scorso, è stato ascoltato sul trasferimento in maglia azzurra del nazionale nigeriano per oltre un’ora dai magistrati di piazzale Clodio. De Laurentiis, che ha anche depositato una memoria, si è sostanzialmente difeso affermando che il club, alla luce della solidità economica dei suoi conti, non aveva nessun interesse a creare plusvalenze fittizie.

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Lazio avanti tutta, batte il Cagliari e sale al 3° posto

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Missione compiuta per la Lazio che, seppur con qualche patema di troppo, batte il Cagliari 2-1 agguantando il terzo posto in classifica – in coabitazione con Fiorentina e Atalanta – portandosi a soli tre punti dal Napoli capolista. La serata inizia alla grande per Baroni, premiato come miglior allenatore del mese di ottobre, che schiera ancora Noslin al posto di Zaccagni nel tridente dietro la punta Castellanos.

Dall’altra parte Nicola risponde con Piccoli in avanti e Luvumbo a cercare di mettere in crisi la difesa laziale con le sue accelerazioni. Sembra tutto facile per la Lazio che mette subito la partita in discesa sfruttando la respinta maldestra di Scuffet, sulla punizione calciata da Pellegrini, grazie alla quale Dia può ribadire in rete senza sforzi. Il vantaggio sembra l’anticamera alla goleada, sensazione acuita dai primi minuti in cui la squadra di Baroni sembra padrona. Ad incrinare quella sensazione, però, ci pensa il palo, che respinge la conclusione dai 25 metri di Castellanos.

Da lì il Cagliari inizia a prendere coraggio, Luvumbo trova spazi sulla sinistra e proprio dai piedi dell’angolano arriva il pareggio grazie a un destro sporco che trova la sfortunata deviazione di Gila ad impedire l’intervento a Provedel e regalare il gol del pari alla squadra di Nicola che va all’intervallo sull’1-1. Nella ripresa Baroni prova a mischiare le carte togliendo Noslin per Vecino, si passa al 4-3-3. E la grande occasione arriva proprio con l’uruguaiano che, dopo il salvataggio di Luperto sul colpo di testa di Castellanos, gira a colpo sicuro trovando però ancora il corpo del numero 6 cagliaritano, confermando così come la serata non sia delle più fortunate per la Lazio. Baroni prova a pescare il jolly inserendo Pedro, Castellanos va ancora vicino al gol con un destro al volo che sfiora il palo senza però trovare il bersaglio grosso.

A trovare la giocata decisiva, però, è Pellegrini che, in area, anticipa Zortea e conquista il rigore che Zaccagni, appena entrato, trasforma bagnando nella miglior maniera possibile il suo ritorno in campo dopo la gastroenterite che lo aveva fatto rimanere fuori contro Genoa e Como. Al Cagliari saltano i nervi, nel giro di pochi secondi Mina prende il secondo giallo che lo fa espellere, Adopo, già ammonito, protesta e segue così il compagno negli spogliatoi in anticipo rispetto alla fine del match. E’ il segnale della resa per il Cagliari, che in 9 contro 11, non riesce più a proporre gioco, la Lazio può amministrare e strappare un’altra vittoria che proietta i biancocelesti al terzo posto insieme ad Atalanta e Fiorentina permettendo alla truppa di Baroni di sognare in grande. Mentre Nicola e i suoi non riescono ad allontanarsi dalla zona calda subendo la terza sconfitta consecutiva.

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Napoli ko, l’Inter è a-1. E l’Atalanta non si ferma più

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Troppa Atalanta per il Napoli. La capolista, dopo avere disposto del Milan, si inchina alla grande qualità del gruppo forgiato da Gasperini, e in classifica si prepara una sorta di ricongiungimento visto che tutte le altre big, in attesa di Inter e Lazio, vincono. Lookman e Retegui sovrastano Lukaku e Kvara, e l’Atalanta infila la quinta vittoria consecutiva. Al secondo posto, a una sola lunghezza dal Napoli, c’è l’Inger, che nel match serale domina contro il Venezia, in particolare nella ripresa, ma segna solo un gol, con Lautaro Martinez di testa su cross di Dimarco. Simone Inzaghi tira un sospiro di sollievo per la rete del pari dei lagunari al 97′, che viene annullata per un ‘mani’ dopo consulto fra l’arbitro Ferrieri Caputi e il Var.

Intanto con il successo al Maradona l’Atalanta è al terzo posto, con 22 punti, raggiunta dalla Fiorentina, che a volte maramaldeggia con le avversarie (Lecce e Roma), a volte conclude con vittorie di misura, che portano il totale a sette consecutive. A Torino decide Kean, su un errore della difesa, e per i granata i tempi si fanno cupi. La Roma continua ad annaspare e alla fine va a picco a Verona, dopo avere recuperato i primi due vantaggi dei veneti . E’ Harroui a regalare tre punti ai veneti nel recupero, che potrebbero preludere a un nuovo cambio di panchina fra i giallorossi. Per Juric e’ un colpo tremendo che allontana la zona Europa e potrebbe essere il capolinea della sua avventura romana. Per i veneti in crisi una poderosa boccata di ossigeno.

Quando il gioco si fa duro le grandi emergono contro avversarie di livello inferiori, a differenza delle prime giornate: ai successi di Bologna, Juve e Milan si aggiungono quelli di Atalanta e Fiorentina. La Juve ha convinto piu’ del Milan, che si e’ imposto tra le proteste del Monza per un gol annullato che ha creato perplessita’, e il gruppo che aspira all’Europa rimescola un po’ le carte. Juventus e Milan inseguono, oltre l’Atalanta (e in attesa del posticipo di domani della Lazio), avanza anche la lanciata Fiorentina che Palladino ha inquadrato con perizia mettendo al posto giusto le tessere di un mercato effervescente, perfino in assenza dell’acquisto piu’ atteso, Gudmundsson. Nessuna recriminazione invece per il Napoli.

Conte, che temeva la sfida, alla fine riconosce la superiorita’ avversaria, frutto di anni di lavoro di Gasperini. Il meccanismo della Dea e’ talmente oliato che, cambiando i titolari, il prodotto non cambia, anche con Scamacca e Scalvini in infermeria da tempo. Gasp toglie riferimenti con De Ketelaere a svariare, pronto a lasciare spazio per Pasalic e Lookman, che risulta devastante come nella finale di Europa League. L’1-2 del nigeriano sottrae certezza alla capolista, McTominay coglie un palo, Lukaku e Kavara non incidono. Alla fine entra Retegui che timbra l’11/o centro in 11 gare, bottino inimmaginabile, e che fa felice anche Spalletti. Per il Napoli il tonfo odierno puo’ essere una fase di crescita come quello iniziale col Verona. E alle porte c’e’ la sfida con l’Inter al Meazza.

Per il Torino e’ la quinta sconfitta in sei gare, un brusco ritorno alla realta’ per Vanoli, che aveva cominciato con ottimi risultati. La forza della Fiorentina e’ ora anche quella di vincere, come a Genova, le gare equilibrate. Un pari annunciato viene spazzato via da un errore di Maripan che tituba su una lunga rimessa di Ranieri, Kean non perdona il difensore e tocca in porta. I granata premono, prendono un clamoroso palo con Pedersen, ma i viola gestiscono il vantaggio e fanno sognare i propri tifosi. Emozioni a raffica al Bentegodi in un mix di errori e colpi a effetto. Tutto nasce da uno sbaglio grossolano di Zalewski che regala un pallone a Tengsted che lo finalizza da attaccante di razza. Il polacco si riscatta parzialmente servendo un assist per il pari di tacco di Soule’, che si sblocca. Ma il Verona di astuzia raddoppia: blocco sospetto di Kastanos a Svilar, su angolo spizzata vincente di Magnani. Nella ripresa la Roma ringhia e pareggia col quarto gol di Dovbyk su azione veloce di Kone e cross di Celik. In fase di recupero pero’ Harroui trova il colpo del ko, poi Montipo’ salva su Dybala. Roma a picco, rilancio per il Verona.

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