Domani, alle ore 10, nella sala Spontini del Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, si terrà la conferenza stampa per la presentazione di un evento/concerto a Napoli l’11 dicembre dedicato a Saverio Mercadante, in occasione della donazione al Conservatorio napoletano, da parte degli eredi del maestro, del suo Pianoforte Pleyel. Mercadante è stato uno dei più importanti e celebrati compositori di Musca dell’800. Come l’immenso Riccardo Muti, Saverio Mercadante ha natali pugliesi (Altamura) ma è da considerarsi per studi, affetto e adozione un napoletano, tra i più illustri anche se tra i meno celebrati. Casa natale di Saverio Mercadante, situata su corso Federico II di Svevia, ad Altamura. Fu allievo di Giovanni Furno, Giacomo Tritto e Nicola Antonio Zingarelli a Napoli, dove ebbe come condiscepoli Vincenzo Bellini ed il musicista patriota Piero Maroncelli. A Napoli esordì come compositore teatrale nel 1819, a ventiquattro anni, con L’apoteosi d’Ercole. Era la sua prima al Real Teatro San Carlo, tempio della lirica mondiale. Si affermò due anni dopo, nel 1821, al Teatro alla Scala di Milano con Elisa e Claudio e, successivamente, le sue opere furono rappresentate nei maggiori centri italiani ed europei, in particolare a Vienna. Dopo aver soggiornato, dal 1827 al 1829, in Spagna e Portogallo, fu nominato, nel 1833, maestro di cappella presso la cattedrale di Novara per sei anni. Nel 1832 sposa Sofia Gambaro, una giovane vedova genovese con tre figli, dalla quale ebbe altri tre figli: Serafina, Osvino e Saverio. Nel 1836, su invito di Rossini, si recò a Parigi dove, presso il Théâtre Italien, fece rappresentare l’opera I briganti. Per trent’anni, dal 1840 fino alla morte avvenuta nel 1870, diresse il conservatorio di Napoli. Un genio della musica che Napoli dovrebbe ricordare di più e meglio per quanto quest’uomo le ha portato fortuna e procurato lustro nelle capitali europee.
Saverio Mercadante. Tra i più grandi compositori dell’800, nativo di Altamura ma adottato e amato da Napoli, dove ha esordito al Real Tetro San Carlo nel 1819 con “L’apoteosi d’Ercole”
Domani, nel corso della conferenza, sarà presentato anche il piano con cui suonava Mercadante completamente restaurato. Alla conferenza saranno presenti Francesco Rodriguez, erede di Saverio Mercadante; Carmine Santaniello, direttore del Conservatorio di San Pietro a Majella; Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale campano e membro della commissione regionale Cultura; Pasquale Scialò, compositore e musicologo, docente di Pedagogia della Musica presso il Conservatorio ‘G. Martucci’ di Salerno; Carlo Mormile, pianista e compositore, maestro presso il conservatorio di San Pietro a Majella.
Tra le varie notizie del pianoforte di Mercadante, un particolare Pleyel, si sa dai racconti tramandati, che era il pianoforte da camera del Maestro, che usava a volte di notte, preso da impeto di genio, per correggere alcune partiture, ed in altre occasioni per suonare i nuovi brani al cospetto della sua amata Sofia. Più recentemente, nell’immediato dopo guerra, la sua proprietaria Mariarosaria Lanni, rimasta orfana a 9 anni della madre, e a 17 del padre, veniva affidata alla nonna paterna, e nominato tutore lo zio. Questi, caduto in disgrazia economica, si era impossessato dei beni della nipote, tra cui il pianoforte, il salottino appartenuto alla figlia di Mercadante, oltre a quadri, e gioielli. Solo alla fine della seconda guerra, grazie all’intervento del suo fidanzato, poi divenuto suo marito, allora capo di gabinetto del ministero della Cultura, riuscì ad ottenere la restituzione di parte delle sue cose, che non erano state vendute. Nei fatti, una mattina, il capo di gabinetto, accompagnato da un alto magistrato, la sua futura moglie e alcune camionette dei carabinieri e dei camion, si recavano a sorpresa presso la casa dello zio, e recuperavano, quel poco che rimaneva di una grossa eredita della sventurata, il cui padre era un famosissimo avvocato divorzista, che lavorò anche per Matilde Serao. Altre storie e vicissitudini verranno illustrate nella conferenza e nel corso dell’evento dell’11 dicembre.
Un assistente AI per studenti e professori, strumenti evoluti per la ricerca e la didattica, applicazioni intelligenti nel cuore delle scienze sociali. L’Università Bocconi di Milano è la prima università italiana ad adottare le soluzioni di intelligenza artificiale di OpenAI, avviando una trasformazione profonda nel modo di studiare, insegnare e fare ricerca.
L’annuncio arriva in seguito alla firma di un accordo strategico con OpenAI, la società statunitense leader globale nel settore. L’intesa prevede un accesso equo e sicuro alle tecnologie di AI più avanzate per tutti i membri della comunità Bocconi, composta da oltre 17.000 persone.
AI per la didattica e la formazione personalizzata
«Abbiamo già da tempo investito sull’intelligenza artificiale», spiega il rettore Francesco Billari (foto Imagoeconomica in evidenza). «Negli ultimi cinque anni abbiamo lanciato nuovi corsi e laboratori dedicati. L’alleanza con OpenAI ci consente ora di alzare l’asticella nell’applicazione quotidiana dell’AI a didattica e ricerca».
Tra le prime novità, l’introduzione di un AI Assistant per aiutare gli studenti nella raccolta di fonti, nella sintesi degli appunti, nella preparazione delle lezioni e nello studio individuale. Uno strumento pensato per rendere l’apprendimento più interattivo, autonomo e profondo.
Ricerca potenziata e agenti intelligenti
Sul fronte della ricerca, l’obiettivo è ambizioso: sviluppare e applicare sistemi AI agentici, capaci di raggiungere autonomamente obiettivi specifici, simulare comportamenti, condurre esperimenti, generare dati e costruire modelli teorici. Un vero salto di paradigma per le scienze economiche, giuridiche, manageriali e di policy.
Una delle frontiere più interessanti sarà la misurazione concettuale da dati non strutturati: testi, video e altri contenuti verranno analizzati per quantificare concetti astratti, come tratti psicologici, stili comunicativi o narrazioni collettive. «È una fusione tra dati qualitativi e quantitativi resa possibile dall’AI», precisa Billari. «Un’evoluzione che promette di accelerare radicalmente i tempi di analisi».
Un nuovo prorettore per la transizione digitale
Per guidare questa trasformazione, l’ateneo ha nominato il professor Dirk Hovy – esperto in linguaggio naturale e scienze computazionali – prorettore per la Trasformazione digitale e l’Intelligenza artificiale. Sarà lui a coordinare l’implementazione delle tecnologie in tutte le aree dell’università.
Bocconi tiene anche a chiarire che la proprietà intellettuale dei dati resta all’ateneo, a tutela del lavoro di studenti, ricercatori e docenti.
Una scelta strategica per l’internazionalizzazione
La partnership con OpenAI rappresenta un ulteriore tassello della strategia di crescita e internazionalizzazione dell’università: «Nel 2025 contiamo di chiudere con circa il 60% delle domande di iscrizione provenienti dall’estero», conclude il rettore Billari. «L’intelligenza artificiale rafforza il nostro ruolo come polo di innovazione accademica nelle scienze sociali a livello globale».
L’UNICEF Italia ha un nuovo presidente. È Nicola Graziano (foto Imagoeconomica in evidenza), magistrato, scrittore e volontario, eletto oggi all’unanimità dal nuovo Consiglio Direttivo dell’organizzazione riunito a Roma. Succede a Carmela Pace, che resta nel Consiglio come Past President, dopo anni di guida apprezzata e lungimirante.
“Assumo questo impegno con grande responsabilità in un momento molto difficile per l’infanzia”, ha dichiarato Graziano dopo l’elezione. “Oltre 470 milioni di bambini vivono in aree di conflitto, 1 miliardo in Paesi a rischio climatico e ambientale e quasi 38 milioni sono gravemente malnutriti in 26 crisi nutrizionali”. Graziano ha però voluto sottolineare anche le criticità italiane: “La mia attenzione sarà anche per i bambini che vivono nel nostro Paese, il cui benessere non sempre è garantito”.
Graziano ha indicato come stella polare del suo mandato la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che l’Italia ratificò il 27 maggio 1991, esattamente 34 anni fa.
Il nuovo Consiglio Direttivo
Insieme a Graziano, il nuovo Consiglio Direttivo dell’UNICEF Italia è composto da Virginia Maria Barchiesi, Maria “Mussi” Bollini, Manuela Bovolenta, Mario Calabresi, Matteo De Mitri, Franco Gabrielli, Francesca Mariotti, Giuseppe Masnata, Giovanni Poggini, Stefania Radoccia, Carlo Robiglio e Claudia Sella. Presente anche il Direttore generale Paolo Rozera.
Chi è Nicola Graziano
Nato ad Aversa (CE) nel 1968, laureato in Giurisprudenza all’Università Federico II di Napoli, Nicola Graziano è magistrato tributario, autore di libri pubblicati da Feltrinelli, Maggioli, Rogiosi e altri editori. Da anni è vicino all’UNICEF come volontario, impegnato soprattutto nelle scuole italiane su temi come legalità, ambiente, immigrazione ed educazione civica.
A fine 2024 ha partecipato a una missione sul campo in Costa d’Avorio con l’UNICEF, esperienza che ha ulteriormente rafforzato il suo impegno.
Ogni giorno, milioni di decisioni che influenzano la vita di cittadini e imprese vengono prese da sistemi di intelligenza artificiale, spesso senza che sia chiaro su quali basi. Quanto sono trasparenti i criteri alla base di queste scelte automatizzate? È una domanda cruciale, soprattutto ora che anche la Pubblica Amministrazione affida a questi strumenti valutazioni, selezioni, previsioni e decisioni.
Cosa significa davvero trasparenza
La trasparenza in ambito IA non è uno slogan: vuol dire rendere visibili e comprensibili i criteri, i dati e le logiche che portano un sistema a generare un output. È un principio essenziale per gli algoritmi predittivi tradizionali, ma lo è ancor di più per i nuovi modelli generativi e Large Language Models (LLM), utilizzati per sintetizzare diagnosi mediche, suggerire investimenti o prendere decisioni amministrative.
Quando un algoritmo incide su diritti o risorse, la trasparenza non è facoltativa: è una garanzia di equità e controllo. Senza trasparenza, i cittadini non possono verificare se la decisione è corretta, discriminatoria o arbitraria. Con trasparenza, invece, si apre lo spazio per la fiducia, la correzione e la responsabilizzazione.
Strumenti per la trasparenza: Model card, XAI e audit
Per rendere chiari i meccanismi decisionali, esistono diversi strumenti. Le model card descrivono scopi, dati, metriche e limiti di un modello. Le tecniche di eXplainable AI (XAI) aiutano a capire quali fattori hanno pesato su una determinata decisione. Gli audit indipendenti, infine, sono fondamentali per individuare bias e discriminazioni prima che provochino danni reali.
Questo è particolarmente vero per i modelli LLM, che possono “confabulare”: produrre affermazioni errate, pur con tono credibile. Senza accesso alle fonti e ai processi decisionali, diventa difficile distinguere verità da errore.
Anche i dati devono essere tracciabili
Non basta aprire la “scatola nera” dell’algoritmo: bisogna sapere anche da dove arrivano i dati. Le datasheet for datasets permettono di tracciare l’intero ciclo di vita dell’informazione e prevenire distorsioni sistemiche.
Il rischio altrimenti è concreto: un algoritmo può perpetuare discriminazioni anche senza usare dati vietati. Un esempio? Nel 2021 uno studio ha scoperto che alcuni algoritmi di pricing delle assicurazioni auto penalizzavano i nati all’estero, semplicemente per la struttura dei dati. A parità di condizioni, un conducente straniero pagava anche mille euro in più. Nessuno se n’era accorto, proprio per la mancanza di trasparenza.
La trasparenza è una responsabilità
Rendere trasparente un sistema di IA non è solo un compito tecnico, ma un dovere etico e politico. È anche un obbligo normativo sempre più stringente, che punta a evitare abusi e garantire che le macchine restino al servizio dell’uomo. Se le decisioni delle macchine non sono leggibili e giustificabili, la democrazia digitale rischia di diventare un’illusione.
In un mondo dove le scelte automatizzate sono sempre più pervasive, la trasparenza è l’unico modo per tenere insieme tecnologia e diritti.