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Politica

Si parte con la fiducia al Senato ma è stallo sulla crisi

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Si partirà subito forte, dall’Aula del Senato dove i parlamentari 5 stelle esprimono l’ala dura e pura del Movimento, quella che vuole l’uscita dal governo. Tra colpi di scena e ripensamenti, la capigruppo ha prima confermato che ci saranno le comunicazioni del premier anche alla Camera e poi e’ servita una nota dei presidenti Elisabetta Casellati e Roberto Fico per sancire che il primo esame con la fiducia sara’ a palazzo Madama mercoledi’. A 48 ore dallo showdown che potrebbe spalancare le porte del voto anticipato i palazzi della politica non registrano novita’, passi avanti o sfumature di sopravvivenza per l’esecutivo. Il lavoro dei pontieri gira a pieno ritmo ma nelle segreterie dei partiti si registra uno stallo inquietante e le dichiarazioni dei parlamentari comunicano solo diffidenza e sfiducia reciproca. “Ora la decisione non spetta ai 5 stelle ma al presidente del Consiglio Mario Draghi”, avverte Giuseppe Conte nel chiudere l’ennesima assemblea congiunta del Movimento. A dare il polso della difficolta’ del momento e’ stato il tentativo procedurale – sostenuto dai “governisti” Cinque stelle e dal Pd – di far partire l’esame parlamentare dalla Camera e non dal Senato nella convinzione, si spiega in Transatlantico, che un primo esame a Montecitorio avrebbe potuto inclinare i piani per una discesa piu’ agevole al Senato dove l’M5s raccoglie personalita’ decisamente contrarie alla permanenza nell’esecutivo. Dopo alcune ore di silenzio i presidenti di Camera e Senato hanno trovato l’accordo e deciso che le scorciatoie sarebbero state inutili: si partira’ proprio da palazzo Madama. Il tentativo, oltre a provocare l’ira della Lega, ha mandato in ulteriore fibrillazione un Movimento gia’ provato da una maratona assembleare che va avanti da giorni. Tra accuse reciproche ai limiti dell’insulto personale, oggi nel mirino e’ finito il capogruppo alla Camera Davide Crippa, a capo delle truppe governiste, accusato di essere stato lui il deus ex machina del tentativo di far partire la fiducia dalla Camera. Al punto che Giuseppe Conte, nel pieno dell’assemblea, e’ stato costretto ad intervenire assicurando i piu’ focosi di non essere stato informato. “Ho solo appoggiato la richiesta di Iv e Pd di far tenere al premier le sue comunicazioni prima alla Camera e dopo al Senato perche’ il provvedimento che ha dato il via alla crisi, cioe’ il Dl Aiuti e’ stato approvato prima alla Camera”, si sarebbe giustificato Crippa. Per poi dare voce ai governisti aggiungendo che visto che il M5s ha sempre detto che non era un voto sulla fiducia, tanto che alla Camera l’ha votata, non si capisce perche’ non dovrebbe votarla di nuovo. Intanto Mario Draghi da Algeri lavora, firma contratti, raccoglie inviti urbi et orbi a non mollare, registra la spinta dei mille sindaci pro-governo e osserva il dibattito politico. Anche anche se in serata da Chigi, nelle cui vicinanze si tiene una manifestazione “pro-Draghi” dei centristi, non registrano novita’ tali da far cambiare idea al premier. Anzi, le notizie che filtrano dall’altra sponda preoccupano non poco chi non vuole le elezioni anticipate visto che il centrodestra e’ sempre piu’ nervoso. Al punto che Silvio Berlusconi lascia il suo rifugio in Sardegna per annusare l’aria romana e convoca una riunione con i suoi nella quale mantiene alta la tensione senza chiudere ne in un senso ne l’altro. “Noi chiediamo stabilita’ per il paese, stabilita’ che non si puo’ avere con il M5s al governo. La soluzione e’ o un governo Draghi senza 5s o si va a votare”, fa sapere a riunione in corso il coordinatore di FI Antonio Tajani. Una posizione che, se non verra’ sfumata, rende impossibile un accordo per tornare allo status quo. L’unico ottimista rimane Matteo Renzi che un certo fiuto politico ce l’ha: “penso che andra’ a finire cosi’, che Draghi fara’ prevalere il senso delle istituzioni” e che il finale sara’ che Draghi torna a Chigi e Conte torna a casa”. (

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Politica

Sì alla quarta rata del Pnrr, Roma supera i 100 miliardi

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Cinque giorni per archiviare due ostacoli spigolosissimi nel percorso italiano nell’attuazione del Pnrr: dopo il via libera di venerdì scorso alla revisione complessiva del Piano, la Commissione Ue ha dato luce verde anche alla richiesta della quarta rata da 16,5 miliardi, tra sovvenzioni e prestiti. Ed è un sì dall’alto valore simbolico. Quando, fra circa un mese, a Roma arriverà il bonifico blu-stellato, l’Italia avrà ricevuto complessivamente oltre cento miliardi di euro, 102 per la precisione. “L’Ue conferma il grande impegno del Governo al fine di attuare pienamente il Pnrr per rendere il Paese più moderno e più competitivo”, ha sottolineato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un video sui social. Superare la quota cento, su un totale di 194,4 miliardi assegnabili con il Next Genaration Ue, per l’Italia significherà entrare ufficialmente nel secondo tempo di una partita che finirà inderogabilmente nel 2026. Il sì di Palazzo Berlaymont ai 21 milestone e 7 target della quarta rata era nell’aria da qualche giorno ma la valutazione della task force Recovery non è stata rapida.

Nell’estate scorsa, di fronte alle difficoltà di mettere in campo i nuovi alloggi per studenti previsti nella terza rata, l’Ue e il governo avevano concordato di dilazionare il target – e i 500 milioni legati all’obiettivo – alla tranche successiva. Il 22 settembre il governo ha potuto inviare la richiesta di pagamenti. E, sugli alloggi universitari, le criticità sono state superate. “Le autorità italiane hanno fornito prove dettagliate ed esaurienti che dimostrano il raggiungimento delle 28 tappe. La Commissione ha valutato attentamente queste informazioni prima di presentare la sua valutazione preliminare positiva della richiesta di pagamento”, ha spiegato l’esecutivo europeo mentre, via social, arrivavano le congratulazioni dei due commissari in prima linea sul Recovery: Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni. “Una serie di riforme” sono state attuate “in aree politiche chiave come la giustizia penale e civile, il pubblico impiego, gli appalti pubblici e l’assistenza agli anziani e a lungo termine.

Ad esempio, sono stati compiuti ulteriori passi avanti nell’attuazione delle riforme della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario penale e civile”, ha osservato la task force Recovery. “Le risorse per il Pnrr arriveranno interamente a terra e lo faranno nei tempi previsti”, ha assicurato dal canto suo la premier. Mentre il ministro per gli Affari Ue, il Sud, la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha sottolineato un ulteriore dato: “Siamo l’unico Paese ad aver ottenuto la quarta rata. E’ un segnale importante di un grande lavoro fatto insieme alla Commissione europea”, ha spiegato il ministro, rivendicando la revisione del Piano approvata la settimana scorsa da Bruxelles: con le modifiche, ha puntualizzato, “il governo ha liberato importanti risorse che risulteranno strategiche per la crescita strutturale del Paese”.

Nei prossimi giorni il Governo varerà un decreto legge ad hoc sull’attuazione del Pnrr modificato. Con l’obiettivo primario di evitare futuri ritardi: chi non rispetta i tempi sarà responsabile del mancato rispetto e la norma riguarderà tutti gli enti attuatori, ha spiegato Fitto incontrando in mattinata gli enti locali. I sindaci però non ci stanno: “Anche dopo la cabina di regia di oggi non sappiamo quali siano i criteri oggettivi in base ai quali il Governo ha proposto alla Commissione europea di togliere dal Pnrr tante opere che erano state affidate ai Comuni, e quindi non sappiamo neanche quali di queste opere rimarranno nel Pnrr e quali no.

Ma non ci fermiamo per questo, anzi andiamo avanti con i lavori ancora più velocemente, rispettando le scadenze come abbiamo fatto finora”. Ora,entro l’anno, l’Italia potrebbe fare richiesta per la quinta rata da 18 miliardi circa. L’esborso della quarta si concretizzerà invece dopo il parere positivo del Comitato Economico e Finanziario, che arriverà entro l’anno. I tempi del Recovery sono stretti anche per Bruxelles: entro al fine del 2023 la Commissione dovrà concludere la valutazione dei nuovi Pnrr di tutti e 27 Stati membri. Nel frattempo ha dato luce verde alla prima rata da miliardi (in sovvenzioni) per la Germania e alla terza, da 3,6 miliardi tra sovvenzioni e prestiti, per la Grecia.

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Politica

Vaia, ministero della Salute da anni commissariato da Mef

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“Il ministro Schillaci si è battuto com un leone perché avessimo, in un contesto di scarsa disponibilità economica, delle disponibilità in più. Ma bisogna ammettere che il ministero della Salute è da anni un ministero commissariato dal Mef. Faccio un appello a Meloni: dia più forza a questo ministero”. Lo ha detto il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia, nel corso dell’evento InnovaCtion, promosso da Gsk, in corso a Roma.

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De Luca: con Conte base per alleanza che possa governare Paese

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“Le dichiarazioni che ha fatto Conte ieri mi sono sembrate sinceramente molto ragionevoli, molto equilibrate e serie. Mi pare che su questa base si possa ragionare per costruire un’alleanza credibile per governare l’Italia”. Lo ha detto il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca commentando positivamente la visita di ieri del leader del M5s al sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. “Per governare questo Paese – ha detto De Luca – non bastano gli slogan e una riedizione di Lotta Continua, occorre mettere in piedi un programma che, partendo dalla povera gente, dal mondo del lavoro, sia credibile anche per il sistema delle imprese, per i ceti professionali, per i ceti dinamici del nostro paese e, in ogni caso, per la maggioranza degli italiani, altrimenti la strada per il governo rimane chiusa”.

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