Il fenomeno del deepfake è in crescita e allarma governi e aziende di tutto il mondo per i danni che può apportare alla reputazione di persone e imprese, oltre che ai processi democratici. La percezione del tema in Italia è al centro di una ricerca realizzata da Ipsos e illustrata nel corso del convegno “Deepfake. Tra realtà e illusione: smascherare le manipolazioni, tutelare la verità”, organizzato a Roma in collaborazione con Studio Previti. Lo studio ha evidenziato innanzitutto un problema di alfabetizzazione, perché molti cittadini non conoscono l’argomento. Otto persone su dieci sono decisamente preoccupate dal fenomeno.
In particolare, tre manager di azienda su quattro sono preoccupati dalla minaccia che i deepfake pongono alle aziende e sostengono che è importante sciluppare barriere contro gli attacchi e prepararsi all’emergenza. Quello che più preoccupa, in generale, è la passività delle persone, l’atteggiamento fatalista di chi crede che la tecnologia vada avanti e ci sia poco da fare. Tra gli altri timori emergono i rischi per la democrazia e l’impatto sull’informazione. Per contrastare il deepfake, secondo gli intervistati, la prima risposta che ci si aspetta è quella tecnologica, con software in grado di identificare i contenuti, ma anche regole chiare e pene più severe, oltre allo sviluppo di una maggiore consapevolezza personale dei rischi. Quattro aziende su dieci hanno una struttura interna, anche con partnership esterne, per difendersi dal fenomeno, mentre una azienda su dieci non vede nel deepfake una minaccia.
“Serve informazione sul fenomeno del deepfake perché le persone non sono consapevoli dei rischi – ha spiegato l’Ad di Ipsos, Nicola Neri -. Questo è molto importante in ambito lavorativo. Occorre poi sviluppare soluzioni tecnologiche, oltre che norme e controlli adeguati. Per un’azienda è, inoltre, fondamentale avere una solida reputazione, perché chi riceve un deepfake che la danneggia dubiterà della sua veridicità”.
“L’intervento europeo e quello italiano sul tema dell’intelligenza artificiale sono stati estremamente rapidi. C’è un tema relativo ai tempi, perché l’AI Act sarà operativo tra un anno, mentre la via italiana, da questo punto di vista, ha caratteristiche virtuose”, ha affermato il sottosegretario con delega all’Informazione e all’Editoria, Alberto Barachini, augurandosi che il ddl in materia, ora all’esame delle Commissioni del Senato, possa andare al voto a Palazzo Madama entro l’anno. “Per affrontare correttamente il fenomeno del deepfake servono strumenti normativi e tecnologici, ma serve soprattutto sviluppare sin dalle prime fasce scolari il senso critico – ha sottolineato il commissario Agcom, Massimiliano Capitanio -. Gli strumenti esistono e hanno portato l’Italia all’avanguardia nel contrasto di certi fenomeni criminali”.
“Se non c’è una chiara trasparenza si mettono a rischio i diritti fondamentali e la reputazione delle persone, oltre alla fiducia nell’informazione che riceviamo – ha commentato Ginevra Cerrina Feroni, vicepresidente del Garante Privacy -. Come autorità abbiamo una responsabilità enorme nel vigilare e proteggere i cittadini e siamo impegnati in una ricerca continua tra sostegno all’innovazione e diritti fondamentali. Questo è il cuore della nostra attività: un uso responsabile della tecnologia che deve diventare uno strumento per la promozione dei diritti e non di regressione”.