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Gli azzurri da Papa Francesco dopo la vittoria sulla Grecia e la qualificazione agli Europei

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“Anche con una palla di stracci si fanno dei miracoli” ha detto il Papa ai calciatori della Nazionale italiana ricevendoli in udienza dopo la vittoria sulla Grecia per 2 a 0, una vittoria dedicata ai bambini  dell’ospedale Bambin Gesù dove gli azzurri si erano recati prima della partita. Al papa la delegazione ha portato una maglia con i nuovi colori con il numero 10 sulle spagli e scritto ‘Bergoglio.

La delegazione dell’Italia era guidata dal presidente Federale Gravina, dal vicepresidente vicario Cosimo Sibilia, con il CT Roberto Mancini, tutto lo staff azzurro e i calciatori. “Essere ricevuti dal Papa è sempre un’emozione di quelle che non si cancellano. Qualche mese fa avevamo celebrato i 60 anni della lega Dilettanti e adesso con la Nazionale abbiamo avuto nuovamente l’onore di essere ricevuti in Vaticano da Papa Francesco. Grazie”

Nell’udienza Gravina ha sottolineato l’impegno del calcio italiano nel sociale, la volontà di dare una sorriso a chi è meno fortunato ed ha ricordato come poco prima di Italia Grecia gli azzurri abbiano fatto visita nell’ospedale Bambin Gesù, per andare a trovare i bambini ammalati di tumori. Ha anche annunciato Gravina la donazione di un’apparecchiatura per la quantificazione delle cellule tumorali nel sangue. Il presidente della Federcalcio ha ringraziato il Pontefice per l’attenzione riservata ed ha ricordato come “il bello di giocare al calcio è quello diptero fare con gli altri”.

 

 

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Esteri

Un noto giornalista investigativo freddato in Colombia

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Vari colpi sparati a bruciapelo, mentre la vittima era a terra, da un sicario vestito di nero e con il volto nascosto da un casco integrale. Così è stato ucciso nella città colombiana di Cúcuta, al confine con il Venezuela, il comunicatore sociale, avvocato e giornalista Jaime Vásquez a cui, per le sue ripetute denunce di corruzione, era stata assegnata nel 2022 anche la scorta della polizia. Domenica Vásquez, 54 anni, ha offerto agli agenti qualche ora di riposo, assicurandogli che sarebbe rimasto in casa. Ma poi ha deciso di uscire per fare acquisti nel centro del quartiere La Riviera, una scelta che gli è stata fatale. Una moto, guidata da una donna, lo ha intercettato sbarrandogli la strada.

E a nulla è valso il tentativo di rifugiarsi in un negozio: il sicario, che era sul sedile posteriore, è sceso, lo ha inseguito nel locale e lo ha freddato sparando tre volte, sotto l’occhio di una telecamera fissa che ha ripreso la scena, tra il panico dei presenti. Per primo il presidente Gustavo Petro, attraverso il suo account X, ha reso noto che “il giornalista Jaime Vásquez è stato assassinato nel dipartimento del Norte de Santander. Il suo lavoro era denunciare la corruzione”. Mi aspetto dalla Procura, ha intimato, “l’indagine più approfondita possibile che dovrebbe includere l’esame forense delle informazioni sul suo cellulare, che, apparentemente, è stato manipolato dalle autorità dopo la sua morte”.

Da anni l’attività di Vásquez di inchieste su casi di corruzione a Cúcuta e in tutto il dipartimento era nota e questo gli aveva prodotto numerosi nemici. Le dirette che realizzava attraverso la sua pagina Facebook, erano meticolose ed accurate e prendevano di mira amministratori pubblici e imprese private.

Il quotidiano La Opinión di Cúcuta, pubblicando foto delle testimonianze di affetto della popolazione che ha acceso candele e depositato fiori, ha rivelato che uno dei casi più clamorosi denunciati ha riguardato la società Aguas Kpital Cúcuta, che aumentò senza motivo le tariffe dell’acqua potabile, cambiando i contatori. Di recente erano state in primo piano sui media locali le accuse di irregolarità nella gestione del settore sanitario e nell’assunzione di dipendenti pubblici. Dopo la diffusione attraverso le reti sociali del video dell’omicidio, tutte le autorità nazionali e locali si sono mobilitate, con l’apertura di una inchiesta per risalire ai possibili mandanti dell’operazione e con l’offerta di una taglia di 70 milioni di pesos (17.000 euro) per informazioni utili all’arresto dei killer del giornalista.

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Fiorello e gli altri, la Rai lavora al dopo Amadeus

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Il giorno dopo l’annuncio ufficiale del divorzio, a Viale Mazzini si lavora al dopo Amadeus. Gli occhi sono puntati su Fiorello: lo showman continua a ribadire che, dopo il 10 maggio, lo aspetta un “lungo letargo” sul divano di casa. I prossimi palinsesti dovranno quindi fare a meno di Viva Rai2!? Il dubbio è legittimo, ma il re dell’intrattenimento è imprevedibile. E chissà che non faccia capolino sul Nove per una rimpatriata con Ama, una reunion degli Amarello. Si rincorrono intanto indiscrezioni sui possibili nuovi addii alla tv pubblica: su tutti, quello di Sigfrido Ranucci, che potrebbe cambiare squadra dopo essere finito a più riprese nel mirino della maggioranza di governo (e non solo) per le inchieste di Report.

Domani e dopodomani è in programma un cda della Rai che dovrebbe decidere anche sulle repliche estive del programma. Non è attesa, invece, prima di un paio di giorni la firma di Amadeus sotto il contratto per Nove, che gli affiderà la fascia strategica dell’access e un format musicale di prima serata, sul modello di Arena Suzuki o dello storico Festivalbar. Gli avvocati sono al rush finale, mentre Affari Tuoi – nel giorno del video social di addio del conduttore – fa il botto su Rai1, oltre 6 milioni e il 28.4% di share. Per trattenere Fiorello – è il retroscena del Corriere della Sera – si sarebbe mossa Giorgia Meloni in persona con una telefonata ai dirigenti di Viale Mazzini. Fantasie, dicono fonti vicine alla premier. Lo showman commenta a modo suo: “La cosa un pochino mi lusinga… Ma addirittura convincetelo, legatelo, coccolatelo? Un bel massaggio all’ego certamente, però tutto questo non regge, chi mi conosce sa che purtroppo io ho un contratto con il mio divano: dal 10 maggio chi mi vuole sa dove trovarmi, mi riposo per un lungo periodo, devo fare solo riposo, un lungo letargo”.

E ripete che il suo destino non è legato a quello di Amadeus: “Siamo molto amici, ma abbiamo due vite diverse: mia moglie si chiama Susanna, lui è sposato con Giovanna, abbiamo figli diversi, facciamo cose diverse, lui vive a Milano, io a Roma, lui va al Nove, io no”. La strategia di crescita del gruppo Warner Bros Discovery, sempre più protagonista del panorama televisivo italiano, potrebbe puntare anche sul potenziamento dell’informazione: di qui i rumors – rilanciati dalla Stampa – su una campagna acquisti che guarderebbe a personaggi come Ranucci, Federica Sciarelli, Francesca Fagnani. Senza dimenticare i volti di punta di La7, come Giovanni Floris, Lilli Gruber, Corrado Formigli.

“A partire da domenica 21 aprile, dalle 20.55 su Rai3 Report sarà ancora in onda. Almeno fino a giugno”, scrive Ranucci su Facebook. In bilico sarebbero le repliche estive del programma, questione finita anche in Vigilanza: se ne parlerà nell’ambito dei palinsesti estivi domani in cda, ma l’orientamento sarebbe quello di mandarle in onda rimontate. “La sola prospettiva che personaggi del calibro di Sigfrido Ranucci, Federica Sciarelli o Francesca Fagnani possano lasciare la Rai è emblematica del problema gigantesco che chi si appresta a dirigere l’azienda deve affrontare”, avverte il capogruppo M5S in Vigilanza, Dario Carotenuto. “In fuga da TeleMeloni, in fuga dalla Rai. Se scappano tutti forse Giorgia Meloni una domanda se la dovrebbe porre”, afferma Peppe De Cristofaro (Avs).

Per l’Usigrai, perdere Ranucci e Sciarelli sarebbe “ancor più doloroso perché si tratta di giornalisti interni da sempre impegnati nella ricerca della verità”: “ci chiediamo se il mandato di questo vertice sia quello di distruggere la Rai”. È partito anche il totonomi per riempire le caselle lasciate vuote da Amadeus. Ad Affari Tuoi, nella fascia cruciale dell’access prime time, potrebbe approdare Stefano De Martino, ma non si esclude l’ipotesi Marco Liorni, che sta ottenendo risultati molto positivi nel preserale con L’Eredità. Più complessa è la partita Sanremo: in pole position per raccogliere l’eredità del quinquennio di Ama sarebbe Carlo Conti, che ha già condotto il festival – come peraltro Antonella Clerici – anche se i bookmaker sono pronti a scommettere sul ritorno di Paolo Bonolis.

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Canfora a giudizio per diffamazione aggravata: Meloni gli chiede 20mila euro

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Andrà a processo a Bari, con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti della premier Giorgia Meloni, che ha chiesto un risarcimento di 20mila euro, lo storico e filologo Luciano Canfora, 82 anni, professore emerito dell’università di Bari, intellettuale di sinistra e opinionista. La decisione è stata presa oggi pomeriggio dalla giudice Antonietta Guerra, che nel rinviarlo a giudizio ha ritenuto necessaria un’integrazione probatoria sulle parole pronunciate dal filologo in sede di dibattimento.

Il processo inizierà il 7 ottobre. Al suo arrivo in Tribunale, camminando appoggiato ad un bastone, Canfora è stato accolto dagli applausi di alcuni manifestanti. La vicenda risale all’11 aprile 2022 quando Meloni era leader di Fratelli d’Italia e parlamentare all’opposizione del governo Draghi.

Nel corso di un incontro con gli studenti del liceo scientifico ‘Enrico Fermi’ di Bari dedicato alla guerra in Ucraina, Canfora la definì “neonazista nell’anima”, “una poveretta”, “trattata come una mentecatta pericolosissima”. Partì subito la querela e la Procura di Bari, dopo aver chiesto la citazione diretta in giudizio del professore, oggi ne ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio.

La premier si è costituita parte civile chiedendo, tramite l’avvocato Luca Libra, anche un risarcimento danni da 20mila euro. Secondo il legale, infatti, con le sue parole Canfora avrebbe “leso l’onore, il decoro e la reputazione” di Meloni, “aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita”.

“La domanda risarcitoria – scrive ancora il legale – è motivata, anzitutto, dal pregiudizio psicofisico sofferto e, soprattutto, dalla lesione alla reputazione, all’onore e all’immagine” di Meloni. Di parere opposto il difensore dello storico, Michele Laforgia che aveva chiesto il proscioglimento del suo assistito “perché il fatto non sussiste, o perché non costituisce reato, o perché comunque non punibile per esercizio del diritto di critica politica”.

“La premier sarà sicuramente chiamata a deporre in aula”, ha annunciato inoltre, spiegando che, “sapevamo che, se avessimo dovuto approfondire il tema del ‘neonazismo nell’animo’ nel merito sarebbe stato necessario sentire la persona offesa dal reato”, “e forse acquisire” in dibattimento “una massa importante di documenti biografici, bibliografici, autobiografici”. “Resto convinto – ha aggiunto Laforgia – che un processo per un giudizio politico per diffamazione non si possa fare e non si debba fare, e che sia molto inopportuno farlo quando dall’altra parte ci sia un potere dello Stato”.

Canfora, professore di filologia greca e latina nell’università di Bari dal 1975, ha insegnato anche papirologia, letteratura latina, storia greca e romana. Autore di saggi di storia antica e contemporanea, per anni è stato iscritto al Partito comunista italiano e ha poi aderito a Rifondazione comunista.

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