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Politica

Governo, Grillo posta un “meme” con Draghi su cornicione guardato a vista da Mattarella

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Sdrammatizzare i momenti di tensione, certo. Non passa inosservato, pero’, il modo scelto da Beppe Grillo per ingannare il pathos nell’attesa del risultato del ‘referendum’ su Rousseau per dire si’ o no al tentativo Draghi. Il Garante M5s ha infatti postato sui suoi account social il fotomontaggio di una scena vista e rivista in tante pellicole, drammatiche e comiche, quella di un uomo in bilico sul cornicione di un palazzo mentre un altro e’ alla finestra e verosimilmente cerca di convincerlo a rientrare. Solo che in questo caso il viso dell’uomo sul cornicione e’ quello di Mario Draghi mentre quello del ‘negoziatore’ e’ di Sergio Mattarella. “Aspettando Rousseau”, conferma la sintetica didascalia che accompagna il ‘meme’.

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Economia

Milleproroghe, resta rottamazione ma via il concordato

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Trovata la quadra per il decreto Milleproroghe. L’emendamento dei relatori che prevede la riammissione dei decaduti dalla rottamazione-quater e il differimento dei tempi per l’adesione al concordato preventivo biennale, ragione di stallo per tutta la giornata, sarà ritirato. Prenderà il suo posto una riformulazione in cui non è prevista la parte sul concordato, e in cui viene precisato che la rottamazione riguarderà soltanto chi ha già fatto richiesta.

Si chiude così una faticosa opera diplomatica, anche perché le posizioni sono distanti anche nella maggioranza. Il minitro degli Esteri, Antonio Tajani ha infatti ricordato che, pur essendo favorevole alla rottamazione, la “priorità” è “l’abbassamento dell’Irpef dal 35 al 33% e l’allargamento della soglia fino a 60mila euro”. Nel frattempo, comunque, si continua a parlare di rottamazione-quinques. Salvini, alla vigilia del consiglio federale della Lega dedicato alla pace fiscale, ha ribadito che il partito è “pronto a formalizzare una proposta dettagliata, che condivideremo con gli alleati come da programma elettorale”.

Il che si va ad aggiungere al malumore delle opposizioni, le quali a maggior ragione hanno mantenuto una linea dura sul Milleproroghe in commissione. Tra i temi delle proposte del Pd c’erano “liste d’attesa, carenza personale medico, abbandono scolastico, povertà educativa, disabilità” ha spiegato Andrea Giorgis (Pd), tutte misure bocciate: “l’unica proposta che la maggioranza ha avanzato dopo settimane di incertezza è una che continua a strizzare l’occhio a chi non adempie a doveri di contribuzione fiscale”. Il magazzino delle contestazioni non riscosse, secondo un calcolo del Sole 24 Ore, a fine 2024 ammonta a 1.275 miliardi di euro, un valore che statisticamente è pari a 21.611 euro per ogni italiano, neonati compresi. In testa alla classifica nazionale Lazio, Campania e Lombardia.

A palazzo Madama i lavori sul Milleproroghe sono cominciati poco prima di pranzo, alle 12. Ma la discussione è partita subito in salita. Intanto perché doveva ancora arrivare il ministro Ciriani. Poi, alla seconda convocazione alle 12.40, perché le opposizioni hanno fatto muro. Pd e Avs hanno ribadito il punto di vista della sera prima: o l’emendamento viene rimosso, oppure si vota tutto. Le proposte di modifica da vagliare sarebbero oltre un migliaio.

Allora ci si è dati appuntamento alle 14, ma nel frattempo c’è stata una riunione informale tra ministro, maggioranza e minoranza nell’ufficio del presidente della prima commissione, Balboni. Difficile la mediazione, e come risultato un nulla di fatto e un’ulteriore proroga stavolta a dopo i lavori d’Aula. La promessa: intanto di lavorare “agli ultimi pareri”, come ha detto Balboni. Poi, il governo si è impegnato a fornire “i dati degli effetti che possono avere” rottamazione e concordato, come hanno dichiarato Giorgis (Pd) e Magni (Avs).

Informazioni arrivate dalla bocca del direttore dell’Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone (le opposizioni avevano richiesto il contributo del viceministro all’Economia e alle Finanze, Maurizio Leo). Dopo quasi tre ore di trattative vis à vis, intesa raggiunta: appuntamento alle 8.30 del giorno dopo per cominciare a votare, con l’obiettivo di “chiudere il provvedimento entro domani”, come ha dichiarato il presidente di commissione Balboni. Intanto, sul decreto incombe la scadenza del 25 febbraio: per allora dovrà essere approvato da entrambe le Camere (al Senato è ancora in prima lettura).

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Economia

Sbarra lascia la Cisl, ‘partecipazione è passo storico’

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L’ultima assemblea di Luigi Sbarra alla guida della Cisl. Che lascia, vedendo ad un passo il “risultato storico” sulla legge sulla partecipazione al lavoro, cavallo di battaglia del sindacato. Un traguardo che rilancia alla vigilia del passaggio di testimone all’attuale segretaria generale aggiunta, Daniela Fumarola, e tema su cui si rinsalda il sostegno del governo. Così come sulla linea del dialogo. Lo conferma la stessa premier Giorgia Meloni, che interviene all’assise insieme alla ministra del Lavoro, Marina Calderone. La sintonia è chiara, il riconoscimento reciproco.

“Siamo un sindacato riformista e responsabile, dall’altra c’è un sindacato antagonista”, con i suoi “no ideologici”, dice Sbarra dal palco. Nel mirino, in primis, la Cgil di Maurizio Landini, anche se non viene mai nominato. La premier richiama proprio lo slogan dell’assemblea, “Il coraggio della partecipazione”, un titolo che riguarda “un’altra grande sfida”, che è innovare il modello economico produttivo “coniugando sussidiarietà e crescita. Il che significa rifondare la dinamica fra impresa e lavoro, superando una volta per tutte – scandisce – questa tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina ancora a sostenere”. Il percorso sulla proposta di legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese, su cui la Cisl ha raccolto 400mila firme e che poi è diventata il testo base in discussione al parlamento, è ormai a buon punto. “Siamo ad un appuntamento con la storia”, rimarca il leader uscente.

“Grazie alla tenacia di Gigi, sarà la legge Sbarra”, anticipa Fumarola. E tutti rimarcano che “finalmente dopo settantasette anni” si darà attuazione all’articolo 46 della Costituzione. Ma sulla proposta non sono mancate le critiche di Landini – per Sbarra “grottesche” – che invece da tempo, con la Uil, chiede una legge sulla rappresentanza. Per Sbarra “ad essere assurdo e fuori luogo, è che a scagliarsi contro l’applicazione di un principio costituzionale sia chi un giorno sì e l’altro pure lancia allarmi per le minacce che incombono sulla democrazia”, la stoccata. Anche Calderone rimarca la via del dialogo “e non dell’urlo con le coronarie che saltano”. E la posizione del governo: nel corso delle interlocuzioni “non sempre siamo stati d’accordo, ma assolutamente concordi” con la Cisl “nel valorizzare i contratti collettivi, dire no ad una legge sul salario minimo e ad una legge sulla rappresentanza”. Domani, dunque, il cambio al vertice e l’elezione della nuova segretaria generale, Daniela Fumarola, la seconda donna alla guida della Cisl. Per Sbarra, invece, in vista l’idea di realizzare una Fondazione Cisl da dedicare a Franco Marini.

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Politica

Consiglio comunale dice sì al Salva Milano tra le proteste

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È finita come aveva sperato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che sul cosiddetto ‘Salva Milano’ aveva espresso il proprio auspicio in mattinata: “Vorrei vedere uno schieramento abbastanza compatto, rispetto a coloro che mi sostengono”. E così è stato. Nonostante le proteste dei comitati di cittadini e ambientalisti che hanno gridato a ripetizione “vergogna”, il Consiglio comunale di Milano ha approvato l’ordine del giorno presentato dal centrosinistra sul sostegno alla norma ‘Salva Milano’. Il documento è stato approvato con 22 voti favorevoli e 7 contrari, anche quelli di alcuni consiglieri della maggioranza, come i tre consiglieri dei Verdi, uno del Pd e del gruppo misto. Il centrodestra, a parte due consiglieri della Lega che hanno votato contro, non ha partecipato al voto. L’ordine del giorno “esprime il proprio sostegno alla conclusione positiva dell’iter di approvazione del ddl 1309 – Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia, strumentalmente definito Salva Milano”, si legge nel testo.

Inoltre il documento “esprime la necessità di una successiva e rapida riforma organica complessiva della materia, come richiesto dal presidente di Anci Gaetano Manfredi, che definisca i principi fondamentali dell’urbanistica nel rispetto delle prerogative delle Regioni e dei Comuni italiani garantendo la riduzione del consumo di suolo, la sostenibilità ambientale, il risparmio energetico, l’equità sociale, la tutela del paesaggio, la rigenerazione urbana, la valorizzazione del patrimonio storico e architettonico e la promozione di un modello di sviluppo equo, inclusivo e innovativo per le città del futuro”. “Fosse stato per me il Salva-Milano sarebbe già stato approvato l’estate scorsa, ma Pd e la sinistra hanno avuto qualche dubbio” ha dichiarato oggi Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega.

“In Parlamento noi faremo la nostra parte ma ci auguriamo che la faccia anche la sinistra”, ha spiegato il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. Per l’assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi, intervenuto in Consiglio comunale, la legge ‘Salva Milano’ “è una soluzione democratica in un paese democratico, e penso che sia una soluzione di buon senso, poi il Comune con il Pgt (Piano di governo del territorio, ndr) si misurerà con questi temi e dirà qualcosa anche sulle regole”. “Una norma del Parlamento – ha concluso Tancredi – credo che possa rasserenare un po’ il clima e dare qualche certezza”. Approvato alla Camera, il disegno di legge è in discussione al Senato, dove questa settimana proseguiranno le audizioni prima della discussione e della votazione del provvedimento. Non mancano le polemiche: rivolgono un appello ai senatori affinché non approvino il provvedimento oltre 180 docenti universitari, mentre questa sera davanti a Palazzo Marino un centinaio di persone ha partecipato a un presidio di protesta. ‘Salviamo Milano e l’Italia dai palazzinari e dal cemento’, lo striscione esposto.

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