Collegati con noi

Cronache

Giustizia nel caos sull’isola d’Ischia, il giudice in fuga tra accuse e veleni

Pubblicato

del

Diciamo subito che il Consiglio superiore della magistratura ha ben altri problemi oggi. Eppure ne deve aggiungere un altro: la proposta della prima commissione di trasferire d’ufficio Eugenio Polcari, giudice del tribunale di Napoli che coordina la sezione dell’isola di Ischia. Una sezione distaccata sfortunata, bersagliata dagli scandali delle toghe. Il giudice Polcari, quali che siano le accuse che gli contestano al Csm, ha diritto a difendersi e a sentirsi una persona perbene fino a quando non verrà accertato il contrario. In ogni caso, Polcari, prima ancora che il Csm decida di mandarlo via da Ischia, ha pensato bene di chiedere il trasferimento ad altra sede pochi giorni prima della riunione decisiva. Perchè il Csm vuole trasferirlo da Ischia? La prima commissione del Csm, custode della moralità dell’ordine giudiziario, ritiene che ci sua stato un “marcato appannamento della immagine di magistrato indipendente ed imparziale”. Ma quali sarebbero le contestazioni? Un presunto rapporto personale e professionale privilegiato intercorso tra Polcari e l’avvocato Giuseppe Di Meglio, uno dei più stimati e conosciuti sull’isola. Quest’ultimo ha patrocinato due ricorsi amministrativi al Tar da parte di Polcari, che a sua volta ha giudicato in oltre 230 procedimenti nei quali Di Meglio svolgeva la sua attività professionale. Normali dinamiche professionali, viene da pensare. Ma la Prima Commissione del Csm, che pure ne avrebbe gatte da pelare, avrebbe ritenuto ci fosse un obbligo di astensione del giudice sui procedimenti di Di Meglio. Da qui, sembra di capire, questa esigenza del Csm di trasferire Polcari. E come nascerebbe questa storia di presunta incompatibilità? C’è una indagine a carico del giudice per abuso di ufficio  in carico alla Procura di Roma. Accertamento di una presunta responsabilità  che per questioni di competenze territoriali è a Roma che nasce a seguito di un esposto presentato da un geometra che lavora sull’isola, di Ischia. Questo geometra in un esposto fa riferimento alla frequentazione da parte di Polcari di stabilimenti balneari, saune e spiagge “senza pagare”, alla ricezione di regalie, ed ai rapporti personali e professionali con l’avvocato Di Meglio. Rapporti, ovviamente, non segreti ma noti perchè di natura squisitamente professionali. In ogni caso sono tutte cose da dimostrare e che se anche fossero dimostrate sarebbero difficili da configurare come reati. Ma siamo su una china, quella penale, che è solo la causa del “consiglio” del Csm di spostare Polcari. Nella proposta di delibera del Csm, si ricordano anche cose vecchie:  Polcari che incappò in altri procedimenti disciplinare.  Polcari è stato già ascoltato in fase istruttoria dalla prima commissione del Csm. Polcari ha già esposto al Csm che gli incarichi conferiti all’avvocato Di Meglio di rappresentarlo innanzi al Tar furono revocati dal giudice non appena ebbe notizia della sua assegnazione al tribunale di Ischia. Polcari arrivo a Ischia per rimpiazzare un giudice arrestato per altri motivi e ora sotto processo. Polcaro ha decisamente negato cene, cure termali o altro senza pagare. “Il dottor Polcari – spiega il suo avvocato, Saverio Senese – paga un clima di veleni. Chi lo ha calunniato presto ne risponderà in giudizio”.

Advertisement

Cronache

Sangue infetto, la famiglia di un militare napoletano morto nel 2005 sarà risarcita con un milione di euro

Pubblicato

del

Dopo quasi vent’anni di battaglie legali, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i familiari di un militare napoletano, deceduto nel 2005 a seguito di complicazioni derivanti da una trasfusione di sangue infetto. La sentenza storica condanna l’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina, stabilendo un risarcimento di oltre un milione di euro ai familiari del defunto.

Il militare, trasferitosi da Napoli a Sicilia per lavoro, subì un grave incidente durante il servizio che necessitò un intervento chirurgico d’urgenza e la trasfusione di quattro sacche di sangue. Anni dopo l’intervento, si scoprì che il sangue trasfuso era infetto dall’epatite C, portando alla morte del militare per cirrosi epatica. La complicazione si manifestò vent’anni dopo la trasfusione, rendendo il caso particolarmente complesso a livello legale.

In primo e secondo grado, i tribunali di Palermo e la Corte d’Appello avevano respinto le richieste di risarcimento della famiglia, giudicando prescritto il diritto al risarcimento. Tuttavia, la decisione della Corte di Cassazione ha ribaltato questi verdetti, affermando che la prescrizione del diritto al risarcimento non decorre dal momento del fatto lesivo ma dal momento in cui si manifesta la patologia collegata al fatto illecito.

Questa sentenza non solo porta giustizia alla vittima e ai suoi cari ma stabilisce anche un importante precedente per la tutela dei diritti dei pazienti e la responsabilizzazione delle strutture sanitarie. Gli avvocati della famiglia hanno sottolineato l’importanza della decisione, che apre nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria e sottolinea l’obbligo delle strutture ospedaliere di rispettare protocolli medici dettagliati, anche in situazioni di urgenza.

Il caso di Antonio (nome di fantasia) sottolinea la necessità di garantire la sicurezza nelle procedure mediche e di monitorare con rigore le condizioni di sicurezza del sangue donato, indipendentemente dalle circostanze. La sentenza rappresenta un passo significativo verso una maggiore giustizia e sicurezza nel sistema sanitario italiano, ribadendo che nessuna circostanza può esimere dal rispetto delle norme di sicurezza e prudenza necessarie per proteggere la salute dei pazienti.

Continua a leggere

Cronache

Addio a Italo Ormanni, magistrato e gentiluomo napoletano

Pubblicato

del

Italo Ormanni, magistrato, è scomparso all’età di 88 anni. Dopo una vita dedicata alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, Ormanni ci lascia ricordi indelebili di un uomo che ha saputo coniugare serietà professionale e un vivace senso dell’umorismo. È deceduto ieri a Roma, nella clinica Quisisana, dove era ricoverato e aveva subito un’angioplastica.

La carriera di Ormanni, iniziata nella magistratura nel 1961, è stata lunga e fruttuosa, con servizio attivo fino al 2010. Tra i casi più noti che ha seguito, ci sono stati quelli che hanno toccato i vertici della camorra a Napoli, sua città natale, e importanti inchieste su eventi di cronaca nazionale, come il rapimento di Emanuela Orlandi e l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Anche nel suo ruolo di procuratore aggiunto a Roma, Ormanni ha gestito casi di grande risonanza, contribuendo significativamente alla sicurezza e alla giustizia in Italia.

Oltre al suo impegno nel campo giudiziario, Ormanni ha avuto anche una breve ma memorabile carriera televisiva come giudice-arbitro nella trasmissione “Forum”, dove ha lasciato il segno con la sua capacità di gestire le controversie con saggezza e empatia.

Amante delle arti e della cultura, Ormanni ha sempre cercato di bilanciare la durezza del suo lavoro con le sue passioni personali, dimostrando che dietro la toga c’era un uomo completo e poliedrico. I suoi funerali si terranno a Roma, nel primo pomeriggio di lunedì, dove amici, familiari e colleghi avranno l’occasione di rendere omaggio a una delle figure più influenti e rispettate del panorama giudiziario italiano.

Continua a leggere

Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

Pubblicato

del

Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto