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Cronache

Governo accelera, riforma del Csm e tetto stipendi

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Il timore, gia’ denunciato dall’Anm, che gli strascichi dell’inchiesta di Perugia sul mercato delle nomine possano ripercuotersi sulla magistratura, sembra concretizzarsi. Dalla politica arriva piu’ di un segnale forte: una proposta di legge per far pagare ai magistrati gli errori commessi ma anche l’accelerazione della riforma targata Bonafede, con un tetto degli stipendi dei consiglieri del Csm. Il tutto mentre si accentua la spaccatura all’interno della stessa magistratura con la netta presa di distanza del procuratore di Milano Francesco Greco dalle vicende ‘romane’: “quel mondo che vive nei corridoi degli alberghi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord – ha detto il capo dei pm milanesi – ci ha lasciato sconcertati”. La Commissione giustizia alla Camera, all’unanimita’, ha dato il via libera alla proposta di legge che trasforma la sentenza di risarcimento per ingiusta detenzione in un motivo per l’avvio di un procedimento disciplinare, un potenziale colpo alle carriere dei giudici e dei pubblici ministeri. Il testo, presentato da Enrico Costa di Forza Italia mesi fa, e il cui relatore e’ l’ex laico del Csm Pierantonio Zanettin, e’ stato subito condiviso dalla Lega e, complice il momento storico, ha vinto le resistenze del Pd e anche del Movimento 5 Stelle che con la presidente della Commissione Giustizia Francesca Businarolo lo ha definito “equilibrato”: e’ un “buon compromesso”. La proposta prevede che ogni qualvolta venga accertata una ingiusta detenzione il fascicolo sia trasmesso al ministro della Giustizia e, nei casi di grave violazione, anche al procuratore generale della Cassazione, affinche’ valutino l’avvio di un’azione disciplinare. Potrebbe, certo, rimanere lettera morta o far finire pm e gip davanti al tribunale delle toghe del Csm, per un’eventuale sanzione. Il dossier giustizia, accantonato in campagna elettorale pre-Europee, torna dunque al centro dell’agenda. “Nella prima fase del governo ci siamo concentrati sulla lotta alla corruzione con la legge Spazzacorrotti – ha detto il Guardasigilli, Alfonso Bonafede – nella seconda parte dobbiamo concentrarci sulla riforma dei processi per dimezzare i tempi attuali”. Sul tavolo del governo, al vertice con il premier Giuseppe Conte, i due vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini e i ministri Bonafede e Giulia Bongiorno, la riforma penale e civile, cui dovrebbe collegarsi quella del Csm, con un nuovo sistema elettorale, un punteggio oggettivo per le progressioni di carriera in magistratura e lo stop per 5 anni agli incarichi diretti per gli ex togati. Nelle intenzione del ministro anche un tetto agli stipendi dei consiglieri di 240mila euro l’anno. Gli interventi dell’esecutivo verranno portati avanti con un disegno di legge delega, con il coinvolgimento del Parlamento. La riforma penale e’ stata nei mesi scorsi oggetto di un tavolo con Anm e avvocatura e di un’interlocuzione con il ministro leghista Giulia Bongiorno, che lo considera un tema fondamentale per disinnescare la “bomba atomica” della sospensione della prescrizione che entrera’ in vigore a gennaio 2020. Si incidera’ sui limiti temporali delle singole fasi dei procedimenti, per compensare lo stop dopo il primo grado di giudizio. Bonafede intenderebbe anche prevedere sanzioni per quei giudici che non rispettano i tempi stabiliti. Per quanto riguarda le indagini preliminari, si dovrebbe puntare su una sola proroga di sei mesi e, passati 3 mesi, si procedera’ alla discovery, mettendo le carte a disposizione delle parti. Si incidera’ poi sul sistema delle notifiche, implementando quelle telematiche. Piu’ delicato il capitolo intercettazioni, sulle quali tra M5s e Lega non c’e’ convergenza. Anche qui l’orizzonte temporale entro il quale agire e’ fine anno: il decreto sicurezza bis ha nuovamente differito l’entrata in vigore della riforma messa a punto dal ministro Pd Andrea Orlando. Bonafede ha gia’ chiarito che non intende limitarne l’utilizzo: “Il Paese ha bisogno di piu’ verita’ e non di bavagli”. Per questo motivo ha gia’ convocato un tavolo con avvocati e giornalisti.

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Cronache

L’ombra lunga di Fordow: nuovo raid israeliano sul sito nucleare iraniano, dubbi e tensioni dopo lo strike Usa

Nuovo attacco Idf alle vie d’accesso del bunker atomico. L’Aiea conferma danni ma resta l’incertezza sull’efficacia complessiva dell’operazione. Trump esulta, gli esperti frenano.

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Israele è tornata a colpire. Dopo lo strike congiunto Usa-Israele che ha devastato impianti strategici del programma atomico iraniano, l’aviazione dello Stato ebraico ha lanciato un nuovo attacco a Fordow, bersagliando le vie d’accesso all’impianto nucleare protetto nella montagna. Un’azione tardiva, secondo molti analisti, rispetto ai giorni che hanno preceduto l’operazione americana, quando decine di mezzi e bulldozer erano al lavoro intorno agli ingressi del sito.

Il nuovo attacco e il dossier ancora aperto

Il bombardamento israeliano – interpretato da più fonti come un tentativo di impedire il recupero dei materiali o mantenere alta la pressione su un obiettivo strategico – suggerisce che la cosiddetta “Operazione Martello di mezzanotte” lanciata da Donald Trump non abbia chiuso il dossier nucleare iraniano. Tutt’altro. La sensazione diffusa è che la partita sia tutt’altro che finita.

L’Aiea: «Danni evidenti ma entità da verificare»

Il direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi, ha ammesso che l’impianto ha subito danni significativi, ma ha precisato che nemmeno l’Aiea è in grado di stabilirne con esattezza l’entità. Al contrario, per Natanz e Isfahan i danni sono evidenti: immagini satellitari mostrano edifici sventrati da super bombe americane GBU e missili da crociera lanciati dal sottomarino USS Georgia.

L’ottimismo di Trump e i dubbi degli esperti

Il presidente Trump ha parlato di «distruzione totale» e bollato come «fake news» le analisi più caute. Ma molti esperti, tra cui Jeffrey Lewis, esprimono riserve significative. Il punto più critico riguarda la quantità di uranio arricchito realmente presente a Fordow: secondo fonti iraniane sarebbe stato trasferito prima del raid, una versione ritenuta credibile anche da funzionari Usa.

L’ipotesi più realistica è che il materiale sia stato nascosto altrove, forse in un altro sito nei pressi di Natanz, ancora risparmiato dall’operazione “Rising Lion”.

Gli scenari futuri: la bomba è ancora possibile

La comunità degli analisti ritiene che l’Iran possieda almeno 400 kg di uranio arricchito, quantitativo potenzialmente sufficiente per proseguire verso la costruzione dell’arma nucleare, se e quando riceveranno il via libera dalla Guida Suprema, l’ayatollah Khamenei. È questa la lezione centrale che circola nei circoli diplomatici e militari: la guerra può rallentare il programma nucleare iraniano, ma non può fermarlo del tutto.

L’arsenale segreto degli ayatollah e il piano parallelo

Nel mondo dell’intelligence è condivisa da tempo la convinzione dell’esistenza di una “via parallela” al nucleare, gestita da un nucleo ristretto di scienziati e pasdaran, costruita per sfuggire ai controlli internazionali. A conferma di questa ipotesi, vi sono anni di sabotaggi, cyber-attacchi, infiltrazioni e tentativi di forniture tecnologiche manomessecondotte da Israele. Nessuna di queste azioni, però, ha convinto la Repubblica islamica a rinunciare all’opzione atomica.

 

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Cronache

Borrelli minacciato sui social, Patriciello lo difende: “Ho paura che gli accada qualcosa di irreparabile”

Il prete anticamorra scende in campo dopo i video di tiktoker che incitano all’odio. Il deputato: “Mi attaccano perché chiedo legalità”.

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Minacce esplicite, video che incitano alla violenza, e un’ondata d’odio social che ha come bersaglio Francesco Emilio Borrelli, deputato di Europa Verde. Il motivo? La sua proposta di vietare le boe a Napoli, per impedire gli approdi abusivi lungo la costa partenopea. Una misura di civiltà che ha però scatenato la reazione di alcuni influencer napoletani, con in testa Rita De Crescenzo, che hanno pubblicato video dal contenuto intimidatorio, inneggiando a “farlo fuori”.

In difesa del parlamentare è sceso in campo padre Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e simbolo della lotta anticamorra: «Sono seriamente preoccupato per lui e per la scorta», ha dichiarato. «Troppe minacce, troppo odio. Le sue denunce stanno smascherando un mondo di prepotenze, illegalità e sopraffazione. Un mondo di cui tutti ci lamentiamo, ma che pochi hanno il coraggio di combattere».

Il sostegno del parroco di Caivano

Patriciello non usa giri di parole: «Sto dalla parte di Borrelli. Dalla parte dell’onestà, del rispetto, del vivere civile. Pur soffrendo per chi non ha lavoro, ho paura. Paura che gli accada qualcosa di irreparabile. Dio non voglia». Poi lancia un monito a tutti: «Non possiamo voltare lo sguardo. Bisogna impedire che la situazione degeneri. Dio vi benedica».

Parole che Borrelli ha accolto con gratitudine: «Per aver chiesto legalità mi hanno lanciato sanpietrini e mi hanno dato un pugno in faccia», ha ricordato. «E adesso anche le minacce online. Ma la cosa che più fa male è essere il bersaglio di una macchina di diffamazione solo per aver fatto il proprio dovere».

Il silenzio delle istituzioni

Il deputato ha poi evidenziato come molte voci delle istituzioni siano rimaste in silenzio: «Ho ricevuto tanta solidarietà dai cittadini, ma non dalla politica locale. Come se chiedere rispetto delle regole fosse un comportamento anomalo. Eppure è questo il paradigma distorto del Sud: chi si ribella all’illegalità viene isolato. Ma io non mi fermo».

Il caso rilancia ancora una volta il tema della legalità a Napoli, della pervasività dell’illegalità nei comportamenti quotidiani e del ruolo, spesso solitario, di chi prova a riportare ordine e dignità nel dibattito pubblico.

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Il dramma di Ciro: tornato a casa dopo un intervento maxillo-facciale, ma ora ha paura di uscire

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È tornato a casa Ciro, il sedicenne di Ercolano brutalmente aggredito l’8 giugno scorso a Portici, nella zona del Granatello, mentre si trovava con alcuni amici. Il volto devastato dai colpi ricevuti, le fratture multiple alle ossa facciali e la successiva ricostruzione chirurgica all’ospedale Cardarelli di Napoli raccontano di una violenza inaudita e gratuita, che lascia ferite profonde non solo nel corpo.

L’intervento chirurgico e le precauzioni

Dopo un primo ricovero all’ospedale Maresca di Torre del Greco, Ciro è stato trasferito al Cardarelli per affrontare un intervento maxillo-facciale delicato condotto dall’équipe del professor Maurizio Gargiulo. Sono state applicate placche in titanio per ricostruire le fratture al seno frontale, all’orbita e al naso, abbinate a una ricostruzione plastica dei tessuti lacerati.

L’operazione è riuscita ma ora serviranno almeno due mesi di isolamento per evitare infezioni. Il ragazzo non potrà indossare occhiali, frequentare luoghi affollati, andare a mareabbracciare i familiari.

Le paure e il trauma psicologico

Ma la ferita più profonda è invisibile. «Mio figlio ha avuto crisi di panico, ora ha paura di uscire, è psicologicamente devastato», racconta la madre, Cira Borrelli, che chiede aiuto per un sostegno psicologico. Ciro è stato colpito con ferocia, secondo i medici non è credibile che sia stato fatto a mani nude.

Il motivo? Un presunto saluto scambiato con l’ex fidanzatina dell’aggressore, un 14enne ora denunciato a piede libero. Un’aggressione definita dagli avvocati della famiglia “gratuita, violenta e del tutto ingiustificata”.

La richiesta di giustizia

«Non chiediamo vendetta ma giustizia. Una pena proporzionata a ciò che è stato fatto a nostro figlio», dichiarano i genitori Cira e Pasquale Gaudino, assistiti dall’avvocato Antonio Borrelli, che sottolinea come la vittima non avesse provocato in alcun modo l’aggressore. «Ciro è stato già vittima di bullismo a scuola – ricorda la madre – subì una perforazione del timpano per una violenza passata».

Anche il deputato Francesco Emilio Borrelli, presente alla fiaccolata in solidarietà a Ercolano, è intervenuto: «Servono condanne esemplari per chi compie atti così brutali. Basta impunità per i violenti»

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