Arte e natura si incontrano al Quartiere Intelligente nel rispetto delle tradizioni napoletane e del sud Italia. Le conserve, le passate e i boccacci di pomodori diventano il fulcro della performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger che da esse prende spunto per presentare per la prima volta in Italia il suo progetto “GoBugsGo_Sugomania” che mira a sensibilizzare il pubblico sull’importanza degli insetti, anello cruciale e maggiormente in pericolo nell’ecosistema. Il progetto si è svolto con una una performance collettiva di due giorni in cui l’artista “alchimista” insieme al pubblico presente ha preparato delle passate di pomodori, come nella migliore tradizione napoletana.
Le speciali conserve confezionate dall’artista con l’aiuto dei partecipanti alla performance sono state un incentivo per l’adesione di nuovi membri (BUGGIES) e per finanziare la ONG Gobugsgo – http://gobugsgo.org/it/
Il pentolone di cottura, mano a mano, si riempiva dell’oro rosso dopo che i pomodori venivano tagliati in due parti o come si dice nel gergo napoletano a “pacchetelle”, ossia, quattro parti identiche aperte per una migliore e più veloce cottura.
La performance cha ha visto la partecipazione collettiva e attiva dei partecipanti all’evento, oltre a ricordarci una pratica che oramai va scomparendo, anche per la difficoltà di approvvigionamento dei classici pomodori San Marzano rastrellati dalle grandi aziende e dai consorzi di distribuzione, è incentrata su di una raccolta fondi per acquisire appezzamenti di terra da restituire alla natura e dichiarare NON HUMAN ZONE, questo perché negli ultimi 20 anni l’80% degli insetti e successivamente il 40% degli uccelli sono scomparsi dalla superficie della terra. L’assenza di pioggia combinata all’utilizzo di pesticidi, all’ inquinamento e a molti altri fattori negativi, hanno fatto estinguere sempre più specie, ma senza le loro capacità di impollinazione il raccolto di frutta e verdura diminuirà drasticamente. Farfalle, cicale e lucciole si stanno lentamente trasformando in creature del passato. Un motivo più che sufficiente per Honetschläger per riflettere e sviluppare una contro azione sia a livello locale che a livello globale, spingendolo a fondare nel 2018 l’ONG Gobugsgo, un progetto che aspira ad avviare misure collettive a favore del ripristino dell’habitat naturale degli insetti e degli uccelli in via di estinzione.
A Napoli è in corso di definizione la convenzione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte per la prima NON HUMAN ZONE della città. GobugsGo è stato lanciato nel 2018 alla Kunsthalle di Vienna e successivamente presentato nel 2019 al Forum Stadtpark di Graz, al Oberösterreichische Landesgalerie di Linz, al Museum der Moderne Salzburg, Frankfurter Kustverein, Kunstverein Eisenstadt, Glaspalast Augsburg. Il progetto presentato Sabato 26 da Maria Cristina di Stasio – Fondatrice del Quartiere Intelligente
Mario Codognato – Curatore, Adriana Rispoli – Curatrice, Fabrizio Pascucci – Notaio e membro del CDA Museo e Real Bosco di Capodimonte, Georg Schnetzer – Direttore del Forum Austriaco di Cultura, Roma, Donato Mancini – entomologo del Dipartimento di Agraria (Sezione BIPAF), Università degli Studi di Napoli Federico II ha visto la partecipazione di Maurizio Cattelan caro amico e frequentatore del Quartiere Intelligente
Gobugsgo è un’iniziativa multidisciplinare che vede la partecipazione di storici dell’arte, avvocati, economisti, biologi, ecologisti, agricoltori il progetto mira a creare una pratica collettiva invitando ogni individuo ad attivarsi concretamente per salvare il pianeta dal collasso totale, la ONG conta 1000 membri, e sono state acquisite e dichiarate zone non umane tre aree della dimensione di 7 ettari ed è stata naturale la condivisione di tali propositi con il Quartiere Intelligente che mira da sempre a stabilire un ponte e un legame tra le arti e la natura ha come obiettivo, la realizzazione di un attrattore urbano ecologico attento alle problematiche della difesa dell’ambiente e sempre attivo con importanti e stimolanti proposte d’arte contemporanea.
Un momento della performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger presso il Quartiere Intelligente di Napoli. la performance GobugsGo-Sugomania è stata presentata per la prima volta in Italia.
Ph. Mario laporta/KONTROLAB
Un momento della performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger presso il Quartiere Intelligente di Napoli. la performance GobugsGo-Sugomania è stata presentata per la prima volta in Italia.
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Un momento della performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger presso il Quartiere Intelligente di Napoli. la performance GobugsGo-Sugomania è stata presentata per la prima volta in Italia.Ph. Mario Laporta/KONTROLAB
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Un momento della performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger presso il Quartiere Intelligente di Napoli. la performance GobugsGo-Sugomania è stata presentata per la prima volta in Italia.Ph. Mario Laporta/KONTROLAB
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L’artista italiano Maurizio Cattelan ospite alla performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger presso il Quartiere Intelligente di Napoli. la performance GobugsGo-Sugomania è stata presentata per la prima volta in Italia.Ph. Mario Laporta/KONTROLAB
L’artista italiano Maurizio Cattelan ospite alla performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger presso il Quartiere Intelligente di Napoli. la performance GobugsGo-Sugomania è stata presentata per la prima volta in Italia.Ph. Mario Laporta/KONTROLAB
Un momento della performance dell’artista austriaco Edgar Honetschläger presso il Quartiere Intelligente di Napoli. la performance GobugsGo-Sugomania è stata presentata per la prima volta in Italia.Ph. Mario Laporta/KONTROLAB
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Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
“Siamo diventati una civiltà di gente che vuol vedere, non sente più, sente male, per mancanza di conoscenza, per ignoranza”. Polemico, anche se “felice di essere qui con i miei giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini”, Riccardo Muti ieri sera al Teatro Pergolesi di Jesi, in provincia di Ancona, ha inaugurato le celebrazioni per i 250 anni dalla nascita (avvenuta nella vicina Maiolati) di Gaspare Spontini, con un concerto al termine del quale ha attaccato l’oblio in cui è caduta tanta parte del patrimonio musicale italiano. Un discorso molto politico, “anche se la politica dal podio non si fa”, diretto soprattutto “a chi ha in mano le sorti del nostro Paese” per chiedere più attenzione per la musica, lungo oltre 20 minuti, punteggiato dagli applausi del pubblico.
La musica italiana “ha dominato il mondo con Spontini a Berlino, Mercadante a Madrid, Cherubini a Parigi, Salieri e, ancora prima, Porpora e a Vienna, Cimarosa e Paisiello a San Pietroburgo. I nostri compositori hanno fatto l’Europa, prima dei nostri politici ed economisti”. Muti ha elogiato le Marche, una regione che “ha dato i natali a tantissimi artisti, non solo nel campo dell’architettura e della pittura, ma anche della musica. Voi avete a distanza di pochi chilometri Giovan Battista Pergolesi (nato proprio a Jesi, ndr) e Spontini”. E ha elogiato le due città che “si stanno prodigando per sottolineare l’importanza di questi due giganti della musica”, ma “molte persone non sanno chi sono e questa è una vergogna per noi”. Perché “la musica italiana non è semplicemente l’espressione sguaiata di note acute tenute all’infinito, ma la nostra storia è una storia di nobili e grandi compositori”. Compositori che “hanno fatto l’Europa prima dei nostri politici ed economisti”.
“Pensate che Spontini era un re prima a Parigi e poi a Berlino – ha detto ancora Muti -, e nelle memorie di Wagner si legge che quando Spontini arrivò a Dresda per dirigere La Vestale scese da una carrozza principesca venendo da un’umile casa di Maiolati. Wagner s’inginocchia addirittura davanti a lui”. Due colossi della musica “dimenticati”: “Pergolesi era ammiratissimo da Bach, all’età di 26 anni muore lasciandoci dei capolavori incredibili”. Capolavori raramente eseguiti e lo stesso accade per La Vestale o l’Agnese di Hohenstaufen di Spontini o altre opere. “Va bene il ‘Vincerò’ che dura mezz’ora ed è anche piacevole – ha ironizzato il maestro – ma non rappresenta tutta la nostra musica”. E “se andate a vedere la partitura di Puccini, non esprime ‘ad libitum’ fino a quando tutti quanti, presi da frenetici orgasmi, urlano uau”. “Cosa è successo al nostro Paese? – si è chiesto Muti -. E’ successo che nelle grandi occasioni ci si veste bene, si compare nei palchi e poi si scompare? O dobbiamo metterci in testa che la musica e la storia della musica insegnata bene e portata alle nuove generazioni possa migliorare il futuro del nostro Paese?”.
Tutto queste però “non succede” e per questo il pubblico non sa più ascoltare. “Noi abbiamo in debito verso il nostro passato – si è accalorato -, abbiamo una storia infinita di bellezza e arte che molti ragazzi oggi non conoscono e che sta diventando solamente un’occasione di ascolto per alcuni privilegiati. Non sono un politico, ma con grande malinconia mi avvicino alla fine della vita perché noi non siamo più degni delle radici su cui abbiamo fatto spuntare fiori, o alberi o foglie”. “Verdi rimane il Michelangelo del musica e ha coperto tutto l’Ottocento”. E anche Puccini è rappresentativo di un certo periodo. Ma “quando Spontini scrive la Vestale, dentro c’è tutto quello che poi Wagner prenderà. Questo siamo e questo dovrebbero sapere quelli che guidano l’Italia e questo dovrebbero insegnare a scuola”.
La parola d’ordine è trasparenza. Quella chiesta a gran voce dall’industria culturale e creativa davanti allo sviluppo vertiginoso dell’intelligenza artificiale generativa (IA). L’appello è stato raccolto dall’Ue, che con l’AI Act, appena vidimato dal Parlamento europeo, sta provando a creare uno scudo a tutela di giornalisti, scrittori, musicisti, registi, chi vive insomma della propria creatività. Si parla di professioni che rischiano di essere travolte dalla nuova tecnologia alimentata dal petrolio dell’economia digitale: i dati. Le loro opere – canzoni, libri, reportage, film – sono impiegate sia per addestrare i cosiddetti modelli linguistici di grandi dimensioni, su cui si basano sistemi come ChatGPT, sia per creare opere derivate. Si può ritenere questo processo come una violazione del diritto d’autore? Secondo il New York Times la risposta è affermativa.
In un caso destinato a fare scuola, la Vecchia Signora in Grigio ha portato in tribunale Microsoft e OpenAI, la società nota per aver creato ChatGPT, accusandole di aver copiato e utilizzato illegalmente i suoi articoli per addestrare i modelli di IA. I due colossi tech non hanno rivelato pubblicamente la composizione dei dataset su cui viene istruita la nuova tecnologia. Ed è su questo che interviene l’AI Act. I sistemi come ChatGPT e i modelli su cui si basano dovranno, infatti, soddisfare determinati requisiti di trasparenza e rispettare le norme europee sul diritto d’autore durante le fasi di addestramento dei vari modelli.
“Un passaggio importante” per Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) e di Confindustria Cultura Italia (Cci), secondo cui le richieste del mondo delle industrie culturali e creative “hanno trovato orecchie attente nel governo italiano e in modo trasversale tra gli europarlamentari che hanno votato a favore dell’AI Act”. “La trasparenza – ha evidenziato – è il requisito per poter analizzare criticamente gli output dell’IA e, per chi detiene i diritti, sapere quali opere sono utilizzate nello sviluppo di questi strumenti, se provengono da fonti legali e se l’uso è stato autorizzato”.
Ma la strada è ancora lunga. La legge europea è solo “un primo passo per far valere i propri diritti”, ha commentato un’ampia coalizione di organizzazioni dei settori creativi e culturali europei, esortando a mettere in pratica “queste importanti norme in modo significativo ed efficace”. A fare la differenza sarà l’attuazione della normativa, la definizione degli standard, ma anche la previsione di una policy a tutela del diritto d’autore che affronti ad esempio la questione della remunerazione dei detentori dei diritti per l’uso di opere coperte da copyright.
Dopo Pesaro per il 2024 e Agrigento per il 2025 è l’Aquila la città scelta come capitale italiana della cultura 2026. A proclamarla è stato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano nel corso della cerimonia che si è svolta a Roma, nella Sala Spadolini del ministero, alla presenza della giuria presieduta da Davide Maria Desario e composta da Virginia Lozito, Luisa Piacentini, Andrea Prencipe, Andrea Rebaglio, Daniela Tisi, Isabella Valente, e dei rappresentanti di tutte e dieci le città finaliste: oltre all’Aquila, Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), Latina, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Treviso, Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena). “L’Aquila è una città ricca di storia e di identità e merita certamente di essere capitale della cultura” dice parlando con i giornalisti Sangiuliano, che ricorda anche come la commissione sia “assolutamente autonoma e indipendente dalla mia persona”. Il ministro avrebbe voluto dare “questo riconoscimento a tutte le città che erano candidate, questo purtroppo non era possibile. Adesso studieremo un modo per coinvolgerle in questo momento”.
L’Aquila “si avvia a celebrare i 15 anni del terremoto – commenta il sindaco della città Pierluigi Biondi -. Essere capitale italiana della cultura non è un risarcimento, ma rappresenta un elemento attorno a cui ricostruire il tessuto sociale della nostra comunità”. La cultura “è un elemento fondante, è recupero dell’identità e proiezione nel futuro – aggiunge – . Le altre città finaliste saranno parte di questo percorso. Vi garantiamo che saremo all’altezza del compito che ci assegnate… viva l’Italia”. Il progetto presentato dal capoluogo abruzzese è intitolato ‘L’Aquila Città multiverso’ ed è “un ambizioso programma di sperimentazione artistica per la creazione di un modello di rilancio socio-economico territoriale a base culturale, capace di proiettarla verso il futuro seguendo i quattro assi della Nuova Agenda Europea della Cultura: coesione sociale, salute pubblica benessere. creatività e innovazione, sostenibilità socio-ambientale”, si legge nelle linee guida. “Siamo molto felici, è un altro segno di rinascita dell’Abruzzo – commenta Marco Marsilio, appena confermato alla presidenza della Regione -. Sapevamo di essere molto competitivi e che il dossier presentato era eccellente. La giuria lo ha riconosciuto”. Il progetto dell’Aquila “ci ha convinto per la sua qualità, ma anche per aspetti come il budget, la capacità di includere per tutto l’anno i territori e per il coinvolgimento dei giovani” spiega Davide Maria Desario, presidente della giuria. Ognuno dei progetti delle città finaliste “rappresenta l’emblema dell’Italia come vorremmo che fosse, l’Italia del fare”. Per questo Desario torna a lanciare la proposta (poi accolta dal ministro, ndr) “che oltre oltre al premio alla città vincitrice si integri il bando con un riconoscimento anche alle altre finaliste”. Fra le reazioni alla vittoria, prevalgono le congratulazioni da parte delle altre città finaliste ma si solleva anche qualche polemica.
“A pensar male si fa peccato ma, come dice l’adagio, spesso si indovina. O forse è solo un caso che, a pochi giorni, dalle elezioni regionali in Abruzzo il titolo sia stato conferito proprio a La città de L’Aquila?” si chiede in una nota il deputato del Pd Andrea Gnassi, ex sindaco di Rimini. Critico anche l’attuale sindaco della città romagnola Jamil Sadegholvaad che fa i complimenti a L’Aquila ma parla di “invasioni di campo preventive scomposte anche da parte di chi dovrebbe essere super partes” nella competizione. Il nostro auspicio “è che Rimini e la Romagna alluvionata possano essere Capitale italiana della cultura l’anno successivo – commenta il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini -, a partire proprio dall’alluvione senza precedenti del maggio 2023 da cui hanno saputo subito risollevarsi e ripartire”. Invece il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle del Molise Andrea Greco oltre a esprimere il rammarico per la sconfitta di Agnone (Isernia) che era tra le dieci finaliste, critica Bruno Vespa, che avrebbe dimostrato “una meno che sufficiente caratura giornalistica” per l’endorsement a L’Aquila che avrebbe fatto sulla tv pubblica alla vigilia della designazione: “E’ stato per lo meno spiacevole per non utilizzare altri termini”.