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Esteri

Giuseppe Maria Buccino Grimaldi è il nuovo ambasciatore nella polveriera di Tripoli

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L’Italia avrà presto un nuovo ambasciatore a Tripoli, colmando cosi’ un vuoto diplomatico creatosi l’estate scorsa ufficialmente per motivi di sicurezza. Ma anche, e forse soprattutto, in seguito a un dichiarato malcontento del generale Khalifa Haftar, che reclamava una ricalibratura della posizione italiana, troppo sbilanciata sul premier Fayez Al Sarraj a suo discapito. A rappresentare l’Italia in Libia al posto di Giuseppe Perrone e’ stato designato dal Consiglio dei ministri Giuseppe Maria Buccino Grimaldi: un diplomatico napoletano, classe 1961, che conosce bene il quasi ingestibile calderone libico avendolo maneggiato da ambasciatore a Tripoli gia’ nella turbolenta fase post-rivoluzionaria del 2011-2015, quella della caduta del regime di Muammar Gheddafi e della seconda guerra civile conclamata. La nomina segue di pochi giorni l’incontro con Haftar avuto a Roma dal premier Giuseppe Conte, il terzo in poco piu’ di un mese segnato anche dalla conferenza di Palermo, e alla vigilia di un nuovo colloquio preannunciato per questa settimana. Un’occasione potrebbe essere quella di domani Bruxelles a margine del vertice Ue ma in ogni caso si tratta di una serie di contatti che testimoniano un nuovo approccio piu’ inclusivo di Roma nei confronti dell’uomo forte della Cirenaica coprotagonista, assieme alle milizie filo-Sarraj, della crisi libica. Era stato Haftar, in un’intervista pubblicata l’11 agosto, a dichiarare il diplomatico “persona non grata per la maggioranza dei libici” dopo dichiarazioni analoghe di una commissione parlamentare e del ministero degli Esteri del governo di Tobruk, quello non riconosciuto ma sostenitore del generale. Il motivo dichiarato della condanna, e di sparute ma mediaticamente visibili manifestazioni anti-italiane con tricolore bruciati, era stata un’intervista data pochi giorni prima da Perrone a una tv libica in cui si era limitato a spiegare nel suo invidiabile arabo la posizione italiana di procrastinare le elezioni chieste dalla Francia per il 10 dicembre dato che non c’erano le condizioni basilari per tenerle. A settembre, nel pieno della battaglia fra milizie a Tripoli, fu annunciata la decisione di trattenere l’ambasciatore a Roma “per motivi di sicurezza”. A testimonianza che la questione era politica e non personale, Haftar peraltro ha detto piu’ volte anche ad alto livello di non avere alcun problema con Perrone, cui sono andati numerosi attestati di stima.

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Esteri

L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Esteri

Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Esteri

Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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