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Economia

Governo, tagli delle accise se aumentano incassi Iva

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Le accise per ora non scendono. Ma il governo è pronto ad intervenire quando ci saranno maggiori incassi dall’Iva. Lo annuncia la premier Giorgia Meloni cercando di placare la tensione salita alle stelle dopo le misure decise dall’esecutivo contro i rincari. Gli interventi non vanno giù ai gestori che scelgono la strada dello scontro aperto: vanno all’attacco contro l’ “ondata di fango”, lamentano, gettata sulla categoria e proclamano due giornate di sciopero a fine mese. Il governo difende le scelte fatte con il decreto sulla trasparenza dei prezzi, ma è costretto a correre ai ripari, convocando per domani un incontro con il settore. Appuntamento su cui si spende in prima persona la stessa premier: “Domani incontro la categoria e dirò loro che non c’è nessuna volontà di fare scaricabarile”, dice intervenendo in serata al Tg1.

“Tutti i nostri interventi sono per calmierare l’inflazione”, aggiunge quasi contemporaneamente al Tg5, e sulla benzina assicura: “Quello che che lo Stato incassa in più di Iva verrà utilizzato per abbassare il prezzo”. Al momento nel decreto non è previsto alcun intervento, scandiscono fonti dell’esecutivo, dopo le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti su un possibile taglio nel caso di aumento dei prezzi. Ma il cdm interviene “aggiustando” una norma che già esiste e consente di ridurre le accise se il prezzo supera almeno il 2% del valore indicato nel Def: in caso di aumento del prezzo del greggio e quindi dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato potrà essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa. In cdm sono state inoltre approvate alcune modifiche al decreto varato appena due giorni fa sulla trasparenza, garantendo che i buoni benzina saranno esentasse fino a fine anno.

Ora l’osservato speciale del governo sono i prezzi: l’esecutivo “monitorerà attentamente” il livello non solo della benzina, ma anche dei beni di largo consumo, spiega Giorgetti. Solo a valle del monitoraggio si valuteranno ulteriori iniziative. E comunque oggi, puntualizza, i prezzi sono sui livelli di agosto 2022, lontano dai picchi (sopra i 2 euro) toccati quando il governo Draghi decise gli sconti. Nel frattempo si attende ancora di vedere nero su bianco il decreto su cui, secondo quanto si apprende, sarebbero sorti dubbi sull’idea di fissare un tetto per i prezzi applicati nelle autostrade. Intanto i gestori hanno annunciato la decisione che era nell’aria da ieri: sciopero per il 25 e 26 gennaio, con presidio sotto Montecitorio. L’obiettivo è “porre fine a questa ‘ondata di fango’ contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità”, spiegano unitariamente Faib-Confesercenti, Fegica, Figisc-Confcommercio, che accusano il governo di aumentare il prezzo dei carburanti, scaricando “la responsabilità sui gestori”. Il governo ha però replicato immediatamente alle accuse.

Le misure adottate sono contro i fenomeni speculativi e “quindi a tutela dei distributori”, spiega il sottosegretario alla presidente del consiglio Giovanbattista Fazzolari. “Non c’è nessuna ondata di fango nei confronti dei titolari delle pompe di benzina e del settore”, cerca di svelenire il clima l’altro sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, che a metà giornata ha annunciato la decisione di convocare un incontro con i sindacati del settore. “Per ascoltare le loro ragioni e confrontarle con le misure che il governo intende adottare e ha adottato”, spiega Mantovano che sarà al tavolo insieme ai ministri Giorgetti e Urso. Un impegno, quello del governo, che comunque già soddisfa i gestori.

“Vediamo domani come evolve la situazione”, dice il presidente della Faib-Confesercenti Giuseppe Sperduto. Il tema anima il dibattito anche dentro la maggioranza, dove si registra qualche distinguo. Il responsabile energia di Forza Italia Luca Squeri considera le misure di Palazzo Chigi “populiste”. E il ministro dell’ambiente azzurro Pichetto Fratin commenta asciutto lo sciopero: “è un diritto legittimo”. E mentre le opposizioni si scagliano contro l’esecutivo, i consumatori criticano la scelta dei benzinai: “assurdo e immotivato” lo sciopero, dice il Codacons, che presentare una istanza urgente al Garante per gli scioperi perché blocchi la mobilitazione.

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Economia

Visco: politica Bce corretta, io sarei stato più graduale

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Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, approva la politica monetaria della Bce, ma non nasconde che avrebbe preferito “una maggiore gradualità”. A pochi giorni dalle ultime considerazioni finali Visco parla al Festival dell’Economia di Torino, a un incontro al Teatro Carignano su ‘L’Italia, l’Europa e l’incertezza economico-politica globale”. Tra i temi affrontati c’è quello del ritardo europeo, e in particolare italiano, sull’innovazione e sullo sviluppo dell’auto elettrica. “Che succede adesso che il prezzo dell’energia tende a scendere così rapidamente? Mi aspetto – spiega Visco – che si raffreddi anche l’aumento dei prezzi dei prodotti finali. L’inflazione di fondo dovrebbe riflettere la riduzione del costo dell’energia. Se questo avviene la politica monetaria è quella corretta per tenere sotto controllo le spinte di domanda possibili e garantire il rientro sull’obiettivo di stabilità dei prezzi, anche se forse io avrei spinto per una gradualità maggiore”. Il governatore osserva che “non bisogna lasciare la politica monetaria operare da sola, come il solo gioco in città, ma deve essere accompagnata da una politica di bilancio accorta e dalla responsabilità delle parti sociali”. I salari, avverte Visco, “devono crescere con la crescita dell’economia, mentre se si mettesse in moto una corsa tra prezzi e salari sarebbe illusorio come lo fu negli anni ’70 e ’80”. Tra i temi c’è il ritardo sullo sviluppo dell’auto elettrica. “L’Italia e l’Europa – osserva Visco – sono rimaste indietro. È mancata la consapevolezza dell’importanza dell’innovazione in questo campo”.

La questione è generale perché “nell’innovazione, nel digitale la leadership non è sicuramente europea. Quando furono introdotti i cellulari c’era una componente di aziende del Nord Europa, ma non ha avuto successo. Le grandi imprese tecnologiche sono negli Stati Uniti. E’ difficile aspettarsi che l’innovazione provenga da imprese europee. In questo ambito “la questione auto – osserva – è esemplificatrice del problema. Nel 2015 ci fu una lunga discussione sul dieselgate e a Parigi ci fu una Cop importantissima. Già allora l’Asia era diventata il massimo produttore di auto al mondo. Da noi all’epoca mi colpì molto Marchionne che diceva che l’auto elettrica era di là da venire e che non faceva investimenti sull’auto elettrica. Comunque, anche se la Fiat li avesse fatti mentre non li facevano gli altri, sarebbe stato un problema”. Oggi, sottolinea il governatore, “siamo indietro sulla questione di dove si posiziona la rete che consentirà il passaggio all’auto elettrica dall’auto a benzina o a diesel. Con il Pnrr si possono cominciare a muovere i primi passi in questa direzione che riguarda i consumi e le infrastrutture, non l’innovazione”.

Anche sulle batterie elettriche, spiega Visco, “i cinesi sono molto pronti, mentre noi siamo piuttosto ai margini. Mancano grandi imprese, a livello europeo e sicuramente italiano. Forse c’è la possibilità di rientrare in questi mercati, ma serve unità, coesione e condivisione degli obiettivi”. Quanto alle spinte protezionistiche Visco osserva che “non si può fare a meno della Cina e, quindi, serve la cooperazione internazionale, la diplomazia. Non bisogna rinunciare ai principi cruciali, ma si deve fare di tutto per convivere al meglio”. Al Festival dell’economia, che ha come tema la globalizzazione, il governatore spiega il suo pensiero: “Che sarebbe successo se non ci fosse stata la globalizzazione? Le persone in povertà estrema non si sarebbero ridotte da 2 miliardi a 700 milioni e sulla pandemia non avremmo reagito come invece abbiamo fatto aprendoci in uno scambio di competenze per arrivare a un vaccino”. La globalizzazione è stata un processo straordinario, ma le stagioni di cambiamenti molto forti hanno benefici e anche costi. Abbiamo avuto un’apertura dei mercati, una straordinaria innovazione tecnologica, ma non è stata una marcia trionfale”.

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Si lavora ai vertici Inps-Inail, in pole Fava e Cervone

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Il termine per la nomina dei commissari Inps e Inail è scaduto da tre giorni ma si cerca ancora la quadra sui nuovi vertici degli enti previdenziali. In pole position, secondo quanto si apprende, restano Gabriele Fava per l’Inps e Stefano Cervone per l’Inail ma non si esclude possa tornare in pista Maurizio Castro, manager nei giorni scorsi dato per favorito per l’Istituto di previdenza e poi uscito dalla rosa a favore di Fava. I tempi dovrebbero essere stretti ma negli ultimi giorni più volte l’accordo è stato dato per certo e poi saltato. Il termine del decreto sulla nuova governance degli enti previdenziali andato in Gazzetta il 10 maggio e quindi in vigore dall’11 era di 20 giorni e quindi è scaduto il 31.

I tecnici sottolineano che questo termine è ordinatorio e la sua inottemperanza non è sanzionata. Il presidente dell’Inps è in prorogatio per 45 giorni dal 22 maggio (giorno nel quale sono scaduti i quattro anni dal suo insediamento) e quindi operativo fino al 6 luglio. E comunque anche la scadenza del mandato di Tridico è controversa perché lui sostiene che il mandato di quattro anni inizia il 15 aprile del 2020 quando ha assunto le funzioni di presidente del cda. La scelta dei commissari si intreccia con quella dei direttori generali per cui si è complicato l’accordo nella maggioranza che sembrava essere trovato su Fava e Cervone.

Per il direttore generale dell’Inps si fanno i nomi di Valeria Vittimberga, dirigente generale per la Centrale unica acquisti e di Vincenzo Damato, dirigente generale per il Lazio, ma non è escluso che resti l’attuale, Vincenzo Caridi che comunque gode di ampia stima all’interno dell’Istituto e in ambiti governativi. “Sarebbe importante – spiega il presidente del Civ dell’Inps, Roberto Ghiselli – arrivare a breve alla nomina del commissario dell’Inps per favorire un confronto tra gli organi rispetto agli adempimenti ai quali il Consiglio di indirizzo e vigilanza è chiamato ad assolvere entro il mese di giugno a iniziare dalla relazione programmatica 2024-2026 che è l’atto di programmazione strategica per l’Istituto”.

I nomi sono come prevede il decreto di “comprovata esperienza e professionalità” anche se qualcuno fa notare la scarsa esperienza nel settore previdenziale e infortunistico. Gabriele Fava, giuslavorista, è fondatore dello studio Fava e associati ed è stato Commissario di amministrazione straordinaria per Alitalia Società Aerea Italiana S.p.a. e Alitalia Cityliner S.p.a. Stefano Cervone, commercialista, è amministratore delegato di Next Re SIIQ SpA. Intanto è prevista per il 4 luglio alla Camera la presentazione della Relazione annuale dell’Inps e ci si aspetta che per quella data i nuovi vertici si siano insediati.

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Turismo in bici vale 7,4 miliardi, Italia ora investe

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Il boom del cicloturismo è un affare miliardario per il nostro Paese con un aumento costante di presenze. Nel 2022 la bicicletta è stata utilizzata da 6,3 milioni di turisti in Italia con un impatto economico di 7,4 miliardi di euro di spesa. E l’Italia, finalmente, seppure in grande ritardo rispetto a molti altri paesi europei, comincia a investire sull’universo bicicletta. Secondo lo studio “Ecosistema della bicicletta edizione 2023”, curato da Banca Ifis del cicloturismo vero e proprio, hanno beneficiato in particolare strutture ricettive (1,4 miliardi di euro), ristorazione (800 milioni), abbigliamento (500 milioni) e attività leisure (300 milioni). La durata media della vacanza a due ruote è stata di 11 giorni.

Lo scorso anno il cicloturismo ha prediletto il Nord Italia, con il Trentino-Alto Adige che si è imposto come meta preferita, grazie alla sua leadership nell’accoglienza e alla presenza di piste ciclabili. Analizzando le sole preferenze dei cicloturisti italiani, grande interesse ha ottenuto il Sud Italia, che ha attirato il 18% dei flussi. Lo scenario del cicloturismo rimane positivo anche nel 2023. Il rapporto di Banca Ifis evidenzia come i ricavi dei tour operator attivi nel turismo a pedali siano attesi in crescita del +15%. A pesare sullo sviluppo futuro del comparto saranno tre elementi: l’aumento della produzione di ebike, l’aumento delle ciclovie (richiesto dal 45% dei cicloturisti) e l’aumento dell’organizzazione dei tour di gruppo, richiesti dal 71% degli stranieri.

Ed i Comuni cominciano ad investire sul turismo ma anche più in generale sulla mobilità sostenibile a 2 ruote. Intanto oggi sono stati assegnati gli Oscar del cicloturismo: la Regione Toscana vince con la Ciclopedonale Puccini; il secondo premio va alla Regione Sicilia per Sicily Divide, mentre al terzo posto si classifica la Regione Veneto con la Ciclabile Treviso-Ostiglia. Il Premio Stampa e Comunicazione va alla Regione Emilia Romagna per la Ciclovia della Food Valley, mentre la menzione speciale di Legambiente è assegnata alla Regione Abruzzo per Il cammino d’Abruzzo.

Secondo i dati l’Italia ha una rete di piste ciclabili e di cicloturismo di circa 58.000 chilometri. Ma molta è potenzialità. Sa bene chi va in bici che in molti casi si tratta ancora di percorsi mal segnalati o su strade con molto traffico di veicoli. Ma le cose ora si stanno muovendo. E Antonio Decaro, presidente dell’Anci, che oggi pubblica sul suo sito uno speciale sulla bici, sottolinea le buone pratiche già messe in atto in molte città e l’associazione si impegna affinché la bicicletta diventi sempre di più “uno strumento per la vita quotidiana di tutti i nostri concittadini”. Il Pnrr, si ricorda, destina 600 milioni di euro al cicloturismo per lo sviluppo di 1.235 km nuove ciclovie turistiche e 565 km nuove ciclovie urbane entro il 2026.

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